Botros 10 - Psiche e donna

Botros 10 - Psiche e donna

Caterina Scavo (https://t.me/CaterinaScavo) [Art. 8 Marzo 2023]

Salute mentale al femminile: differenze di genere nella psicopatologia

Nelle ricerche degli ultimi anni è aumentato, in un notevole numero di campi, l’interesse nei confronti della variabile “genere”, ipotizzata come importante nell’espressione, nell’incidenza e nel trattamento dei disturbi psichiatrici. 

In primo luogo, è stata considerata una notevole importanza verso la differente epidemiologia dei disturbi psichiatrici tra i generi: in particolare, i disturbi di panico, i disturbi fobici, il disturbo d’ansia generalizzata, i disturbi di somatizzazione ed i disturbi alimentari sembrano tutti essere più comuni nelle donne rispetto agli uomini, così come per i disturbi depressivi e la distimia, una sorta di forma lieve (ma cronica!) della depressione. Purtroppo, però, nonostante le chiare differenze di genere nella prevalenza di questi disturbi psichiatrici, ci sono relativamente pochi dati in letteratura riguardo le possibili spiegazioni biologiche per queste differenze.

di Gina Gigliotti


Da un punto di vista neuroanatomico, tuttavia, sono già state riscontrate differenze nella dimensione e morfologia del corpo calloso, nell’area preottica ipotalamica e nella percentuale di sostanza grigia nel cervello, nonché nel flusso ematico cerebrale a riposo e nella quota di utilizzo di glucosio per il metabolismo cerebrale, maggiori nelle donne rispetto che negli uomini.

Uno dei primi ambiti in cui sono state condotte ricerche in questo senso è la schizofrenia. In recenti studi clinici e di neuroimmagine viene infatti enfatizzato l’impatto delle differenze di genere sulla prevalenza, sulla sintomatologia e sull’andamento del disturbo schizofrenico, che sembrerebbe essere più importante nel genere maschile. Differenze di genere sono infatti emerse: nell’età di insorgenza del disturbo (18-25 anni per gli uomini, 25-35 anni per le donne), nella personalità pre-morbosa, nei sottotipi di schizofrenia, con una sintomatologia nettamente più pesante nel genere maschile (ragion per cui molte volte nelle donne viene diagnosticata con ritardo!), nelle funzioni psicosociali ed infine nella risposta al trattamento, sia farmacologico che psicosociale, con percentuali di miglioramento della sintomatologia schizofrenica nettamente più positive per le donne.


Nell’ultimo Rapporto Salute Mentale: Analisi dei dati del Sistema Informativo per la Salute Mentale (SISM), si legge che

“… si evidenziano importanti differenze legate al genere. I tassi relativi ai disturbi schizofrenici, ai disturbi di personalità, ai disturbi da abuso di sostanze e al ritardo mentale sono maggiori nel sesso maschile rispetto a quello femminile, mentre l’opposto avviene per i disturbi affettivi, nevrotici e depressivi. In particolare per la depressione il tasso degli utenti di sesso femminile è quasi doppio rispetto a quello del sesso maschile (25,6 per 10.000 abitanti nei maschi e 43,5 per 10.000 abitanti nelle femmine)”. 

Fortunatamente, questi dati sembrerebbero confermarsi anche in merito alle cifre di “nuovi pazienti”, ovvero soggetti che si rivolgono ai professionisti della salute mentale per la prima volta nella vita (F: 160.619, M: 129.252), specificando anche che in più della metà dei casi (59%) si tratta di donne con età inferiore ai 55 anni.

  • Per consultare il documento SISM 📃👉clicca qui

Tuttavia, la categoria di disturbi per cui si notano più differenze di genere sono decisamente i disturbi affettivi: un consistente numero di dati ha dimostrato come la depressione abbia una prevalenza maggiore nelle donne rispetto agli uomini (M: 9,5 / F: 15,8), così come accade per le sindromi nevrotiche e somatoformi (M: 7,5 / F: 10,1).

Ma le differenze di genere sono risultate essere significative anche nell’esordio e nell’andamento del disturbo, nonché nella risposta al trattamento sia esso farmacologico che psicoterapico: non a caso l’OMS ha definito la Depressione come la prima causa di disabilità per le donne in tutto il mondo, specificando anche che manifestano la sintomatologia depressiva in modo più evidente e più grave rispetto agli uomini (nonostante questi ultimi registrino percentuali più alte di suicidi), oltre a ricorrere maggiormente all’utilizzo di farmaci antidepressivi rispetto a quanto riscontrato nel genere maschile.


Sorprendentemente, vi sono differenze anche per quanto riguarda i disturbi in comorbidità, ovvero quei disturbi che potrebbero presentarsi in contemporanea al disturbo principale, come conseguenza di questo: i risultati di alcuni studi, su pazienti con disturbi depressivi, testimoniano una maggior prevalenza nel genere maschile di abuso di alcool e sostanze, mentre nel genere femminile è stata riscontrata una maggior prevalenza di disturbi alimentari.

Alcuni autori, inoltre, hanno studiato campioni di pazienti psichiatrici mediante l’MMPI-1 e l’MMPI-2 (Minnesota Multiphasic Personality Inventory), test che viene utilizzato per diagnosticare problemi sociali, di personalità e comportamentali, evidenziando come per gli uomini si riscontrino punteggi più elevati in alcune scale interpretabili come espressione di ostilità, aggressività ed impulsività, mentre le donne hanno mostrato una maggior tendenza alla depressione, all’ansia ed all’ipocondria.


L’esame di questi dati potrebbe suggerire l’esistenza di caratteristiche specifiche differenziali di genere che, in presenza di psicopatologia, divengono più facilmente evidenziabili;
in particolare nel genere maschile sembrano emergere maggiormente comportamenti di tipo impulsivo e di attivazione rispetto al genere femminile, che vede prevalere la tendenza all’emotività e all’introversione: queste due configurazioni vengono chiamate infatti “Acting-Out” per l’uomo, per cui emerge la tendenza a mettere in atto comportamenti inadeguati o scarsamente controllati (Alta Impulsività), con accelerazione ideativa, irritabilità, disinibizione, come se l’azione liberasse ed attenuasse la sofferenza, mentre nella donna parliamo di “Acting-In”, ovvero la sofferenza verrebbe “agita” verso l’interno, con sentimenti di tristezza e preoccupazione, timore, riduzione degli interessi e senso di sfiducia in sé stessi e nelle proprie capacità. 


La giornata al Gemelli

In occasione del “World Health Mental Day”, ovvero la “Giornata Mondiale della Salute Mentale”, che si celebra ogni 10 ottobre dal 1992, la Fondazione Universitaria Policlinico Gemelli di Roma riserva una giornata interamente dedicata alle donne, alle vicissitudini del loro vivere nelle diverse fasi del ciclo vitale, a tutte le forme del disagio femminile, dalle disarmonie fisiologiche dell’età adolescenziale alla psicopatologia.

La giornata è da anni un’occasione per fornire informazioni alle donne sulle opportunità fornite dal Policlinico di accoglierle, ascoltarle ed accompagnarle nei momenti di difficoltà, fornendo indicazioni a persone che avvertono un disagio di cui spesso non riescono a comprenderne il significato, e rispetto al quale non sanno se esistono possibilità di ascolto e/o di cura. All’interno della giornata vengono effettuati colloqui psicologici, psichiatrici, possono essere somministrati questionari o test, in modo tale da aiutare le partecipanti a trovare una strada per affrontare ostacoli difronte ai quali spesso si sentono sole, isolate ed incomprese.


Come abbiamo visto, nelle donne possono essere molteplici le forme del disagio – dall’ansia alla depressione, passando per le difficoltà del periodo perinatale e nella vita di coppia o ancora le difficoltà del rapporto con il proprio corpo che possono verificarsi nelle diverse fasi del ciclo vitale (soprattutto in adolescenza e in menopausa, ma anche nelle pazienti che si sottopongono a cure oncologiche) – che procurano un’inevitabile sofferenza mentale.

La ricaduta sul piano sociale di queste sofferenze mentali al femminile è evidente sia in termini di spese sanitarie che di ripercussioni sul mondo lavorativo nel quale le donne sono inserite, dunque avviare percorsi di supporto e di prevenzione per la promozione della salute mentale delle donne risulta, inevitabilmente, un obiettivo di grande valore sociale e di importante supporto per le generazioni future, alle quali dobbiamo insegnare che approcciarsi al mondo della Psicologia non è una vergogna e non è “roba da pazzi”, ma si tratta di un vero e proprio investimento per la vita.


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