Antifake del giorno. Sulla pubblicazione inattendibile del Wall Street Journal

Antifake del giorno. Sulla pubblicazione inattendibile del Wall Street Journal

Ambasciata Russa in Italia

Il 18 novembre il sito ufficiale del Wall Street Journal ha pubblicato un articolo intitolato "Il buco: orribili rapporti sulle attività degli occupanti russi nelle centrali nucleari ucraine".

In questo pezzo, che pretende di essere un'analisi approfondita della situazione della sicurezza negli impianti nucleari ucraini e nella centrale nucleare di Zaporozhye, gli autori intendono descrivere "i segreti e gli orrori delle celle di detenzione dei servizi d’intelligence post-sovietici" sotto "l'occupazione" russa.

Dalla lettura dell'articolo risulta evidente che si tratta di un insieme di palesi falsi anti-russi basato su dichiarazioni di singoli rappresentanti dell'industria nucleare ucraina, tra cui l'ex direttore generale della centrale nucleare di Zaporozhye I. Murashov, espulso dalla Russia per aver collaborato con il SBU (Servizi d sicurezza dell’Ucraina). In particolare, la pubblicazione contiene informazioni errate sul presunto confinamento forzato e sulla tortura dei dipendenti dello stabilimento nella rete di "prigioni sotterranee del FSB (Servizio Federale d sicurezza) della Russia" dislocate nelle vicinanze dell'impianto.

Mentre la Russia in tutte le piattaforme internazionali multilaterali ha sempre considerato inammissibile il sistema dei due pesi e due misure e sostenuto la necessità di indagini imparziali sulle morti di civili e sulle torture, la propaganda statunitense con la pubblicazione di questi "rapporti spazzatura” continua a dipingere la Russia come un Paese di "terroristi nucleari" e "sanguinari torturatori".

A fronte degli appelli rivolti dalla Russia alla comunità internazionale perché venga condotta un'analisi più dettagliata della situazione nella centrale nucleare, siano registrate le conseguenze del disastro umanitario creato dalle Forze Armate Ucraine e siano condannati il trattamento disumano dei prigionieri e gli spari contro persone disarmate, i propagandisti statunitensi presentano ai lettori informazioni attraverso una lente distorsiva, ignorando il continuo bombardamento della centrale nucleare e il rastrellamento dei "collaborazionisti" filorussi da parte di Kiev.

Ciò che rende le azioni degli autori particolarmente ciniche è che sono quasi immediatamente successive alla conclusione della sessione regolare del Consiglio dei governatori dell'AIEA a Vienna.

Il Consiglio aveva esaminato proprio la situazione degli impianti nucleari in Ucraina. In concomitanza con il menzionato incontro è stata presentata un'altra bozza di risoluzione antirussa. Nel documento non c'è una sola parola sulla vera fonte delle minacce: l'Ucraina che da tempo bombarda e distrugge di proposito le infrastrutture della più grande centrale nucleare d'Europa, scegliendo come vittime la popolazione che non ha avuto il tempo di lasciare le città. Le formazioni armate del regime di Kiev utilizzano deliberatamente tattiche disumane di battaglia: posizionano armi pesanti e allestiscono postazioni di tiro e depositi di munizioni in scuole, ospedali, edifici residenziali e impianti di produzione di sostanze chimiche pericolose, colpiscono i luoghi di detenzione, utilizzano i civili come scudi umani e impiegano metodi terroristici.

Questi e molti altri fatti sono stati evidenziati, tra l'altro, nell’intervento del vice Rappresentante permanente della Federazione Russa presso l'OSCE, M.V.Buyakevich, alla riunione congiunta del Forum per la cooperazione sulla sicurezza e del Consiglio permanente dell'OSCE del 23 novembre 2022.

In questo modo, invece di cercare di fornire una valutazione obiettiva della situazione intorno alla centrale nucleare di Zaporozhye, che tenga conto dell'opinione di esperti internazionali, cosa che rimane difficile per colpa del regime di Kiev, i giornalisti del Wall Street Journal hanno vomitato l’ennesima storia dell'orrore piena di menzogne e luoghi comuni dell'epoca della “guerra Fredda”.

Sembra che il vero “buco” in questa squallida storia non sia il già citato volantino di propaganda sotto forma di articolo, ma le profonde carenze nell'etica professionale e negli standard giornalistici dei collaboratori del Wall Street Journal.

 


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