Atteniamoci a quello che richiede Geova e seguiamo le disposizioni teocratiche (Atti 15:1) 

Atteniamoci a quello che richiede Geova e seguiamo le disposizioni teocratiche (Atti 15:1) 

Discorsi ed eventi > Adorazione mattutina

🏠 MENU 🎬 VIDEO

John Ekrann

“Se non siete circoncisi […], non potete essere salvati”. Beh, questa è un’affermazione davvero forte, specialmente se pensiamo che è stata fatta quasi 14 anni dopo che Geova aveva reso chiaro che aveva accettato i gentili incirconcisi come cristiani unti. Vediamo insieme due insegnamenti che impariamo da questo episodio. Primo insegnamento: stiamo stabilendo noi dei criteri per poter essere salvati? Immaginate come si saranno sentiti i cristiani gentili. Alcuni fratelli che erano vicini al corpo direttivo di quell’epoca dicevano: “Se non siete circoncisi […], non potete essere salvati”. Forse un fratello gentile aveva fatto grandi cambiamenti anche a livello morale per diventare un cristiano. Aveva lasciato il culto degli dèi pagani e lo stile di vita a cui era abituato per essere un seguace di Cristo. Forse aveva affrontato opposizione in famiglia e adesso gli veniva detto che quello che faceva non era abbastanza. Dev’essere stato molto scoraggiante per i gentili, soprattutto se già alcuni di loro pensavano che quello che stavano facendo non era abbastanza. Ma poi il corpo direttivo inviò una lettera che stabiliva chiaramente cosa era richiesto per essere salvati. E guardate come reagì la congregazione. Se andiamo in Atti 15:30, 31 qui vediamo come i fratelli accolsero questa lettera: “Così, quando furono congedati, questi uomini andarono ad Antiochia e, riuniti tutti i discepoli, consegnarono loro la lettera. Dopo averla letta, questi si rallegrarono dell’incoraggiamento”. Chissà come si saranno sentiti confortati quei gentili dopo aver ricevuto quella lettera! Che importante lezione per noi! Se siamo orgogliosi, oppure ci sentiamo troppo giusti, potremmo rischiare di stabilire dei nostri criteri per essere salvati, invece di attenerci a quello che richiede Geova. Ma non sono solo le parole che possono far pensare agli altri che non stanno facendo abbastanza. Possono essere anche le nostre azioni. Prendiamo ad esempio l’apostolo Pietro. L’apostolo Pietro andò a visitare Antiochia solo pochi mesi dopo che il corpo direttivo si era pronunciato in merito alla questione della circoncisione. Andiamo in Galati 2:11, 12. Qui l’apostolo Paolo ci racconta cos’era successo in quell’occasione. Galati 2:11, 12: “Comunque, quando Cefa venne ad Antiochia lo affrontai di persona, perché era chiaramente nel torto. Prima che arrivassero alcuni da parte di Giacomo, infatti, mangiava con persone delle nazioni; ma quando questi arrivarono smise di farlo e si separò per timore dei circoncisi”. Al versetto 12, l’approfondimento della Bibbia per lo studio in inglese, dice: “Il comportamento di Pietro lì ad Antiochia avrebbe potuto minare la decisione presa dal corpo direttivo in quello stesso anno, il 49 circa. Quella decisione aveva sancito che non era necessario che i cristiani non ebrei ubbidissero alla Legge mosaica. Qui Paolo ricorda l’episodio che si era verificato ad Antiochia non per mettere Pietro in imbarazzo, ma per correggere l’errato punto di vista diffuso tra i galati”. Quindi l’apostolo Pietro in questo caso non disse esplicitamente: “Dovete essere circoncisi”, ma non mangiando con i cristiani gentili mentre c’erano “alcuni da parte di Giacomo”, le sue azioni avevano un effetto altrettanto negativo. Pietro faceva sentire i cristiani gentili inferiori ai cristiani ebrei che erano circoncisi. Potrebbe succedere anche a noi una cosa del genere? Una sorella ci ha raccontato cosa le era successo in occasione di un congresso internazionale. Un’altra sorella che viaggiava con lei chiedeva a tutti i fratelli e le sorelle del gruppo se erano pionieri. Se rispondevano di sì, allora si metteva a parlare con loro. Se rispondevano di no, chiudeva la conversazione e se ne andava via. Quando poi ha fatto la stessa domanda a questa sorella e ha saputo che non era pioniera se n’è andata molto velocemente. La sorella ha detto che questa cosa l’ha fatta stare molto male. Pensava già di non fare abbastanza per Geova, perché era stata pioniera ma aveva dovuto smettere per prendersi cura dei genitori malati. Quindi che cosa possiamo imparare? Con le nostre parole o con le nostre azioni potremmo stabilire i nostri criteri per essere salvati e questo può scoraggiare davvero molto gli altri. Se invece ci atteniamo a quello che richiede Geova per essere salvati, possiamo servirlo con gioia insieme ai nostri fratelli. Parliamo del secondo insegnamento. Ci rendiamo conto che per alcune questioni dobbiamo rivolgerci a chi ha più autorità? I fratelli che avevano detto ai gentili ‘dovete essere circoncisi per essere salvati’ avevano parlato di propria iniziativa per conto del corpo direttivo di quel tempo. Il corpo direttivo in Atti 15:24 disse: ‘Vi garantiamo che quell’indicazione non veniva certo da noi’. Quindi chiaramente quei fratelli non parlarono per conto del corpo direttivo. E adesso Paolo e Barnaba si trovano di fronte alla stessa questione della circoncisione. Avrebbero commesso lo stesso errore, parlando a nome del corpo direttivo? Per aiutare Paolo a gestire correttamente la questione, il suo sorvegliante Gesù gli diede alcune indicazioni. Nel libro di Galati 2:2, l’apostolo Paolo dice che espose la questione a Gerusalemme “in seguito a una rivelazione”. E l’approfondimento della Bibbia per lo studio in inglese a questo versetto dice: “Qui Paolo aggiunge un particolare che non si trova nella narrazione che Luca fa nel libro degli Atti. A quanto pare Cristo, in qualità di capo della congregazione cristiana, si servì di una rivelazione per dire a Paolo di presentare l’importante questione della circoncisione agli apostoli e agli anziani di Gerusalemme”. Quindi Gesù fece capire a Paolo che doveva rivolgersi al corpo direttivo. Se ci pensate, in quella rivelazione Gesù avrebbe potuto dire a Paolo: ‘Paolo, tu lo sai come stanno le cose, vai e sistema la faccenda’. E magari Paolo poteva pensare che sarebbe stato più semplice. ‘Così non devo andare fino a Gerusalemme e avere a che fare con chi insiste a tutti i costi sulla circoncisione’. Invece, Gesù stava insegnando a Paolo e ad altri come voleva che venissero gestite questioni del genere, cioè attraverso il corpo direttivo. Gesù si attenne a quello che lui stesso aveva stabilito. E il fatto che Gesù a quel tempo gestì in questo modo la questione ci aiuta a capire come si aspetta che funzioni oggi la sua organizzazione qui sulla terra. Quindi la domanda è: “Ci rendiamo conto che per alcune questioni dobbiamo rivolgerci a chi ha più autorità?” Beh, non è sempre facile capirlo. “Posso decidere da solo questa cosa o devo chiedere?” Proverbi 13:10 dice: “L’arroganza porta solo alla lite, ma la sapienza appartiene a chi chiede consigli”. Perciò una moglie deve chiedersi: “Posso prendere questa decisione da sola o ne devo parlare con mio marito?” E un anziano: “Posso decidere da solo o devo parlarne con gli altri anziani?” E il corpo degli anziani forse deve chiedere al sorvegliante o alla filiale, e così via. Sono sicuro che a tutti è capitato di prendere una decisione o di prendere l’iniziativa di fare qualcosa e qualcuno ci abbia detto: “Hai chiesto al fratello responsabile?” “Ehm, in realtà no”. “Non pensi che dovremmo chiederglielo?” “Sì, questa è una buona idea”. Vedete, è proprio vero, sbagliando s’impara. Tramite l’esperienza e l’aiuto di altri impariamo quali cose possiamo e dobbiamo gestire e quali cose invece devono essere gestite da chi ha più autorità. Per ripassare, primo insegnamento: con le parole e le azioni potremmo stabilire i nostri criteri per essere salvati e questo può scoraggiare gli altri. Se invece ci atteniamo a quello che Geova richiede per essere salvati potremo servirlo insieme con gioia. E secondo insegnamento: come Paolo, siamo ubbidienti, siamo disposti a farci aiutare a gestire le questioni seguendo le disposizioni teocratiche.

Report Page