Ascoltiamo gli avvertimenti

Ascoltiamo gli avvertimenti

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Kenneth Cook

Viviamo in un tempo che si concluderà con il giudizio finale da parte di Dio per mezzo del suo Regno. Gesù descrisse questo periodo quando diede ai suoi discepoli un segno profetico che riguardava la sua invisibile presenza durante la “conclusione del sistema di cose”. Dato che questa profezia si riferisce ai nostri giorni, dovrebbero interessarci molto tutti i dettagli. Inoltre questa profezia promette un futuro meraviglioso a chi ascolta i suoi avvertimenti. Possiamo leggere questa profezia in Matteo capitoli 24 e 25, Marco capitolo 13 e Luca capitolo 21. Dopo aver rivelato molte delle cose che sarebbero successe, Gesù diede ai suoi discepoli degli avvertimenti per mezzo di 3 parabole. La prima parabola è la parabola delle 10 vergini, la seconda è la parabola dei talenti e la terza è la parabola delle pecore e dei capri. Queste parabole mostrano in che modo il comportamento di una persona influisce sul giudizio che riceverà. Le prime 2 parabole si riferiscono a chi ha la speranza celeste. La terza invece si riferisce a chi ha la speranza terrena. Comunque, indipendentemente dalla speranza che abbiamo, tutti noi possiamo imparare dagli avvertimenti contenuti nelle parabole di Gesù. Iniziamo a considerare la terza. Nella parabola delle pecore e dei capri Gesù descrisse il giudizio finale delle persone paragonabili a pecore e delle persone paragonabili a capri durante la grande tribolazione. In qualità di Giudice e Re nominato da Geova, Gesù sarà assolutamente giusto quando emetterà il suo giudizio. È un giudice scrupoloso. E infatti sta già osservando le azioni, gli atteggiamenti e i discorsi di tutte le persone, e osserva bene il modo in cui trattano i suoi fratelli unti. All’inizio della grande tribolazione Gesù avrà già identificato le persone paragonabili a pecore o a capri dalle loro azioni e dai loro atteggiamenti. Da quel momento in poi le persone paragonabili a capri non cambieranno più. Invece le persone paragonabili a pecore che hanno la speranza di vivere per sempre sulla terra dovranno continuare a rimanere leali a Geova perché i loro nomi possano restare scritti nel “libro della vita”. E poi, appena prima di Armaghedon, il Figlio di Dio giudicherà in modo definitivo tutti coloro che sono in vita sulla terra. Quelli che saranno dichiarati giusti potranno vivere per sempre sulla terra per l’eternità. Che meravigliosa ricompensa per chi si è mantenuto leale fino alla fine! Anche se la terza parabola di Gesù si riferisce a chi ha la speranza di vivere sulla terra, anche gli unti devono prestare attenzione al messaggio di avvertimento che contiene. Perché? Perché Gesù osserva le loro azioni, i loro atteggiamenti e i loro discorsi. Anche loro devono dimostrare di essere giusti e fedeli. Forse a questo riguardo ci vengono alcune domande. Per esempio, in che modo i cristiani unti vengono giudicati ai nostri giorni? E che tipo di avvertimenti diede loro Gesù? Possiamo trovare le risposte a entrambe le domande nelle prime 2 parabole contenute in Matteo capitolo 25. Per capire meglio queste parabole, consideriamo brevemente in che modo vengono scelti i cristiani unti. Iniziamo a vedere che cosa possiamo imparare dall’antico Israele. Quando a quel tempo venne istituito il sacerdozio, Geova decise chi avrebbe servito come sommo sacerdote e chi sarebbero stati i sottosacerdoti al tabernacolo. Esodo 28:1 dice che scelse “Aronne, insieme ai suoi figli”. Ovviamente nessuno poteva mettere in dubbio che quella fosse la decisione giusta, e chi era stato scelto doveva dimostrarsi degno di quell’incarico. E proprio come fece allora, Geova anche oggi sceglie quelli che dovranno servire in cielo come sacerdoti. Per prima cosa scelse Gesù incaricandolo di servire come Sommo Sacerdote. Nonostante fosse un uomo perfetto, Gesù non si autonominò per quell’incarico. Infatti in Ebrei 5:5 leggiamo: “Neanche il Cristo glorificò sé stesso facendosi sommo sacerdote”. Allo stesso modo, quelli che serviranno in cielo come sacerdoti non si scelgono da soli per questo incarico. Piuttosto vengono scelti da Geova e vengono unti con il suo spirito santo. Geova conosce bene tutti quelli che ha scelto per ricoprire questo ruolo. Ma come considerano gli unti la loro chiamata celeste? Quando una persona viene unta da Geova Dio, quella persona non ha alcun dubbio che la chiamata venga da lui e di conseguenza accetta quella decisione con profonda gratitudine. Gli unti non sono arroganti, non si sentono superiori, piuttosto cercano di imitare l’esempio di Gesù ed essere umili. Per riuscirci tengono bene in mente gli avvertimenti e i consigli contenuti nelle parabole di Gesù che li riguardano. È interessante che appena prima di narrare quelle parabole Gesù parlò di uno “schiavo fedele e saggio” che durante gli ultimi giorni avrebbe distribuito cibo spirituale al tempo giusto. Quello schiavo raffigura un piccolo gruppo di fratelli unti dei nostri giorni, il Corpo Direttivo. Gesù promise a questo schiavo che l’avrebbe ricompensato per il suo fedele servizio, ma gli diede anche un avvertimento. Disse che se quello schiavo avesse smesso di concentrarsi sulla futura venuta di Gesù e avesse iniziato a trattare male i suoi compagni di schiavitù, sarebbe stato considerato malvagio e, come dice Matteo 24:51, sarebbe stato “punito con la massima severità”. Ricordiamo però che Gesù non stava profetizzando la comparsa di uno schiavo malvagio. Questo era un avvertimento, non una profezia. Qual era l’avvertimento? Quello schiavo doveva rimanere ben sveglio. Ma non sono solo i componenti dello “schiavo fedele e saggio” a dover rimanere svegli. Attraverso le sue parabole Gesù fece capire che tutti quanti gli unti devono dimostrare di essere fedeli, di essere saggi e rimanere svegli. Ma in che modo Gesù fece capire questo punto? Nella parabola delle vergini Gesù parlò di 10 vergini che andavano incontro allo sposo sperando di accompagnarlo alla festa nuziale. Gesù disse che 5 di quelle vergini erano sagge, mentre le altre 5 erano stolte. Il termine greco reso “saggio” ha in sé il concetto di capacità di intendere, accortezza, discernimento, prudenza e assennatezza. Quindi le vergini sagge furono accorte, perché quando lo sposo arrivò nel bel mezzo della notte loro erano pronte. Avevano con sé le lampade per illuminare il cammino. E Matteo 25:4 aggiunge che le vergini sagge insieme alle loro lampade “avevano portato anche l’olio in boccette”, quindi avevano quello che gli serviva per tenere le lampade accese. Visto che si erano fatte trovare pronte, poterono seguire lo sposo alla festa nuziale. Questo aspetto della parabola rappresenta gli unti quando ricevono la loro ricompensa celeste. Vengono giudicati degni di seguire lo sposo, Gesù, e si uniscono a lui nel suo Regno celeste. Cosa successe invece alle vergini stolte? Beh, a differenza delle vergini sagge, quelle stolte non erano pronte quando arrivò lo sposo. Le loro lampade si spensero e così non poterono seguire lo sposo e nemmeno partecipare alla festa di nozze. Quando in seguito provarono ad entrare, lo sposo rispose loro: “Io non vi conosco”. Cosa voleva insegnare qui Gesù? E quale avvertimento stava dando ai suoi discepoli? Voleva far capire loro che solo i cristiani unti che continuano a vigilare e si fanno trovare pronti riceveranno la ricompensa celeste. Gesù comunque non stava dicendo che alla grande tribolazione avrebbe trovato un gran numero di cristiani unti paragonabili alle vergini stolte, impreparati al suo arrivo. Perché anche questo era un avvertimento, non una profezia. Non ci soffermiamo sul fatto che c’erano 5 vergini stolte e 5 vergini sagge. L’obiettivo di Gesù qui era far capire agli unti quello che sarebbe successo se avessero smesso di vigilare. Questo ci fa riflettere, non è vero? Sia che abbiamo la speranza celeste o terrena, per tutti noi è fondamentale seguire l’avvertimento riportato nella parabola delle 10 vergini. Continuiamo a vigilare e facciamoci trovare pronti, svolgendo sempre con impegno il nostro servizio a Dio. Dopo aver spiegato l’importanza di essere saggi con la parabola delle 10 vergini, Gesù narrò un’altra parabola che sottolineava quanto è importante essere fedeli. È la parabola dei talenti a cui abbiamo accennato prima. In questa parabola Gesù parlò di 2 schiavi che si dimostrarono fedeli al loro padrone e di uno che invece fu infedele. In che modo i 2 schiavi si dimostrarono fedeli? Beh, si impegnarono molto per far fruttare il denaro che il loro padrone aveva affidato loro poco prima di partire per un viaggio. Infatti al suo ritorno i 2 schiavi diedero al loro padrone più di quello che aveva affidato loro, e per questo furono ricompensati. Ma che dire del terzo schiavo, quello pigro? Cosa fece con il denaro che il suo padrone gli aveva affidato? Sotterrò il denaro e così non lo fece fruttare. In questo modo quando il padrone tornò dal viaggio lo schiavo non poté restituirgli niente di più di quello che aveva ricevuto. Provò perfino a incolpare il suo padrone dicendo che era “un uomo esigente”. Di conseguenza lo schiavo non ricevette nessuna ricompensa. Anzi, gli venne tolto anche quello che aveva ricevuto e fu scacciato dalla casa del suo padrone. Cosa significò la reazione del padrone per ognuno di quegli schiavi? E chi rappresentano oggi? I 2 schiavi fedeli rappresentano i cristiani unti che hanno dimostrato di essere componenti fidati della casa del padrone. Quindi il padrone, cioè Gesù, li invita dicendo: “Partecipa alla gioia del tuo padrone”. E questa gioia rappresenta la loro ricompensa celeste. D’altra parte il cattivo esempio dello schiavo pigro costituisce un avvertimento per tutti gli unti. In che senso? Beh, se un cristiano unto smettesse di vigilare, potrebbe iniziare a pensare di avere già fatto abbastanza per Geova. Potrebbe smettere di impegnarsi con tutto sé stesso per il Regno. Potrebbe venire meno alle sue responsabilità e smettere di seguire l’esortazione di 2 Pietro 1:10 dove viene detto di “rendere sicura la [propria] chiamata ed elezione”. Se un cristiano unto diventasse come lo schiavo pigro, non sarebbe approvato per accedere al Regno celeste e non potrebbe partecipare alla gioia del suo padrone. Anche in questo caso quello di Gesù era un avvertimento, non una profezia. Quindi è chiaro che tutti i cristiani unti devono impegnarsi per essere fedeli e saggi. Comunque, sia che abbiamo la speranza celeste o terrena, tutti noi siamo fermamente decisi a rimanere leali a Geova. Siamo concentrati sulla nostra amicizia con lui e non ci preoccupa se Geova sceglie di ungere altri cristiani fedeli ai nostri giorni. Teniamo a mente quello che disse Gesù riguardo agli operai “dell’11ª ora” nella sua parabola della vigna riportata nel Vangelo di Matteo al capitolo 20. È interessante notare che tutti gli operai della vigna ricevettero lo stesso salario, sia quelli che cominciarono a lavorare a inizio giornata sia quelli che furono assunti per ultimi. In modo simile Geova e Gesù sanno molto bene quanti unti devono ancora chiamare perché venga completato il numero stabilito di 144.000 prima che arrivi la fine. E non importa quando vengono scelti. Tutti gli unti che sono giudicati fedeli riceveranno la ricompensa celeste. Con questo in mente consideriamo Matteo 24:40, 41. E mentre li leggiamo cerchiamo di capire che relazione hanno con le parabole che Gesù pronunciò per gli unti. Matteo 24:40, 41: Avete notato qualche similitudine con le parabole di Gesù di cui abbiamo parlato prima? Qui Gesù parla di 2 uomini in un campo e 2 donne che lavorano a una macina a mano. Apparentemente non ci sono differenze tra i 2 uomini e nemmeno tra le 2 donne. Ma in ognuno dei 2 casi Gesù disse che “uno sarà preso e l’altro lasciato”. Dopodiché esorta i suoi discepoli dicendo: “Vigilate, dunque, perché non sapete in quale giorno verrà il vostro Signore”. Gesù aveva detto qualcosa di simile anche dopo aver narrato la parabola delle 10 vergini. In entrambi i casi stava dando un avvertimento. Quindi, dato che la parabola delle 10 vergini si riferisce ai cristiani unti, anche le parole di Matteo 24:40, 41 si riferiscono a loro? Sembra proprio di sì. E anche qui, come abbiamo appena detto, Gesù stava dando loro un avvertimento. Nella sua profezia che riguarda la “conclusione del sistema di cose” Gesù parla di 2 aspetti importanti. Dà risalto alla buona notizia del Regno e trasmette un messaggio di avvertimento per tutte le persone, compresi i suoi discepoli. E anche oggi il messaggio che portiamo include entrambi questi aspetti, è sia un messaggio di salvezza che un messaggio di avvertimento. E noi dobbiamo fare tutto quello che possiamo per trasmettere il duplice messaggio di Gesù e aiutare altri ad agire finché ce n’è il tempo. Chiaramente Geova e Gesù vogliono che continuiamo a essere fedeli, a essere saggi e a rimanere svegli. Quindi cosa vogliamo ricordare? Alcune delle vergini della parabola di Gesù trovarono la porta chiusa, e quando chiesero di entrare lo sposo disse: “Io non vi conosco”. Uno degli schiavi della parabola dei talenti non poté partecipare alla gioia del suo padrone e fu gettato fuori nelle tenebre. E Gesù disse anche che non tutti quelli che hanno la speranza celeste saranno approvati per ricevere la loro ricompensa. Questo è un avvertimento molto chiaro per chi ha la speranza celeste. Ad ogni modo siamo sicuri che il numero di 144.000 sarà completo. Questo è davvero un periodo di giudizio per tutti i servitori di Dio, incluse le persone paragonabili a pecore che hanno la speranza di vivere sulla terra. Ma se rimaniamo fedeli, nessuno di noi ha motivo di temere il giudizio finale che presto avrà luogo. Il nostro amorevole Padre celeste ha promesso di darci “potenza oltre il normale”. E allora anche noi, come dice Luca 21:36, potremo “stare al cospetto del Figlio dell’uomo”. Quindi, che la nostra speranza sia celeste o terrena, prestiamo attenzione agli avvertimenti delle parabole di Gesù, così che anche i nostri nomi siano scritti “nel libro della vita”.

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