Botros 1 - Il lavoro

Botros 1 - Il lavoro

Luigi Puccio

Il bene comune

Dopo due anni di pandemia e una guerra in Europa, la domanda che si poneva Lev Tolstoj oltre un secolo fa riecheggia in modo imprevedibile nei nostri cuori.
Mentre molte certezze vengono scosse e la vita ci mette di fronte a dilemmi che credevamo non dovessero toccarci, che cosa dovremmo pensare, qual è il nostro ruolo come singoli e come comunità, come dovremmo agire, in cosa consiste il nostro compito? Ci sono molte risposte che potrebbero venirci in aiuto, ma almeno su una, sentiamo di poter contare: fare libri, e leggerli.

I libri, in questo tempo complicato, rappresentano per tante e tanti un approdo felice. Sono un antidoto contro il rumore di fondo, un’occasione di complessità e di coinvolgimento emotivo, un rifugio, una consolazione, una chiave per capire il mondo e aprire le menti, rappresentano tra le più care e affidabili delle compagnie. Leggere è un’avventura solitaria (eppure con un libro tra le mani nessuno è mai davvero solo), e al tempo stesso chiama a sé il momento della condivisione.

Nicola Lagioia
Direttore editoriale
Salone Internazionale del Libro


Il 23 maggio scorso, presso il padiglione 3 Q 30 del Salone Internazionale del libro di Torino ho presentato il mio libro: INDUSTRY 4.0 Innovazione, Creazione e Cambiamento nel Mondo del Lavoro

 Ma cosa tratta?

 La marcia dell’intelligenza artificiale sta avvenendo con un’accelerazione impetuosa. Non sono in tanti ad aver sentito parlare di Singolarità, concetto che nel campo della tecnologia sta ad indicare un ambito nel quale il progresso accelera oltre la capacità di comprensione e previsione degli esseri umani.

La famosa INDUSTRY 4.0, la quarta rivoluzione industriale, la digitalizzazione, il cambio di paradigma a livello lavorativo, sociale, politico, economico e culturale.

 Le domande sollevate da questo scenario sono molteplici e in parte anche angoscianti.

Riusciremo a ibridare l’uomo e la macchina? Rallenteremo davvero l’invecchiamento biologico dell’essere umano, saremo davvero capaci di allungare le nostre vite all’infinito, così da vincere la paura ancestrale della morte? Che fine farà il lavoro degli esseri umani? Lasceremo tutto ai robot?

 Il processo tecnologico dà le vertigini, in un Pianeta sempre più sterile e sovrappopolato.

Noi, cosa possiamo fare? Ognuno di noi cosa può fare?

Dove stiamo andando? Qual è la direzione?


 

Tutti prendono i limiti della loro visione per i limiti del mondo.

In questi anni di pandemia e di grandi cambiamenti, siamo spesso rimasti travolti dalla percezione di eventi e cambiamenti più grandi di noi, sommovimenti climatici e rivoluzioni tecnologiche a cui facciamo fatica ad adeguarci. L’isolamento del lockdown ci ha messi di fronte a una vita di ripetizione e di quarantene, un mondo sospeso ma, in fondo, un momento in cui abbiamo dovuto rivedere quello che siamo e che vogliamo.

 La vera rivoluzione che abbiamo di fronte non è quella dei big data o della intelligenza artificiale, ma quella del rinnovamento del senso di identità, non solo a livello personale, ma anche a livello di impresa e di istituzioni più complesse, come i governi.

 

Dunque, che fare?

L’unica strada è ancora una volta l’educazione, la formazione (educazione cioè educere, tirar fuori).

Tutti dobbiamo continuare a studiare ed educarci al principio del costante miglioramento.

L’essere umano resta comunque l’emanazione centrale di tutto il nuovo modello: è colui che incarna la possibilità di un atto di volontà cosciente che permette un passaggio orientato (per il Bene Comune) ai livelli successivi, incarnandosi in azioni concrete.

L’essere umano dunque, è la migliore delle tecnologie mai esistite sul pianeta Terra.
La tecnologia quindi non è di per sé né il problema né la soluzione.

La vera sfida della nostra vita, la nostra vocazione più intima e profonda, è saperle dare una direzione.

La questione cruciale è il suo rapporto con l’uomo, la nostra capacità di comprendere limiti e potenzialità dell’innovazione.

 

Dobbiamo essere consapevoli che, in un sistema, i provvedimenti saranno pensati, regolati, erogati, distribuiti e fruiti da esseri umani che li devono condividere. È per questo che dall’uomo, nella sua interezza, si deve partire. Ed è dall’uomo, nella sua interezza, che si deve tornare. È all’uomo, nella sua interezza, a cui ci si deve decidere di dedicarsi. Ed è su di esso che si deve rifondare la certezza del presente, oltre che una continuità per il futuro.

La rete ci ha fatto aprire gli occhi al mondo, forse di più nella noia apparente dei giorni di quarantena. E abbiamo scoperto che l’empatia è un valore universale, come il desiderio di lasciare alle prossime generazioni un mondo migliore.

Il senso di responsabilità nei confronti degli esseri umani e del Pianeta che ci ospita è inscritto in noi.

Sono secoli che l’uomo si ostina a mantenere separato ciò che per natura è unito.

Siamo nel vivo della rivoluzione, adesso serve una ri-evoluzione delle coscienze.


Ci vogliono pensieri audaci per riportarci sulla rotta di un futuro desiderabile, sono necessari coraggio, intelligenza, generosità, calore umano, servono Educatori e Innovatori Consapevoli.

E questo, si può fare solo insieme.

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