2020-09 JW Broadcasting

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Benvenuti su JW Broadcasting! Questo mese parleremo di come possiamo riuscire a dare completa testimonianza. Il vostro territorio è difficile da raggiungere? Le differenze linguistiche e culturali vi mettono in difficoltà? È successo anche a questi proclamatori che si sono trasferiti dove il bisogno è maggiore. Vedremo come hanno superato alcune sfide. Questa sorella ha conosciuto la verità in un periodo di violenti scontri nell’Irlanda del Nord. Dove ha trovato il coraggio di predicare a tutti senza distinzioni? Vedremo come Geova l’ha aiutata. E il nuovo video musicale ci ricorderà che assolutamente niente potrà separarci dall’amore di Dio. Tutto questo e molto di più su JW Broadcasting.

Provate a immaginare quanto saranno stati sorpresi gli apostoli. Gesù è stato risuscitato e si trova davanti a loro sul Monte degli Ulivi. Poco prima di salire al cielo e sparire dietro le nuvole, Gesù fa un’importante dichiarazione riportata in Atti 1:8:

(Atti 1:8) ma riceverete potenza quando lo spirito santo sarà arrivato su di voi, e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa, e fino alla più distante parte della terra”.

Che incarico enorme! Avrebbero dovuto predicare la buona notizia del Regno di Dio in tutta la terra. Avranno pensato che era un’impresa troppo grande per loro e si saranno chiesti come avrebbero fatto a svolgere quell’incarico, visto che erano in così pochi. 10 giorni dopo, come promesso, ricevettero lo spirito santo e si misero subito all’opera. È vero, affrontarono molte difficoltà, ma non lasciarono che questo li fermasse. E nella Bibbia leggiamo che 3 anni dopo si iniziò a predicare anche ai non ebrei. Troviamo questo entusiasmante racconto in Atti capitolo 10. Prima, un angelo appare a Cornelio, un ufficiale dell’esercito che temeva Dio. Poi lo spirito santo fa capire a Pietro che deve andare a casa di Cornelio e parlare con lui.

Una volta lì, Pietro insegna le verità riguardo a Gesù, e non solo a Cornelio, ma anche alla sua famiglia e ai suoi amici. A un certo punto, prima di concludere, Pietro spiega che aveva ricevuto l’incarico di predicare alle persone. Leggiamo Atti 10:42 e notate quali sono 2 obiettivi dell’opera di predicazione iniziata da Gesù:

(Atti 10:42) Inoltre ci ordinò di predicare al popolo e di testimoniare in modo completo che egli è colui che Dio ha costituito giudice dei vivi e dei morti.

Prima di tutto Gesù comandò ai discepoli “di predicare al popolo”. Inoltre dovevano “testimoniare in modo completo”. I discepoli dovevano andare alla ricerca delle persone dal cuore ben disposto. Questo significava predicare a quante più persone possibile. Nonostante una violenta persecuzione, i cristiani del I secolo ubbidirono al comando di Gesù di predicare e dare completa testimonianza. Presero così a cuore quell’incarico che intorno al 60, cioè 30 anni dopo aver ricevuto quel comando, Paolo scrisse alla congregazione di Colosse che la buona notizia era stata “predicata in tutta la creazione che è sotto il cielo”. Questo dimostra chiaramente quanto sia potente lo spirito di Dio, e quanto fossero forti la fede, lo zelo e la determinazione di quei discepoli. Verso la fine del 1800, un piccolo gruppo di Studenti Biblici raccolse la sfida di rendere completa testimonianza. Un articolo della Torre di Guardia di Sion dell’aprile del 1881 si intitolava “Occorrono 1.000 predicatori”. Oggi i Testimoni di Geova predicano in ben 240 paesi. Quest’opera però non è sempre facile. Quali ostacoli potremmo incontrare? E cosa possiamo fare per superarli? Molti fratelli devono fare i conti con lunghe distanze, condizioni climatiche estreme, strade in cattive condizioni e luoghi difficili da raggiungere. In alcune zone è difficile anche solo incontrare persone a cui parlare. E un’altra difficoltà è quella di cui parla Rivelazione 14:6 che dice che la buona notizia deve essere predicata “a ogni nazione, tribù, lingua e popolo”. Questo può voler dire imparare una nuova lingua e comprendere religioni, culture e mentalità diverse dalla nostra o adattarsi a condizioni di vita difficili o a territori in cui le persone non fanno cambiamenti o sono apatiche. Gesù avvertì inoltre che alcuni avrebbero cercato di ostacolare o fermare l’opera di predicazione. Di sicuro anche il territorio in cui state predicando presenta delle sfide. Non possiamo elencare la soluzione di ogni singolo ostacolo che affrontiamo oggi, ma vedendo come altri affrontano le loro sfide, ognuno di noi può riflettere e cercare le soluzioni che permettono di affrontare le proprie sfide. Analizziamo insieme 3 princìpi che impariamo dalla Bibbia che ci aiuteranno a svolgere al meglio il nostro ministero.

In che modo avere fiducia in Geova può aiutarci? Vediamo un esempio. Negli anni ’90 in Francia, i media si sono accaniti contro i Testimoni di Geova con una valanga di notizie diffamatorie. A motivo di questi attacchi alcuni fratelli hanno perso il lavoro, i bambini a scuola venivano presi di mira e in alcune zone predicare era diventato estremamente difficile. Cosa hanno fatto i nostri fratelli? La svolta è arrivata nel gennaio del ’99. Il Corpo Direttivo aveva approvato una campagna speciale per distribuire un volantino formato rivista che dimostrava che le accuse mosse contro i Testimoni erano false. Dalle prime ore di un venerdì mattina e continuando per tutto il fine settimana, i fratelli ne hanno distribuite 12.000.000 di copie. Questa campagna ha ravvivato l’entusiasmo per il ministero e ha ridato coraggio ai nostri fratelli. Nei successivi 19 anni c’è stato un continuo incremento nel numero di proclamatori. E così anche per i pionieri regolari. Oggi ci sono oltre 15.000 pionieri in Francia! Se nella vostra zona i media parlano male dei Testimoni di Geova, pensate che anche da voi serva una campagna speciale per difendere la verità? Non necessariamente. Anche se quella campagna ha generato entusiasmo, i nostri fratelli e sorelle in Francia hanno detto che ciò che ha dato loro forza e coraggio sono le parole di 2 Cronache 32:8. Leggiamole. Qui ci troviamo al tempo di Ezechia, re di Giuda. Il popolo era scoraggiato per le continue umiliazioni e minacce degli assiri. Cosa li rafforzò? Riferendosi al re d’Assiria, il re Ezechia disse queste parole:

(2 Cronache 32:8) Con lui c’è la forza dell’uomo, ma con noi c’è Geova nostro Dio, per aiutarci e per combattere le nostre battaglie”. E il popolo fu rafforzato dalle parole di Ezechìa, re di Giuda.

Quale fu il risultato? Il re Ezechia ricordò a quegli ebrei che Geova li avrebbe aiutati, e questo diede forza a tutti loro. Geova intervenne e mandò un angelo a distruggere l’esercito nemico. Anche oggi Geova usa i suoi angeli per aiutarci. Notate quello che dice Rivelazione 14:6:

(Rivelazione 14:6) E vidi un altro angelo che volava in mezzo al cielo e aveva un’eterna buona notizia da annunciare agli abitanti della terra, a ogni nazione, tribù, lingua e popolo.

Cercate di capire quando gli angeli e lo spirito santo di Dio vi stanno guidando. Se vi sentite spinti a suonare a quell’ultima casa o a parlare a quella persona vicino a voi sull’autobus, fatelo, non trattenetevi. Chissà se un angelo non vi stia guidando da qualcuno che ha la giusta disposizione per ricevere la vita eterna. Consideriamo ora il secondo principio che ci aiuterà a rendere completa testimonianza: essere flessibili. A volte può essere difficile perfino riuscire a parlare con le persone. E per superare questo ostacolo dobbiamo essere flessibili. Takanori e Yumi Takahashi hanno servito in territori molto diversi, come il giorno e la notte. Poco tempo fa sono venuti a trovarci. Facciamoci raccontare cosa hanno fatto per dare completa testimonianza nonostante le sfide che si sono presentate. Takanori, Yumi, benvenuti nel nostro studio!

Grazie di averci invitato. Siamo contenti di avervi qui con noi.

Takanori, io e te ci conosciamo da una vita. È vero. Mi ricordo ancora quando sei arrivato alla Betel del Giappone nel 1977. Abbiamo anche servito nella stessa congregazione per diversi anni. Ma poi nel ’90 c’è stato un grande cambiamento, vero? Ci racconteresti cos’è successo?

Sì, certo. A quel tempo alla Betel serviva anche mio fratello gemello, Nobuaki. E per nostra sorpresa, siamo stati mandati come missionari in Papua Nuova Guinea.

Però, un bel cambiamento! E così vi siete ritrovati a predicare tra i villaggi della Papua Nuova Guinea. Nei 25 anni che hai trascorso lì, so che hai servito in vari modi: nel campo missionario, nella circoscrizione e anche alla Betel. E poi Yumi, voi due vi siete sposati.

Sì, io e Takanori ci siamo sposati nel settembre del 1993 e così ho iniziato anch’io il servizio missionario. Adattarsi a territori sperduti come quello che vediamo non è stato facile.

Quindi quali ostacoli avete dovuto superare per riuscire a dare completa testimonianza?

In Papua Nuova Guinea le persone sono gentili e hanno molto rispetto per quello che dice la Bibbia. Quando predicavi avevi la persona davanti, potevi parlarci tranquillamente, leggere qualche versetto della Bibbia e ragionarci su.

Ma questi a me non sembrano degli ostacoli. Ce ne sono stati alcuni?

Sì, quando predicavamo nei villaggi, spesso la reazione delle persone al messaggio dipendeva da come aveva reagito il capo del villaggio. Se ci ascoltava lui, ci ascoltava praticamente tutto il villaggio. Ma se la sua reazione era negativa, vedevi le persone sparire e nascondersi nella foresta. E quindi cercavamo sempre di essere rispettosi e di parlare prima di tutto col capo del villaggio. E di solito questo ci permetteva di essere accolti bene.

Nelle città c’era un grosso problema ed era la criminalità. Non era prudente che andassimo a predicare da soli in certi quartieri o che tornassimo spesso nella stessa zona. Per questo chiedevamo a chi studiava con noi di venire alla Sala del Regno prima dell’adunanza per fare lo studio. In questo modo potevamo anche incoraggiarli a restare per le adunanze.

Si vede che vi è piaciuto molto servire in Papua Nuova Guinea. Ora servite come pionieri speciali nella congregazione di Maihama, a 20 minuti dal centro di Tokyo. Quindi siete passati da un paese in cui le persone hanno un profondo rispetto per la Bibbia, a un paese in cui meno dell’1% della popolazione si definisce cristiano. Ci raccontereste quali altre differenze avete riscontrato tra il territorio in cui servite ora e quello in cui servivate prima?

Eh, sono completamente diversi. Nel nostro territorio c’è Tokyo Disneyland e il 70% degli edifici residenziali sono sorvegliati e protetti da sistemi di sicurezza. Quindi ti ritrovi nell’ingresso davanti a un portiere, premi un bottone e parli a una videocamera.

Venendo dalla Papua Nuova Guinea ci è sembrato un territorio un po’ difficile in cui predicare. Eravamo abituati a parlare con le persone guardandole negli occhi. Adesso invece guardiamo solo la lente di una videocamera. Ma abbiamo imparato a vedere quella videocamera come nostra amica.

Come vostra amica? Per molti di noi predicare rivolgendosi a una videocamera è un po’ difficile. Come ci riuscite?

Dato che appena suoniamo il campanello nell’appartamento si accende uno schermo su cui appare la nostra faccia, ci mettiamo a circa mezzo metro dalla videocamera, così che le persone ci possano vedere bene. E poi parliamo ad un volume adatto, tenendo anche in considerazione il portiere e altre persone che potrebbero ascoltare.

Iniziamo a parlare circa 2 secondi dopo che abbiamo suonato il campanello, perché a quel punto forse qualcuno ci sta già guardando. Salutare gentilmente e con un bel sorriso coinvolge la persona come se stessimo parlando direttamente con lei.

Prepariamo un’introduzione interessante e mostriamo rispetto. Teniamo anche conto delle circostanze del padrone di casa. Chi vive nel nostro territorio vuole essere visto come una persona di successo, non come una persona che ha problemi. Quindi parliamo con loro di argomenti positivi, e cerchiamo di cambiarli spesso, così chi ci ascolta non sente parlare sempre della stessa cosa.

Come un po’ a tutti, ai giapponesi non piace sentirsi in imbarazzo. Quindi invece di fare una domanda e aspettare che la persona risponda, usiamo il metodo che usano anche i nostri volantini e gli diamo 3 possibili risposte tra cui può scegliere.

E quali risultati avete avuto predicando in questo modo per videocitofono?

Da quando predichiamo usando questo metodo, il numero degli assenti è diminuito molto. E una cosa curiosa è che a volte per strada incontriamo qualcuno che ci dice che ci conosce, perché ci ha visto attraverso il videocitofono.

Che bei risultati! Grazie Takanori e Yumi per averci raccontato come avete superato le difficoltà che avete incontrato predicando in territori così diversi.

Leggiamo ora 1 Corinti 9:22, 23:

(1 Corinti 9:22, 23) Sono diventato ogni cosa per persone di ogni tipo, per salvarne alcune a qualsiasi costo. 23 Ma faccio tutto per la buona notizia, per trasmetterla ad altri.

‘Diventare ogni cosa’, ‘fare tutto’. In altre parole, essere flessibili. È importante seguire i consigli della Guida per l’adunanza, conoscere bene tutti gli strumenti del Kit dell’insegnante e vedere come li stanno usando i proclamatori più esperti e i pionieri. Inoltre dovremmo comprendere i sentimenti e le circostanze delle persone. In uno stesso territorio, potremmo dover cercare modi diversi per iniziare conversazioni. Per esempio, nel territorio in cui predicano i coniugi Takahashi, non si può entrare in circa il 40% degli edifici, quindi predicano in modo informale o svolgono la testimonianza pubblica. Adesso soffermiamoci sull’ultimo dei 3 princìpi, rimanere concentrati. In Matteo 6:22 Gesù disse:

(Matteo 6:22) “La lampada del corpo è l’occhio. Se dunque il tuo occhio è concentrato su una cosa sola, tutto il tuo corpo sarà luminoso.

Tenere l’occhio concentrato su una cosa sola significa avere una vita semplice per concentrarsi sulle cose spirituali. Le distrazioni ci tolgono il tempo e le energie che dovremmo dedicare all’incarico di rendere completa testimonianza. Ma per insegnare a quelli che hanno “la giusta disposizione per ricevere la vita eterna”, dobbiamo prima trovarli. Facciamo tutto il possibile per parlare con le persone a casa loro, per strada, nei parchi, nei negozi e sul posto di lavoro. Predicare non è come un turno che inizia e finisce. Dovremmo essere sempre in modalità predicazione, pronti a dare testimonianza. Non solo sfruttiamo ogni occasione per predicare, ma cerchiamo anche di creare l’occasione per farlo. E se, nonostante gli sforzi, non troviamo persone disposte ad ascoltarci? Beh, Gesù non disse che tutte le persone sarebbero diventate discepoli prima della fine. Disse piuttosto che la fine sarebbe arrivata dopo che la buona notizia fosse stata predicata in tutta la terra e che fosse stata resa testimonianza a tutte le nazioni. L’apostolo Paolo rimase concentrato sul suo ministero. Imitiamo il suo atteggiamento positivo, quello che traspare dalle parole di Atti 20:24:

(Atti 20:24) Tuttavia non considero la mia vita di alcuna importanza per me, purché possa portare a termine la mia corsa e il ministero che ho ricevuto dal Signore Gesù: rendere completa testimonianza alla buona notizia dell’immeritata bontà di Dio.

L’incarico di “rendere completa testimonianza” presto avrà fine. Usiamo al meglio il tempo rimasto per cercare le persone dal cuore ben disposto e insegniamo loro la verità. Imitate la fede di Ezechia e abbiate fiducia in Geova. Imparate dall’apostolo Paolo e siate flessibili. Ubbidite alla guida di Gesù e rimanete concentrati. Così anche voi potrete superare gli ostacoli e “rendere completa testimonianza”. Un’altra delle difficoltà da superare potrebbe essere predicare nel bel mezzo di disordini civili. Nell’Irlanda del Nord i fratelli, a partire dagli anni ’60, hanno vissuto il conflitto nordirlandese, un periodo di violenti scontri durato 30 anni. Kay Harrigan ha conosciuto la verità proprio in quel periodo difficile. Ascoltiamola mentre ci racconta cosa l’ha attirata della verità e come poi è cambiata la sua vita.

C’era un grande frastuono, rumori di sassi lanciati, di molotov che esplodevano e di gente che urlava. È tra quei rumori che siamo cresciuti. La mia famiglia era cattolica e vivevamo in una zona che tristemente diventò l’epicentro dei conflitti nordirlandesi. Era una città spaccata in 2. C’erano nazionalisti cattolici da una parte e unionisti protestanti dall’altra. Un giorno un mio carissimo amico si trovò nel posto sbagliato al momento sbagliato. Dopo il funerale andai in chiesa. Sentii il bisogno di rivolgermi a Dio. Mi inginocchiai e gli dissi: “Questa guerra sta portando via troppe vite, non può continuare così. Io farò di tutto per essere una brava cattolica, è una promessa. Ma tu devi darmi delle risposte, io ne ho bisogno”. Tornai a casa e cercai davvero di essere una brava cattolica. Poi i testimoni di Geova bussarono alla mia porta. Mio marito studiò con loro per un breve periodo. A motivo della promessa che avevo fatto a Dio, rimanevo in cucina, però tenevo la porta aperta. Mentre ascoltavo quella giovane coppia parlare, li sentii usare un nome che non avevo mai sentito prima. Era il nome personale di Dio. Mio marito decise che questa cosa non faceva per lui. Ma ricordo di essermi affacciata e di aver detto: “A me però interessa”. Tutte quelle persone che erano morte, tutti gli amici che avevo perso, tutti quei funerali a cui aveva assistito... ...ora avevo una speranza. Mi battezzai nel 1985. Ero felice di far parte del popolo di Geova; ma quando mi guardai intorno capii che ero l’unica Testimone che viveva lì. E anche se ero tra persone che conoscevo, mi sentivo profondamente sola. In alcune zone la violenza poteva scoppiare da un momento all’altro. Era molto pericoloso. C’erano cecchini pronti a sparare e continui disordini civili. Avendo un retaggio cattolico repubblicano, avevo paura ad andare in certe zone. Se non fosse stato per la predicazione non ci sarei mai andata. Ma i testimoni di Geova erano venuti a casa mia; avevano bussato alla mia porta, anche se erano consapevoli dei rischi. E fu proprio il loro esempio che mi diede la motivazione per fare la stessa cosa. Un giorno, mentre svolgevo l’opera di casa in casa con una sorella, bussammo a una porta e venne ad aprire un uomo. Notai che aveva un’espressione molto sospettosa, pensai che c’era qualcosa di strano. Ero lì con la mia Bibbia in mano e gli offrii la Torre di Guardia. A quel punto mi accorsi che si tranquillizzò e ci disse: “Ah sì, mia moglie le legge queste riviste. Aspettate un attimo”. Quando rientrò in casa, vidi che nel corridoio appoggiò sul mobile una pistola. In quel momento, mi resi conto che Geova non è un Dio che ha pregiudizi, ma vuole che tutte le persone abbiano l’opportunità di conoscerlo. Non mi sento più così sola perché mi sono integrata meglio nella congregazione; e la paura di predicare in alcuni territori dove prima non sarei mai andata è sparita. Geova allarga i tuoi orizzonti, ti aiuta a pensare agli altri e ti dà una ragione per cui alzarti la mattina, indossare il cappotto e uscire di casa. E non c’è cosa più bella che portare la buona notizia a tutti, senza distinzione. È un’emozione bellissima sapere che hai il privilegio di portare il nome di Geova. È qualcosa di cui essere orgogliosi, di cui essere profondamente orgogliosi.

La fiducia in Geova ha aiutato Kay a superare le sue paure. E questo che effetto ha avuto su di lei? Kay ha detto che la sua vita è più felice da quando porta la buona notizia a tutti. Dal 2013 la Scuola per evangelizzatori del Regno prepara fratelli e sorelle per andare a servire dove c’è più bisogno. Nonostante questa formazione, i diplomati a volte trovano difficile svolgere il loro incarico. Lo capiremo meglio dal nostro prossimo video dalla Tanzania.

Volevo tanto aiutare i sordi, così che potessero conoscere anche loro Geova. Quindi ho deciso di trasferirmi nel gruppo di lingua dei segni che si trova a Dar es Salaam. Dovevamo spostarci in autobus e a volte andavamo lontano. Questo significava rimanere bloccati nel traffico per 2 o 3 ore e spendere molti soldi. Ricordo ancora i primi tempi in servizio nel campo di lingua dei segni. Conoscevo ancora poco la lingua e un giorno una sorella mi ha chiesto di studiare la Bibbia con una persona al posto suo. Ogni volta che provavo a parlare, ah, la donna non mi capiva proprio. Non c’era niente da fare. Più io provavo a comunicare, più lei si arrabbiava con me. E così iniziai a sentirmi davvero scoraggiata. Volevo proprio aiutarla, ma non ci sono riuscita. C’ero rimasta molto male e pensavo: “Ancora non conosco la cultura dei sordi e non ho nemmeno imparato bene la lingua. Perché Geova mi ha fatto venire in questo campo se non sono in grado di aiutare i sordi?” Sono stata invitata a frequentare la Scuola per evangelizzatori del Regno, da settembre a novembre del 2014. Dopo il diploma sono stata assegnata di nuovo nel campo di lingua dei segni. Geova mi ha aiutato davvero tantissimo. La scuola mi ha dato proprio l’incoraggiamento di cui avevo bisogno per continuare a imparare la lingua e diventare più efficace nel mio incarico. Sono riuscita a iniziare e condurre degli studi, e le persone non facevano fatica a capirmi. All’inizio i proclamatori sordi battezzati erano solo 2, ma col tempo sono arrivati a più di 10. Ho avuto l’opportunità di aiutare 3 persone sorde a fare progressi, a dedicare la loro vita a Geova e a battezzarsi. L’addestramento che ho ricevuto alla scuola mi è utile ancora oggi nel mio nuovo incarico all’ufficio di traduzione, dove servo insieme a mio marito. Siamo molto contenti perché grazie al servizio che svolgiamo qui, molti sordi riceveranno pubblicazioni nella loro lingua. E questo li aiuterà a iniziare a servire Geova.

Mi sono diplomato alla Scuola per evangelizzatori del Regno nel 2015. Dopo la scuola sono stato felicissimo di aver ricevuto l’incarico di predicare ai masai per aiutarli a conoscere Geova nella loro madrelingua. Da queste parti gli spostamenti sono complicati. A volte viaggio con dei mezzi di trasporto, ma altre volte ci sono zone in cui non è possibile, quindi sono costretto ad andare a piedi. Ogni tanto posso spostarmi con la moto, così riesco a raggiungere molte più persone. Comunque muoversi rimane sempre una cosa estremamente complicata. Bisogna attraversare valli e zone di montagna, ci sono ripide salite e discese. Quindi spostarsi è una vera sfida. Quando alla fine sono arrivato nella zona in cui ero stato assegnato, sono riuscito a parlare con i masai. Conoscendo la loro cultura, ero un po’ preoccupato per come avrebbero reagito dato che loro non conoscono Geova. Quindi prima di arrivare in quel territorio mi chiedevo come sarebbe andata. In quel periodo ero un po’ ansioso così ho pregato Geova, ho letto la sua Parola, la Bibbia, e ho meditato su episodi biblici che parlano di uomini e donne del passato. Dopo aver pregato, ho sentito la forza che viene da Geova. In questo modo sono riuscito a fare delle visite ulteriori e a iniziare degli studi biblici. Alla fine i risultati sono stati positivi. Sono davvero contento che alcuni masai, dopo aver iniziato a studiare, hanno anche cominciato ad assistere alle adunanze. Poi hanno fatto ottimi progressi, hanno dedicato la loro vita a Geova e si sono battezzati. E adesso sono nostri fratelli e sorelle. Sono così felice. Geova mi ha impiegato dandomi la forza e le capacità per concentrarmi sull’opera di predicazione e per farlo conoscere ai masai.

Sabina ha detto che era scoraggiata. Saitoti che aveva dei timori. E a voi è mai capitato di sentirvi come loro? Che cosa li ha aiutati? Sabina non si è arresa. Si è impegnata per imparare meglio la lingua dei segni e ha avuto la gioia di aiutare diversi sordi a conoscere la verità. Saitoti ha deciso di pregare e meditare e Geova gli ha dato la forza per andare a predicare ai masai. E abbiamo visto i bei risultati raggiunti. Come ci ricorda il prossimo video musicale, siamo convinti che Geova sarà sempre al fianco dei suoi servitori, qualsiasi difficoltà affrontino.

♪ Non hai ceduto, non ti sei arreso, ♪ ♪ hai dimostrato la tua lealtà. ♪ ♪ E anche se forse nessuno lo sa, ♪ ♪ Geova non lo dimenticherà. ♪ ♪ Davanti al giudice di un tribunale solo non sarai. ♪ ♪ Il coraggio che dimostrerai Geova lo vedrà. ♪ ♪ Mai niente potrà dividerci da Geova Dio ♪ ♪ e dal suo immenso amore: ♪ ♪ ‘né profondità, né altezza, né governi, né angeli, né la morte’. ♪ ♪ L’amore di Dio non ci lascerà mai. ♪ ♪ Nelle tempeste, nelle tue prove, ♪ ♪ hai sempre mostrato fiducia in Dio. ♪ ♪ Hai tanti nemici ma quelli con te ♪ ♪ saranno sempre molti di più. ♪ ♪ Davanti al giudice di un tribunale solo non sarai. ♪ ♪ Il coraggio che dimostrerai Geova lo vedrà. ♪ ♪ Mai niente potrà dividerci da Geova Dio ♪ ♪ e dal suo immenso amore: ♪ ♪ ‘né profondità, né altezza, né governi, né angeli, né la morte’. ♪ ♪ L’amore di Dio non ci lascerà mai. ♪ ♪ Ci sosterrà. ♪ ♪ È già scritto che nel mondo soffriremo, ma sappiamo che ♪ ♪ noi vinceremo grazie a Geova che ci sosterrà, ci sosterrà. ♪ ♪ Mai niente potrà dividerci da Geova Dio ♪ ♪ e dal suo immenso amore: ♪ ♪ ‘né profondità, né altezza, né governi, né angeli, né la morte’. ♪ ♪ Mai niente potrà dividerci da Geova Dio ♪ ♪ e dal suo immenso amore: ♪ ♪ ‘né profondità, né altezza, né governi, né angeli, né la morte’. ♪ ♪ L’amore di Dio non ci lascerà mai. ♪

Amare le persone e interessarci di loro è fondamentale per rendere completa testimonianza. Il fratello William Turner ha parlato proprio di questo in una recente adorazione mattutina. E siamo felici di potervela mostrare. Il tema è “Facciamo conoscere la ‘buona notizia’”.

Che provi quando sai che l’incarico che hai te l’ha dato Geova che è sempre lì con te? Conosciamo queste parole. Ci piace questo cantico. Ma avete mai riflettuto sul significato del testo? Che cosa proviamo? Perché davvero è un grande privilegio; è un privilegio meraviglioso quello che Geova ha dato ai suoi servitori: predicare il messaggio del Regno e fare discepoli. Anche se quello che facciamo alla Betel contribuisce in maniera unica e speciale alla predicazione, sappiamo quanto è emozionante studiare con una persona e vedere che fa progressi fino al punto di battezzarsi in acqua, simboleggiando così la sua dedicazione a Geova. Il commento di oggi menziona qualità come gratitudine e immeritata bontà. Queste sono qualità che ci fanno bene, perché ci motivano, ci spingono ad agire, fanno leva sulle nostre emozioni. Ma perché essere coinvolti emotivamente è importante nell’opera di predicazione? Pensate, per esempio, al più grande uomo che abbia mai insegnato e predicato sulla terra, stiamo parlando di Gesù Cristo. Prendete la Bibbia e seguitemi in Luca capitolo 19. Prenderemo in esame un’occasione in cui Gesù dimostrò l’amore e l’interesse che aveva per gli altri.

Luca 19 versetto 41. Qui dice: “E quando si fu avvicinato [cioè Gesù], guardò la città [Gerusalemme] e pianse per essa”.

È interessante che il cuore di Gesù fosse così carico di emozioni. I suoi occhi si riempirono di lacrime pensando alle persone che rigettarono il messaggio e all’imminente assedio della città. È evidente che Gesù amava le persone. E ovviamente dimostrò questo amore per tutto il tempo in cui fu qui sulla terra. Non stiamo dicendo che dobbiamo metterci a piangere ogni volta che percorriamo il territorio o siamo in servizio, ma senz’altro vogliamo imitare l’esempio di Gesù, perché provare e mostrare amore per le persone è fondamentale. Ricordo una conversazione avuta tempo fa con una sorella missionaria. Mi raccontava che in quel periodo, a motivo delle circostanze, poteva condurre bene al massimo 10 studi biblici. Così le ho chiesto quanti studi avesse, e lei mi ha detto che ne aveva 20, e poi ha aggiunto: “6 sono riuscita a passarli, ma ce ne sono 4 che non riesco a lasciare, perché mi ci sono affezionata troppo. Non riesco proprio a rinunciarci”. Questo è un bel problema, no? Ma ci fa capire quanto amore provava per le persone. Era coinvolta emotivamente. Ora, siamo tutti d’accordo che l’opera di predicazione è meravigliosa, ma dobbiamo anche ammettere che non è sempre facile svolgerla. Forse a volte ci potremmo sentire come il profeta Geremia. Quando ricevette l’incarico come profeta, fece a Geova un elenco di motivi per non essere scelto. Sono troppo timido, troppo giovane, non so parlare bene. Poi, quando cominciò il suo incarico, cominciarono anche opposizione e scherni. Vediamo come si sentì. Prendiamo insieme Geremia capitolo 20.

Geremia 20, cominciamo dalla seconda parte del versetto 8: “Le parole di Geova sono divenute per me motivo di insulto e scherno tutto il giorno. Perciò mi dissi: ‘Non parlerò più di lui e non parlerò più nel suo nome’”.

Vi siete mai sentiti come si sentì Geremia? Vi è mai capitato di non provare il desiderio, di non sentirvela di parlare ad altri di Geova? E forse per gli stessi motivi: siamo timidi, ci crea agitazione, le persone del territorio sono apatiche. O forse siamo solo stanchi. Pensiamo di non farcela, di non avere le energie necessarie. È normale sentirsi così a volte? Certamente. Ma cosa dice subito dopo Geremia?

Riprendiamo il versetto 9. Dice: “Ma nel mio cuore le sue parole furono come un fuoco ardente, un fuoco ardente chiuso nelle mie ossa, e non potevo più tenerlo dentro; non ci riuscivo più!”

Vedete, l’amore di Geremia per Geova, il suo zelo per la verità, la sua forte spiritualità, tutte queste cose lo aiutarono a essere emotivamente coinvolto e a essere in grado di superare lo scoraggiamento momentaneo che a volte poteva provare. Allora, come possiamo anche noi essere emotivamente coinvolti nel ministero? Ci sono molti modi; ne vedremo 2 oggi. Primo, l’esempio di Geremia ci mostra che non possiamo fare a meno di studiare la Bibbia, la Parola di Dio. Avete notato cos’era ‘il fuoco ardente chiuso nelle sue ossa’? Il versetto 8 dice che erano “le parole di Geova”. Dato che per Geremia quel messaggio era importante, quando lesse la Parola di Dio ne fu incoraggiato e sentì che doveva portare quel messaggio anche alle altre persone. Per noi funziona allo stesso modo. Studiare la Parola di Dio ci aiuta a rafforzare l’amore per Geova. Ci ricorda che viviamo negli ultimi giorni, che siamo molto vicini alla fine e che dobbiamo fare di tutto per trovare quelli che hanno “la giusta disposizione per ricevere la vita eterna”. È normale che di tanto in tanto potrebbe capitarci di sentirci scoraggiati. Ma quando chiediamo aiuto a Geova, se la sua Parola è nel nostro cuore, allora Geova ci darà generosamente il suo spirito santo. Ci può dare quello di cui abbiamo bisogno per essere proclamatori coraggiosi della buona notizia e per essere efficaci nel ministero. La seconda cosa che può aiutarci è mettere in pratica i consigli che ci dà lo schiavo fedele e saggio per aiutarci a migliorare nel ministero. Forse in passato trovavamo difficile predicare, magari perché ci aspettavamo troppo da noi stessi. O forse volevamo presentare il messaggio con le parole perfette o distribuire un certo numero di pubblicazioni. Ma che bello che grazie ai cambiamenti che ci sono stati recentemente riguardo al ministero, probabilmente ora ci sentiamo meno ansiosi perché ci concentriamo principalmente sull’iniziare conversazioni. E grazie alla preghiera e allo spirito di Dio, vediamo come spesso queste si trasformano in conversazioni basate sulla Bibbia. Infatti, torniamo un momento all’esempio di Gesù. Sicuramente molte delle occasioni in cui parlò di Geova nacquero da delle semplici conversazioni. Una di quelle che conosciamo meglio è descritta in Giovanni 4, la samaritana al pozzo. E proprio per il fatto che parlò con lei, in seguito molti altri conobbero Geova e divennero credenti. E tutto questo iniziò semplicemente con una conversazione in cui Gesù chiese dell’acqua. Probabilmente come beteliti non abbiamo la possibilità di partecipare all’opera di casa in casa quanto vorremmo, ma per esempio quando viaggiamo, o ci spostiamo, si possono presentare belle opportunità per iniziare conversazioni. In una guida per l’adunanza di qualche tempo fa c’era un articolo intitolato “Iniziare conversazioni che permettono di dare testimonianza”; quell’articolo conteneva utili consigli che possiamo mettere in pratica. Seguire questi consigli è un bel modo per mostrare a Geova che gli siamo grati e che vogliamo usare al meglio il nostro tempo per far conoscere ad altri il messaggio della Bibbia. Come dicevamo, ci sono tanti modi per mostrarci grati a Geova. Oggi ne abbiamo visti 2 su cui soffermarci: studiare la Bibbia e mettere in pratica i consigli per migliorare nel ministero. Quindi continuiamo a imitare Gesù, Geremia e molti altri fedeli testimoni di Geova. Facciamo tutto il possibile per essere emotivamente coinvolti, per dimostrare che amiamo Dio e le persone, mentre, pieni di gratitudine, continuiamo a predicare la buona notizia.

L’anno scorso si sono tenuti i congressi dal tema “L’amore non viene mai meno”. Tra questi ci sono stati 24 congressi internazionali in diverse parti del mondo. Come vedremo nel prossimo video, questi congressi internazionali hanno reso ancora più evidenti l’amore e l’unità del popolo di Geova e hanno dato un’incredibile testimonianza.

Gesù disse che i veri cristiani si sarebbero contraddistinti per l’amore che avrebbero mostrato gli uni verso gli altri. Questo è stato particolarmente evidente ai congressi internazionali del 2019 dal tema “L’amore non viene mai meno”.

Un’accoglienza così non me la sarei mai aspettata! C’erano più di 200 fratelli all’aeroporto.

L’amore che si percepisce qui mi fa sentire già nel nuovo mondo. Ovunque mi giri c’è amore.

Quando siamo arrivati i fratelli ci hanno accolto e ci hanno abbracciato con un calore indescrivibile. È stata un’emozione così forte che non si può spiegare a parole.

In Messico ci sono molte culture diverse, ma in questo stadio siamo un unico popolo unito dall’amore e serviamo Geova insieme. È qualcosa di unico e meraviglioso. Tutto grazie all’amore!

Non importa da dove veniamo o che lingua parliamo. La lingua che si parla qui è quella dell’amore.

Il nostro amore per il prossimo ci ha spinto a partecipare a una campagna mondiale di predicazione. I delegati hanno predicato spalla a spalla con i fratelli del posto per invitare milioni di persone di tutto il mondo a uno dei 24 congressi internazionali. Questo ha dato a fratelli e sorelle di diverse parti del mondo l’opportunità di conoscersi, uniti dall’obiettivo comune di parlare della buona notizia a chiunque incontrassero.

Sono uscita in servizio con una sorella che studiava la Bibbia con una donna del Brasile e la sorella aveva pregato Geova di poter uscire con una delegata brasiliana. Quando siamo andate a trovare la donna, lei ha visto l’amore che c’era tra di noi e si è resa conto dei sacrifici che abbiamo fatto per partecipare al congresso qui in Danimarca; questo l’ha colpita molto.

Oltre 1.000.000 di persone hanno assistito ai congressi internazionali in molte lingue diverse. Delegati, fratelli del posto e persone interessate alla verità hanno potuto toccare con mano l’amore che non viene mai meno.

“Rivestitevi di amore, perché è un legame che unisce perfettamente”.

Primo, l’amore ci contraddistingue.

L’umiltà è amore all’opera.

L’amore leale è un bellissimo aspetto della personalità di Geova.

Gesù disse che sarebbe stato semplice. Disse ‘cercate l’amore, cercate l’amore e troverete la vera religione’.

L’amore cristiano è potente. Può toccare il cuore molto più di quanto non riescano a fare le parole.

Ma pensateci. Quale altro gruppo di persone oltre a noi considera importante parlare dell’amore che non viene mai meno?

Quando qualcuno ci guarda, dovrebbe poter vedere una persona amorevole. Quando qualcuno osserva uno qualunque dei servitori di Geova dovrebbe vedere amore.

Oltre al ministero sono state organizzate varie attività che hanno permesso ai delegati di conoscere meglio i fratelli. Così i delegati hanno potuto imparare qualcosa di più sulla cultura e sulla storia dei Testimoni di Geova del paese che stavano visitando. In alcune città hanno visitato mostre e luoghi in cui in passato la fede e l’amore dei nostri fratelli furono messi alla prova. Per esempio, i delegati a Berlino hanno avuto la possibilità di visitare il campo di concentramento di Sachsenhausen, dove molti Testimoni furono imprigionati durante la Seconda guerra mondiale.

Mi ha colpito molto che, nonostante tutto quello che affrontarono i nostri fratelli, persino i loro persecutori hanno dovuto riconoscere che l’amore contraddistingue i veri cristiani.

Questa visita ha messo in risalto quanto i nostri fratelli amavano Geova e come sono riusciti a perseverare fedelmente nonostante una feroce persecuzione. Davvero un grande esempio di amore che non viene mai meno!

Adolf Hitler disse che i Testimoni di Geova erano una razza da sterminare e invece noi siamo ancora qui a dimostrare che il vero amore non viene mai meno. I delegati a Seoul, in Corea, hanno potuto apprezzare un altro esempio di fede e perseveranza. Dal 1953 giovani fratelli coreani sono stati imprigionati per essersi rifiutati di svolgere il servizio militare. Gli oltre 19.000 fratelli che hanno rifiutato di rinnegare la loro fede hanno passato, in totale, quasi 37.000 anni in prigione. I delegati hanno visitato una mostra sulla neutralità cristiana. E hanno imparato molto sulla forte fede e il coraggio incrollabile di questi giovani fratelli. Il 28 febbraio 2019 l’ultimo dei nostri fratelli imprigionati è stato rilasciato.

Proprio 2 settimane fa sono stato dichiarato non colpevole e così ho potuto assistere a questo congresso internazionale. Sono davvero grato a Geova.

Non mi sarei mai immaginato che nostro figlio sarebbe stato assolto e avrebbe potuto essere qui con noi.

Quanto erano felici questi fratelli di poter essere presenti a questo storico congresso internazionale insieme alle loro famiglie e a migliaia di delegati!

Anche solo il fatto di sedermi vicino a mio figlio per il congresso mi riempie il cuore di gioia.

Nonostante la crisi economica in Venezuela, molti delegati di quel paese sono riusciti a partecipare al congresso internazionale a San Paolo, in Brasile.

Vengo dal Venezuela e lì la situazione economica è critica, mettere da parte qualcosa o anche solo riuscire ad arrivare alla fine del mese è complicato. Abbiamo dovuto vendere i nostri dispositivi elettronici e lavorare per molte ore per poter essere qui, ma ne è valsa davvero la pena.

L’amore che mostriamo ai nostri fratelli è un riflesso dell’amore che Geova mostra a ognuno di noi. Un’espressione del suo amore per noi è la sua Parola, la Bibbia. A Copenaghen, in Danimarca, i delegati dell’Islanda sono stati contentissimi di ricevere un regalo speciale.

Siamo felici di presentarvi la Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane in islandese!

A diversi altri congressi internazionali del 2019 i nostri fratelli hanno ricevuto l’edizione riveduta della Traduzione del Nuovo Mondo nella loro lingua del cuore.

Sono davvero grato a Geova. Ci ha fatto un regalo straordinario! Lui vuole che sappiamo che le parole di questo libro vengono da lui.

I congressi hanno anche permesso a migliaia di persone di esprimere il loro amore per Geova simboleggiando la loro dedicazione a lui con il battesimo.

L’amore tra i nostri fratelli è stato evidente a tutti.

La polizia locale si è ritrovata con molto meno lavoro del solito. L’atmosfera era così contagiosa che anche i poliziotti hanno iniziato a salutare i delegati e i fratelli del posto. Erano talmente contenti che hanno detto: “Questo paese non ha bisogno di più poliziotti, ma di più testimoni di Geova!”

I nostri congressi internazionali del 2019 ci hanno dato l’occasione di dimostrare quanto l’amore di Geova ci spinga ad amare.

Man mano che ci avviciniamo alla fine di questo sistema, abbiamo bisogno di amore come mai prima.

Tutti noi abbiamo bisogno di lealtà, abbiamo bisogno di perseveranza e continueremo anche a cantare la canzone sul coraggio. Ma di cos’altro abbiamo bisogno? Dell’amore leale del nostro Dio Geova.

Continuiamo a imitare Geova. Così il nostro amore non verrà meno mai e poi mai, tutto alla sua gloria.

Questo mese abbiamo parlato di come superare gli ostacoli per dare completa testimonianza. Prima di concludere, riceviamo i saluti dai fratelli e dalle sorelle di lingua aymará che vivono in Bolivia. In questo paese del Sudamerica vivono circa 28.500 proclamatori, tra cui 7.000 pionieri regolari. Le lingue ufficiali della Bolivia sono lo spagnolo e 36 lingue indigene. Una di queste è l’aymará. Degli 11.000.000 di persone che vivono in questo paese, circa 1.600.000 parlano aymará. Questo è l’ufficio di traduzione decentrato della città di El Alto. I 20 traduttori che servono qui aiutano a produrre pubblicazioni basate sulla Bibbia in lingua aymará. Nel 2017 è stata presentata in questa lingua la Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane. Si parla aymará soprattutto nelle zone che circondano il meraviglioso lago Titicaca, situato tra la Bolivia e il Perù. Per raggiungere chi vive in questi posti bisogna viaggiare e camminare per ore. Ma ne vale la pena, perché le persone di lingua aymará rispettano la Parola di Dio e amano parlare di argomenti spirituali. Ad oggi in Bolivia ci sono 31 congregazioni e 14 gruppi di lingua aymará. La congregazione aymará di Copacabana è situata a un’altitudine di 3.800 m. Questa congregazione si occupa anche dell’opera svolta da questo gruppo isolato che si trova a circa un’ora e mezza di distanza da Copacabana. Turisti da tutto il mondo vengono a Copacabana. Qui possono ammirare la cultura tipica delle Ande e il bellissimo lago Titicaca. I proclamatori svolgono diverse forme di testimonianza pubblica. Il territorio include perfino un’isola che si trova in mezzo al lago. I fratelli e le sorelle della congregazione aymará di Copacabana ci salutano con affetto. Dalla sede mondiale dei Testimoni di Geova, questo è JW Broadcasting.


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