Akira

Akira

@LuYigio
Akira (Planet Manga 2021)

· Titolo: Akira
· Autore: Katsuhiro Otomo
· Serializzazione: 1982 - 1990
· Genere: Azione, Drammatico, Fantascienza, Gang Giovanili, Psicologico
· Edizione: 6 volumi - 18x25,6 - brossurato con sovraccoperta - b/n + col. (22.00€ cad)
· Stato: Conclusa


· Trama: 2019… In una Neo-Tokyo, far i cui grattacieli si intrecciano prosperità e decadenza, Kaneda è il leader di una banda di giovani motociclisti. Tutto sembra procedere normalmente, fra gare notturne nelle strade della megalopoli e scontri con le gang rivali, fino al giorno in cui Tetsuo, uno dei membri del gruppo di Kaneda, non rimane vittima di un incidente e viene trasportano dai militari in un laboratorio segreto. Qui il giovane Tetsuo comincia a sviluppare dei poteri sovrannaturali mentre scopre che un altro ragazzino, Akira, dotato di altrettanti facoltà devastanti, sta per risvegliarsi…


· Pareri: "Akira capolavoro della fantascienza, ha fatto da apripista per gli anime in occidente". Se bazzicate tra YouTube, Twitch o in generale su altri canali social dedicati ad anime e manga, avrete per forza ascoltato queste parole nel corso degli anni. Parole dette inizialmente da pochi e ripetute poi a pappagallo da tanti altri, che poi finiscono col non saper argomentare.

Ma cos'è realmente Akira? Per me un bel manga e nulla di più.

Così come tanti altri, mi sono approcciato alla serie grazie alla recente riedizione di Planet Manga. Ho acquistato il mio bel volume 1, staccato le pagine a colori con la meticolosità degna di un chirurgo e ho iniziato a leggerlo. Sono rimasto subito risucchiato dalla lettura e senza neanche accorgermene, ho finito quelle 360 pagine giallo banana. Le basi per un'ottima storia c'erano, disegni mozzafiato anche, così ho deciso di proseguire l'acquisto della serie e attenderne la conclusione per leggerla tutta insieme. È andato tutto bene finché non ho iniziato la lettura dell'ultimo volume. Più mi avvicinavo all'ultima pagina e più mi domandavo: "Quand'è che diventa un capolavoro?". E poi il dramma: quelle ultime 50 pagine in cui - tra flashback e esplosioni - accade tutto e il contrario di tutto, tranne quello in cui speravo. Tutti quegli aspetti di denuncia verso la classe politica corrotta, la guerra, il disagio sociale delle classi povere e il desiderio di indipendenza dei giapponesi dalle ingerenze occidentali (quella americana su tutte), vengono chiusi alla buona in favore di una morale spicciola sull'importanza dell'amicizia tra Tetsuo e Kaneda. Avrei preferito un maggior approfondimento sulla creazione dei Numbers, su Akira e sull'utilizzo militare che se ne voleva fare. Il tutto però è stato ridotto ad un "ha sviluppato dei poteri troppo grandi, ha fatto un disastro e l'abbiamo imprigionato". Lo stesso Akira - su cui si basa tutta la storia narrata - risulta poi essere un personaggio secondario, che viene spesso messo in secondo piano perché i veri protagonisti sono Kaneda, Tetsuo e le loro storie personali.

In definitiva per me Akira è stata una buona lettura, piena di azione, disegnata in maniera eccezionale (ogni paesaggio urbanistico realizzato da Otomo è una gioia per gli occhi) ma che alla fine non è riuscita a darmi quel qualcosa in più per guadagnarsi un posto nel mio cuore.

Magari tra qualche anno quando rileggerò Akira, reinterpreterò o noterò nuovi elementi che ora mi sono sfuggiti, cambiando opinione in meglio o in peggio.

Per quanto riguarda l'edizione, è cara ma ben fatta. Tralasciando qualche typo sparso qua e là nei volumi, c'è stata davvero un'ottima cura. I volumi sono morbidissimi, costina resistente, carta giallina porosa di buona qualità che piace tanto a me, spugnature inutili ma belle da vedere e il formato gigante valorizza gli ottimi disegni di Otomo. L'unica nota negativa sono le pagine a colori: se il volume è nuovo di pacca, risultano attaccate tra loro e sta quindi a noi staccarle, facendo attenzione a non strapparle.

Ora però permettetemi un piccolo sfogo personale. Mi sono rotto di leggere o sentire sempre le stesse cose su determinati manga. Parole dette magari da un influencer e ripetute fino alla noia da altri, che spesso decontestualizzano o non ne comprendono il significato. Che senso ha fare determinati discorsi, se poi non sapete motivarli nel momento in cui vi viene chiesto? Se per sentirvi parte di una community dovete per forza pensarla alla stessa maniera su determinati titoli, beh forse è meglio non farne parte. Se un'opera elogiata da tutti non vi piace, non ve ne vergognate e ditelo apertamente, purché sappiate spiegare il motivo della vostra scelta.


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