Aprile 2025 - Cronache di guerra, interna ed esterna

Aprile 2025 - Cronache di guerra, interna ed esterna

Miracolo a Milano

Europeismo, aborto dell’imperialismo

L'Unione Europea presenta ReArm Europe / Readiness 2030, un'imponente campagna di "riarmo" che prepari il continente alla guerra con la Federazione Russa e con il resto del mondo, quello non allineato agli interessi dello schieramento atlantico. Bruxelles ed i suoi tecnocrati, a lungo teleguidati da Washington, dopo avere annullato elezioni, promosso rivoluzioni colorate, criminalizzato l'opposizione politica ed il giornalismo indipendente, ci preparano infine a scendere formalmente in campo. Non si tratta di una torsione bellicista dettata da necessità difensive, bensì di una vocazione elitaria, autoritaria e ferocemente antipopolare dell’UE presente fin dalla sua nascita, come ben ricordano i greci, e già responsabile di guerra, di sfruttamento e della compressione dei diritti e delle libertà della popolazione.

L’economia di guerra

Prosegue il saccheggio e la distruzione dello stato sociale. Un processo di rapina consolidato che oggi, con le politiche di "riarmo" dell'UE e dei suoi Stati membri attraversa una nuova fase critica: 800 miliardi di euro destinati alla macchina bellica. Come anticipato dalla Commissione e dai principali quotidiani economici, per finanziare la campagna sarà necessario tagliare drasticamente le "protezioni sociali" ancora presenti, le pensioni, i fondi per la disoccupazione, la scuola e la sanità, già ridotte ai minimi termini da decenni di politiche di austerità. Una macelleria sociale imposta in nome della competitività e dei mercati. Non dovessero bastare, si attingerà ai "risparmi parcheggiati in banca" dei "piccoli risparmiatori", prelevati forzosamente o trasformati con incentivi in "capitale di rischio e in investimenti".

La propaganda di guerra

Dai quotidiani alle televisioni, dalle cattedre delle università alle piazze per l'UE, giornalisti, professori e intellettuali di regime invocano la guerra come "salvifica" e "vitale", capace di rinvigorire lo spirito della nazione, così come è accaduto anche alle porte della prima e della seconda guerra mondiale. La copertura mediatica dei conflitti in corso e che ci vedono già coinvolti, in Donbass come in Palestina, è distorta e manipolata. Una mistificazione dei fatti e delle responsabilità che non si limita all'attualità, ma diventa revisionismo storico dal momento in cui aggredisce anche la memoria collettiva. Una guerra cognitiva, combattuta dalle classi dirigenti contro l’autonomia di giudizio e di pensiero della popolazione stessa, chiamata, contro i propri interessi, ad una adesione disinformata e acritica alle politiche guerrafondaie dell’UE e della NATO.

La paura e l’emergenza

Sono questi alcuni degli ingredienti necessari per cercare di tenere in piedi l’odierno regime. E’ la paura, da un lato, a rendere mansueta e remissiva la popolazione nei confronti dell’autorità, spingendola ad accettarne senza dissentire le misure, guerra compresa, in nome di una presunta ed inevitabile minaccia esistenziale. Dall’altro, è l’emergenza, o meglio il suo alter ego politico, l’emergenzialismo, a fornire l’alibi, a giustificare e legittimare le politiche, anche le più estreme, scavalcando quel poco che rimane del perimetro giuridico e democratico.

Militarizzazione e disciplinamento sociale

Laddove non siano più sufficienti i mezzi di persuasione mediatica e culturale, interviene con rinnovato zelo la repressione. Come nel caso del DDL1660, è in corso una spaventosa intensificazione del dispositivo repressivo, volta a pacificare le lotte, le tensioni sociali e quel che rimane del conflitto di classe affinché il saccheggio delle finanze pubbliche, la militarizzazione della società e le politiche belliche proseguano indisturbate. Il dissenso viene criminalizzato, le manifestazioni pubbliche vietate, aumentano i presidi di polizia per le strade mentre nelle città vengono introdotte nuove “zone rosse”, il cui accesso è vietato a chi è strumentalmente considerato un pericolo per l’ordine pubblico. L’obiettivo, quello di una società irreggimentata e disciplinata alle regole di condotta stabilite dal potere.

Controllo e sorveglianza tecnologica

Senza averci davvero semplificato la vita e liberato dall’alienazione, invece aumentata, le nuove tecnologie sono divenute uno strumento distopico di oppressione collettiva e individuale. Sperimentati sui campi di battaglia sia in Ucraina, che registra un record di “esportazioni tech”, sia in Palestina, dove il colonialismo sionista collauda tecnologie di controllo che esporta poi nel resto del mondo attraverso società private o tramite le università, nuovi strumenti di sorveglianza e di profilazione digitale alimentati da algoritmi e IA vengono poi impiegati nei nostri territori.

Con la resistenza palestinese

Altro che tregua, il genocidio del popolo palestinese prosegue incessantemente, così come la lotta della resistenza per la libertà dall’occupazione coloniale. Non solo a Tel Aviv, i responsabili del massacro vanno ricercati anche qui, nelle aziende che riforniscono la macchina bellica israeliana, nelle redazioni che ne nascondono i crimini, nelle cancellerie politiche che ne sostengono l’operato. Recidiamo i legami di connivenza ed il supporto economico, politico e militare all’entità sionista!

Il nemico è in casa nostra

Non è la Russia, l’Iran o lo Yemen, e nemmeno la Cina o la Palestina. Il nemico l’abbiamo in casa: sono gli USA e la NATO, la testa dell’imperialismo occidentale, le cui basi militari occupano il nostro Paese. E’ l’UE, che finalizza il dominio bancario e delle corporation sul continente. E’ questo governo nazionale, così come quelli che l’hanno preceduto, senza distinzione, sempre pronti ad assecondare gli interessi del capitale. Nemico è chi ci sfrutta, chi ci costringe alla guerra, a politiche repressive, liberticide e di miseria economica e sociale.


“Il nemico è in casa nostra: no NATO, no USA, no UE. Contro il riarmo, l’economia di guerra e la repressione... Resistenza come in Palestina!”

Miracolo a Milano

Mail: miracoloamilano@protonmail.com / Telegram: t.me/canalemiracolomilano


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