Analizzare l'importanza strategica dell'hub petrolifero afghano previsto dalla Russia

Analizzare l'importanza strategica dell'hub petrolifero afghano previsto dalla Russia

di Andrew Korybko


All'inizio del mese, il ministro dell'Industria e del Commercio dell'Afghanistan, Nooruddin Azizi, ha dichiarato alla Reuters che il suo Paese ha concordato con il Kazakistan e il Turkmenistan la costruzione di un hub logistico nella provincia nord-occidentale di Herat, che, a suo dire, faciliterà anche l'esportazione di petrolio russo verso l'Asia meridionale attraverso percorsi stradali e ferroviari. L'outlet ha sottolineato che è particolarmente ottimista sul fatto che la Russia possa esportare questa risorsa in Pakistan nel prossimo futuro, anche se i due Paesi non hanno ancora raggiunto un accordo strategico sull'energia nonostante diversi anni di negoziati.

Anche in assenza di un accordo, potrebbe essere più conveniente per la Russia esportare petrolio in India e in altri Paesi della regione del suo omonimo oceano attraverso i porti del Mare Arabico e del Golfo del Corridoio di Trasporto Nord-Sud, a cui Herat è collegata dalla nuova ferrovia verso la città di confine iraniana di Khaf. La prosecuzione delle esportazioni marittime verso la regione attraverso il Mar Baltico, il Mar Nero e il Mar Mediterraneo potrebbe essere ritenuta strategicamente non affidabile a causa delle tensioni con l'Occidente, da cui la necessità di sperimentare un'alternativa più affidabile.

Inoltre, la creazione di questa stessa alternativa proprio alle porte del Pakistan potrebbe incentivare i suoi governanti militari de facto a raggiungere finalmente un accordo strategico sull'energia con la Russia, invece di continuare a tergiversare all'infinito per fare un favore ai loro patroni americani, liberando così il loro pieno potenziale commerciale. Azizi è ottimista sulla possibilità che ciò avvenga, dopo aver rivelato, a margine del Forum annuale Russia-Islamico della scorsa settimana, che spera di firmare un accordo di transito con Russia, Pakistan e Turkmenistan.

Ha anche parlato a Sputnik della visione del suo governo di facilitare le esportazioni di petrolio russo verso l'Asia meridionale attraverso l'Afghanistan, che ha condiviso in precedenza con la Reuters, anche se Mosca non ha ancora confermato la sua partecipazione a questi piani, ma ciò non significa che non sia interessata. I colloqui con il Pakistan sono presumibilmente in corso dietro le quinte, come suggerito dalle affermazioni ottimistiche di Azizi sui media, il che aggiunge ulteriore contesto alla possibilità che la Russia inviti il Pakistan a partecipare al vertice “Outreach”/“BRICS-Plus” di ottobre.

L'analisi precedente spiega come questo potrebbe inavvertitamente offendere i partner strategici decennali della Russia in India, mentre i tre articoli qui, qui e qui illustrano la fazione politica pro-BRI emersa nell'ultimo anno e l'influenza che sta esercitando su questi calcoli. La rilevanza per il presente articolo è che questa proficua opportunità potrebbe convincere il Cremlino a invitare il Pakistan al suddetto vertice, con l'obiettivo di aumentare le probabilità di concludere un accordo energetico.

Tralasciando le conseguenze indesiderate che ciò potrebbe avere sulle relazioni russo-indiane nel caso in cui il Primo Ministro Narendra Modi saltasse il vertice per protesta con qualsiasi pretesto, il miglioramento delle relazioni russo-pakistane potrebbe portare al miglioramento di quelle afghano-pakistane con la mediazione russa. Nell'agosto 2022 è stato analizzato che “I Talebani prevedono che la Russia svolga un ruolo importante nell'atto di bilanciamento geoeconomico del gruppo”, che mira a mantenere la sovranità dell'Afghanistan nei confronti del Pakistan.

Non è compito del presente articolo spiegarlo, ma queste due analisi qui e qui descrivono in dettaglio il dilemma della sicurezza che li ha portati sull'orlo della guerra all'inizio del 2023 e che rimane tuttora teso. Se il Pakistan si libererà almeno in parte dal giogo americano tanto da siglare finalmente il suo accordo energetico strategico con la Russia, da tempo negoziato, ne consegue che dovrà migliorare i legami anche con l'Afghanistan per facilitare il previsto transito su larga scala del petrolio attraverso quel Paese.

La Russia, che ha relazioni altrettanto eccellenti con entrambi nonostante occasionali controversie, come la delusione di Mosca per il rifiuto dei Talebani di formare un governo etnopoliticamente inclusivo che rispetti i diritti delle donne e i sospetti sul Pakistan che arma l'Ucraina, potrebbe naturalmente mediare questi colloqui. Un eventuale esito positivo rafforzerebbe il “Pivot Ummah” di Mosca degli ultimi anni, che può essere approfondito qui, qui e qui, l'ultimo dei quali riguarda specificamente la sua dimensione afghana.

La Russia - o meglio la sua fazione politica pro-BRI, emergente e di recente influenza - potrebbe ritenere che questi benefici siano superiori alla potenziale perdita di soft power nella società indiana che si verificherebbe se invitasse il Pakistan al vertice di ottobre per mettere in moto quanto sopra. La sfida dell'India alle minacce di sanzioni degli Stati Uniti per l'accordo appena siglato con l'Iran sul porto di Chabahar e la riaffermazione del suo interesse a continuare a intensificare gli scambi con la Russia potrebbero convincerla che le conseguenze tangibili sarebbero nulle.

Quest'ultimo possibile sviluppo dell'“Ummah Pivot” russo, che richiede la finalizzazione di un accordo strategico sull'energia con il Pakistan, a lungo negoziato, e la successiva mediazione di un miglioramento delle relazioni afghano-pakistane, dipende in gran parte dal progetto russo di un hub petrolifero afghano, che Azizi è stato il primo a rivelare pubblicamente. Se entro la fine dell'estate saranno compiuti progressi sostanziali in questo senso, aumenteranno notevolmente le possibilità che la Russia inviti il Pakistan al vertice di ottobre, mentre la mancanza di tali progressi manterrebbe le probabilità al livello attuale.


Pubblicato in partnership su One World – Korybko Subsack

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini

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