“Abbiate lo stesso modo di pensare di Cristo” (Filip. 2:5, 7)

“Abbiate lo stesso modo di pensare di Cristo” (Filip. 2:5, 7)

Discorsi ed eventi > Adorazione mattutina

🔙 INDICE 🎬 VIDEO

Mark Sanderson

Durante questa pandemia di COVID-19 è comprensibile che possano cominciare a sorgere dei pensieri negativi. Potremmo soffermarci a pensare spesso a tutte quelle cose che eravamo in grado di fare prima. Noi alla Betel, per esempio, potremmo pensare a quando andavamo a fare discorsi in varie congregazioni, quando potevamo stare con i fratelli e le sorelle e conoscerne di nuovi. Potremmo anche pensare a quando, come rappresentanti della filiale, visitavamo assemblee di circoscrizione e congressi e parlavamo davanti a un grande uditorio, tanti fratelli e sorelle. Gli anziani di congregazione potrebbero pensare al servizio che hanno svolto per tanti, tanti anni nei comitati dei congressi, oppure nell’organizzare i vari reparti sia ai congressi che alle assemblee. I pionieri potrebbero pensare al loro servizio, a quando partecipavano all’opera di testimonianza pubblica nelle aree metropolitane o alla testimonianza pubblica in generale. E poi ci sono tutti i pionieri che hanno sostenuto il lavoro nelle Betel come pendolari, alcuni per tanti anni. Beh, indipendentemente da quello che stavamo facendo, c’è una cosa che tutti noi abbiamo in comune. Abbiamo tutti dovuto premere il pulsante pausa e interrompere tutte quelle attività che ci piacevano così tanto. Questo a volte potrebbe farci venire dei dubbi. Potremmo chiederci: “Il fatto che non posso svolgere più quelle attività che mi piacevano tanto significa che ho perso valore agli occhi di Geova? Che per lui forse non sono più così utile?” Qui ci può essere d’aiuto la scrittura del giorno di oggi. Rileggiamola. Prendiamo la Bibbia e apriamola in Filippesi capitolo 2. Leggiamo insieme i versetti da 5 a 7, leggiamoli tutti e tre. Dice: “Abbiate lo stesso modo di pensare di Cristo Gesù, il quale, pur esistendo nella forma di Dio, non pensò di appropriarsi di qualcosa che non gli spettava, cioè l’essere uguale a Dio”. Notate ora cosa dice il versetto 7: “Al contrario, svuotò sé stesso, assunse la forma di uno schiavo e divenne come gli uomini”. Un conto è leggere queste parole e un conto è capire la portata di quest’ultima espressione: “Svuotò sé stesso, [e] assunse la forma di uno schiavo”. Per noi è difficile anche solo riuscire a immaginare la posizione che occupava Gesù in cielo prima di venire sulla terra. Forse possiamo farcene un’idea se prendiamo la Bibbia e leggiamo insieme Colossesi capitolo 1. Leggeremo dal versetto 15. Parlando di Gesù, qui si dice: “Lui è l’immagine dell’Iddio invisibile, il primogenito di tutta la creazione; infatti tramite lui sono state create tutte le altre cose nei cieli e sulla terra, visibili e invisibili, che siano troni, signorie, governi o autorità. Tutte le altre cose sono state create tramite lui e per lui. Lui è prima di ogni altra cosa, e tramite lui tutte le altre cose sono state portate all’esistenza”. Gesù è definito l’artefice, perché è stato impiegato da suo Padre nella creazione di tutto, ogni cosa che c’è nell’universo. Giovanni 1:3 dice: “Tutte le cose vennero all’esistenza tramite lui: neppure una cosa venne all’esistenza senza di lui”. Che posizione incredibile aveva Gesù in cielo! Eppure è stato disposto a lasciarla quella posizione e ad accettare l’incarico che suo Padre aveva per lui qui sulla terra. Ma in pratica, cosa implicava accettare quell’incarico? Riflettiamo su 3 cose. Per noi è già difficile affrontare questo lockdown, specialmente dopo 7 mesi. Ma pensate a questo. Gesù ha passato 9 mesi nel grembo di Maria, e per farlo è dovuto diventare un embrione. Davvero un grosso cambiamento rispetto a prima. Pensate anche a quest’altra cosa. Quando era in cielo Gesù era il portavoce di Geova, ma sulla terra ha dovuto imparare a parlare, e per di più da esseri umani imperfetti. Pensate a una terza cosa. In cielo Gesù era in compagnia di esseri spirituali fedeli e molto potenti. Ma sulla terra con chi aveva a che fare? Pescatori, ex prostitute, persone di origini umili, molto semplici, comuni. I farisei in Giovanni 7:49 li chiamavano “gente maledetta”. Che ne pensate? Non è stato un enorme cambiamento per Gesù lasciare il cielo per venire sulla terra? Ha davvero ‘svuotato sé stesso’, come dice Filippesi 2:7. Quindi qual è il punto? Gesù avrà forse pensato di aver perso di valore agli occhi di Geova perché ha avuto un incarico completamente diverso ed è diventato un essere umano? Neanche per un attimo. Perché? Per capirlo leggiamo insieme il pensiero che troviamo nel vangelo di Giovanni capitolo 8. Leggeremo insieme il versetto 29. Vediamo cosa dice. Qui è Gesù che parla: “E colui che mi ha mandato è con me; non mi ha abbandonato a me stesso, perché faccio sempre ciò che gli è gradito”. È proprio un bel versetto. Vedete, Gesù sapeva che quello che stava facendo era quello che suo Padre gli aveva chiesto di fare. Certo, non erano le stesse cose che faceva quando era in cielo, ma stava comunque facendo cose che erano gradite a suo Padre. E proprio per questo Gesù sapeva molto bene, era convinto che Geova Dio non lo avrebbe mai abbandonato. Ha continuato a darsi molto da fare nell’incarico che aveva in quel momento, senza pensare a quello che faceva prima. Quindi, fratelli e sorelle, che cosa impariamo? A causa della pandemia, il modo di svolgere il nostro incarico è cambiato, e per alcuni anche drasticamente. Ma quello che non è cambiato è il nostro obiettivo. Proprio come Gesù, anche noi continuiamo a fare le cose che sono gradite al nostro Padre celeste. Certo, adesso non possiamo andare di casa in casa, svolgere l’opera pubblica, riunirci nelle Sale del Regno, Sale delle Assemblee e così via. Ma visto che amiamo Geova, troviamo ogni modo possibile per fare quello che ci chiede, nonostante il periodo in cui viviamo, nonostante una pandemia. La Torre di Guardia di agosto 2020 faceva un commento interessante. A pagina 25 si legge: “Siamo scoraggiati perché non abbiamo più i privilegi di servizio che avevamo in passato? Se questo è il nostro caso, saremo più felici se ci concentriamo su ciò che possiamo fare al presente per servire Geova e i fratelli. Teniamoci impegnati e usiamo i nostri doni e le nostre capacità per aiutare gli altri; così contribuiremo a edificare la congregazione e proveremo gioia”. È proprio quello che stiamo cercando di fare. Geova apprezza molto il nostro impegno e benedice i nostri sforzi. Per esempio, sentite cos’è successo a una sorella negli Stati Uniti. Questa sorella ha inviato alcune lettere durante il suo servizio, e immaginate quanto dev’essere rimasta sorpresa quando ha ricevuto una lettera da una donna che chiameremo Mary. Ecco cosa dice la lettera: “Buongiorno, mi chiamo Mary. Vorrei ringraziarla per avermi mandato questa bellissima lettera. Sono stata testimone di Geova dai 9 anni fino ai 12. Mia mamma era una pioniera a tempo pieno. Tutti i giorni andavamo insieme di casa in casa. Ma ero piccola e mi piacevano i compleanni e le altre feste, quindi ho lasciato mia mamma per andare a vivere con mio papà. Mia mamma è stata pioniera per oltre 25 anni ed è morta nel 2007. Quando ero piccola non ero molto legata a mia mamma, ma da adulta siamo diventate migliori amiche. Fino al giorno in cui è morta, mi ha sempre detto: ‘Mary, ritorna da Geova’”. “Ma pensavo di non esserne all’altezza. Mi sarei sentita un’ipocrita. Questo è il motivo principale per cui non ho mai studiato. O tutto o niente. Queste cose non si possono fare a metà. Al funerale di mia mamma, una sorella mi diede una Bibbia. Mia mamma le aveva chiesto di farlo. Su quella Bibbia lei aveva scritto: ‘A Mary, dalla mamma. Me la ridarai nel Paradiso’. La cosa che più desidero è rivederla, e so che l’unico modo per farlo è ritornare da Geova. Ma ho paura. E se non ce la dovessi fare? Non voglio fallire. Ogni sera mi rivolgo in preghiera a Geova. Ma una sera, il 19 agosto 2020, ho chiesto in preghiera una cosa diversa: ‘Geova, tu sai come mi sento e conosci il mio cuore. Voglio far parte di una chiesa o di una religione per poterti lodare. Sai come sono fatta. Ho bisogno di un segnale forte per capire qual è la cosa giusta da fare’”. “Il 20 agosto, proprio il giorno dopo, ho controllato la posta e ho trovato la sua lettera. Non riuscivo a crederci. Ero senza parole. Mi sono seduta e ho pensato: ‘Wow! E adesso cosa faccio?’ Geova mi ha risposto. Adesso tocca a me, e la cosa mi agita. Spero che lei possa aiutarmi a fare i passi necessari. Ho davvero paura, ma spero di riuscire a fare i cambiamenti che ho bisogno di fare. Con affetto, Mary”. Ecco cosa può fare una singola lettera. È vero, abbiamo dovuto mettere in pausa molte delle attività che ci piaceva così tanto fare. Ma questo non significa che valiamo meno per Geova. Lui è sempre al nostro fianco. Non abbiamo perso valore ai suoi occhi e di sicuro Geova non ci abbandonerà mai. Quindi cosa dobbiamo fare? Come Gesù, non concentriamoci su quello che facevamo prima. Al contrario, facciamo tutto quello che ci è possibile fare adesso e che rende felice il nostro meraviglioso Padre celeste Geova. 

Report Page