Niente può “separarci dall’amore di Dio”

Niente può “separarci dall’amore di Dio”

Interviste e storie di vita > Di fronte alle prove

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Baston Nyirenda

Verso la metà degli anni ’60, mentre servivo come pioniere, la situazione politica nel paese stava cambiando rapidamente e per i fratelli era difficile rimanere neutrali. I fratelli venivano picchiati, le loro Bibbie e le loro pubblicazioni venivano bruciate perché si rifiutavano di acquistare una tessera del partito. Dove vivevo vennero bruciate le case dei fratelli e anche la Sala del Regno. Un giorno degli uomini mi fermarono perché non avevo la tessera del partito. Mi legarono le mani e cominciarono a picchiarmi ferocemente. Quando andarono via perché dovevano mangiare, uno di loro rimase a fare la guardia. Gli facevo davvero pena e mi disse: “Quando torneranno, ti uccideranno”. Poi mi disse che se avevo le forze per trascinarmi via strisciando, mi avrebbe slegato e mi avrebbe permesso di scappare. Ormai era buio, ma mi trascinai fuori e continuai a strisciare finché non raggiunsi la casa di un fratello che si prese cura di me. Geova fece la via di uscita per aiutarmi a sopportare quella prova. In quel periodo, con un annuncio ufficiale, venne detto che l’opera dei testimoni di Geova era stata proibita. Tenevamo le adunanze di notte, più o meno dalle 9 di sera all’una del mattino. Facevamo così per non essere scoperti. Quando per qualche ragione volevamo esprimere la nostra gioia con un applauso, non potevamo farlo e non potevamo nemmeno cantare i cantici altrimenti ci avrebbero sentito. Così, visto che non potevamo applaudire ci inventammo qualcos’altro, ci sfregavamo le mani. Dove lavoravo scoprirono che ero un testimone di Geova e così fui arrestato. Mi portarono alla prigione di Chichiri e poi mi trasferirono a quella di Zomba dove tenevano i criminali che avevano ricevuto una condanna. I criminali venivano giustiziati proprio accanto alla mia cella e cominciai a pensare che avrei fatto la stessa fine. Geova mi aiutò a mantenere la calma. E ricordare le parole di Romani 8:38, 39 mi convinse che nemmeno la morte mi avrebbe potuto ‘separare dall’amore di Dio’. Quando venni liberato ero così felice di tornare da mia moglie Violet e dai bambini. Ma restare in Malawi in quel periodo era estremamente pericoloso. Così andammo nel campo profughi di Mlangeni in Mozambico, dove rimanemmo per 3 anni come rifugiati. Lì ci era permesso avere Bibbie, libri dei cantici e altre pubblicazioni. Ripensando a come andarono le cose in quel campo profughi, è evidente che Geova ci stava aiutando a essere pronti per quello che avremmo dovuto affrontare. Dovevamo usare quell’opportunità per imparare cantici e versetti. Ad esempio, nel ’74 la scrittura dell’anno era tratta da Abacuc 3:17, 18. E il versetto 18 dice: "Nonostante questo, io avrò in Geova la mia ragione d’esultanza. Gioirò a motivo dell’Iddio della mia salvezza". Non ci rendevamo conto di quanto questo versetto ci sarebbe stato d’aiuto in futuro. A motivo della guerra civile in Mozambico, nel ’75 dovemmo tornare in Malawi. Fui arrestato di nuovo e rinchiuso nella prigione di Dzaleka. Lavoravamo dalla mattina alla sera senza mangiare e senza riposare. Le celle erano sovraffollate e molti di noi dormivano sul pavimento. I versetti e i cantici che avevamo imparato a memoria mentre eravamo nel campo profughi a Mlangeni in Mozambico ci aiutarono a rimanere spiritualmente forti quando eravamo rinchiusi nella prigione di Dzaleka. In quel periodo ci aiutò moltissimo la scrittura dell’anno che c’era quando eravamo in Mozambico. Facevamo così: un fratello diceva “Abacuc” e poi un altro doveva rispondere “3, 17 e 18”. E poi altri fratelli ancora dovevano ripetere a memoria le parole di quei versetti. Questo era uno dei modi in cui rafforzavamo la nostra fede. Il cibo spirituale veniva introdotto di nascosto nel paese grazie a dei fratelli che viaggiavano in bicicletta per centinaia di chilometri. Le riviste venivano stampate sulla stessa carta che si usa per la Bibbia perché è più leggera della carta normale. In questo modo i corrieri potevano trasportare il doppio delle pubblicazioni. Ricevevamo anche delle miniriviste che potevano essere piegate e messe in tasca. Una volta ricevemmo di nascosto una copia dell’Annuario, che all’epoca includeva anche la Scrittura del giorno. Così ci venne un’idea. Iniziammo a copiare sulla carta igienica i versetti di tutto l’anno e ci organizzammo perché alcuni di quei versetti arrivassero anche a delle sorelle che si trovavano in un altro blocco della nostra stessa prigione. Sono molto grato a Geova, perché grazie a tutti questi meravigliosi doni riuscimmo a rimanere spiritualmente forti. Poi nel 2002 mi mandarono di nuovo nella prigione di Zomba, ma stavolta non come detenuto, ma come sorvegliante di distretto. Dovevo organizzare una miniassemblea di circoscrizione. Quando sono entrato, sono tornato con la mente a 33 anni prima, quando ero nella stessa prigione di fianco al posto dove giustiziavano i detenuti. E ho pensato che le parole di Isaia 54:17 si sono avverate. Lì Geova dice: "Nessun’arma fabbricata contro di te avrà successo, e tu condannerai qualsiasi lingua si alzi contro di te in giudizio. Questa è l’eredità dei servitori di Geova, e la loro giustizia proviene da me”, dichiara Geova". Nella nostra vita io e mia moglie Violet abbiamo affrontato varie prove. Persecuzione, campi profughi, prigioni, violenze, mancanza di cibo e alloggio, la morte di persone care e a volte abbiamo anche avuto paura di perdere noi stessi la vita. Ma nonostante tutto non abbiamo mai smesso di percepire l’amore di Geova. In tutte queste prove siamo sempre stati convinti e continuiamo a essere pienamente convinti che niente può separarci dall’amore di Geova. 

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