2021-10 Jw Broadcasting

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INDICE

VIDEO

Benvenuti a questo programma di JW Broadcasting! Ecco di cosa parleremo nel programma di questo mese. 

• Sharon Hall non poteva continuare a fare la pioniera, ma desiderava comunque impegnarsi il più possibile per Geova. Che cosa ha deciso di fare? E cosa possiamo imparare da lei? 

• Spesso a scuola l’evoluzione viene presentata come un dato di fatto. È stata insegnata anche a voi questa teoria? 

• Vedremo come possiamo provare a noi stessi l’esistenza di Dio e come possiamo dimostrare ad altri che la teoria dell’evoluzione è falsa. 

• Vedremo anche il primo video di una nuova serie ideata per aiutarci a migliorare nel ministero. 

Questo è il programma di JW Broadcasting per il mese di ottobre 2021. Il tema che tratteremo questo mese è “Siete graditi a Geova”. È molto interessante. 

Tutti noi amiamo Geova e desideriamo dargli il meglio. Vogliamo che tutto quello che facciamo gli sia gradito. Quindi potremmo cercare di fare quante più cose è possibile, cogliendo tutte le opportunità che ci si presentano nell’organizzazione. 

Ma vi sentite mai scoraggiati o magari in colpa o frustrati pensando a quello che fate per Geova? In alcuni casi potrebbe capitarvi di essere così impegnati nelle tante attività teocratiche, da non riuscire a dedicare il giusto tempo ai vostri bisogni spirituali, personali o familiari. Oppure il contrario, vi trovate nella situazione opposta. Vi sentite scoraggiati perché non riuscite a fare quello che vorreste o che magari riescono a fare altri. Forse eravate molto impegnati nelle attività teocratiche, ma inaspettatamente le vostre circostanze sono cambiate per un problema di salute o magari altri problemi che vi hanno, per così dire, spezzato le ali. Una situazione del genere potrebbe portarvi a chiedervi: “Cosa si aspetta Geova da me? Cosa vuole davvero?” 

Prenderemo in esame 3 punti al riguardo. 

✓ Il primo è: Stabiliamo le giuste priorità 

✓ Il secondo è: Non paragoniamoci agli altri 

✓ E il terzo: Ricordiamo cosa è importante per Geova 

Iniziamo con il primo punto. Geova si aspetta che ognuno di noi stabilisca le giuste priorità. Ma come possiamo farlo? Un passo biblico che mi ha aiutato tanto è 2 Corinti 8:12. Quando Paolo scrisse questa lettera i cristiani in Giudea stavano affrontando molte difficoltà. Alcune di queste erano una carestia, la persecuzione, ed erano anche stati derubati dei loro beni. Avevano bisogno di aiuto. In precedenza, nella sua prima lettera, Paolo aveva incoraggiato i corinti a mettere da parte qualcosa per aiutare i fratelli che erano in Giudea. Non molto tempo dopo, quando Paolo scrisse la sua seconda lettera ai Corinti, li incoraggiò a preparare il loro dono. Quindi dal contesto capiamo che si parlava di dare, fare sacrifici, aiutare gli altri. Con questo in mente leggiamo 2 Corinti 8:12: “Se infatti c’è la prontezza, allora il dono è gradito secondo ciò che si possiede, e non secondo ciò che non si possiede”. Qui Paolo fa una differenza fra doni che sono graditi a Geova e doni che invece non sono graditi a Geova. Che cosa voleva dire? Immaginate questa scena. Provate a pensare a una famiglia che vive a Corinto. Il padre, la madre e i figli. Il padre ha sentito la lettera di Paolo che è stata letta alla congregazione. Si rende conto che c’è bisogno di aiuto e non vede l’ora di dare una mano ai fratelli della Giudea. Allora riunisce la sua famiglia e valuta il da farsi insieme alla moglie. Dice: “Abbiamo qualche risparmio che pensavamo di usare per fare dei lavori in casa. E poi stavamo mettendo da parte qualcosa per comprare un altro asino. Però non sarebbe bello se donassimo questi soldi ai nostri fratelli di Gerusalemme?” Cosa ne pensate? Quello sarebbe un sacrificio gradito a Dio? Certo è un sacrificio, perché la famiglia offre del denaro per aiutare altri, ed è gradito perché lo fa secondo ciò che possiede. Quel sacrificio avrebbe un grande valore agli occhi di Geova. E, tutta la famiglia sarebbe più che felice di sostenere quella decisione. 

Ma adesso immaginiamo un’altra famiglia della stessa congregazione. In questo caso il marito dice alla sua famiglia: “So che non abbiamo nessun risparmio, ma sapete cosa? Vorrei usare i soldi che abbiamo messo da parte per comprare da mangiare per le prossime 2 settimane e donarli ai fratelli di Gerusalemme che ne hanno bisogno”. Cosa ne pensate? Direste che è un sacrificio gradito a Dio? Stesse buone intenzioni, stesso motivo e forse anche la stessa somma di denaro. Ma è gradito a Dio? No. Perché? Perché non è fatto secondo ciò che si possiede. Geova non vuole che un padre privi i figli del cibo. Ve lo immaginate questo padre che deve spiegare alla famiglia la sua decisione? Lui ha davanti a Dio la responsabilità di dare da mangiare alla sua famiglia. Paolo dice: “Dai in base a quello che possiedi”. Cosa capiamo da questo? Come può aiutarci questo principio a mantenere l’equilibrio e a stabilire le giuste priorità? Beh, i nostri sacrifici sono graditi a Geova se diamo in base a quello che abbiamo. Ma i nostri sacrifici non sarebbero graditi a Geova se cercassimo di andare oltre le nostre possibilità. 

Cosa significa questo? Significa che certe cose per Geova non sono negoziabili. Quali sono alcune di queste cose? 

A. Una è senza dubbio la nostra amicizia con lui. Geova si aspetta che manteniamo forte la nostra amicizia con lui dedicando del tempo a cose importanti come pregare, leggere la Bibbia e meditare, assistere partecipare alle adunanze e impegnarci facendo del nostro meglio nel ministero. Quindi non dovremmo mai permettere che gli incarichi che svolgiamo nell’organizzazione soffochino le attività spirituali che ci aiutano a rimanere vicini a Dio, perché a quel punto il nostro sacrificio non gli sarebbe gradito.

B. Parliamo adesso delle nostre responsabilità familiari. Geova si aspetta che ci prendiamo cura della nostra famiglia, non solo dal punto di vista materiale e fisico, ma anche dal punto di vista spirituale e emotivo. Quindi dobbiamo dedicare del tempo all’adorazione in famiglia, dobbiamo predicare con la nostra famiglia e dobbiamo svagarci con la nostra famiglia. Non possiamo assolutamente lasciare che i nostri incarichi teocratici ci privino del tempo di cui abbiamo bisogno per prenderci cura dei nostri cari. In quel caso il nostro sacrificio non sarebbe gradito a Geova. 

C. Un terzo punto è la nostra salute. Geova vuole che lo serviamo con tutta l’anima. Questo significa dare il massimo in base al nostro stato di salute. Quindi dobbiamo prenderci cura della nostra salute mangiando bene, dormendo a sufficienza e facendo regolarmente attività fisica. Anche in questo caso, non dobbiamo permettere che i nostri incarichi teocratici ci facciano trascurare la nostra salute. Altrimenti il nostro sacrificio non sarebbe gradito a Geova. 

Avete colto il punto? Cosa può aiutarci a stabilire le giuste priorità? Dobbiamo ricordare il principio di 2 Corinti 8:12. Qui Geova in pratica ci dice: “Dammi soltanto quello che hai, non darmi quello che non possiedi. E allora il dono che mi darai sarà gradito”. Comunque sappiamo che anche se siamo riusciti a stabilire le giuste priorità, è molto difficile mantenere l’equilibrio. Una volta trovato devi impegnarti costantemente per mantenerlo. È un po’ come un equilibrista che deve di continuo calcolare e ricalibrare i suoi movimenti per mantenersi in equilibrio. Ed è lo stesso quando cerchiamo di mantenere l’equilibrio nella nostra vita. Per me ad esempio è una continua sfida e sono sicuro che anche molti di voi si sentono così. 

Nelle nostre pubblicazioni abbiamo articoli molto belli che danno consigli su come gestire il tempo. Eccone 2. 

In Svegliatevi! dell’aprile 2010 a pagina 7 c’è un articolo intitolato “Venti modi per avere più tempo”. 

E in Svegliatevi! di febbraio del 2014 c’è un altro articolo intitolato “Come gestire bene il tempo”. 

Questi articoli vi aiuteranno ad approfondire l’argomento e a capire come stabilire le giuste priorità e mantenere l’equilibrio. 

2. Un’altra cosa che può aiutarci a mantenere l’equilibrio è questa, evitiamo di fare inutili paragoni. Ci sarà sempre qualcuno che nel servizio a Geova farà più di noi. E se iniziamo a paragonarci con gli altri o pensiamo che il loro servizio sia in qualche modo più gradito a Geova potremmo perdere non solo il nostro equilibrio, ma anche la gioia. Parlando di questo argomento, cioè di non paragonarsi agli altri, mi vengono in mente i profeti Daniele, Ezechiele e Geremia. Come vi ricordate, questi profeti erano contemporanei, ma ognuno di loro viveva circostanze diverse. Daniele ad esempio si trovava alla corte del re a Babilonia. È vero che ha dovuto affrontare la persecuzione o altre difficoltà nella sua vita, ma tutto sommato era un funzionario del re. Aveva ricevuto una formazione speciale, quindi forse per certi versi la sua vita era più facile. Ezechiele viveva in una comunità di israeliti esiliati come lui, presso il fiume Chebar. Dopotutto, la situazione era abbastanza tranquilla lì. Gli ebrei in esilio godevano di una certa libertà, si costruivano case, avevano figli, si erano sistemati bene. Si erano anche specializzati in alcuni settori lavorativi. Quindi sembrerebbe che avessero una vita relativamente stabile. E poi c’è Geremia, che era Gerusalemme. Sembra che ci fosse sempre qualcuno che volesse ucciderlo. Il più delle volte o doveva nascondersi o era stato imprigionato. 

Quindi pensateci bene, le diverse circostanze che avevano mentre svolgevano i loro incarichi indicavano forse che Geova amasse uno più di un altro? No. Erano semplicemente incarichi diversi. Geova voleva un profeta a Gerusalemme, ne voleva un altro con gli esiliati in Babilonia e voleva che ci fosse un profeta alla corte del re. Erano solo incarichi diversi in luoghi diversi. 

Riuscite per un attimo a immaginare quanto sarebbe stato controproducente per questi 3 uomini valutare sé stessi in base all’incarico ricevuto o magari paragonarsi agli altri 2? Se ci pensiamo, poteva succedere. Ezechiele e Geremia avrebbero potuto paragonarsi a Daniele e pensare: “Lui è a stretto contatto con il re. Vive dove si prendono tutte le decisioni importanti. È da lì che parte tutto. Lui può usare la sua posizione per aiutare il popolo di Geova. Che grande privilegio! Vorrei essere al posto suo”. 

Oppure Daniele e Geremia avrebbero potuto paragonarsi a Ezechiele e desiderare di essere al suo posto. “Se fossimo lì potremmo godere di una certa libertà insieme agli esiliati. Avremmo la possibilità di incoraggiare altri servitori di Geova. Potremmo aiutare altri a conoscere Geova”. O Daniele ed Ezechiele si sarebbero potuti paragonare a Geremia. “Beh, sappiamo che la situazione lì è difficile, ma è lì che vorremmo essere. Lui è in prima linea. Rischia la vita per Geova e per la nazione. Lui è al centro dell’azione”. 

Incarichi diversi, circostanze diverse e posti diversi. Ma per Geova erano tutti e 3 importanti. 

Cosa impariamo da questo? Impariamo che dobbiamo stare attenti a non fare inutili paragoni, a non paragonarci agli altri. Facciamo bene a imitare gli altri e a seguire il loro buon esempio, ma dobbiamo stare attenti a non iniziare a valutare quello che stiamo facendo per Geova usando come metro di misura quello che stanno facendo altri. Altrimenti potremmo perdere la gioia, perdere l’equilibrio e rischieremmo di fare le cose per i motivi sbagliati. 

3. Questo ci porta all’ultimo punto. Ricordiamo cosa è importante per Geova. Nella vita le nostre circostanze cambiano. Come abbiamo detto prima, forse in passato eravamo molto impegnati per Geova, ma a motivo della situazione mondiale o di altre circostanze forse non riusciamo più a fare quello che facevamo prima. Ma questo influisce sui sentimenti che Geova prova per noi? No. Come lo sappiamo? Cos’è davvero importante per Geova? Cosa rende ciascuno di noi gradito a Geova? Beh, leggiamo insieme Atti 10:34, 35: “Allora Pietro iniziò a parlare, dicendo: “Ora capisco veramente che Dio non è parziale, ma in ogni nazione accetta chi lo teme e fa ciò che è giusto”. Temere Geova, fare ciò che è giusto, ubbidire ai suoi comandamenti. Proprio così, è questo che ci rende davvero graditi a Geova. A volte noi complichiamo un po’ le cose e usiamo le nostre responsabilità, il nostro incarico, il luogo in cui serviamo, per stabilire quanto valiamo. Ma Geova vede le cose in modo diverso. 

Un passo biblico che mi ha aiutato è quello di Ecclesiaste 3:10: “Ho visto l’occupazione che Dio ha dato ai figli degli uomini per tenerli occupati.” “L’occupazione” si riferisce alle nostre attività, alle cose che facciamo. E Geova ci ha dato delle attività per tenerci occupati. Ogni volta che leggo questo passo biblico penso a dei genitori con i loro figli. Magari un giorno li portano in spiaggia, gli danno dei giocattoli e li fanno giocare. Perché? Per tenerli occupati. E in un certo senso questo è quello che Geova fa con noi. Se ci pensiamo Geova non ha bisogno di noi per compiere la sua volontà. Può farlo benissimo anche senza di noi. Ma ci dà dignità e ci permette di avere una parte in tutto questo. Ci dà delle attività importanti da svolgere. Notate come va avanti il ragionamento al versetto 13 di Ecclesiaste al capitolo 3: “e che ogni uomo mangi, beva e provi piacere per tutto il suo duro lavoro. È il dono di Dio”. Le attività che svolgiamo sono un dono di Geova. Secondo voi Geova ci darebbe mai un dono che ci causa stress o che ci crei dei problemi? No, lui desidera che proviamo soddisfazione in quello che facciamo. Noi a volte ci teniamo tanto a classificare in ordine di importanza i vari privilegi o i luoghi in cui serviamo, i giocattoli con cui giochiamo o il punto in cui ci troviamo sulla sabbia. Ma cos’è davvero importante per Geova? La risposta la troviamo in Ecclesiaste 12:13: “La conclusione dell’argomento, dopo aver ascoltato ogni cosa, è: temi il vero Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è tutto ciò che l’uomo è tenuto a fare”. Temi Geova, osserva i suoi comandamenti. Pensiamo a servire Geova. Facciamo tutto quello che possiamo. Manteniamo l’equilibrio. Diamo in base a ciò che abbiamo. Queste sono le cose importanti. E se le faremo, a prescindere dalle circostanze in cui ci troviamo, continueremo di sicuro a essere graditi a Geova. 

Vediamo insieme quali sono alcune situazioni che potrebbero portarci a non essere equilibrati. Nel video che stiamo per vedere notiamo come i 2 protagonisti riescono a essere equilibrati. 

Signora Kwon? Signora Kwon? 
Oh, mi scusi. 
La signora Kwon? 
Oggi sono un po’ lenta. 
Non si preoccupi, faccia con calma. 
Quindi potete fare anche voi i pionieri il prossimo mese? Sicuramente questo vi darà tanta gioia. 
Fratello Joo? Hai un attimo per me? 
Eccomi, sorella Kwon. 
Potrei averne una anch’io? 
Ehm, certo. Dammi solo un attimo. 
Il mese prossimo ho tante visite mediche da fare, ma vorrei provare a fare la pioniera. 
Ah che bello! 
Sì. 
Ho scritto una piccola nota che può esserti utile quando compili la domanda. 
Ah grazie. 
Ecco qua. 
Grazie mille. 
Ricordati che fra 2 mesi avremo la visita del sorvegliante. 
Ah sì. 
Quel mese basteranno 30 ore per fare la pioniera. 
Fratello Joo, ciao. 
Ciao, fratello Lee. 
Ciao, sorella Kwon. 
Ciao, fratello Lee. 
Hai fatto un’ottima parte anche se era una sostituzione. Se hai un attimo volevo chiederti di fare una cosa. Non c’è nessun altro disponibile. 
Ciao, sorella Kwon. Come stai? 
Questi sono i moduli che ci hanno chiesto di compilare. Nella busta trovi la lista dei fratelli… 
Ciao, sorella Joo. So che sei molto impegnato, ma sai sempre organizzarti bene. Grazie, possiamo sempre contare su di te. Ci vediamo, sorella Joo. 

Io e Hannah cominciavamo a sentirci sommersi dagli impegni. 
Fratello Joo. 
Sì fratello Kim, dimmi. 
Posso parlarti un attimo? Avrei bisogno del tuo aiuto. Potresti darmi una mano con i territori? 

E adesso il fratello Kim aveva bisogno di una mano per i territori. A noi piace molto essere impegnati nelle attività teocratiche. 
Ciao, fratello Kim. Solo un attimo. È il fratello Kim, mi ha chiamato per i territori. Ci vorrà un minuto. Sì, dimmi. Okay. Sì, capisco. Benissimo, perfetto. 

Ma cominciavo a trascurare altre cose importanti. 
Sembra che ormai la mia vita sia fatta solo di visite mediche. Ne ho così tante il prossimo mese. E rimandarle sarebbe troppo complicato. Come potrei trovare il tempo per fare la pioniera? Il fratello Joo ha scritto qualcosa qui. “Rifletti in preghiera su 2 Corinti 8:12”. Se c’è la prontezza… 
beh, io sono pronta… secondo ciò che si possiede, e non secondo ciò che non si possiede”. Hmm. 
Geova voleva che gli israeliti gli offrissero il meglio. Ma cosa sarebbe successo se avessero cercato di fare più di quello che potevano? Già mi immagino la scena. 
• Papà, ma dove sono finite tutte le pecore? 
• Le hai offerte tutte. E adesso noi come facciamo? 

No, Geova non voleva che dessero così tanto da non poter provvedere alle loro famiglie. Queste visite devo farle, ma forse fra 2 mesi, quando ne avrò meno e ci sarà la visita del sorvegliante, potrei riuscire a fare la pioniera.
 
Sapevamo che stavamo accettando troppi incarichi, ma potevamo dire di no? Avevamo bisogno di capire il punto di vista di Geova. 
Perché sorridi, amore? 
C’è un versetto che ho suggerito di leggere alla sorella Kwon che è perfetto anche per noi. 2 Corinti 8:12. 
“Secondo ciò che si possiede”. Si riferisce alle donazioni che facciamo, vero? 
Esatto. Geova vorrebbe mai che ci indebitassimo per fare una grande donazione che non possiamo permetterci? 
Amen. 
Amen. 
Sai, il versetto che abbiamo appena letto… è il fratello Kim. 
Ti chiama di nuovo per i territori? 
Mmh, ma adesso gli dico che lo richiamo io dopo l’adorazione in famiglia. 

Non possiamo dare quello che non abbiamo e non possiamo trascurare le nostre abitudini spirituali, nemmeno se si tratta di svolgere incarichi teocratici. 
Noti questa bellissima promessa che si trova nella Bibbia. 
Guarda come sono belli questi fiori! 
Questa stagione è proprio meravigliosa. Grazie per avermi aiutato così tanto in questo mese. 

Siamo contenti di aver trovato il giusto equilibrio e di sapere che stiamo dando a Geova tutto quello che possiamo. 

Come si sono sentiti questo fratello e questa sorella una volta che hanno riesaminato le loro priorità? Non si sono scoraggiati perché non potevano fare di più. Anzi, si sentivano felici perché sapevano che stavano dando a Geova il loro meglio. 

Riflettiamo adesso su un’altra situazione. Dopo aver servito come pioniera regolare per molti anni, Sharon Hall ha dovuto interrompere il servizio a tempo pieno, ma desiderava comunque dare a Geova tutto quello che poteva. 

Ho iniziato a fare la pioniera nel ’78, dopo aver finito la scuola. Ma poi dopo 17 anni ho dovuto smettere perché non riuscivo più a soddisfare il requisito delle ore. 
A un congresso ho visto alcune sorelle che traducevano il programma in lingua dei segni. Così ho pensato che anche se non potevo più fare la pioniera, potevo fare qualcosa di più per Geova imparando la lingua dei segni. Quindi ho iniziato a studiarla. Ero molto grata a Geova per tutto quello che aveva fatto per me, così con mia grande gioia ho ricominciato a fare la pioniera nel settembre del 2009. Ed ero felicissima di poter fare la pioniera nel campo di lingua dei segni. 
Un giorno ho conosciuto Cecilia. Lei ha una malattia genetica chiamata sindrome di Usher. Questa malattia causa sordità associata a una diminuzione del campo visivo che a volte può portare gradualmente alla cecità. Questa sua disabilità l’aveva resa estremamente timida, quindi era difficile comunicare con lei. Ho iniziato a studiare con lei nell’ottobre 2009 e dopo pochissimo tempo lei ha iniziato a frequentare le adunanze. Ogni volta andavo a prenderla e dopo l’adunanza la riaccompagnavo a casa. Io vivevo a 5 minuti dalla Sala del Regno, lei invece a 30. Mi sono subito resa conto che per il suo progresso spirituale anche lei avrebbe dovuto fare degli sforzi se voleva venire alle adunanze. Cecilia viveva in una zona dove poteva prendere il taxi che l’avrebbe portata alla metropolitana, e da lì per arrivare alla Sala del Regno avrebbe dovuto fare un cambio. In tutto ci avrebbe messo un’ora e mezza o anche 2. 
Inoltre, il quartiere in cui viveva era molto pericoloso, perché c’erano molte gang violente. Ma nonostante questa situazione e il fatto che fosse timida e riservata, sapevo anche che Cecilia era una persona abbastanza determinata e indipendente da riuscire a venire alle adunanze da sola. Infatti, assisteva regolarmente alle adunanze. Cecilia però non indossava una gonna, veniva sempre in pantaloni. Così ne ho parlato con Nancy, una sorella che veniva spesso con me quando andavo a fare lo studio a Cecilia, e le ho chiesto cosa potevamo fare insieme per aiutarla a capire che era meglio se indossava una gonna. Ci abbiamo messo circa un anno. Con tatto le abbiamo fatto vedere delle immagini e alcuni princìpi della Bibbia, ma alla fine ha capito cosa doveva fare. In uno dei weekend in cui era rimasta a casa mia, sono entrata nella sua stanza e ho visto che sul letto aveva preparato per bene una gonna e una maglia che avrebbe indossato per l’adunanza. Ho ringraziato Geova perché finalmente la nostra pazienza era stata ricompensata. 
Tenevamo tutte le nostre adunanze il sabato, e tra un’adunanza e l’altra facevamo una pausa per mangiare qualcosa. Cecilia però tendeva a rimanere un po’ in disparte. Così, per aiutarla ad apprezzare maggiormente il valore del principio di Atti 20:35, a una sorella è venuta l’idea di aiutarla a preparare dei biscotti il giorno prima dell’adunanza. 
Cecilia, con i suoi modi un po’ timidi, durante la pausa pranzo ha offerto i biscotti ai fratelli e alle sorelle. Erano tutti felicissimi. Sono stati tutti carini con lei. E questo ha avuto un effetto positivo su Cecilia, ed è stato bello vedere come questo l’ha aiutata a uscire dal suo guscio. 
Nel luglio del 2014 Cecilia ha svolto la sua prima parte all’adunanza e quello stesso mese è anche diventata proclamatrice. 
Io ho affrontato qualche difficoltà, ad esempio dover imparare la lingua dei segni e anche conoscere e capire la cultura dei sordi, il loro modo di ragionare. E poi ho anche avuto qualche problema economico. Ma le difficoltà e i sacrifici sono stati ampiamente ripagati dalle benedizioni che ho ricevuto. Non dimenticherò mai il giorno in cui Cecilia mi ha detto che voleva battezzarsi. 
Lei ormai è diventata come una figlia per me. Sono così orgogliosa di lei quando vedo quanto ama Geova, quanto ha preso a cuore la verità. Nell’ottobre del 2015 si è battezzata. Ho pianto di gioia quel giorno. 
Sono pioniera da 28 anni ormai e in tutto questo tempo, soprattutto da quando ho ricominciato e anche con Cecilia, ho ricevuto l’aiuto di tantissimi fratelli e sorelle della congregazione. Venivano con me per studiare con lei, hanno fatto amicizia con lei e mi sostituivano quando io non potevo andare a fare lo studio. Non ce l’avrei mai fatta da sola. E poi Geova mi ha aiutato a migliorare, a coltivare qualità come pazienza, autocontrollo, umiltà, compassione. È stato un bellissimo privilegio per me avere una piccola parte nell’aiutare Cecilia a far parte della famiglia di Geova. 

La decisione che ha preso Sharon le è costata dei sacrifici. Ma il risvolto è stato estremamente positivo, per lei e anche per Cecilia. 

Se sei giovane, speriamo tanto che ti sia piaciuta la nuova serie “La mia vita da adolescente”. Presenta in modo realistico le difficoltà che devi affrontare ogni giorno. Il prossimo episodio risponde a una delle domande più importanti che tu ti possa fare nella tua vita, ovvero: “Perché posso credere in Dio?” Forse te lo sei chiesto anche tu, anche se magari leggi la Bibbia e frequenti le adunanze da molti anni. Alcuni ragazzi della tua età hanno spiegato cosa li convince che Dio esiste. Vediamolo insieme nel prossimo video. 

“La mia vita da adolescente” - “Perché posso credere in Dio?” 
(Elibaldo – Stati Uniti) - Ero lì a lezione di fisica e a un certo punto hanno iniziato a parlare di evoluzione. 
(Crystal – Stati Uniti) - Quando in classe il prof mi ha chiesto perché non credo nell’evoluzione, tutto quello che sono riuscita a dire è stato: “Perché sono testimone di Geova, noi non ci crediamo”. 
(Elibaldo) - I miei compagni ci credevano, sembravano proprio convinti. Per loro l’evoluzione è un dato di fatto. 
(Crystal) - Hanno iniziato a sudarmi le mani, mi sono sentita tutta agitata. Ero completamente nel pallone. 
(Elibaldo) - Avevo paura, stavo lì seduto e non sapevo che fare. Non sono riuscito a difendere quello in cui credo. 
(Crystal) - Perché non sapevo cosa rispondere? Eppure, sapevo spiegare senza problemi perché non saluto la bandiera, perché non festeggio i compleanni. Questo invece non sapevo come spiegarlo. 
(Elibaldo) - Mi sono venuti dei dubbi. Ho iniziato a farmi domande tipo: “Ma Dio esiste veramente? Mi posso fidare della Bibbia?” 
(Crystal) - Così quel giorno, quando sono tornata a casa, ho raccontato a mia mamma quello che era successo a scuola e le ho detto che avevo bisogno di risposte. 
(Elibaldo) - Mi sono sentito un po’ perso, anche perché i miei genitori non erano Testimoni. Così ho pregato Geova e gli ho chiesto di aiutarmi. 
(Crystal) - Allora ci siamo messe al computer e siamo andate su jw.org. Poi mia mamma mi ha detto di scrivere nella barra delle ricerche l’argomento su cui avevo delle domande. Quindi ho scritto “evoluzione” e ho visto l’opuscolo Origine della vita. Ho iniziato a leggerlo e tutto aveva senso. Man mano che leggevo sparivano tutti i punti interrogativi che avevo in testa. 
“Continua a cercare la conoscenza come un tesoro nascosto” (Proverbi 2:4) 
(Elibaldo) - Ho trovato un video nella categoria “Punti di vista sull’origine della vita”. Parla del cervello, spiega quanto è complesso. Ci sono miliardi e miliardi di neuroni che sono connessi tra loro. È troppo forte che grazie al cervello riusciamo a muovere le mani, a muovere i piedi, a cambiare le espressioni del viso. Ci sono così tante cose che possiamo fare grazie al cervello. 
“Le sue qualità invisibili si comprendono dalle cose che ha fatto” (Romani 1:20) 
(Crystal) - C’erano tante cose che non capivo, ma l’opuscolo rispondeva a ogni mia domanda. A volte mi dicevo: “Ah, mi ricordo di aver studiato questa cosa nella Torre di Guardia o in quel libro”. Ma le spiegazioni dell’opuscolo erano diverse. Erano più semplici per me da capire. Mi sono sentita come se in quelle pagine fosse Geova a spiegarmi le cose. È stata una bella sensazione. Era quello che ci voleva. Mi sono detta: “Ma questo sembra proprio scritto per me!” Finalmente avevo le idee chiare. 
“A chi bussa sarà aperto” – (Luca 11:10) 
(Elibaldo) - Così mi sono detto: “È impossibile. Il cervello non può essere venuto all’esistenza per caso. Deve essere stato progettato. Deve esserci un Creatore”. 
“Ti lodo perché sono fatto in maniera meravigliosa” – (Salmo 139:14) 
(Crystal) - Per la successiva lezione di scienze ero pronta e ho detto al prof: “Posso spiegare perché non credo nell’evoluzione”. 
(Elibaldo) - All’ora di fisica è venuto fuori lo stesso argomento e ho pensato: “Ecco, ci risiamo”. Ma stavolta è stato diverso. Stavolta sono riuscito a difendere la mia fede in Geova. 
(Crystal) - Quando non riesci a capire qualcosa, Geova è sempre pronto a farti avere le risposte. Devi solo andare a cercarle. 
(Elibaldo) - Ogni volta che ho una domanda vado in cerca della risposta, ma prima prego Geova. Geova ce lo ha reso così semplice, è facile trovare la verità. Sono convinto al 100% che quello che Geova dice nella Bibbia è la verità. Possiamo fidarci. 
Cosa può aiutarti a ... credere che Dio esiste? 
1. Usa le tue “facoltà mentali” – (Romani 12:1) 
2. Esamina i fatti – (Ebrei 3:4) 
3. Medita sulla creazione – (Romani 1:20) 

Avete visto, ragazzi? La cosa più importante non è saper spiegare ad altri che la teoria dell’evoluzione è falsa. Piuttosto la cosa fondamentale è che siate pienamente convinti dell’esistenza di Dio. Ragazzi, usate “le vostre facoltà mentali” per provare a voi stessi che Dio esiste. 

E ora siamo felici di annunciare una nuova serie. È sempre bella la visita del sorvegliante di circoscrizione, soprattutto quando abbiamo l’opportunità di partecipare al ministero con lui. Spesso il sorvegliante ci incoraggia a mettere in pratica i suggerimenti che lo schiavo fedele ci dà per aiutarci a migliorare nell’opera di predicazione. 

In questa nuova serie sorveglianti di circoscrizione esperti ci aiuteranno a fare proprio questo, affinare le nostre capacità nell’opera di fare discepoli. 

La serie si intitola “Il ferro affila il ferro”

Nel primo episodio il fratello Taylor Bornschein ci darà degli ottimi suggerimenti su come iniziare una conversazione con qualcuno. 

“Il ferro affila il ferro” – “Come iniziare una conversazione” 
Ciao, sono Taylor. Benvenuti a “Il ferro affila il ferro”. 
Oggi vedremo insieme come iniziare una conversazione che ci permetterà di dare testimonianza. Per molti questa è una cosa difficile da fare. Perché? Perché spesso quando vogliamo parlare con qualcuno capita di fare ragionamenti del tipo: “Cosa posso dirgli? Come posso dargli testimonianza? E se poi reagisce male?” Potremmo farci così tanti problemi e caricarci d’ansia pensando a come andrà a finire questa conversazione che forse nemmeno la iniziamo. Ma è importante tenere a mente una cosa. Il nostro obiettivo è semplicemente quello di iniziare una conversazione. Quindi se ci siamo riusciti, molto bene, abbiamo raggiunto il nostro obiettivo. A quel punto possiamo rilassarci e vedere se riusciremo a parlare della verità. 
La Guida per l’adunanza Vita e ministero di settembre 2018 spiegava come iniziare una conversazione prendendo spunto dalla conversazione che Gesù iniziò con la samaritana, che troviamo in Giovanni al capitolo 4. Quando vediamo qualcuno con cui vorremmo parlare, dobbiamo tenere a mente 3 punti. 
1) Il primo è essere amichevoli. Tutto qui. Dobbiamo essere amichevoli. Se ci sentiamo agitati, facciamo una veloce preghiera per chiedere a Geova il coraggio. E poi salutiamo amichevolmente la persona. Ora possiamo dire qualcosa in base alle circostanze. Potremmo parlare del tempo o della fila al supermercato, oppure fare un complimento, ad esempio se hanno una bella macchina. Come dice il versetto 7, quando Gesù iniziò la conversazione con la samaritana disse semplicemente e senza dubbio in modo amichevole: “Dammi da bere”. 
2) Punto 2, lasciare che la conversazione vada avanti in modo naturale. Non forziamo le cose. Se la conversazione finisce prima che riusciamo a dare testimonianza, va bene così. Abbiamo raggiunto il nostro obiettivo, cioè iniziare una conversazione, e ci riproveremo un’altra volta. 
3) Se invece la conversazione va avanti, allora potremmo cercare di passare al punto 3, dire qualcosa riguardo alla nostra fede. Nel racconto ci sono 7 versetti dall’inizio della conversazione tra Gesù e la samaritana a quando le dà testimonianza. Le disse che aveva dell’acqua che dà vita eterna. Ma prima di quel momento non si mise a insegnare niente. La lasciò parlare, lasciò che si esprimesse e ascoltò quello che aveva da dire. Con questi 3 punti in mente facciamo pratica. 
Proviamo a iniziare una conversazione che potrebbe permetterci di dare testimonianza. Abbiamo qui con noi Taís e Carolina, che si sono collegate per inscenare una conversazione. Allora, che ambientazione avete scelto per la vostra conversazione? 
Siamo in un centro commerciale. Serviamo in una congregazione portoghese e nei negozi capita di incontrare qualcuno che parla portoghese. 
Bene, sapete quali sono i 3 punti su cui vogliamo esercitarci. Ma prima vediamo cosa potrebbe succedere se forziamo le cose. 
Ok. 

Oi, tudo bem? Ho sentito che parli portoghese. Di dove sei? 
Oi, sono di Rio de Janeiro. 
Io sono di San Paolo. Da quanto tempo sei qui? 
Da 3 mesi. 
All’inizio è un po’ difficile adattarsi, ma io ho trovato molto utili i consigli della Bibbia. Non voglio portarti via altro tempo, ma sul nostro sito puoi leggere la Bibbia in portoghese. E ci sono anche degli articoli che ti possono aiutare. 

Fermiamoci un attimo. Taís, sappiamo che hai forzato di proposito la conversazione. Ma che impressione hai avuto? 
Non è stato il massimo iniziare subito a parlare della Bibbia. E lei è rimasta un po’ spiazzata. 
Infatti. Tu che dici Carolina? Come ti sei sentita? 
All’inizio bene, ma poi mi sono sentita un po’ a disagio. 
Immagino. Invece adesso potreste farci vedere come portare avanti una conversazione in modo più naturale? 
Ok. 

Oi, tudo bem? Ho sentito che parli portoghese. Di dove sei? 
Oi, sono di Rio de Janeiro. 
Ah, bello! Io sono di San Paolo. Ho riconosciuto l’accento. Mi chiamo Taís. 
Io sono Carolina. Piacere di conoscerti. 
Anche per me. Da quanto sei qui? 
Da poco, 3 mesi. 
Ah, io vivo qui da 3 anni e il primo è stato il più difficile. 
Sì, abbiamo già trovato lavoro, ma purtroppo non abbiamo ancora trovato casa. E poi con i documenti è stato difficile. 
Ah, mi dispiace davvero tanto. C’è anche la tua famiglia qui con te? 
C’è anche mio marito. Abbiamo dovuto lasciare nostro figlio con mia madre. Mi manca così tanto. 
Immagino che non deve essere facile. Ma bisogna avere fiducia in Dio. Nel mio caso, questo mi ha aiutato tanto. 
È vero, ma sono lo stesso preoccupata perché non so come possa aiutarci. 

Ok, possiamo fermarci qui. Molto bene, grazie. Taís, secondo te com’è andata la conversazione fino ad ora? 
È stata piacevole e si è creata l’occasione per parlare della mia fede. E adesso lei si stava aprendo un po’. 
Molto bene. Tu che ne pensi Carolina? Com’è andata? 
Era una conversazione piacevole. Quindi quando ha parlato di Dio non ero a disagio. 
Grazie per averci mostrato come fare una buona conversazione. 
Per me è stato utile. Spero lo sia stato anche per voi. Ponetevi l’obiettivo di iniziare conversazioni usando questi 3 punti, 
✓essere amichevoli, 
✓lasciare che la conversazione sia naturale 
✓e scegliere il momento giusto per parlare della nostra fede. 
Esercitatevi in famiglia o con un amico. E lasciate che ‘il ferro affili il ferro’. 

Quanti spunti interessanti in questo video! I prossimi episodi di “Il ferro affila il ferro” ci indicheranno altri modi in cui possiamo migliorare nel ministero. 

Ognuno di noi desidera incoraggiare e confortare i nostri cari fratelli. Ed è proprio questo l’argomento trattato in una recente adorazione mattutina tenuta dal fratello Turner. 

Penso che sarete d’accordo con me che servire l’Iddio di ogni conforto ci fa stare bene, e lui ci ricorda sempre quanto è importante rafforzare, incoraggiare e confortare i nostri fratelli. Questo è specialmente importante adesso, visti i tempi in cui viviamo, e lo è perché non sappiamo veramente cosa stanno passando i fratelli qui alla Betel oppure nelle congregazioni. Quindi mostrare empatia, ovvero riuscire a metterci nei panni degli altri, è fondamentale. 
Sicuramente un esempio da non seguire quando si parla di conforto ed empatia è quello dei 3 confortatori di Giobbe. Erano così impegnati a giudicarlo e a dire quello che secondo loro sbagliava che non si presero il tempo per cercare di capirlo e per mostrargli empatia. Tant’è vero che, anche se hanno parlato a lungo con Giobbe, non risulta che l’abbiano chiamato per nome neanche una volta. 
Una Torre di Guardia faceva un commento su questi 3 confortatori. Diceva: “Evidentemente lo consideravano più un problema che una persona”. 
Come si sarà sentito Giobbe? Apriamo la Bibbia in Giobbe capitolo 19. Vediamo cosa disse lui stesso. Giobbe 19:2. Dice: “Fino a quando continuerete a irritare la mia anima, abbattendomi con le vostre parole?” Davvero triste! Invece di incoraggiare e confortare Giobbe, quei 3 amici lo hanno fatto sentire solamente irritato, abbattuto e frustrato. Questo ci fa capire che, se non pensiamo bene a quello che diciamo e a quello che facciamo, e se vediamo un certo fratello più come un problema che come una persona, allora non riusciremo a dargli il conforto e il sostegno di cui potrebbe aver bisogno. 
Forse qui alla Betel o in congregazione c’è qualcuno che ha dei difetti o dei modi di fare che ci danno fastidio. E potrebbe essere che quei comportamenti siano davvero sbagliati. Ma se quando abbiamo a che fare con lui ci concentriamo solamente sui suoi difetti, su quei modi di fare che ci irritano, ci sarà davvero difficile vederlo come un caro fratello, come un fedele servitore di Geova. 
Molto probabilmente vedremo quel fratello solo come un ostacolo, un impedimento in quello che facciamo, come qualcuno che influisce negativamente sulla nostra efficienza e sulla nostra gioia. E di certo avere un atteggiamento negativo nei confronti di quel fratello non ci farà sentire bene. Allo stesso tempo lui percepirà che abbiamo questo atteggiamento. E come si sentirà? Beh, probabilmente come Giobbe si sentirà frustrato e irritato, e non avremmo fatto altro che aggravare la sua situazione. 
Ovviamente nessuno di noi vorrebbe mai far sentire così i fratelli. E a proposito di questo, possiamo imparare davvero tanto dal modo in cui l’apostolo Paolo si rivolse ai tessalonicesi. Pensiamo alla congregazione che si era formata lì a Tessalonica. I fratelli e le sorelle di quella congregazione dovettero subire una dura persecuzione sin dall’inizio. In Atti capitolo 17 si legge che dei giudei fanatici formarono una turba, costringendo i fratelli a mandare via Paolo e Sila per metterli al sicuro. Oltre a questo, un altro problema che i tessalonicesi dovettero affrontare era che, a quanto pare, erano profondamente addolorati per la morte di alcuni fratelli. Quindi, se ci pensiamo, stiamo parlando di una congregazione appena formata, che era sotto pressione perché dall’esterno subiva intensa persecuzione, e all’interno viveva una situazione dolorosa per la morte di alcuni fratelli. Non pensate che avessero bisogno di conforto e incoraggiamento? Non c’è dubbio. Ma è interessante che, oltre a dover affrontare la persecuzione e quei momenti tristi, quei fratelli dovevano anche combattere, dovevano lottare contro le proprie debolezze. Lo si capisce leggendo 1 Tessalonicesi 4, lì viene detto loro di astenersi dall’immoralità sessuale, di amarsi gli uni gli altri ancora di più, di badare ai fatti loro e lavorare con le loro mani. E al capitolo 5 gli viene detto di restare spiritualmente svegli, di astenersi da ogni tipo di malvagità e di prestare attenzione a diversi altri aspetti. Erano tutti problemi reali, erano questioni importanti, Paolo aveva ragione di preoccuparsi. Infatti, per lui erano così importanti che poco dopo aver scritto la prima lettera decise di inviarne una seconda. Ma su cosa si concentrò Paolo? Si concentrò sui problemi o sulle persone? Vediamo con quali parole Paolo decise di iniziare questa seconda lettera. Prendete insieme a me 2 Tessalonicesi capitolo 1, cominceremo a leggere dal versetto 3. Dice: “Non possiamo fare a meno di ringraziare sempre Dio per voi, fratelli. È giusto da parte nostra, perché la vostra fede cresce straordinariamente e l’amore che ognuno di voi ha per gli altri non fa che aumentare. Perciò parliamo di voi con orgoglio alle congregazioni di Dio a motivo della perseveranza e della fede che dimostrate in tutte le persecuzioni e difficoltà che state sopportando”. Che bello, avete visto? Paolo comincia con delle lodi specifiche. Certo, c’erano delle questioni che andavano affrontate, ma Paolo inizia parlando delle loro qualità, di quello che facevano di buono. 
Possiamo anche noi fare la stessa cosa con i nostri fratelli? Invece di pensare subito a quello che fanno di sbagliato, pensiamo a cosa fanno di buono. Cosa apprezziamo di loro? Sarebbe molto meglio se ci concentrassimo sui loro pregi. 
Riflettiamo, sviluppare un atteggiamento del genere ci porterà a interessarci sinceramente degli altri. E quando gli altri percepiscono che ci stiamo interessando sinceramente di loro, sarà più facile per noi essergli di aiuto e sostenerli nel fare i dovuti cambiamenti. E un modo semplice per interessarci di qualcuno è anche solo notare la persona, magari con un saluto. Se ci pensate infatti i falsi confortatori di Giobbe non lo hanno nemmeno chiamato per nome. Eliu invece, quando ha avuto la possibilità di parlare, si è rivolto a Giobbe chiamandolo rispettosamente per nome. In Giobbe 33:1 Eliu cominciò a parlare dicendo: “Giobbe, odi le mie parole, ti prego”. E ci sono molti altri versetti in cui si legge che Eliu chiamò Giobbe per nome. 
Sarete d’accordo che a volte può essere facile, specialmente per noi fratelli, entrare per così dire in modalità lavoro, come se fossimo in un’azienda. Siamo così concentrati su quello che dobbiamo fare, sia che siamo qui alla Betel o in congregazione, che potremmo non accorgerci del fratello che abbiamo davanti e magari non lo salutiamo nemmeno. Quindi quello di Eliu è sicuramente un ottimo esempio da seguire. 
Torniamo alle parole di Paolo, dopo aver lodato i fratelli in 2 Tessalonicesi capitolo 1, nel capitolo 2 Paolo cambia completamente argomento. Di cosa parla? Affronta un problema che esisteva nella congregazione, alcuni fratelli si erano fatti un’idea sbagliata per quanto riguarda la presenza di Cristo. Da questo capiamo che l’apostolo Paolo non ignorò o sottovalutò problemi che andavano affrontati. Li tirò fuori, ma lo fece in un modo che permetteva ai fratelli della congregazione di percepire il suo amore e la sua cura. Infatti, se leggete il versetto 13 noterete che l’apostolo Paolo usa la parola “comunque”, quindi cambia di nuovo argomento. E qui usa ancora parole che fanno capire la sua empatia, il suo amore, parole con cui esorta i fratelli. Paolo era sicuro, era convinto che i suoi fratelli avrebbero fatto la cosa giusta. 
Ricapitolando, se vogliamo essere fonte di conforto e incoraggiamento per i nostri fratelli, è fondamentale che li vediamo non come un problema o un intralcio a quello che dobbiamo fare, ma come compagni d’opera. Invece di giudicarli li lodiamo, li notiamo, ci interessiamo sinceramente di loro. E se oggettivamente ci sono dei problemi, li possiamo affrontare in modo amorevole. 
Facciamoci conoscere per le nostre parole di incoraggiamento più che per i consigli. Se lo faremo i nostri fratelli ci vorranno bene per il modo in cui li trattiamo. E cosa ancora più importante, ci amerà anche il nostro Padre celeste, l’Iddio di ogni conforto. 

In questo programma abbiamo visto quanto sia importante stabilire le giuste priorità. Ed è particolarmente importante farlo quando siamo giovani, perché abbiamo l’opportunità di offrire gli anni migliori a Geova. 

La canzone di questo mese ci assicura che non rimpiangeremo mai di averlo fatto. Sono sicuro che vi piacerà. Ascoltiamola. 

♪ Te lo ricordi? ♪ 
♪ Fin da piccolo eri così spontaneo. ♪ 
♪ Ti piaceva parlare di Geova e aprirti in preghiera a lui. ♪ 
♪ Ma mentre poi stavi crescendo c’era il mondo ♪ 
♪ che ti voleva influenzare per portarti via con sé. ♪ 
♪ Confida in Dio sempre mentre tu diventi grande. ♪ 
♪ Il meglio deve arrivare: Dio ti sorprenderà! ♪ 
♪ Speciale sei per Dio. Hai un posto tuo nella casa sua. ♪ 
♪ Hai tanto da offrire e fare alla tua età! ♪ 
♪ Dio sa che fede hai: non ti lascerà. ♪ 
♪ Ora che sei un po’ più grande aumentano le prove e le difficoltà. ♪ 
♪ Ma se preghi vedrai che Geova ti starà accanto sempre. ♪ 
♪ Man mano che cresci ♪ 
♪ prova anche tu la gioia di dare a lui: non sai che bene ti farà! ♪ 
♪ Ricorda che Geova ti ama, tu non lo lasciare. ♪ 
♪ Lui è un amico leale che forza ti darà. ♪ 
♪ Speciale sei per Dio. Hai un posto tuo nella casa sua. ♪ 
♪ Hai tanto da offrire e fare alla tua età! ♪ 
♪ Dio sa che fede hai: non ti lascerà. ♪ 
♪ Le tue energie e capacità se a Dio darai non te ne pentirai. ♪ 
♪ Speciale sei per Dio. Hai un posto tuo nella casa sua. ♪ 
♪ Hai tanto da offrire e fare alla tua età! ♪ 
♪ Dio sa che fede hai: non ti lascerà. ♪ 
♪ Le tue energie e capacità se a Dio darai non te ne pentirai. ♪ 
♪ Le tue energie e capacità se a Dio darai non te ne pentirai. ♪ 

Nel programma di questo mese abbiamo visto quanto è importante essere equilibrati. 

✓ Non possiamo trascurare le nostre abitudini spirituali, nemmeno per gli incarichi teocratici. 

✓ Sharon Hall ha fatto degli sforzi per fare di più per Geova ed è stata riccamente ricompensata. 

✓ Abbiamo anche visto come i giovani usano le loro facoltà mentali per provare a sé stessi l’esistenza di Dio. 

✓ E nel primo episodio della serie “Il ferro affila il ferro” abbiamo visto come iniziare una conversazione con qualcuno essendo pronti a cogliere ogni opportunità ed essendo amichevoli e gentili. 

Adesso facciamo un piccolo viaggio in Madagascar. Andiamo a visitare i fratelli che abitano lì. Il Madagascar è un’isola che si trova sulla costa orientale dell’Africa ed è la quarta isola più grande al mondo. Il clima e la diversità del territorio rendono il Madagascar l’habitat ideale per un’incredibile varietà di animali e piante. 

L’albero di baobab è conosciuto per il suo tronco a forma di botte e per la sua straordinaria longevità. Nel mondo ci sono 9 specie di baobab. 6 di queste si trovano solo qui in Madagascar. Su quest’isola vivono circa 50 specie diverse di lemuri, tra cui il lemure catta o dalla coda ad anelli. E questo che vedete è il lemure sifaka. Le coltivazioni di riso caratterizzano gran parte del paesaggio. Infatti, il riso è l’alimento base dei malgasci. 

Antsirabe è la terza città più grande del Madagascar e ospita 34 congregazioni. Visto che la maggioranza delle persone non ha acqua corrente in casa, spesso si dà loro testimonianza mentre lavano i panni nei fiumi o nei laghi. 

Visitiamo insieme i Tanambao Sahafony, una comunità che vive in una zona remota sulla costa sudorientale. I fratelli predicano la buona notizia nonostante frequenti acquazzoni e le grandi distanze che devono percorrere da un villaggio all’altro. 

Molte persone apprezzano il messaggio del Regno e sono in tanti a chiedere di studiare la Bibbia con noi. Qui vediamo 2 sorelle che studiano con una persona, mentre altre persone aspettano il loro turno. Persone interessate percorrono fino a 16 km ogni settimana per poter essere presenti alle adunanze. 

Nel villaggio non c’è elettricità. Quindi per scaricare file video molto grandi, come ad esempio quelli del congresso, questo anziano e altri fratelli devono viaggiare 12 ore, per lo più in barca, per arrivare alla città più vicina. Nella congregazione ci sono 32 proclamatori, ma in media i presenti alle adunanze sono 150, e il 40% di loro sono bambini. 

I fratelli e le sorelle della congregazione Tanambao Sahafony in Madagascar salutano con affetto i fratelli di tutto il mondo. 

Dalla sede mondiale dei Testimoni di Geova, questo è JW Broadcasting. 











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