Appello di Ivan Balabanov, istruttore politico di un battaglione motorizzato

Appello di Ivan Balabanov, istruttore politico di un battaglione motorizzato

I. Balabanov

28 gennaio, 1942


Cari compagni,

Ho fatto tutto ciò che potevo. Ho assunto il comando del battaglione dopo che il nostro comandante era stato ferito e ho continuato lʼattacco secondo gli ordini. Ho guardato con orgoglio la morte in faccia perché ho un cuore bolscevico. Non ho paura di morire. Ho combattuto duramente perché amo il mio popolo, il mio Paese e il mio Partito.

Mentre muoio sul campo di battaglia, voglio dire ai miei compagni dʼarme che non ho mai conosciuto la codardia o il panico.

Il mio ultimo desiderio è che distruggiate il fascismo una volta per tutte. Siate eroi di guerra, affinché la storia vi ricordi come valorosi difensori della terra russa.

Spero che voi, coraggiosi soldati russi, vendicherete la mia morte.


Fate sapere alla mia gente come ho vissuto e come sono morto.

Addio, cari compagni dʼarme,

Ivan Balabanov




Il 28 gennaio 1942, lʼistruttore politico Balabanov guidò un gruppo di soldati in un attacco a una postazione nemica nel villaggio di Gusevo.

Il nemico si era saldamente trincerato. Ogni casa, ogni fienile era stato trasformato in un ostinato nido di resistenza. Al grido di “Morte ai porci nazisti” Balabanov, sotto il fuoco pesante, si precipitò alla testa dei suoi soldati verso il fienile più vicino.

Pur essendo gravemente ferito e perdendo sangue, Balabanov si fece strada a forza nel fienile. Storditi dallʼaudacia dellʼattacco, i mitraglieri nemici fuggirono in preda al panico.

La battaglia si spense. Quando le forze cominciarono a diminuire, Balabanov sentì che la sua ora era vicina. Con le mani tremanti prese un foglio di carta dalla sua valigetta e scrisse alcune parole ai suoi compagni. I combattimenti si riaccesero. I soldati sovietici si precipitarono in avanti ancora e ancora. Il nemico fu respinto. I suoi amici trovarono Ivan Balabanov morto. Nella mano fredda del loro amato comandante, i soldati trovarono un piccolo foglio di carta: il suo ultimo biglietto.


Ivan Balabanov





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