2021-09 Jw Broadcasting

2021-09 Jw Broadcasting

GDS

INDICE

VIDEO

Benvenuti a questo programma mensile di JW Broadcasting. Vediamo insieme cosa considereremo questo mese. 

• Bill viveva per la musica, ma sentiva che comunque gli mancava qualcosa. Scopriremo cosa lo ha aiutato ad avere una vita più significativa. 

• I veri amici sono un dono prezioso, soprattutto nei momenti difficili. Vedremo cosa possiamo fare per stringere amicizie che durano nel tempo. 

• E la nuova canzone ci ricorderà i molti motivi che abbiamo per essere felici. Vi metterà di buon umore. 

Questo è JW Broadcasting.

 

Senza dubbio tutti noi, in alcuni momenti della nostra vita, abbiamo affrontato situazioni difficili che ci hanno scoraggiato. In effetti, oggi nessuno è immune dallo scoraggiamento. Questo stato d’animo può durare 1 o 2 giorni e poi sparire. In altri casi dura di più. Per quali motivi potremmo scoraggiarci? 

L’Indice delle pubblicazioni Watch Tower elenca più di 20 fattori che potrebbero contribuire allo scoraggiamento. 

Alcuni di questi sono la condotta altrui, qualcuno ha fatto o non ha fatto qualcosa e ci ha deluso. Problemi nella congregazione. Oppure le nostre mancanze, abbiamo fatto qualcosa oppure non siamo riusciti a fare qualcosa. Problemi di salute, la perdita dei privilegi o sentimenti di inadeguatezza. 

Sono davvero tanti i motivi per cui a volte potremmo sentirci abbattuti. 

Il fatto stesso di essere scoraggiati può essere scoraggiante. In pratica ci sentiamo in colpa perché siamo scoraggiati. Ma c’è una bella notizia. Siamo in buona compagnia. È capitato anche a fedeli servitori di Geova del passato molto conosciuti di sentirsi scoraggiati. Mosè si scoraggiò così tanto per le lamentele degli israeliti che disse a Dio: “Ti prego, uccidimi ora”. Rebecca era così angosciata perché suo figlio Esaù aveva sposato delle donne pagane che disse a suo marito Isacco: “Sono disgustata della vita”. A volte alcune situazioni familiari possono essere molto scoraggianti. Davide era tormentato dai suoi peccati. In Salmo 51:3 scrisse: “Conosco bene le mie trasgressioni, e il mio peccato è sempre davanti a me”. I nostri errori possono essere un peso enorme. Geremia era così scoraggiato dall’opposizione, dagli scherni e dall’apatia che in un’occasione lui decise che non avrebbe più parlato di Geova. Disse: “Non parlerò più nel suo nome”. Ottenere pochi risultati nel ministero potrebbe scoraggiarci. L’apostolo Paolo ammise apertamente in Romani 7:24, 25 che doveva lottare contro la tendenza a peccare. A volte questo conflitto interiore lo faceva stare male. Infatti disse sconfortato: “Povero me! Chi mi libererà dal corpo soggetto a questa morte?” 

Quindi a uomini e donne fedeli del passato è capitato di affrontare situazioni scoraggianti, e lo stesso succede a noi. Lo scoraggiamento fa parte della vita in questo sistema. Dobbiamo aspettarcelo. Ma è importante cercare di capire come consideriamo lo scoraggiamento. Lo vediamo come qualcosa da subire, come se fossimo delle vittime rassegnate che sprofondano nella disperazione e nell’autocommiserazione? Oppure per noi lo scoraggiamento è un nemico, un nemico contro cui combattere? Non facciamo fatica a riconoscere come nemici alcuni sentimenti negativi, ad esempio l’orgoglio, l’egoismo o l’invidia. Combattiamo contro queste qualità perché non vogliamo che indeboliscano la nostra fede o che prendano il sopravvento sulla nostra personalità. Eppure, a volte potremmo soccombere facilmente allo scoraggiamento, senza reagire. 

Perché questo sarebbe pericoloso? Leggiamo insieme Proverbi 24:10: “Se ti scoraggi nei momenti di difficoltà, la tua forza sarà scarsa”. Avete notato la ragione per cui dovremmo combattere lo scoraggiamento? In base a quello che dice Proverbi 24:10, cosa succede se lasciamo che i “momenti di difficoltà” ci buttino giù, ci scoraggino? Ci indeboliremo. Lo scoraggiamento può toglierci le forze dal punto di vista spirituale, mentale, emotivo e perfino dal punto di vista fisico. E cosa potrebbe succedere se perdiamo le forze? Potremmo perdere l’entusiasmo per la verità. Potremmo perdere la voglia di pregare o anche di studiare. Potremmo iniziare a saltare qualche adunanza. Potremmo anche diventare freddi verso i fratelli. Il nostro zelo per il ministero potrebbe affievolirsi. E potremmo anche pensare di smettere di servire Geova. Ma noi non vogliamo che nulla di tutto questo ci accada, non è vero, fratelli? 

Quindi come possiamo combattere e sconfiggere lo scoraggiamento? Lo scoraggiamento è un sentimento, un’emozione. Da cosa scaturiscono i sentimenti e le emozioni? In Svegliatevi! dell’8 ottobre 1992 è stato pubblicato un articolo molto interessante. Si intitola “Sentimenti negativi: Si possono vincere?” Questo articolo non parlava di gravi disturbi depressivi che potrebbero essere riconducibili a una causa fisica, ad esempio a una malattia, a una reazione a delle tossine, all’assunzione di medicinali, a carenze alimentari, a degli allergeni, o forse a problemi ormonali o a un disturbo bipolare. Piuttosto spiegava come si possono superare i momenti di scoraggiamento, come ad esempio quei “momenti di difficoltà” passeggeri di cui si parla in Proverbi 24:10. 

Al sottotitolo “I pensieri si possono controllare” veniva detto questo: “Molti esperti di igiene mentale sostengono che all’origine dei sentimenti ci sono i pensieri”. È stato anche detto che “non si può provare un sentimento se prima non si è formulato un pensiero”. Quindi sentirsi scoraggiati non sempre dipende dalla situazione che stiamo affrontando, ma dai nostri pensieri negativi, dal modo in cui vediamo la situazione. Quindi la prima cosa da fare per combattere lo scoraggiamento è identificare i pensieri negativi. 

In genere i pensieri che facciamo sono concatenati e prendono una certa direzione. È come se una serie di pensieri ci stesse portando verso una destinazione. Per capire bene il concetto, immaginate di salire su un treno oppure di prendere la metropolitana. A un certo punto vi accorgete di essere sul treno sbagliato. Questo treno vi sta portando dove voi non volete andare. Rimarrete su quel treno finché non arriverete alla destinazione sbagliata? Ovviamente no. Scendete dal treno il prima possibile, alla fermata successiva. E subito dopo cos’altro fate? Salite sul treno che va nella direzione giusta. In un certo senso, i pensieri negativi sono come quel treno che ci sta portando nella direzione sbagliata, verso lo scoraggiamento. Possiamo scendere da quel treno? Certo che possiamo. Ma dobbiamo salire su un altro treno, il treno che ci permetterà di raggiungere uno stato mentale sereno. È questo il segreto. Dobbiamo sostituire i pensieri negativi con pensieri positivi, incoraggianti e spirituali. 

Tenere i nostri pensieri sul binario giusto è un processo continuo. Notate in che modo l’apostolo Paolo lo rese chiaro in Efesini 4:23: “[Continuate] a rinnovarvi ne modo di pensare”. Qui Paolo sta dicendo che possiamo controllare i nostri pensieri, possiamo cambiare il nostro modo di pensare. E dato che siamo tutti imperfetti, è necessario fare di continuo questi cambiamenti. E non è una battaglia persa. Geova ci ha dato delle armi potenti per fare in modo che i nostri pensieri vadano nella direzione giusta. Ci ha dato la sua Parola, il suo spirito santo. Ci ha dato la preghiera e il cibo spirituale di buona qualità che ci provvede l’organizzazione. 

Prendiamo in esame alcuni pensieri negativi che potrebbero scoraggiarci. Poi esaminiamo dei pensieri positivi che invece ci aiutano a combattere lo scoraggiamento. Avete avuto una brutta giornata, avete detto o fatto qualcosa di cui poi vi siete pentiti. Questo è uno di quei “momenti di difficoltà”. Allora si affaccia il pensiero: “Non valgo niente”. Siete saliti sul treno sbagliato. Rimarrete su quel treno che vi sta portando dritti fino allo scoraggiamento? Ricordatevi che potete scegliere. Scendete da quel treno. Non lasciate che i pensieri negativi prendano il sopravvento. Dite a voi stessi: “Aspetta un attimo, fermati! Così non va bene. Solo perché ho fatto un errore non significa che per Geova non valgo niente. Lui ci dice che sa che ‘siamo polvere’ e che è ‘pronto a perdonarci’. E Gesù ha detto che ‘nemmeno un passero che cade a terra’ viene dimenticato da Dio e che ‘noi valiamo più di molti passeri’. Sì, è così. Per Geova valgo davvero tanto. Devo pregare al riguardo, e di sicuro Geova mi aiuterà a non rifare lo stesso errore. Domani sarà una giornata migliore. Grazie, Geova”. 

Facciamo un altro esempio. Un fratello vi ha detto qualcosa di decisamente poco gentile. Ecco che arriva un altro “momento di difficoltà”. Allora iniziate subito a pensare: “Ma come può un fratello che si comporta così essere apprezzato nella congregazione? Non è assolutamente un buon esempio. Perché gli anziani non intervengono?” Fare questi pensieri sarebbe come accettare l’invito a salire sul treno sbagliato. Se rimaniamo su quel treno di pensieri negativi, finiremo per perdere la nostra forza spirituale. Invece possiamo ancora scegliere. Sostituiremo i pensieri negativi con pensieri positivi? Potremmo portare i nostri pensieri sul binario giusto, ad esempio facendo un ragionamento di questo tipo: “Beh, non ci sono dubbi che mi ha detto una cosa scortese. Però non è da lui. Forse aveva solo avuto una brutta giornata. È imperfetto come lo sono anche io. Anche io a volte ho detto cose poco gentili e poi mi è dispiaciuto, me ne sono pentito. Probabilmente si sta sentendo anche lui così. Mi viene in mente Colossesi 3:13 che dice che dobbiamo ‘continuare a sopportarci gli uni gli altri e a perdonarci senza riserve’, e questo ‘anche se qualcuno ha motivo di lamentarsi di un altro’. Beh, un motivo per lamentarmi lui me l’ha dato di sicuro. Ma il versetto dice che ‘Geova ci ha perdonato senza riserve’. E io ho perso il conto di quante volte ha perdonato me. No, non permetterò che questa cosa rovini la nostra amicizia. Cosa posso fare per aiutarlo? Pregherò per lui. E pregherò anche per me. Chiederò a Geova di aiutarmi a non nutrire rancore nei suoi confronti”. 

Facciamo un terzo esempio. Dopo anni e anni di duro lavoro non hanno più bisogno di voi. Il vostro capo vi licenzia. Adesso siete senza lavoro. Questo è un altro momento di difficoltà. Siete in preda all’ansia e ai pensieri negativi. “Come provvederò il necessario alla mia famiglia? Adesso cosa succederà? Perché Geova ha permesso che mi capitasse una cosa come questa?” Dove vi porterà questo treno di pensieri bui e negativi? Di sicuro vi ritroverete emotivamente esausti e diventerete deboli dal punto di vista spirituale. Ma potete ancora scegliere. Potete sostituire quei pensieri negativi con pensieri positivi come: “Ok, ho perso il lavoro. Ma adesso cosa dovrei fare? Dovrei smettere di servire Geova? No. Gesù ha detto che non dovremmo essere ansiosi riguardo alle cose materiali, perché Geova ci provvederà il necessario se mettiamo il Regno al primo posto nella nostra vita. Ha anche detto di mantenere uno stile di vita semplice. È proprio vero, ci sono molte cose di cui non ho bisogno. Allora farò così, semplificherò la mia vita e mi impegnerò di più per Geova. Lui ci promette che non ci abbandonerà mai. Getterò il mio peso su di lui e sono sicuro che lui mi aiuterà a fare le scelte giuste”. 

Cari fratelli, viviamo negli ultimi giorni di questo sistema di cose. Avremo tutti i nostri momenti di difficoltà. In alcuni casi a motivo della nostra imperfezione o di quella degli altri. Ma sappiamo anche che il Diavolo farà di tutto per scoraggiarci. Rivelazione 12:17 dice che Satana scatena tutta la sua rabbia contro “quelli che osservano i comandamenti di Dio e hanno il compito di rendere testimonianza riguardo a Gesù”. Il Diavolo cercherà di sfruttare ogni situazione e ogni problema che affrontiamo per insinuare nella nostra mente pensieri scoraggianti R e per prosciugare le nostre energie. Ci troviamo davvero a un passo dal nuovo mondo. Combattiamo lo scoraggiamento usando tutte le armi che Geova ci dà. Continuiamo a studiare la Parola di Dio, facciamo in modo che sia un’abitudine quotidiana, preghiamo di continuo Geova perché ci dia il suo potente spirito e teniamoci stretti all’organizzazione. Dio ha promesso di darci la vittoria. Non lasciamoci spaventare da niente. Facciamo nostre le parole dell’apostolo Paolo riportate in Filippesi 4:13: “Per ogni cosa ho forza grazie a colui che mi dà potenza”. 

Nel nostro primo video vedremo insieme la storia di Aino Ehtmaa. Questa cara sorella ha dovuto affrontare molti giorni difficili solo per il fatto di essere testimone di Geova. Notate in che modo è riuscita a rimanere fedele e gioiosa. 

Quando ero piccola, mio padre mi scrisse un versetto della Bibbia, che dice: “La tua parola è una lampada per il mio piede e una luce sul mio cammino”. E aggiunse: “Non dimenticarlo mai. Tieni sempre a mente la Parola di Dio in ogni passo della tua vita”. 
Sono nata nel 1929 nella città di Võru, in Estonia. La mia era una famiglia religiosa e i miei genitori si sono sempre presi cura di me, mi hanno dato tutto quello di cui avevo bisogno. Quando mio padre conobbe la verità, regalò a me e a mio fratello una Bibbia e così iniziammo a studiarla insieme. 
Mio padre fu arrestato nell’estate del 1948. L’Estonia all’epoca era sotto il regime sovietico, ma lui aveva ancora il posto come insegnante. Un giorno il Dipartimento per l’istruzione lo convocò. Mio padre uscì di casa con indosso vestiti estivi e i sandali, e non fece mai più ritorno. 
(Due anni dopo)
Era mezzanotte quando sentimmo qualcuno bussare alla porta. Andammo ad aprire, e dei soldati entrarono chiedendoci i passaporti. Li appoggiammo sul tavolo, e tutto quello che dissero fu: “Siete in arresto”. 
La prigione Pagari di Tallinn faceva paura. Ero molto spaventata all’idea di doverci andare. Mi ricordo che per portarmi nella cella mi fecero scendere le scale e percorremmo un lungo corridoio nei sotterranei. Nella cella in cui fui rinchiusa c’era solo una panca. Quando chiusero la porta sbattendola, iniziai ad avere un po’ di paura. Ma poi pregai Geova e gli chiesi di aiutarmi. Mi sentii subito più tranquilla e così mi sdraiai sulla panca e mi addormentai. Fui condannata a 10 anni di prigione con l’accusa di essere un nemico dello Stato. 
Un anno dopo fummo trasferiti in campi di prigionia in Russia. Lì era difficile procurarsi cibo spirituale. Non potevamo ricevere posta. Ma gli angeli in qualche modo ce l’hanno fatto avere lo stesso, avevamo sempre qualcosa. In prigione anche un solo versetto o una frase incoraggiante può aiutare tantissimo. In ogni caso, dobbiamo fare in modo che la Parola di Dio faccia parte di noi. Dobbiamo sempre tenerla a mente, anche se riusciamo a ricordare solo un versetto. 
A un certo punto della mia condanna mi fu permesso di vivere al di fuori del campo di prigionia. Una famiglia di Testimoni accolse in casa me e altre 2 sorelle. Non c’era più una guardia a tenerci d’occhio come quando eravamo nel campo, quindi potevamo stare insieme e anche predicare un po’. Riuscimmo addirittura ad andare di casa in casa. 
Qualche tempo dopo mi trasferii in un dormitorio, perché in casa c’era poco spazio. Il lato positivo era che le pubblicazioni le potevo tenere io, perché se avessero arrestato me non sarebbe successo niente. Ma se avessero arrestato il fratello, quella sarebbe stata una perdita maggiore. 
Una sera la polizia perquisì la mia stanza. Misero tutte le pubblicazioni sul tavolo e mi chiesero da dove le avevo prese. Risposi: “Sono gli angeli a portarcele, per farci avere sempre cibo spirituale”. Così mi diedero altri 2 anni perché ero in possesso di quelle pubblicazioni. Sentii che l’opera dei Testimoni di Geova era stata ufficialmente vietata. E in quel momento io mi sentii così orgogliosa di essere testimone di Geova! Quel pensiero mi dava gioia. Sapevo che Geova mi stava aiutando, perché le cose non diventavano mai troppo difficili da affrontare. Quando una situazione peggiorava, succedeva sempre qualcosa che mi aiutava a sopportarla. Sentivo di avere sempre qualcuno che si prendeva cura di me. Non mi sono mai sentita sola o abbandonata. 
Se riuscissimo a essere sempre fedeli, saremmo anche sempre felici. Ma a volte sbagliamo e così perdiamo la gioia. È la fedeltà a dare gioia. In prigione puoi riuscire a restare fedele se non abbandoni Geova, se non ti dimentichi di pregare e se ricordi sempre il motivo per cui sei lì. Sei lì perché sei dalla parte di Geova. Io non avevo rubato e non avevo ucciso nessuno. Ero accusata perché ero testimone di Geova, ma per questo vale la pena essere in prigione. 

Se state affrontando la persecuzione o qualsiasi altra prova tenete a mente quello che ha aiutato la sorella Aino Ehtmaa. Anche quando le nostre pubblicazioni scarseggiavano, ha continuato ad alimentarsi spiritualmente. La Parola di Dio per lei è sempre stata importante. Quando si sentiva scoraggiata ed era in preda all’ansia, pregava. Ed è sempre rimasta vicina ai fratelli, cosa che dovremmo fare anche noi. 

Stringere forti amicizie con i fratelli e le sorelle è sempre più importante, soprattutto ora che ci stiamo avvicinando alla fine. Nel prossimo video, che fa parte della serie “Lezioni utili dalla Torre di Guardia”, vedremo cosa possiamo fare per stringere forti amicizie. 

Stringiamo forti amicizie prima che arrivi la fine - Proverbi 17:17 

I miei amici ci sono sempre per me. Sanno farmi ridere, mi aiutano ogni volta che sono in difficoltà. Grazie ai miei amici la mia vita è più bella. 
Vedere che i miei amici, nonostante affrontino gravi problemi, continuano a servire Geova, mi aiuta tanto quando anch’io devo affrontare dei problemi. 
Un amico migliora la tua vita, la arricchisce. Devo dire però che fare amicizia per me non è per niente facile. Sono una persona timida, insicura e non ho una grande stima di me stesso. 
Per me Baruc era semplicemente il segretario di Geremia. Non avevo mai pensato che il fatto di aver trascorso così tanto tempo insieme probabilmente li rese buoni amici. 
Quando ho studiato l’articolo che parlava di Geremia e Baruc, ho riflettuto molto sulle mie amicizie. In effetti, quando servi Geova insieme a un amico, il legame diventa ancora più profondo. 
Nel popolo di Geova stringi delle amicizie davvero forti e profonde. Amicizie così non puoi trovarle da nessun’altra parte. 
Nell’articolo si parlava dell’importanza di comunicare. Questo punto mi è piaciuto molto, perché quando ti apri con gli altri, anche loro si aprono con te e questo rende l’amicizia più forte. 
A volte ho una pessima opinione di me stessa. Mi è piaciuto il punto dell’articolo in cui si dice che è normale notare i lati negativi dei propri amici. Ma i veri amici sanno ricordarti i tuoi lati positivi. E ogni volta è come se fosse Geova a parlarmi e a ricordarmi quanto mi ama. 
Ho sentito che un fratello avanti negli anni che conoscevo doveva rientrare in Gran Bretagna per delle cure mediche. Gli volevano tutti molto bene. Ho provato a immaginare cosa gli potesse passare per la testa in quel momento, le sue paure, le sue preoccupazioni. Non mi sentivo adatto, ma mi rendevo conto che forse poteva fargli bene qualche parola incoraggiante. Così siamo stati un po’ insieme, abbiamo parlato. Anche solo fare una preghiera con lui è stato un onore per me. La sua reazione mi ha commosso. Aveva davvero apprezzato il mio interessamento. Potergli dare un po’ di aiuto e di sostegno mi ha reso felice. 
Sono uscita in servizio con una sorella con cui non mi sarei mai aspettata di fare amicizia. Si chiama Charlotte, è l’opposto di me. Ma una delle prime cose che ho notato di lei è che sa davvero ascoltare. Lei adesso è un’amica speciale per me, è come se fosse parte della mia famiglia. 
Voglio molto bene alla mia famiglia. Al momento però nessuno di loro serve Geova, sono l’unico. Ma non mi sono mai sentito solo. Geova mi ha sempre dato fratelli, sorelle, madri, zii, zie. Mi ha sempre dato qualcuno su cui poter contare. 
La vera amicizia è qualcosa di prezioso. Ora ne sono convinto ancora di più. Anche se ci sembra di fare poco, Geova apprezza e benedice il nostro impegno. 
Ho visto che spesso sono proprio le persone che non ti aspetti a rivelarsi gli amici migliori. Quando passiamo del tempo con i fratelli e le sorelle in servizio o in altre occasioni, ci rendiamo conto che loro sono regali di Geova. 
“E lui vi farà cadere tutti in nostro potere”. 
Se ci diamo da fare per Geova e siamo disposti ad aprirci con i fratelli e le sorelle, avremo tanti amici, creeremo dei legami che non dimenticheremo mai. E Geova userà quelle amicizie per aiutarci a superare la grande tribolazione.
Cosa possiamo mettere in pratica? 
In che modo queste cose ci aiutano a stringere forti amicizie? 
1. Comunicare pensieri e sentimenti 
2. Partecipare insieme al ministero 
3. Aiutarsi nei momenti di difficoltà 

Questi utili suggerimenti si trovano nel numero del mese di novembre 2019 della Torre di Guardia. Quell’articolo mette in risalto quanto sia importante stringere forti amicizie adesso, prima che arrivi la fine di questo sistema. Durante la grande tribolazione, i nemici di Dio potrebbero cercare di minare la nostra unità. Ma possiamo stare certi che niente e nessuno potrà intaccare l’amore che c’è tra di noi. Queste amicizie dureranno non solo fino alla fine di questo sistema, ma per tutta l’eternità. 

Per molti anni abbiamo pubblicato biografie dei testimoni di Geova. Vi siete mai chiesti cosa hanno fatto questi fratelli da quando è stata pubblicata la loro biografia? Com’è la loro vita oggi? Siamo felici di annunciare una nuova serie di video intitolata “Dove sono oggi”. 

In questo primo episodio intervisteremo il fratello Bill Mullane. La sua biografia è stata pubblicata nell’edizione inglese di Svegliatevi! circa 35 anni fa. All’epoca Bill aveva preso una decisione importante che avrebbe cambiato la sua vita. Come sono andate le cose da lì in poi? Scopriamolo insieme. 

La musica esprime cose che non si possono esprimere in nessun altro modo. Ha una forza incredibile. È un regalo meraviglioso. 
Prima di conoscere la verità vivevo per la musica. Per diversi anni suonai hard rock, heavy rock in bar e locali di New York. Quello per me era un ambiente molto deprimente. Poi però iniziai ad appassionarmi alla musica classica e suonavo 6 ore al giorno. Mi iscrissi alla Juilliard, una tra le più famose scuole di musica. Fui ammesso, ma non ci andai. Dentro di me provavo un senso di vuoto. 
Il 16 febbraio del ’73 ci fu una svolta nella mia vita. Quel giorno in un taxi mi parlarono della verità. 
Il 16 febbraio del ’79 iniziai a servire alla Betel. Appena arrivato non potevo dedicare tanto tempo alla musica. Ero assegnato alla stamperia, e quello era un ambiente completamente diverso per me. Mi sono anche occupato di giardinaggio, ho partecipato alle costruzioni a Wallkill e ho dato una mano anche nel campo della progettazione. Tutte cose che non sapevo fare, ma ho imparato davvero tanto. Ognuno di questi incarichi mi ha aiutato a sviluppare delle qualità importanti e credo che Geova abbia pensato che c’era un bel po’ di lavoro da fare con me. Proprio come si accorda uno strumento per poterlo suonare, così Geova fa con noi. Ci insegna a dare la giusta priorità alle cose e a mettere lui al primo posto, perché lo merita. Quando lo facciamo, vediamo tutte le altre cose dalla giusta prospettiva. 
Nel 1981 conobbi mia moglie mentre suonavo a un matrimonio. Ci innamorammo. Il nostro amore per Geova è cresciuto insieme al nostro amore l’uno per l’altra. Non abbandonai la musica completamente, perché mi appassionava ancora. Suonavo il più possibile tra i vari impegni alla Betel e le altre attività spirituali. Non mi dispiace che la musica non sia più al primo posto. Anzi, ora che le do la giusta importanza sono più felice. 
Nel 1995, quando arrivai a Patterson, fui assegnato al Reparto Audio/Video. E dal 2016 mi occupo proprio di musica, sia di composizione che di montaggio. Collaborare con i fratelli nel campo della musica è una grande gioia e un onore. Geova ci permette di lodarlo con qualcosa che amiamo e ci appassiona, come la musica. Non lo facciamo per soldi. Quello che ci motiva, il nostro unico desiderio, è quello di dare gloria al nostro Padre celeste, Geova. La nostra musica si ispira alle culture più diverse, e tutto questo ci unisce ancora di più. La musica è capace di suscitare emozioni davvero profonde. Ci sono volte in cui ci mettiamo insieme a suonare e improvvisiamo, ed è come se parlassimo attraverso gli strumenti. È una cosa unica! 
Posso dire di essere una persona felice, perché nella mia vita ho seguito le norme di Geova. 
Se ho dei rimpianti? Assolutamente no! La decisione che ho preso a 22 anni è stata la migliore che potessi mai prendere, perché ho conosciuto Geova e ho finalmente trovato l’equilibrio nella mia vita. 
La felicità non dipende dal lavoro che facciamo. La vera felicità dipende dalla nostra spiritualità e dalla nostra amicizia con Geova. Questo è lo scopo della vita. Ed è una vita fantastica! 

Bill non ha alcun rimpianto, è molto felice della vita che ha scelto. Il suo amore per Geova è stato più forte del suo amore per la musica. E questo gli ha dato molte opportunità di servizio e una vita felice e soddisfacente. 

L’apostolo Paolo scrisse che Geova “ama chi dona con gioia”. 

Questo è proprio l’argomento di una recente adorazione mattutina tenuta dal fratello Anthony Morris del Corpo Direttivo. 

Oggi parleremo un po’ di soldi. È vero, la nostra organizzazione non obbliga nessuno a fare donazioni, ma questo non significa che nell’organizzazione di Geova quello dei soldi è un argomento tabù. Ne abbiamo sempre parlato. Certo, bisogna farlo con equilibrio. Già molti anni fa La Torre di Guardia ha trattato l’argomento. Diceva: “Non abbiamo mai ritenuto giusto sollecitare offerte per la causa del Signore come consuetudine”, riferendosi alla cristianità. “Riteniamo che il denaro raccolto mediante varie forme di elemosina nel nome del nostro Signore sia offensivo, non accetto a lui, e che non rechi la sua benedizione né sui donatori né sull’opera compiuta”. Questo era valido allora ed è valido anche oggi. Non abbiamo bisogno che qualcuno ci obblighi a fare donazioni, lo facciamo perché siamo felici di contribuire per l’opera del Regno. Ma non vorremmo giungere alla conclusione che non si possa mai parlare di soldi. Dato che viviamo in questo sistema è un argomento di cui è necessario parlare. In fondo lo dice anche la Bibbia: “Il denaro soddisfa ogni bisogno”. 
Il libro Il Regno di Dio è già una realtà! menziona 3 ragioni per cui siamo così felici di dare. Sono davvero dei bei punti. 
1. La prima ragione che viene menzionata è che vogliamo fare ciò che è gradito a Geova. E nella seconda lettera ai Corinti c’è un principio che ci aiuta molto bene a spiegare alle persone che noi non obblighiamo nessuno a fare donazioni, ma di tanto in tanto è necessario parlare di questo argomento. In 2 Corinti 9 si parla proprio di questo, ovvero si parla delle donazioni, del dare. E qui al versetto 7 troviamo delle parole ispirate che riflettono il pensiero di Geova. 2 Corinti 9:7: “Ciascuno faccia come ha deciso nel suo cuore, non di malavoglia né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia”. Ecco il motivo per cui doniamo. Siamo felici di dare a Geova, ad esempio quando l’organizzazione ci fa sapere che è sorta una necessità. 
All’adunanza annuale abbiamo visto un rapporto sull’aumento dei disastri naturali. L’organizzazione di Geova ha speso milioni di dollari per aiutare i fratelli che sono stati colpiti dai disastri. Fare donazioni è una responsabilità individuale. E come dice il versetto, ciascuno deve farlo “come ha deciso nel suo cuore, non di malavoglia” o come dice la nota in calce “con riluttanza”. Quindi noi non mettiamo in difficoltà le persone forzandole o dicendo loro: “A te i soldi non mancano, perché non dai di più?” Non è affar nostro, è una decisione personale. Ognuno fa come ha deciso nel suo cuore. 
Quando parliamo di soldi, non lo facciamo mai per mettere pressione, per far sentire gli altri in obbligo a fare donazioni, perché a quel punto lo farebbero di malavoglia. Non è così che si comporta la nostra organizzazione. Certo, la cristianità, beh, loro sono esperti nel chiedere soldi. Noi invece amiamo Geova e vogliamo essere il tipo di persone che Geova ama. Infatti avete notato che belle parole in questo versetto? “Dio ama chi dona con gioia” o come dice un’altra traduzione: “Dio ama chi ama dare”. Ed è proprio così. Noi desideriamo che Geova ci ami. 
Quindi siamo felici di usare i nostri soldi per sostenere l’opera del Regno, indipendentemente da quanto riusciamo a dare. Ecco un primo motivo che ci spinge a donare. Lo facciamo perché amiamo Geova.
2. Il secondo motivo è davvero interessante, perché ci fa capire cosa abbiamo nel cuore, e lo troviamo in un principio della legge mosaica. Prendete insieme a me il libro di Deuteronomio. Deuteronomio capitolo 16. E anche se è vero che queste parole sono state scritte per gli ebrei di quel tempo, sono valide anche per noi oggi. Leggeremo Deuteronomio 16:16, 17: “Tre volte l’anno tutti i tuoi maschi devono presentarsi davanti a Geova tuo Dio nel luogo che sceglierà: alla Festa dei Pani Azzimi, alla Festa delle Settimane e alla Festa delle Capanne”. Ora notate: “Nessuno di loro deve presentarsi davanti a Geova a mani vuote. Il dono che ciascuno porterà dovrà essere in proporzione alla benedizione che Geova tuo Dio ti avrà dato”. Riflettiamo su questi versetti. Geova voleva che durante l’anno, quando andavano alle feste, gli israeliti ricordassero queste parole: ‘Nessuno deve presentarsi a mani vuote’. Non dice che solo i ricchi o quelli che avevano avuto una buona annata dovevano dare qualcosa, lasciando intendere che i poveri potevano non farlo. Anche se era la nazione di Geova, alcuni avevano problemi economici. Eppure, nessuno doveva presentarsi a mani vuote. Questo principio vale per tutti noi, a prescindere dalle nostre circostanze, sia che serviamo alla Betel o altrove. 
Geova non approva che i suoi servitori si presentino a mani vuote. Cosa spingeva gli israeliti a non presentarsi a mani vuote? E cosa spinge noi oggi a non presentarci a mani vuote? Il versetto 17 dice una cosa molto profonda: “Il dono che ciascuno porterà dovrà essere in proporzione alla benedizione che Geova tuo Dio ti avrà dato”. Ecco il punto. Qui ci dice quello che gli israeliti dovevano fare nel corso dell’anno, ed è esattamente quello che dobbiamo fare sempre anche noi. Riflettere sulle benedizioni di Geova, su tutto quello che ci dà. E dobbiamo prenderci del tempo per pensarci. “Il dono che ciascuno porterà dovrà essere in proporzione alla benedizione”. Se riflettiamo su tutto quello che riceviamo, ci sentiremo spinti a dare. Questo è un concetto profondo, qualcosa su cui vogliamo riflettere. Quando si tratta di donazioni, non vogliamo presentarci a mani vuote, vogliamo farle regolarmente. Non vogliamo pensare: “Beh, faccio così tanto per Geova”. Come abbiamo detto, il denaro è necessario per soddisfare ogni bisogno. E di questo dobbiamo prenderne atto, anche se magari non abbiamo molto. 
3. Infine, la terza ragione ha a che fare con l’amore che proviamo per Gesù. Prendete insieme a me, per favore, Giovanni al capitolo 14, il Vangelo di Giovanni al capitolo 14. Siamo felici di dare, di fare donazioni, perché amiamo profondamente Gesù. Notate cosa disse lui stesso in Giovanni 14:23. Giovanni 14:23: “Gesù rispose: ‘Se uno mi ama ubbidirà alla mia parola, e il Padre mio lo amerà, e verremo da lui e dimoreremo presso di lui’”. È interessante che Gesù dica “se uno mi ama”. Fa capire che dipende da ognuno di noi amarlo. Noi non siamo come quelli della cristianità, che dicono di amare Gesù ma che in realtà non lo conoscono. Sinceramente, come fanno ad amarlo se non sanno neanche che persona sia? Devono prima avere un’accurata conoscenza. Ma se conosciamo la verità, se siamo servitori dedicati e battezzati, se amiamo veramente Gesù, allora ubbidiremo alla sua parola. E lo faremo promuovendo l’opera, non solo usando il nostro tempo e le nostre energie, ma saremo felici di usare anche i nostri soldi per sostenere quest’opera. 
Ad essere onesti, non è un mistero che servano soldi per portare avanti le filiali oppure l’opera di predicazione e tutti gli altri progetti teocratici iniziati negli ultimi anni. Ci vogliono soldi. Non possiamo andare dai fornitori, prendere quello che ci serve e dirgli: “Noi siamo un’organizzazione senza scopo di lucro” e aspettarci che ci diano le cose gratuitamente. Non funziona così. Si aspettano di essere pagati per le cose che acquistiamo da loro, che ci servono per l’opera del Regno. 
Ricapitolando, siamo felici di fare donazioni perché amiamo Geova, vogliamo fare ciò che gli è gradito, perché apprezziamo tutto quello che fa per noi e perché amiamo Cristo Gesù. 
Ecco perché vogliamo dare a Geova tutto quello che possiamo. Quanto diamo e quando lo diamo è una decisione personale, Geova lascia che siamo noi a scegliere. Perciò non vogliamo mettere altri in difficoltà, non vogliamo far intendere che dovrebbero dare di più. Ognuno decide per sé. E se abbiamo poco economicamente, ricordiamo la vedova. Lei non si presentò a mani vuote quando andò al tempio. Era povera, non diede molto. Ma Geova e Gesù la apprezzarono perché diede tutto quello che poteva. 
Quindi anche se siamo poveri, Geova si aspetta che contribuiamo economicamente. E siamo felici di farlo perché amiamo Geova, perché amiamo Gesù e perché siamo grati per tutto quello che Geova ci dà giorno dopo giorno. 

Come abbiamo detto prima, per combattere lo scoraggiamento dobbiamo sostituire i pensieri negativi con pensieri positivi. Perché non proviamo a farlo insieme adesso? Siete pronti? 

Guardiamo il nostro nuovo video musicale. S’intitola “Rallegratevi sempre”. 

♪ Che gioia dà quello che ♪ 
♪ Geova Dio fa per noi! ♪ 
♪ La terra, il sole e il cielo blu: che immensità! ♪ 
♪ Ma il più bel dono è l’amore che lui ha verso di noi! ♪ 
♪ Lodiamo Geova con gioia e serviamo solo lui! ♪ 
♪ Qualunque cosa succederà, ♪ 
♪ Dio sempre ci darà felicità! ♪ 
♪ Felicità! ♪ 
♪ Geova ci dà felicità! ♪ 
♪ L’unità che c’è fra noi ♪ 
♪ viene da Geova Dio! ♪ 
♪ Forse il mondo può portarci via la libertà, ♪ 
♪ ma non ci toglierà la gioia che c’è dentro di noi! ♪ 
♪ Lodiamo Geova con gioia e serviamo solo lui! ♪ 
♪ Qualunque cosa succederà, ♪ 
♪ Dio sempre ci darà felicità! ♪ 
♪ Felicità! ♪ 
♪ Geova ci dà felicità! ♪ 
♪ Ogni cosa nuova Dio per tutti noi farà; ♪ 
♪ grazie al Regno di Gesù ci libererà. ♪ 
♪ Lodiamo Geova con gioia e serviamo solo lui! ♪ 
♪ Qualunque cosa succederà, ♪ 
♪ Dio sempre ci darà felicità! ♪ 
♪ Felicità! ♪ 
♪ Geova ci dà felicità! ♪ 
♪ Geova ci dà felicità! ♪ 
♪ Geova ci dà felicità! ♪ 
♪ Geova ci dà felicità! ♪ 
♪ Geova ci dà felicità! ♪ 
♪ Felicità! ♪ 

Sono sicuro che questa canzone vi ha messo allegria. 

In questo programma abbiamo visto insieme che possiamo combattere con successo lo scoraggiamento e non perdere la gioia. 

Nonostante le molte difficoltà, la sorella Aino è rimasta fedele e gioiosa perché è stata sempre vicino ai fratelli e si è continuata a nutrire dal punto di vista spirituale. 

Abbiamo visto quanto è importante costruire forti amicizie. Quando avremo un problema o saremo scoraggiati, avere amici farà la differenza. 

Bill ha messo il suo amore per Geova al di sopra della musica e ha vissuto una vita bella e piena di soddisfazioni. 

E poi la canzone di questo mese ci ha messo di buon umore e ci ha fatto venire voglia di continuare a cantarla. 

Ora andiamo a trovare i nostri fratelli e sorelle del Québec, in Canada. 

Il Québec è la provincia più grande del Canada per estensione territoriale. Qui vivono più di 24.000 fratelli e sorelle. Questa provincia è conosciuta per i suoi paesaggi incantevoli. Ci sono il fiume San Lorenzo, migliaia di laghi, cascate, bellissime località sciistiche e foreste. Inoltre, la fauna selvatica è molto ricca. Si possono incontrare alci, caribù, castori, lupi e civette delle nevi. 

Nel Québec i servitori di Geova hanno iniziato a predicare nel 1920, ma poco tempo dopo hanno dovuto affrontare l’opposizione del governo fomentata dal clero. Nel 1946 i fratelli organizzarono una campagna di predicazione per denunciare la violazione da parte dello stato della libertà di culto. Di conseguenza furono arrestati centinaia di testimoni di Geova. I primi a essere processati furono il fratello Aimé Boucher e le sue figlie, una delle quali aveva solo 11 anni. Però nel 1950 la Corte suprema del Canada si espresse a loro favore, sancendo così il diritto dei Testimoni di Geova di predicare nel Québec. Oggi i fratelli stanno sfruttando appieno questa libertà. 

Montreal è la città più grande di questa provincia I proclamatori partecipano con gioia alla testimonianza pubblica nelle zone più turistiche, nelle stazioni della metropolitana e nei porti, dove arrivano operai da diversi paesi. Predicano anche agli studenti delle 8 università e delle tante scuole di Montreal. 

Nella città di Québec predicano anche davanti agli edifici dove decine di anni fa furono emanate le leggi per fermare la nostra opera. Il fratello Boucher era della piccola località di Lac-Etchemin. Qui c’è una congregazione di 71 proclamatori. Predicano in un territorio molto vasto con tante zone di campagna, ma grazie al loro impegno per raggiungere ogni persona conducono molti studi biblici. 

D’inverno la temperatura media è di circa 12 gradi sotto zero, ma spesso fa anche più freddo. Nonostante le basse temperature, stando insieme, i fratelli sentono il calore dell’affetto che li unisce. 

Il 70% dello sciroppo d’acero prodotto in tutto il mondo viene da qui, dal Québec. 

Una specialità tipica è il maple taffy. Si ottiene facendo bollire la linfa d’acero e versandola sulla neve. Una volta indurita la si raccoglie avvolgendola su un bastoncino. 

I fratelli e le sorelle della congregazione di Lac-Etchemin ci mandano i loro affettuosi saluti. 

Dalla sede mondiale dei Testimoni di Geova, questo è JW Broadcasting! 







Report Page