Botros 10 - Mestieri scomparsi

Botros 10 - Mestieri scomparsi

don Rosario (https://t.me/donRosarioMorrone) [Art. 8 Marzo 2023]

La storia di Mastro Salvatore


"Mastro Salvatore" (De Franco) come lo stima la popolazione locale, è davvero un pezzo della storia del paese, pur nella sua modestia e nella povertà di mezzi degli inizi:
ricorda di aver visto posare la prima pietra della chiesa parrocchiale al tempo di don Giovanni Marello e di monsignor Dadone. 

I primi periodi lavorava e dormiva in un unico locale "ad aria e' ceramili", privo di acqua potabile e di servizi igienici, con tutte le conseguenze del caso! 

Orfano di padre e senz'altri mezzi che la sua arte e tanta gioia di vivere, nel Dicembre del '55 si è trasferito dal suo paese di montagna (Petronà) alla marina in cerca di uno sbocco lavorativo, fin dove le sue possibilità gli hanno permesso di spingersi per coprire un fitto. 


Dopo qualche anno e tante vicissitudini ha messo su casa, e, pur senza arricchirsi (c'era sempre qualche rata per l'acquisto di nuovi macchinari o tassa da pagare a fine mese), ha laureato tre figli col suo lavoro. 

Occupazione faticosa e impegnativa, la sua, ininterrotta da mattino a tarda sera, eppure così amata in quanto attività creativa ed autonoma: lui la mente e le mani dell'artista artigiano, quasi il padre dell'opera realizzata lungamente con cura e scrupolosa precisione (mobilia, infissi, cassapanche, madie, bauli, barili, "timpagni per salaturi", ...). 





Ha conosciuto prima la difficoltà della penuria di denaro, perché non era scontato al tempo ricevere un compenso per il proprio lavoro (non tutti pagavano né ritiravano sempre il lavoro commissionato), e poi la crisi del legno, con l'avvento degli infissi di alluminio e in pvc (porte, finestre, persiane, bussole), dalla lavorazione più celere e meno costosa.

A casa ci ha raccontato spesso del suo praticantato di una decina d'anni, dalla licenza elementare all'apertura di un'attività autonoma insieme al fratello, il compianto zio Gabriele, un bravo artigiano del legno anche lui e per noi nipoti un secondo padre; anni instancabili, di formazione e tirocinio, trascorsi presso i più bravi maestri artigiani del luogo, tra cui Mico Bruno (erano le scuole Professionali del tempo), da cui ha imparato tante cose guadagnandone presto la stima nell'amministrazione della bottega. 


Si era innamorato del mestiere di legnaiolo passando da bambino presso una bottega artigiana quando aveva visto piovere i riccioli d'oro del legno dalla pialla del falegname. 

È un lavoro che lo ha sempre appassionato, preferendolo ad altre arti, per cui si è sempre ben ingegnato, tanto nei calcoli delle misure nella fase di pianificazione, quanto nelle incombenze pratiche, come lo spostamento dei tavoloni, di molto superiori al suo modesto peso ed altezza.

Il segreto in queste manovre pesanti, lui dice, sta tutto nel trovare il punto in cui fare leva, senza sforzarsi troppo, e si potrebbe anche sollevare il mondo!

Quando passiamo per le strade talvolta mi addita i portoncini da lui realizzati, fiero che ancora resistano al logorio del tempo; anche in parrocchia ha lasciato traccia della sua maestria e virtù (i tavolini- base di alcune statue, l'armadio a muro in canonica, i banchi e i confessionali precedenti). 



Quasi tutto quello che è di legno nella nostra vecchia casa, affacciata sul Santuario, è manifattura sua, per cui ha una storia familiare, comprese le cornici dei quadri, e ci ricorda tutta la sua parsimonia nell'usarlo ricavando dagli avanzi di compensato e legname, ben stagionato, dei piccoli capolavori domestici.

Al pari del buon Geppetto, anche "Mastro Salvatore" ha fatto sognare più generazioni di bambini, che andavano a trovarlo qualche volta sul lavoro fantasticando da dietro le vetrate del suo laboratorio alla vista dei trucioli dorati, come aveva fatto anni prima anche lui, e che andavano in visibilio ogni volta per una una manciata di "tapparelli" (piccoli ritagli di legno), che allora si utilizzavano per il gioco delle costruzioni. 



Ora che papà è in pensione, il limbo degli ex lavoratori, e vive soprattutto di ricordi, si sofferma qualche volta a pensare allo sguardo luminoso, esterrefatto, di quei bambini, oggi uomini fatti, in primis i figli delle stimate famiglie Ranieri, Bumbaca e Viscomi, che sono stati nostri cari vicini di casa, accoglienti con noi "forestieri" come fossimo parenti. 

Qualcuno di quei ragazzi avrebbe anche voluto diventare suo discepolo per imparare il mestiere, ma papà ha preferito continuare a lavorare da solo per anni, benché gli facesse comodo un aiuto e gli sarebbe piaciuto trasmettere i segreti della sua arte, perché non aveva i mezzi per regolarizzare un altro contribuente, oltre a se stesso, e ha lasciato che noi figli seguissimo la nostra strada. 


Eppure, una volta lo ha avuto un assistente irregolare, anzi una: la discepola falegname, come la chiamavamo in casa. 

Aveva il musetto e le zampette bianchi, il pelo nero, gli occhi profondi come il mare e si chiamava Biancanera. Era una micetta dolcissima, la mansuetudine fatta persona, che la mamma gatto, appena svezzata, ci aveva lasciato sotto la catasta di legna nel retrocortile e che mi ero adottata, una di una lunga serie. 

Gli saltava sul bancone e lo guardava attenta, in silenzio, senza alcuna paura, mentre tirava di martello o andava su e giù con la pialla; gli si accasciava ai piedi facendogli compagnia per ore senza disturbare, e qualche volta giocava con i riccioli di legno divertendolo. 


All'inizio temevamo che potesse ferirsi alle lame delle macchine da taglio o distrarre mio padre sul lavoro facendogli male, ma è stata la migliore apprendista che potesse mai avere! Certo, gli è stata di grande compagnia, più di noi figli maggiori, che, da piccoli, con la scusa di giocare coi legnetti in bottega, spesso si finiva in caciara e si veniva rispediti immantinente di sopra in punizione...

Una volta la micetta si è lasciata anche operare, docilmente attendendo che papà le estrasse la spina che le si era conficcata in gola con una delle sue pinze di lavoro. 

Col tempo nostro padre è incorso in qualche incidente e malattia da lavoro (rinite allergica, infiammazioni ossee, nevralgie, amputazione di metà mignolo sx, mi pare), che lui ha sempre affrontato con serafica accettazione e ferreo senso del dovere apparendo agli occhi di noi familiari un eroe d'altri tempi.


Il tuo parere...

Clicca qui per scrivere le tue osservazioni

https://forms.gle/T8ALfHE8QHyTYk3MA





Report Page