Benito Amilcare Andrea Mussolini

Benito Amilcare Andrea Mussolini



Benito Amilcare Andrea Mussolini nasce il 29 luglio 1883 a Dovia di Predappio, nel Forlivese, da Alessandro, fabbro ferraio, e Rosa nata Maltoni, maestra elementare.

Sull’esempio del padre, esponente del socialismo facinoroso, libertario, anarchico e violentemente anticlericale di Romagna, comincia la sua carriera politica con l'iscrizione al Partito Socialista Italiano (PSI) a soli 17 anni (1900). Poco dopo si reca in Svizzera, dove fa il suo ingresso negli ambienti rivoluzionari europei e si accosta alle letture dei principali filosofi politici del secolo XIX, tra cui Marx, Proudhon, Pareto e Nietzsche.

Rientrato in Italia nel 1904 dopo essere stato espulso da diversi cantoni svizzeri per ripetuto ed esasperato attivismo antimilitarista e anticlericale, si avvale di un’amnistia ai renitenti alla leva, per compiere quindi il servizio militare nel reggimento di bersaglieri di stanza a Verona.

Nel 1909 viene chiamato a ricoprire la carica di Segretario della Camera del Lavoro di Trento, allora austriaca, e a dirigere il quotidiano “L'avventura del lavoratore”.

Tornato a Forlì, si unisce senza alcun vincolo matrimoniale civile o religioso con Rachele Guidi, figlia di una concubina del padre. Insieme ebbero cinque figli: Edda nel 1910, Vittorio nel 1915, Bruno nel 1918, Romano nel 1927 e Anna Maria nel 1929. Nel 1915 sarebbe stato celebrato il matrimonio civile mentre nel 1925 quello religioso.

Contemporaneamente la dirigenza socialista forlivese gli offre la direzione del settimanale “Lotta di classe” e lo nomina proprio segretario. Al termine del congresso socialista a Milano dell'ottobre 1910, ancora dominato dai riformisti, Mussolini pensa di scuotere la minoranza massimalista, anche a rischio di spaccare il partito, provocando l'uscita dal PSI della federazione socialista forlivese, ma nessun'altro lo segue nell'iniziativa.

Sopraggiunta la guerra in Libia, Mussolini appare come l'uomo più adatto a impersonare il rinnovamento ideale e politico del partito. Condannato a un anno di reclusione, poi ridotto a cinque mesi e mezzo, per le manifestazioni organizzate in Romagna contro la guerra in Africa. Assunta la direzione del quotidiano del partito “L’Avanti!” alla fine del 1912, dà al socialismo Italiano una connotazione rivoluzionaria e partecipativa.

Allo scoppio del primo conflitto mondiale, Mussolini si pone inizialmente sulla posizione ufficiale del partito, la neutralità. Nel giro di pochi mesi, però, nel futuro Duce matura il convincimento che l'opposizione alla guerra avrebbe finito per trascinare il PSI ad un ruolo sterile e marginale. Si dimette dalla direzione del quotidiano socialista proprio due giorni dopo la pubblicazione di un suo articolo che faceva appunto notare il mutato programma, “Dalla neutralità assoluta alla neutralità attiva ed operante”. Cerca perciò di portare tutto il partito verso le sue posizioni, senza riuscirvi. Decide così di fondare un suo giornale e ai primi di novembre nasce “Il Popolo d'Italia”, foglio socialista e nazionalista, radicalmente schierato su posizioni interventiste a fianco dell'Intesa. Il giornale ottiene subito un clamoroso successo, ma, a seguito di queste prese di posizione opposte alle direttive del partito, il 25 novembre 1914 viene espulso dal PSI.

Con l’entrata in guerra dell’Italia viene richiamato alle armi (agosto 1915). Dopo essere stato seriamente ferito durante un'esercitazione (1917) ritorna alla guida del suo giornale, dalle colonne del quale rompe gli ultimi legami con la vecchia matrice socialista, prospettando l'attuazione di una società produttivistica capace di soddisfare le esigenze economiche di tutti i ceti, risolvendo la lotta di classe e superando quindi da un lato il liberalismo e dall’altro il bolscevismo. E' la nascita dell’Idea Fascista. Il 23 marzo 1919 in Piazza San Sepolcro a Milano, con un memorabile discorso, Mussolini, fonda il primo nucleo di quello che sarà il Partito Nazionale Fascista, i Fasci di Combattimento, raccogliendo intorno a sé uomini e idee della sinistra radicale e della destra nazionalista più accesa.

Ormai forte e organizzato, Mussolini decide la trasformazione in Partito Nazionale Fascista (novembre 1921) e si avvia alla Rivoluzione, che avviene il 28 ottobre 1922 con la storica Marcia su Roma. Il Re lo chiama quindi al Quirinale per formare il nuovo Governo Fascista di unità nazionale, costituito da un gabinetto di larga coalizione che comprende anche i liberali e i popolari. Il Governo si consolida ulteriormente con la vittoria nelle elezioni del 1924.

Con la volontaria emarginazione delle altre forze politiche, il PNF assurge al ruolo di partito unico del Regno e Mussolini, cui il Re conferisce ufficialmente, accanto al titolo di Presidente del Consiglio, quello di Duce del Fascismo e Capo del Governo, riesce così ad intraprendere con ferma decisione un enorme quantità di iniziative che portano l’Italia ad incrementare i propri indici di benessere e di potenza in modo eccelso. La sua popolarità cresce così vertiginosamente e ormai egli è il restauratore delle sorti d’Italia, il Capo per eccellenza.

Report Page