2021-11 Jw Broadcasting

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INDICE

VIDEO

Benvenuti! Siamo felici di avervi con noi per il programma di questo mese. A presentarlo saremo io e il mio caro amico Leon Weaver. Eccolo! Leon, benvenuto! 

• (Leon Weaver – Assistente del Comitato del Servizio) - Sono felicissimo di essere qui con te. 

Per cominciare, lasciate che vi dica qualcosa su Leon. Quando sono stato invitato alla Betel nel 1990 sono stato assegnato al Reparto Servizio, e Leon era uno dei sorveglianti. Al Reparto Servizio capitava di dover affrontare delle questioni davvero complicate e a volte avevo bisogno di consigli. In quei casi sapevo di poter contare su Leon, mi aiutava sempre. Andavo nel suo ufficio e lui interrompeva qualsiasi cosa stesse facendo, mi ascoltava e poi mi diceva che cosa ne pensava. Sono davvero grato per l’esperienza che ho acquisito al Reparto Servizio. E ho imparato tanto da Leon. Per questa e altre ragioni lo stimo molto. È un fratello a cui voglio tanto bene. 

Leon, che cosa vedremo nel programma di questo mese? 

• Molti anni fa Elizabeth ha rinunciato a una brillante carriera per fare di più per Geova. In che modo la sua decisione ha cambiato la sua vita? 

• Poi vedremo il primo episodio di una nuova serie. Sarà un affascinante viaggio nel tempo che ci racconterà alcuni particolari della nostra storia teocratica che forse non conosciamo. 

Ci hai proprio incuriosito. Non cambiate canale! Questo è JW Broadcasting per il mese di novembre 2021. 

Tramite il profeta Isaia, Geova ha fatto una promessa meravigliosa che si sta adempiendo ai nostri giorni. La possiamo leggere in Isaia 60:17: “Al posto del rame farò venire l’oro, al posto del ferro farò venire l’argento, al posto del legno il rame, e al posto delle pietre il ferro; costruirò la pace tuo governatore e la giustizia tuo soprintendente”. Qui vengono menzionati un “governatore” e un “soprintendente”, quindi si parla di un’organizzazione. Cosa ci sta dicendo Geova? Ci sta dicendo che le decisioni prese a livello organizzativo sarebbero migliorate nel tempo. In effetti chi è Testimone da molti anni può sicuramente dire che la profezia di Isaia si sta adempiendo. 

Per il programma di questo mese ho pensato di parlare di alcuni miglioramenti attuati subito dopo la Seconda guerra mondiale. Molti di noi ricorderanno quel periodo. Forse per alcuni quello che vedremo oggi sarà una novità. Altri invece li hanno vissuti quei cambiamenti, per loro sarà emozionante ripercorrere quelle tappe. Iniziamo subito, vi piacerà! 

Il titolo che ho dato a questa parte è “Vi ricordate quando...?” Prima della Seconda guerra mondiale e per diversi anni anche dopo, molte congregazioni non avevano una Sala del Regno di proprietà. I fratelli venivano incoraggiati a radunarsi in case private o in strutture prese in affitto. L’idea era che strutture in affitto e case private permettessero di essere più flessibili. Ad esempio, si poteva spostare il luogo dell’adunanza da un posto all’altro molto facilmente. Ma c’erano dei problemi, degli inconvenienti. A volte quelle strutture venivano affittate ad altri, quindi non si potevano lasciare lì pubblicazioni, riviste, leggio e, quando c’era, l’impianto acustico. Finita l’adunanza bisognava impacchettare tutto e portarlo via. Ma non solo. A volte bisognava arrivare molto presto e ripulire tutto, perché altri gruppi lasciavano il posto in condizioni abbastanza pietose. E se in quel gruppo c’erano dei fumatori era un bel problema, perché era proprio difficile arieggiare l’ambiente in tempo per l’adunanza. Se vi ricordate, all’epoca le persone fumavano in ambienti chiusi, fumavano in aereo, potevano fumare praticamente ovunque. Questo era proprio un problema per noi. 

E c’erano altre complicazioni. Nella mia città, prima di avere una Sala del Regno, la congregazione si riuniva in una struttura in affitto. A ottobre il posto era decorato per Halloween e a dicembre c’era un enorme albero di Natale sul podio, ed era impossibile spostarlo! Eravamo in Canada e sulle pareti erano stati fissati dei ritratti del re e della regina d’Inghilterra con tanto di bandiera, e non si potevano togliere per le adunanze. Eppure, bisogna dire che alle adunanze erano presenti molte persone interessate. Per loro non era importante il luogo in cui si tenevano, era quello che imparavano che contava davvero. 

Restando in tema di Sale del Regno, all’inizio le congregazioni dovevano occuparsi da sole di costruirle. A volte tutto quello che una congregazione riusciva a fare era acquistare il terreno, ma poi il terreno rimaneva lì per anni, perché ci volevano anni per mettere insieme i soldi per riuscire a costruire la Sala. E quando c’erano i soldi, magari non c’erano abbastanza fratelli che si occupassero della costruzione. A volte nel fine settimana vedevi solo 1 o 2 fratelli nel cantiere. Erano instancabili, non potevi fare a meno di apprezzarli per la loro tenacia. Oggi la costruzione delle Sale del Regno viene gestita dal reparto LDC. Ci sono tanti fratelli addestrati, così in poco tempo si possono costruire Sale del Regno efficienti. 

E parlando delle adunanze, per anni la Scuola di Ministero Teocratico, l’adunanza di servizio, lo studio di libro e lo studio Torre di Guardia duravano circa un’ora. E quando erano in programma, anche i discorsi pubblici. All’inizio non c’erano discorsi pubblici tutte le settimane. Si organizzavano 4 o 8 discorsi, ammesso che si trovassero gli oratori, e poi per un po’ si continuava a tenere le adunanze, ma senza discorsi. Come mai? 

Se vi ricordate, si iniziò a tenere la Scuola di Ministero Teocratico nel 1943 e ci volle un po’ perché i fratelli imparassero a pronunciare discorsi di un’ora. Col tempo però divennero oratori eccellenti. Vi ricordate che per ogni discorso pubblico avevamo gli inviti con il nome dell’oratore stampato sopra? 

Fino al 1959 solo i fratelli potevano partecipare alla scuola. Nei primi anni la scuola iniziava con un appello, venivano letti ad alta voce tutti i nomi dei fratelli iscritti e quando leggevano il tuo dovevi rispondere: “Presente”. Qualche bastian contrario rispondeva: “Sono qui”, ma era meglio dire: “Presente”. Inizialmente, secondo le istruzioni, se qualcuno aveva l’abitudine di non presentarsi, dopo un certo periodo di tempo veniva cancellato dalla lista degli iscritti. In seguito, quella regola è stata tolta. 

Vi voglio raccontare cosa è capitato a me quando si facevano gli appelli. Quando nella nostra congregazione ogni settimana veniva fatto l’appello, notavo che c’erano alcuni giovani fratelli poco più grandi di me che rispondevano: “Presente”. Così dopo un’adunanza ho chiesto al servitore della scuola se all’appello successivo poteva leggere anche il mio nome. Il fratello era felicissimo e la settimana dopo durante l’appello è stato letto anche il mio nome. Tutti sono venuti a congratularsi con me dopo l’adunanza. E io non capivo perché, avevo solo detto: “Presente”. Il problema era che, se il tuo nome era nella lista, significava che eri disposto a fare un discorso. Io volevo solo che all’appello ci fosse anche il mio nome. 

Un paio di mesi dopo, l’8 aprile 1953, ho pronunciato il mio primo discorso. Si intitolava “Proclamiamo la condanna del mondo”. Durava 8 minuti perché non si faceva ancora la lettura della Bibbia. Quindi se eri iscritto alla scuola dovevi fare un discorso di 8 minuti. Meno male che oggi tutti sanno cosa significa partecipare come studente all’adunanza infrasettimanale. 

Nel 1950 abbiamo ricevuto la Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane in inglese e siamo stati incoraggiati a portarla alle adunanze. Per le Scritture Ebraiche usavamo la American Standard Version, oppure la “Bibbia del re Giacomo”, ma soprattutto la American Standard Version perché aveva il nome di Geova. Quindi alle adunanze portavamo 2 Bibbie. C’era quella per le Scritture Ebraiche e la Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche, ma non era un problema. 

Poi però la Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Ebraiche è stata pubblicata in più volumi. Usciva un volume ogni 1 o 2 anni. Ogni volta che ne veniva pubblicato uno, eravamo incoraggiati a portarlo alle adunanze. Solo che quei volumi cominciavano a essere tanti. Quindi nel 1960 avevamo 5 volumi delle Scritture Ebraiche, le Scritture Greche e i manuali di studio. E all’epoca i manuali di studio erano belli grossi! Ci servivano dei bei borsoni e delle spalle forti per portare tutto quanto. Siamo stati proprio felici di ricevere l’intera Traduzione del Nuovo Mondo in un solo volume nel 1961. 

Anche nella musica ci sono stati dei cambiamenti. E come saprete, io amo la musica. Per molti anni era un servitore locale a decidere quali cantici cantare alle adunanze. Quindi il presidente di un’adunanza sceglieva i cantici, ma poi non sempre erano quelli che venivano cantati. Per l’accompagnamento musicale molte Sale del Regno avevano un pianoforte o altri strumenti. Ma spesso il musicista non sapeva suonare tutti i cantici e così potevamo cantare solo quelli che sapeva suonare. Quindi quei pochi cantici alla fine li imparavamo a memoria. I cari musicisti cercavano sempre di migliorarsi per accompagnarci nel canto. Il lato positivo è che le parole di quei cantici che cantavamo circa 70 anni fa sono ancora fresche nella nostra mente. 

Vi ricordate la ripetizione scritta? Qualcuno forse no. Periodicamente le congregazioni facevano una ripetizione scritta di tutto il materiale che nelle settimane precedenti era stato trattato alla Scuola di Ministero Teocratico. Avevamo mezz’ora per rispondere a circa 25 domande, poi scrivevamo i nostri nomi sul foglio, lo consegnavamo al servitore della scuola, e lui portava a casa tutti i fogli per correggerli. Quindi se le domande erano 25, 4 punti per ogni risposta corretta, in totale si prendevano 100 punti. Una settimana dopo, all’adunanza ci veniva riconsegnato il foglio. Mi ricordo molto bene che nei primi anni all’adunanza venivano annunciati il voto più alto e quello più basso. E meno male che non dicevano chi era stato il migliore o il peggiore. Quando hanno smesso di fare questo tipo di annuncio, abbiamo tirato un sospiro di sollievo. 

Vi ricordate quando le assemblee di circoscrizione iniziavano il venerdì sera e proseguivano fino alla domenica pomeriggio? Il sabato il programma andava avanti fino a sera. Non ci si annoiava mai il sabato sera. Le dimostrazioni tenevano viva la nostra attenzione fino alla fine del programma. A volte le scenografie erano molto elaborate. Per esempio, pensate a una dimostrazione in cui un proclamatore predica di casa in casa. Oggi la porta ce la immagineremmo e basta. Ma all’epoca alle assemblee di circoscrizione spesso creavano dei supporti su cui disegnavano una porta e magari ci mettevano anche un campanello che il proclamatore poteva suonare. Se il padrone di casa era interessato si capiva subito, perché sulla porta c’era il numero 777. Ma si capiva subito anche se era contrario, perché in quel caso sulla porta c’era il numero 666. Ricordo una dimostrazione in cui un proclamatore bussava a una porta e rispondeva un fratello vestito da prete che si metteva a discutere in modo aggressivo sulla Trinità. Altro che strumenti visivi! Era impossibile dimenticare quello che vedevi e sentivi. 

Per anni le congregazioni hanno avuto un servitore di congregazione e altri 7 servitori: l’assistente servitore di congregazione, il servitore degli studi biblici, quello contabile, dello studio Torre di Guardia, delle riviste e del territorio, della letteratura e quello della Scuola di Ministero Teocratico. All’epoca, oltre al conduttore dello studio di libro, non potevano esserci più di 8 servitori nella congregazione. Un giovane, se nessuno di loro si trasferiva, non aveva nessuna possibilità di diventare servitore. Come avrebbe fatto a rendersi più disponibile per maggiori responsabilità? E non solo, come si sarebbe potuta adempiere la profezia riportata in Michea 5:5? Lì Geova promette: “Noi schiereremo contro di lui sette pastori, otto principi del genere umano”. Il numero 7 rappresenta completezza. Quindi il fatto che i principi sono 8 indica che ci sarebbe stata abbondanza di uomini che avrebbero guidato la congregazione. Ma com’era possibile, visto che il numero di servitori per ogni congregazione era limitato a 8? La risposta è arrivata nel 1971. Siamo stati così felici quando è stato disposto che ci fosse un corpo degli anziani e che non c’era un numero prestabilito di anziani o servitori di ministero. Chiunque fosse qualificato poteva essere nominato. 

Da quando mi sono battezzato sono passati 66 anni. A quel tempo non dovevi essere approvato dagli anziani per il battesimo. Le uniche domande che venivano fatte a chi voleva battezzarsi erano le 2 alla fine del discorso del battesimo. Per questo motivo si verificavano degli episodi bizzarri. Ogni tanto qualcuno, cogliendo di sorpresa i servitori, si precipitava nelle prime file alla fine del discorso, rispondeva alle 2 domande e poi veniva battezzato. Bisognava fare qualcosa, assicurarsi che i candidati sapessero cosa stavano facendo e specialmente che vivessero in armonia con i princìpi della Bibbia. Così nel ’67 sono state introdotte delle domande. I fratelli con responsabilità le usavano per assicurarsi che ogni candidato fosse veramente pronto per il battesimo. Nel corso degli anni quelle domande sono state migliorate e oggi ci sono circa 60 domande per i candidati al battesimo. Il rame è diventato oro. 

Vi ricordate quando nelle nostre pubblicazioni c’erano pochissime immagini? E quelle poche immagini di solito erano in bianco e nero o a 2 colori. Oggi invece abbiamo bellissime pubblicazioni che servono cibo spirituale con vivide immagini a colori. 

Quelli di noi che servivano in una congregazione di una lingua diversa dall’inglese ricorderanno che quando usciva una nuova pubblicazione ci volevano anni prima che fosse disponibile in altre lingue. Anche per gli articoli di studio ci volevano diversi mesi. Ma questo succedeva prima che le filiali stampassero simultaneamente. Funzionava così. Una pubblicazione in inglese veniva spedita per posta alle filiali perché venisse tradotta. Se i traduttori avevano una domanda sul significato di una frase in inglese, inviavano sempre per posta la domanda alla sede mondiale. La sede mondiale poi scriveva la risposta e la rispediva. Questo scambio portava via tanto tempo e in alcuni paesi il servizio postale era molto lento. Oggi invece, grazie a particolari software sviluppati dai nostri fratelli, alla possibilità di comunicare tramite Internet e ad altri fattori, molte lingue sono in grado di far uscire una pubblicazione contemporaneamente all’inglese. Un grande miglioramento! 

Sempre in tema di pubblicazioni, sono passati ormai circa 31 anni da quando la sede mondiale ha deciso che negli Stati Uniti non avremmo più chiesto di fare una contribuzione per le nostre pubblicazioni. In seguito, quella decisione è stata attuata nel resto del mondo. Questo è stato un bene per tantissimi fratelli. Per esempio, quando chiedevamo di fare contribuzioni per le pubblicazioni, in Africa e in altri paesi alcune famiglie non potevano permettersi una copia della Torre di Guardia per ogni componente, non avevano abbastanza soldi. Figuriamoci per i libri! 

Vi racconto cos’è successo in Africa. Lì un missionario aveva notato che un fratello giovane nei suoi commenti citava tanti versetti a memoria. Questo l’ha incuriosito, così un giorno gli ha chiesto: “Come fai a conoscere così tanti versetti?” Il fratello ha risposto: “Dal libro Ragioniamo, lo leggo ogni volta che posso averlo”. Il missionario gli ha chiesto: “Cosa vuol dire? In che senso lo leggi ogni volta che puoi averlo?” E il fratello ha risposto: “Io non ce l’ho il libro Ragioniamo, non potrei mai permettermelo. Ma conosco una sorella che ne ha uno e lei è così gentile da prestarmelo di tanto in tanto. Ecco perché lo leggo ogni volta che posso averlo”. Così il missionario gli ha fatto un regalo. Gli ha preso non solo il libro Ragioniamo, ma anche una Traduzione del Nuovo Mondo. È stato un buon investimento. Il ragazzo in seguito è stato chiamato alla Betel, e di cosa pensate si occupasse? Proprio di pubblicazioni. I fratelli sapevano che apprezzava così tanto le pubblicazioni che avrebbe fatto di tutto per renderle disponibili alle congregazioni. 

Le decisioni prese in passato hanno sempre contribuito a raggiungere un determinato scopo. Erano come rame pregiato. Non le consideriamo di poco conto. Anzi, siamo d’accordo con le parole riportate in Zaccaria 4:10: “Chi mai disprezzerebbe il giorno degli umili inizi?”. Ogni volta che si rendeva conto che c’era un modo migliore per fare le cose, chi guidava l’opera faceva subito dei cambiamenti. Questo rafforza la nostra fede. 

Ma il meglio deve ancora venire! 

Come abbiamo detto all’inizio, forse qualcuno non aveva mai sentito parlare di questi cambiamenti. Perché non chiedete a chi è battezzato da tanti anni di raccontarvi cosa si faceva in passato? Sono sicuro che verranno fuori conversazioni molto interessanti. 

• (Leon Weaver) - Grazie mille per questi interessanti approfondimenti, David. Se pensiamo a tutti i cambiamenti che ci sono stati anche solo nel corso della nostra vita, possiamo davvero dire che Geova rende migliore la sua organizzazione giorno dopo giorno. 

Adesso conosceremo un fratello che ha vissuto di persona tutti i cambiamenti di cui abbiamo parlato e molti altri. È il fratello John Mills. Vediamo come ha servito fedelmente Geova nei vari incarichi che ha avuto e nonostante le molte difficoltà. 

• (John Mills – Filiale dell’America centrale) - Sono cresciuto con 3 sorelle, e mia madre era nella verità. Ricordo quando seduti sul divano parlavamo di cose spirituali con mia madre. Lei ci ha insegnato ad apprezzare il valore di qualsiasi incarico avevamo, a vederlo come qualcosa di veramente speciale. Il servizio di pioniere era la mia vita. La Scuola di Galaad per me era un modo di dare agli altri, di essere molto impegnati nel servizio. Ho pregato Geova e gli ho detto: “Vorrei tanto andare a Galaad, ma se possibile non è che potrei avere anche una moglie?” Ho pensato: “Ragazzi, forse chiedo troppo!” Comunque alla fine Geova me l’ha data. 
Sono andato a Galaad. Nella mia stessa classe c’era questa sorella, Lois. Era la sorella più carina e più spirituale che avessi mai visto. Non ci potevo proprio credere! Ci siamo piaciuti e una settimana dopo Galaad ci siamo sposati. Andare a vivere come sposini novelli in una casa missionaria insieme ad altre 7 persone era un bel problema. Ma devo dire che non ci ha disturbato più di tanto, noi ci sentivamo comunque in luna di miele. 
In Colombia predicare era meraviglioso. Ci piaceva tantissimo. Era la vita che avevamo sempre sognato. Lois era davvero un’insegnante straordinaria. Mi piaceva tanto andare in servizio con lei, era una compagna d’opera perfetta. La Colombia comunque era un posto pericoloso. La situazione era così critica che a volte quando uscivamo di casa la mattina per andare in servizio ci dicevamo: “Se oggi ci succede qualcosa, ci rivedremo nel nuovo mondo”. 
La Colombia era diventata la nostra casa. Mentre svolgevamo i nostri incarichi l’abbiamo girata in lungo e in largo. Eravamo lì da più di 20 anni, quando ci siamo resi conto che la mamma di Lois aveva bisogno delle nostre cure. Questo ovviamente significava lasciare la Colombia. 
Mi ha spezzato veramente il cuore andare via dalla Colombia. Sentivo che stavo lasciando i tanti privilegi che mi erano stati affidati e anche l’incarico che amavo. 
Negli Stati Uniti eravamo ben coordinati. Lavoravamo come una squadra. Lois era molto organizzata. Vedevo che riusciva a gestire al meglio ogni situazione. Aiutare la madre le dava veramente una profonda soddisfazione. 
Per Lois aiutare gli altri era un modo di vivere. Non hanno importanza né i privilegi di servizio né le responsabilità che abbiamo. Possiamo essere veramente felici solo quando diamo agli altri. 
Alla fine, anche Lois si è ammalata. Lois non si è mai lamentata o commiserata per la sua malattia. Si interessava sempre degli altri e cercava il modo di aiutarli, anche quando stava molto male. 
Adesso che Lois non è più con me, io ripenso spesso al suo esempio e questo mi dà la forza per andare avanti. 
Oggi servo alla filiale dell’America Centrale e sono circondato da tanti fratelli che mi vogliono bene. Quando ho dovuto affrontare la perdita della mia amata moglie, ho deciso di esserci per quelli che vivono situazioni simili e di incoraggiarli sempre, di essere sempre lì per loro. A volte semplicemente mi siedo con loro per bere un caffè. 
Riuscire a mettermi nei panni degli altri, a mostrare interesse e a incoraggiarli mi dà grandissima gioia. Questa è una delle cose che mi aiuta di più a perseverare di fronte alle prove. 

L’esempio di fedeltà di John mi ha fatto davvero riflettere. Quanto sono vere le parole riportate in 2 Corinti 1:3, 4: “[Geova] ci conforta in tutte le nostre prove, così che noi possiamo confortare chi affronta ogni tipo di prova con il conforto che riceviamo da Dio”. 

Vi siete mai chiesti come mai alle nostre adunanze cantiamo? O perché, di solito d’estate, partecipiamo ai congressi? Forse chi è più giovane o è battezzato da poco potrebbe non essere a conoscenza di certi dettagli della nostra storia, ma questa storia è un ricco bagaglio spirituale. È la vostra eredità e vogliamo che la conosciate bene.

Perciò il Corpo Direttivo ha approvato una nuova serie. Il titolo di questa serie è “La nostra storia viva e dinamica”. Ogni episodio racconterà come nel tempo è cambiato un aspetto della nostra adorazione, un po’ come ha fatto David nel suo discorso. Questa serie ci aiuterà a vedere che la nostra adorazione non si basa su tradizioni o usanze. Si basa piuttosto sulla verità della Parola di Dio. 

Ora vedremo il primo episodio. Racconterà la storia dei nostri cantici di lode a Geova. 

Fu realizzata in segreto, nascosta nella fodera di una giacca e poi portata fuori dal paese. Che cos’era? Una registrazione di alcuni fratelli e sorelle in Siberia che cantavano i nostri cantici. Fu mandata dall’altra parte del pianeta per poterla fare ascoltare al congresso internazionale del 1958 tenuto a New York, dove c’erano più di 250.000 presenti. Perché cantare è così importante per i Testimoni di Geova? 
Scopriamolo in questo episodio di “La nostra storia viva e dinamica”. 
Fin dall’antichità i servitori di Geova lo hanno lodato con canti. In che modo cantare è diventato fondamentale anche per noi oggi? Questa storia inizia più di 150 anni fa. Siamo intorno all’anno 1869 e ci troviamo ad Allegheny, in Pennsylvania, negli Stati Uniti. Charles Taze Russell è un ragazzo alla ricerca della verità. Una sera mentre sta camminando per strada, sente qualcosa. Delle persone stanno cantando in uno scantinato dove si sta tenendo una riunione religiosa. Così entra, e quello che sente è la scintilla che accende in lui il desiderio di studiare la Bibbia come mai prima. Man mano che Russell e i suoi collaboratori riscoprono le verità della Bibbia, la musica assume un ruolo fondamentale nella pura adorazione. Dato che il padre per un periodo di tempo aveva avuto un negozio di strumenti musicali, Russell probabilmente conosceva il potere che ha la musica di emozionare. Infatti sosteneva che “cantare la verità è un buon metodo per farla penetrare nella mente e nel cuore dei servitori di Dio”. 
Nel luglio del 1879 il primo numero della Torre di Guardia di Sion annunciava la pubblicazione di un nuovo libretto dei cantici, il primo di una lunga serie. Si intitolava Canti della sposa. Conteneva 144 inni, o canti religiosi di lode. Gli Studenti Biblici li cantavano alle loro riunioni e assemblee. 
Come sarà stato cantare questi cantici agli inizi del ’900? Immaginate di essere a una delle conferenze di Charles Taze Russell. All’entrata vi viene dato un foglietto. Cercate un posto a sedere, ma è tutto occupato. A un certo punto cala il silenzio e viene annunciato che la conferenza avrà inizio con un cantico e una preghiera. In una chiesa vi aspettereste di trovare il libretto dei canti appoggiato sul banco, ma questa è una sala in affitto. Così vi accorgete che sul foglio che vi è stato dato c’è il testo di un cantico e c’è anche una parte in cui potete scrivere il vostro nome e il vostro indirizzo per richiedere uno studio biblico. Poi, quando tutti iniziano a cantare, vi unite al coro. Com’erano i cantici a quel tempo? Sentiamone uno che abbiamo cantato per più di 80 anni. 
Ecco una registrazione del 1916. C’è un po’ di differenza con i cantici che cantiamo oggi. Confrontando le varie versioni di questo cantico, noterete che il testo e il tema sono cambiati nel corso degli anni. 
Ecco una versione di “Tutti rendano gloria” del 1935 cantata dal quartetto maschile della Watch Tower. 
Nel nostro primo libretto dei cantici, questo cantico era intitolato “Tutti rendano gloria al potere del nome di Gesù”, che parlava, beh, del potere del nome di Gesù, senza nemmeno menzionare una volta Geova. Questo perché molti cantici di quell’epoca erano adattamenti di inni di alcune chiese. 
Ecco la versione del 1950 di questo cantico. Il testo non dà più eccessivo risalto al nome di Gesù, ma fa riferimento al far conoscere la volontà di Dio e contiene il nome di Geova. 
Perché tutti questi cambiamenti? Perché i nostri cantici si basano sulla comprensione che abbiamo delle verità bibliche. Più la luce risplende, più aumenta la nostra comprensione della verità, e così i nostri cantici cambiano di conseguenza. 
Il primo libretto dei cantici spiegava che il nostro intento era quello di pubblicare cantici “liberi da teologia riprovevole”, e questo obiettivo non è mai cambiato. Non continuiamo a cantare i nostri cantici per tradizione o sentimentalismo. Li cantiamo perché parlano della verità. 
A partire dal libretto dei cantici del 1928 le cose sono cambiate. Molti cantici furono scritti dai nostri fratelli e sorelle e davano più risalto al nome di Geova, alle sue qualità e al suo Regno. 
Era evidente anche dal titolo del libro, Cantici di lode a Geova. Alcuni di quei cantici potrebbero esserci familiari, come questo. 
I vostri genitori sono nella verità? E i vostri nonni? E i vostri bisnonni? Se è così, alle loro adunanze e assemblee hanno cantato lo stesso cantico che cantate voi. Un’eredità davvero speciale! 
Adesso facciamo un salto negli anni ’40. Alcuni fratelli erano in prigione a motivo della loro fede. Il mondo era in guerra e aveva bisogno della buona notizia. Così ci impegnammo ancora di più nel predicare e insegnare la verità. Fu allora che ebbero inizio la Scuola biblica di Galaad e la Scuola di Ministero Teocratico. E fu allora che tornammo a cantare i cantici alle nostre adunanze. 
Un momento, come sarebbe a dire “tornammo”? Significa che per un periodo abbiamo smesso di cantare alle adunanze? Quando? Scopritelo nel prossimo episodio di “La nostra storia viva e dinamica”. 

Beh, ora sì che siamo curiosi. Vi piacerebbe scoprire perché per un periodo abbiamo smesso di cantare i cantici? Per scoprirlo dovrete guardare la seconda parte di questo video. La troverete presto su jw.org. Non perdetevi i prossimi episodi della serie “La nostra storia viva e dinamica”. 

Diversi anni fa un articolo della rivista Svegliatevi! ha raccontato la storia di Elizabeth Balnave. Elizabeth spiegava cosa l’aveva spinta a prendere un’importante decisione riguardo alla sua carriera. Come ha influito quella decisione sulla sua vita? Scopriamo insieme la risposta in questo nuovo episodio della serie “Dove sono oggi”. 

(Elizabeth Balnave) - Quando ero piccola sognavo sempre di diventare una ballerina. Ho studiato danza classica sin dall’infanzia. Avrei dovuto mostrare completa fedeltà alla compagnia di danza, assoluta ubbidienza al direttore artistico e avrei dovuto fare della danza classica la cosa più importante della mia vita. Ho capito che in questo mondo è impensabile avere successo senza scendere a compromessi, è proprio impossibile. E una vita del genere è vuota e non ti rende felice. 
Il problema è che una volta che sei entrato in quell’ambiente rimani completamente incantato dal suo fascino. Poi col tempo ti rendi conto che non è tutto oro quello che luccica, ma a quel punto sei in trappola e non sai come uscirne. Quando parlo con i giovani dico sempre che quello che ti offre il mondo può sembrare allettante, fantastico. Ma anche se non lo vedi, è come se ci fosse sempre un filo che ti tiene legata. E a un certo punto ti rendi conto che quel filo in realtà è una corda, una corda che non puoi tagliare tanto facilmente, perché Satana ti ha preso in trappola. Non hai più il controllo della tua vita. E tutto questo succede senza che te ne accorgi. 
La danza richiede disciplina, e la disciplina è una cosa importante. Così ho cercato di capire come trasferire questo valore nella vita di tutti i giorni. Mi ci è voluto del tempo, ma alla fine l’ho capito. Una cosa che invece dovevo imparare a fare era riuscire a mettermi in gioco, imparare a fare cose nuove. 
Io e mio marito siamo stati alla Betel fino al 1987. Quando siamo usciti, Jack aveva già un lavoro e questo era perfetto. Io invece non potevo lavorare perché avevo dei problemi di salute. Stavo così male che sono rimasta a letto per 5 mesi. Poi ho iniziato a sentirmi un po’ meglio ed è stato allora che ho capito quanto ci costavano tutte quelle cure mediche. Così mi sono tirata fuori dal letto e sono andata a cercare un lavoro part time. 
In tutto questo periodo io e Jack abbiamo continuato a pregare Geova. Sapevamo che ci avrebbe aiutato, non avevamo dubbi. Alla fine, ho trovato lavoro in uno studio legale. Era un ottimo lavoro e l’ho fatto per circa 30 anni. In tutti questi anni Geova mi ha dato veramente tanto, ha benedetto tutti i miei sforzi. Non ho mollato e mi sono rifiutata di scendere a compromessi. 
Quando mi sono resa conto che grazie a questo lavoro stavo acquisendo delle nuove competenze, allora ho pregato Geova e gli ho detto: “Geova, adesso so fare questo, vorrei usarlo per servirti”. Così piano piano ho iniziato a collaborare con il Reparto Legale della Betel. 
Dopo circa 11 anni da quando avevamo lasciato la Betel stavo lavorando e all’improvviso mi sono sentita male di nuovo. Stessi sintomi, una rapida perdita di peso e tanta stanchezza. 
Alla fine, mi è stata diagnosticata la celiachia. Quindi una volta cambiata la mia alimentazione ho iniziato a stare sempre meglio. Ho lavorato per lo studio legale fino al 2014. Poi, una volta in pensione, io e mio marito abbiamo deciso di trasferirci. In questo momento sto collaborando con la Betel da remoto. 
Se servi il mondo, ne diventi schiavo a tutti gli effetti. Se servi Geova invece, secondo me sei libero. Dal mio punto di vista l’accoppiata vincente è quella fatta da te e Geova, non c’è dubbio. 
Quando ti rendi disponibile per Geova, riesci a capire davvero come lui ti aiuta. Sono felice della mia vita, perché ho servito Geova in modi straordinari. Nessuna carriera al mondo può offrirti tutto questo. 
Per leggere la biografia della sorella Balnave vedi l’articolo “La mia carriera da ballerina: le gioie e i dolori” nel numero di Svegliatevi dell’8 luglio 1983 

Possiamo senz’altro dire che la resilienza è stata una qualità che ha aiutato molto Elizabeth. 

Cosa può fare ognuno di noi per imparare a essere più resiliente? Ascoltiamo 3 consigli pratici in questa adorazione mattutina tenuta dal fratello Gajus Glockentin. 

(Gajus Glockentin – Comitato Editoriale) - Maria si mise ad ascoltare quello che Gesù diceva. Senz’altro da ammirare! Stabilì le giuste priorità e per questo è un ottimo esempio da seguire. Sua sorella Marta, invece, ricevette l’amorevole correzione di Gesù, come dice il commento di oggi. 
Adesso proviamo per un momento a metterci nei panni di Marta. Marta si dava da fare per sostenere Gesù, per dargli un posto dove stare mentre predicava nel difficile territorio della Giudea. In questa occasione probabilmente Maria e Marta stavano lavorando insieme per preparare qualcosa per Gesù. Ma quando arrivò Gesù Maria smise di aiutare, come si capisce dal versetto. Come si sarà sentita Marta? All’improvviso si ritrova a dover fare tutto da sola. Forse riusciamo a immaginarcela mentre si innervosisce sempre di più. Lei è tutta indaffarata e intanto sua sorella se ne sta lì ad ascoltare Gesù. Così chiede a Gesù di riprendere Maria, di dirle di darsi da fare, di aiutarla. Ma sorprendentemente è proprio Marta quella che riceve un consiglio da Gesù. 
Come ci sentiremmo in una situazione simile? Stiamo facendo qualcosa con tutte le buone intenzioni e invece di una lode riceviamo un consiglio. Magari iniziamo a sentire un nodo alla gola, ci viene da piangere, sentiamo un peso sullo stomaco. 
Ve la immaginate Marta che ci pensa un momento e risponde a Gesù: “Non è mica giusto. Sto facendo di tutto per darti una mano e mi dai pure consigli. Sai cosa? Adesso mi siedo anche io ad ascoltare. Voglio proprio vedere chi ti prepara da mangiare”. 
Naturalmente non sappiamo cosa disse o pensò Marta, ma quello che sappiamo, come dice il commento di oggi, è che fece tesoro dell’amorevole correzione di Gesù. Cosa può aiutarci a superare i momenti dolorosi e imparare anche qualcosa? Il termine che viene spesso usato in questo caso è “resilienza”. Una persona che è resiliente è in grado di riprendersi facilmente e velocemente da un’esperienza spiacevole o dolorosa. È un po’ come la capacità che ha questa molla che vedete di sopportare la pressione e poi di ritornare alla sua forma originale. 
Parliamo brevemente di 3 cose che possono aiutarci a essere resilienti e a non arrenderci facilmente. 
1. La prima cosa che ci può aiutare è accettare la realtà, esaminare con onestà i fatti. Prendiamo insieme la Bibbia in Proverbi capitolo 28. La domanda che ci vogliamo fare quando affrontiamo un momento difficile è: “Capisco e accetto veramente la realtà della mia situazione?” Proverbi 28:26 comincia dicendo: “Chi confida nel proprio cuore è stupido”. Potremmo avere la tendenza a mettere i paraocchi in senso emotivo, a vedere solo quello che vogliamo vedere. Molte persone, come meccanismo di difesa, cadono nella trappola di negare la realtà. Ma la seconda parte di questo versetto continua dicendo: “Ma chi cammina nella sapienza scamperà”. Noi vogliamo vedere le cose per quello che sono, vogliamo accettare la realtà. 
Certo, accettare la realtà non è per niente facile. Può essere una cosa spiacevole e spesso emotivamente dolorosa. L’apostolo Pietro fece proprio questo quando Gesù lo guardò dopo che lui l’aveva rinnegato 3 volte. Pietro accettò la realtà, andò fuori e scoppiò a piangere. Pianse amaramente. Di certo in quell’occasione non si mise ad accampare scuse. Questo e altri episodi in cui Pietro ricevette dei consigli lo aiutarono a imparare qualcosa e ad assolvere i suoi incarichi sempre meglio. 
2. Il secondo aspetto è trarre il meglio da ogni situazione. Magari conosciamo persone che, quando affrontano un problema, in preda allo sconforto dicono: “Ma perché questa cosa è successa proprio a me?” Queste persone si sentono delle vittime e non riescono a imparare nulla dalle situazioni difficili che affrontano. Invece noi, che conosciamo la Bibbia, sappiamo perché a volte non possiamo evitare difficoltà e situazioni problematiche. Avere il quadro generale ci può aiutare. Se siamo resilienti non ci limiteremo a sopportare una situazione spiacevole o una circostanza nuova, ma riusciremo a vedere quello che sembra un ostacolo come un’opportunità per imparare qualcosa. 
Lo sappiamo bene, nessuno di noi è perfetto. Tutti sbagliamo, tutti facciamo degli errori prima o poi. Ma quello che possiamo fare è scegliere come reagire, cercare davvero di trarre il meglio da quella situazione, guardare avanti invece che guardare indietro e porci degli obiettivi che non abbiamo ancora raggiunto. 
Forse ricorderete come si dimostrò resiliente il fratello Harold King. Quando si trovò in isolamento, come sfruttò questa situazione difficile per imparare qualcosa, per trarne beneficio? Lui disse: “Predisposi un programma di attività di predicazione. Ma a chi predica colui che è in isolamento? Decisi di preparare alcuni appropriati sermoni biblici in base alle cose che ricordavo e di predicare a personaggi immaginari”. Ecco che cosa fece. In questo tipo di situazioni, possiamo dire che trarre il meglio è come costruire un ponte tra le difficoltà che affrontiamo oggi e un futuro migliore. Grazie a questo ponte riusciamo a gestire meglio una situazione complicata e smettiamo di sentirci schiacciati da quel problema. 
3. Ora parliamo del terzo aspetto, avere un’opinione equilibrata di noi stessi. All’inizio abbiamo detto che dobbiamo accettare la realtà, il che può significare sentirsi tristi o delusi. Ma se siamo persone resilienti, non ci sentiremo dei falliti quando facciamo degli sbagli o quando qualcosa va storto. 
Prendiamo insieme la Bibbia in Romani al capitolo 7 e vediamo come l’esempio dell’apostolo Paolo può aiutarci a capire questo aspetto. A Paolo capitò di sentirsi scoraggiato a causa delle sue debolezze. Qui al capitolo 7 descrisse come la sua coscienza lo accusava. Soffriva perché si sentiva schiavo del peccato. Infatti, qui al versetto 24 percepiamo chiaramente il suo stato d’animo. Paolo disse: “Povero me!” Ma poi, a quanto pare, Paolo capì che la sua imperfezione non definiva chi fosse veramente. Infatti, 9 anni dopo, nella seconda lettera che scrisse al suo amico Timoteo poco prima di morire, fece capire chiaramente cosa pensava al riguardo. Prendiamo insieme 2 Timoteo capitolo 4, leggeremo il versetto 7: “Ho combattuto l’eccellente combattimento, ho corso la corsa sino alla fine, ho osservato la fede”. I suoi problemi non sparirono miracolosamente. Doveva ancora combattere contro la sua imperfezione, ma non permise a quei problemi di impedirgli di servire Geova in modo straordinario. 
Quindi vogliamo evitare di abbatterci, essendo troppo duri con noi stessi pensando: “Sono un fallimento”, oppure: “Sono inutile”. Riflettiamo sugli aspetti positivi della nostra vita, riflettiamo sui nostri punti di forza. Fare questo ci aiuterà ad avere un’opinione equilibrata di noi stessi. 
Quindi in conclusione, l’esempio di Marta ci ricorda quanto è importante imparare a essere resilienti nella nostra vita. E per fare questo dobbiamo 
1. accettare la realtà, 
2. trarre il meglio dalle situazioni 
3. e avere un punto di vista equilibrato di noi stessi. 

La Bibbia contiene delle descrizioni meravigliose di come sarà la nostra vita nel paradiso. 

Come vedremo nel prossimo video musicale, immaginare quanto sarà bello il futuro che ci attende ci riempie di gioia. 

♪ Se chiudo gli occhi, vedo già un mondo in pace e serenità. ♪ 
♪ Anche tu, come me, lo vedrai! ♪ 
♪ Non è un sogno, e tu lo sai. ♪ 
♪ Ciò che ha promesso Geova per noi si avvererà. ♪ 
♪ Anche tu lo vedrai! ♪ 
♪ Senti che ♪ 
♪ meravigliosa armonia c’è! ♪ 
♪ Questo è ciò che voleva Dio per me e te. ♪ 
♪ Chi dormiva nella morte è già insieme a noi e non ci lascerà. ♪ 
♪ Anche tu, come me, lo vedrai! ♪ 
♪ Angosce e lacrime sono ormai passate: le ha sconfitte Dio per noi. ♪ 
♪ Anche tu, come me, lo vedrai! ♪ 
♪ Senti che ♪ 
♪ meravigliosa armonia c’è! ♪ 
♪ Questo è ciò che voleva Dio per me e te. ♪ 
♪ La sua Parola è una garanzia. ♪ 
♪ La mia è fede, non fantasia. ♪ 
♪ Quello che Dio farà ♪ 
♪ per tutti noi ♪ 
♪ sarà per l’eternità. ♪ 
♪ Ora chiudi gli occhi e vedi che ♪ 
♪ c’è un mondo nuovo intorno a te. ♪ 
♪ Anche tu, come me, lo vedrai! ♪ 

Che bella canzone e che bel video! In questo programma abbiamo ripercorso la nostra storia teocratica non per essere nostalgici, ma per ricordare che Geova migliora costantemente la sua organizzazione, proprio come aveva promesso di fare. 

✓ Abbiamo visto il primo episodio di un’emozionante nuova serie dal titolo “La nostra storia viva e dinamica” e abbiamo visto il ruolo fondamentale che hanno i cantici nella nostra adorazione. 

✓ Inoltre, abbiamo imparato che Geova benedice chi lo serve. Elizabeth ha rinunciato a una brillante carriera, ma ha ricevuto grandi ricchezze spirituali. 

✓ Poi abbiamo visto che John ha affrontato molte difficoltà, ma grazie all’aiuto di Geova prova gioia aiutando gli altri. 

E non è finita qui. Prima di salutarci c’è ancora dell’altro. Questo mese visiteremo i fratelli e le sorelle dell’Ecuador. 

Questo paese deve il suo nome al fatto di essere situato sull’equatore. Si estende dalle isole Galápagos alle Ande, al bacino del Rio delle Amazzoni. Questo è il monte Chimborazo. Dato che l’equatore è il punto più lontano dal centro della Terra, si può dire che la vetta di questo monte è la più alta del pianeta. 

Questa linea ferroviaria è stata scavata nelle Ande più di un secolo fa. È stata usata dai primi missionari che sono arrivati qui nel 1946. Oggi più di 100.000 testimoni di Geova predicano la buona notizia in Ecuador. 

Nel 2020 hanno assistito alla Commemorazione circa 300.000 persone. La congregazione Chontapunta Quichua all’inizio era un piccolo gruppo in un posto isolato. Per mantenersi, i fratelli coltivano fiori e cercano l’oro. Ma i loro sforzi li concentrano sul ministero. Percorrono lunghe distanze per predicare in tutto il territorio e non si fermano nemmeno quando non ci sono ponti. Usano 2 barche, Enoc e Enoc 2, per raggiungere le comunità remote che parlano Quichua. 

In quelle zone isolate i cellulari non prendono bene, ma neanche questo ferma chi studia la Bibbia. Guardate cosa fa questo ragazzo per riuscire a collegarsi alle adunanze e a studiare. Per fare visite ulteriori e condurre studi biblici con persone che vivono in zone dove non c’è rete, i fratelli usano un ricetrasmettitore. 

I fratelli hanno organizzato vari discorsi, incluso quello della Commemorazione, in huaorani, una lingua in cui non vengono ancora tradotte pubblicazioni. 

Questa piccolina, che con la famiglia fa parte della congregazione, mostra dei video a dei bambini che parlano huaorani. Ha solo 4 anni. 

I nostri cari fratelli e sorelle della congregazione Chontapunta Quichua, in Ecuador, mandano un affettuoso saluto a tutti i fratelli nel mondo. 

Leon, amico mio, voglio ringraziarti davvero tanto per avermi aiutato con il programma di questo mese. Mi ha fatto molto piacere. Entrambi vi vogliamo bene e vi salutiamo con tanto affetto. 

Dalla sede mondiale dei Testimoni di Geova, questo è JW Broadcasting. 



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