Appello del dottor Luca Speciani

Appello del dottor Luca Speciani


Ce la stanno facendo, ormai. Manca poco.
Hanno incominciato con la balla degli asintomatici infettivi, per continuare con il conteggio di migliaia di persone sane tra i “contagiati” grazie a tamponi farlocchi che non distinguono tra un’influenza normale e Covid19 (abbiamo in corso una denuncia in merito), e che considerano alla stessa stregua - grazie ad un numero di cicli di PCR elevato - chi abbia la malattia e chi abbia un solo innocuo viroma in corpo.

Cristiano Ronaldo, Edin Dzeko, Zlatan Ibrahimovic, Milan Skriniar positivi. Trentenni dal fisico imponente che continuano ad allenarsi da soli, con grande intensità. Ma che sono tecnicamente “contagiati”, che fanno crescere il numero di quelli che, secondo loro, presto intaseranno le terapie intensive.

Perché non ricordano che ogni anno (ma in alcuni di più) le terapie intensive erano al collasso nel momento influenzale di punta.
E non ricordano che ogni anno molti anziani fragili o immunodepressi, obesi o sotto multiterapie farmacologiche non ce l’hanno fatta. Ma allora non c’era da mandare a puttane l’economia di un paese per consegnarlo nelle mani del gruppo Bilderberg, e allora non gliene fregava niente a nessuno, e si girava sull’autobus pieno, con il vicino che ti tossiva sul collo.

Ma i decessi, alla fine erano sempre gli stessi.
Hanno solo trasformato una parte dei 1800 morti giornalieri italiani in morti da Covid19. L’influenza ordinaria è scomparsa, del tutto. E se muori d’infarto o di cancro, puoi star sicuro che ti faranno diversi tamponi, anche post mortem, per dire che sei morto di Covid.

Qualunque persona sana di mente avrebbe dovuto ormai capire che, a partire dal divieto targato OMS (di Bill Gates) di fare le autopsie, fino al seppellimento delle poche intelligenti cure che funzionano (vedi plasmaferesi, eparina, idrossiclorochina) siamo davanti alla più grande presa per il culo dal dopoguerra ad oggi.
Di fronte alla quale le storiche bugie sul colesterolo e sulla chemioterapia sembrano marachelle infantili.

Tutto questo ha uno scopo preciso: distruggere l’economia, uccidendone la sua forza trainante, l’impresa privata. L’unica, checché se la raccontino i tanti dipendenti statali grandi elettori delle forze al governo, a pagare le tasse che pagano il loro stipendio.
Ora hanno chiuso bar, ristoranti, centri estetici, palestre, discoteche, cinema, teatri, stadi, centri sportivi, piscine, negozi di qualunque genere purché non alimentari, aziende turistiche, professionisti e consulenti non medici, attività corsistiche e congressuali, musei. Ma i tabaccai aperti 24h/24. Un segnale chiaro sulle priorità di questo governo che vuol vedere i decessi crescere, non calare.

Ma veramente qualcuno crede alla favoletta dei “15 giorni di sacrificio, così poi facciamo Natale con tutto aperto”? C’è un limite alla presa per il culo?
Chiunque sa che il picco influenzale si ha tra fine dicembre e la metà di febbraio, dunque è evidente che, finché il conteggio dei “contagiati” si continuerà a fare con i tamponi che non distinguono tra influenza normale e COVID, potranno continuare a raccontarci che l’epidemia è in crescita.

Per colpa dei runner e della movida estiva, ovviamente.
Avete capito o no che lo scopo è la distruzione della nostra economia così come la conosciamo oggi? Quali aziende, tra le poche che erano sopravvissute al primo lockdown, reggeranno al secondo? Nessuna.

Chi pagherà lo stipendio agli allegri statali che oggi lo ricevono ancora tutto intero?
Chi credono che lo pagasse? Conte? Con le sue pelose elemosine che non arrivano mai?
Se le partite IVA chiudono (e chiuderanno tutte) lasciando per strada milioni di disoccupati, credete forse che questo possa avvenire senza traumi?
Senza che qualcuno sfasci vetrine e auto della polizia? Siete illusi.
Se “il fuoco ha risparmiato le vostre 1100”, come cantava De André, non crediate di non essere coinvolti.

Presto, nella totale bancarotta statale (già si stima per quest’anno un 50-70% di entrate fiscali in meno) finirete coinvolti anche voi, che tanto inneggiate a nuovi lockdown, perché “con la salute non si scherza”.
Si può scherzare con i 500 morti al giorno cardiovascolari, con i 400 morti al giorno per tumore, ma non con quelli da influenza. Quelli no. Perché per prevenire i primi basterebbe controllare fumo, sedentarietà, obesità, pesticidi.

Per i secondi invece servono i lockdown. Funzionali al loro criminale progetto.
Per impedirci di protestare hanno chiuso le scuole (da sempre laboratorio di protesta) dalla seconda media in su. Hanno vietato raduni, congressi, assembramenti di ogni genere e tipo.

Anche a casa, mai più di sei intorno al tavolo, e ben mascherati. Con la inutile mascherina, simbolo di evidente sottomissione, visibile a tutti.
E allora, amici, facciamo funzionare il cervello: che cosa abbiamo da perdere, ormai?
La soluzione è una sola: pacifica, serena, decisa. Rialziamo la testa e teniamo tutto aperto. Tutti. Tutti insieme.

I deliranti Dpcm ormai settimanali del nostro misero governo, privo ormai di qualunque sostegno popolare, sono tutti, dal primo all’ultimo, illegali e incostituzionali.
Lo hanno stabilito giudici di ogni parte d’Italia, annullando le sanzioni comminate al tempo del primo lockdown. Perché un dpcm è poco più di un atto amministrativo e non può imporre, nemmeno in stato di emergenza, di violare leggi dello stato o addirittura di comprimere i diritti costituzionali su cui si basa la nostra democrazia.

La disobbedienza civile diventa un dovere quando i governanti sono corrotti e perseguono obiettivi diversi da quelli della difesa della nostra costituzione e della nostra, pur fragile, democrazia.
È questa l’Italia che volete, per non rischiare di essere tra quello 0,05% di persone che (magari curate con protocolli errati perché imposti da un’OMS che non vuole guariti, ma morti), una volta incontrato il virus, non gli sopravvivono?

Abbiamo davvero così paura di morire da pretendere, per ridurne il rischio, un’Italia permanentemente in coprifuoco, con i bambini mascherati e distanziati, le famiglie divise, le città chiuse, la polizia a controllarvi la busta della spesa? Come abbiamo potuto accettare tutto questo senza ribellarci? Siamo tutti diventati rane bollite?

La soluzione c’è, ed è dietro l’angolo. Rialziamo la testa. Ora, subito. Teniamo aperte le nostre attività. Da subito. Con le normali cautele che il periodo richiede, ma teniamo aperto. Tutto.
Verranno a sanzionarci, e noi ci faremo multare. Tanto già sappiamo che le sanzioni verranno annullate. Ci minacceranno di farci chiudere. E come? Se siamo tutti aperti, come faranno?
A chi ci sanziona ricordiamo che sta agendo in forza di autorità e non in forza di legge, registrando nome, cognome e titolo di chi ci minaccia. Non è escluso che costui possa pagare di persona, con un salato risarcimento, la propria arroganza.

Solo rialzando la testa tutti insieme potremo ribaltare questa surreale dittatura che sta sconvolgendo le nostre vite. Cosa abbiamo da perdere ormai?
Le nostre attività, i nostri lavori “non essenziali” (come li ha definiti qualche deficiente che non ha mai lavorato un solo giorno nella propria vita) stanno per chiudere. Tutti. Uno dopo l’altro.
I nostri dipendenti finiranno tutti in mezzo ad una strada. E noi con loro, poco prima o poco dopo.
Con che soldi mangeranno? Con le elemosine di Conte che poi, dopo le roboanti promesse televisive, si perdono nei meandri della farraginosa amministrazione statale?

Alla fine, in bancarotta per un introito tasse pari a zero, non riceveranno più alcuno stipendio neppure gli statali, oggi tanto sereni.
Chi ci darà da mangiare? Il nuovo governo unico mondiale, a cui però dovremo cedere tutti i nostri beni e tutte le nostre libertà costituzionali.
Siamo ancora in tempo. Forse. Ma serve reagire subito. Ora.
Chi aveva sperato che con la scomparsa estiva del virus si sarebbe tornati alla normalità ha commesso un grave errore di valutazione. È ora di alzare la testa e di essere uomini, nel senso più pieno della parola. Riappropriamoci della nostra umanità, del nostro sorriso, dei nostri abbracci. E delle nostre vite, del nostro reddito, del nostro lavoro.

Se non facciamo nulla, la strada è ormai tracciata e perderemo tutto.
Che cosa abbiamo dunque da perdere?
È l’ora della disobbedienza civile. Teniamo tutto aperto.
Lavoriamo come abbiamo fatto ogni giorno della nostra vita.
Se siamo in tanti, non potranno fare nulla, se non prendere atto che il loro piano criminale è fallito.
Riprendiamoci la nostra vita e il nostro lavoro, ora.
Domani potrebbe essere davvero troppo tardi.


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