2019-07 JW Broadcasting

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INDICE

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Benvenuti! Questo mese vi porteremo alla sede mondiale per visitare una delle mostre che sono lì. Scopriremo alcuni dettagli che riguardano le tante attività organizzate e dirette dal Corpo Direttivo oggi. Poi rifletteremo su cosa può aiutarci a non peccare. In questo video vedremo come un giovane fratello arriva a prendere la giusta decisione. In che modo l’organizzazione provvede il cibo spirituale a tutti i fratelli e le sorelle? Vedremo come in Africa i programmi di JW Broadcasting raggiungono anche zone dove la connessione Internet non funziona bene. Questa è l’edizione di luglio 2019 di JW Broadcasting.

Per cominciare, vi presento 2 sorelle che vivono negli Stati Uniti. Nel tempo si sono trovate in 2 ambienti familiari molto diversi. E hanno capito che, è vero, la vita spesso cambia, ma Geova no.

Questa è mia sorella Lei Lei. Questa è mia sorella Mimi. Mia sorella Lei Lei è molto premurosa e io lo so bene. Una cosa che apprezzo di Mimi è il suo grande altruismo. Amiamo la nostra famiglia. Quello che amo di più in mia mamma è il suo gran cuore. Mio papà ama davvero tanto la sua famiglia. La nostra sorellina Sophie si preoccupa sempre che tutti stiano bene. Non cambieremmo la nostra famiglia per niente al mondo. Sarà la nostra famiglia per sempre. Ma per noi non è sempre andata così. Non siamo sempre state sorelle. Da piccola ero stata affidata a una famiglia, e lì, poi, Mimi è diventata la mia sorella adottiva. Non venivamo considerate parte di quella famiglia. Non sapevamo cosa si provasse a essere amate. Non avevamo una camera per noi. Io e Lei Lei dormivamo insieme su un divano. La famiglia a cui eravamo affidate ci lasciava a casa da sole, e io e Lei Lei dovevamo badare a noi stesse. E quindi eravamo molto unite perché parlavamo tanto tra di noi e ci aiutavamo a vicenda. A scuola non avevamo le cose che ci servivano e così le rubavo. Non avevamo neanche le uniformi della scuola; e i nostri vestiti erano sempre sporchi. A causa di tutto quello che avevo vissuto non mi importava più di niente. Non mi piacevano le persone che avevano autorità e non mi fidavo di loro. Mi sentivo persa. Ero confusa. Pensavo solo a proteggere me stessa. Abbiamo affrontato cose che nessun bambino dovrebbe mai affrontare. Un giorno ci dissero che una famiglia voleva adottarci. Avevo 12 anni. E io ne avevo 9. Una cosa molto difficile per me era comunicare. Non sapevo una parola di inglese, e i miei genitori facevano fatica a capire cosa provavo perché non riuscivo a spiegare come mi sentivo, se ero triste o spaventata. Non riuscivo a fidarmi. Ma loro ci mostravano affetto, ci abbracciavano. Ci facevano sentire a casa. Conoscendoli meglio, sentendo che mi amavano veramente e vedendo che mi consideravano davvero loro figlia, ho iniziato a provare amore e fiducia. Vidi mamma e papà pregare prima di mangiare, ed era qualcosa di nuovo per me perché non sapevo che esistesse un Dio. Le esperienze che avevo avuto con la religione non mi erano piaciute. E quando ho visto mamma e papà pregare mi sono sentita a disagio. Dovevano trovare un modo per farci conoscere il loro migliore amico, Geova. E ci hanno portato in questo luogo chiamato Sala del Regno. Lì abbiamo subito sentito amore e affetto. Tutte queste persone che si avvicinavano per salutarci e abbracciarci. Ci hanno accolto con tanto amore. Papà ci dava un foglio e ci diceva: “Disegnate tutto quello che riuscite a capire”. Quelli erano i nostri appunti: dei semplici disegni. Pregavano con noi, così abbiamo imparato a fare preghiere specifiche e a vedere i modi in cui Geova ci risponde. Facevamo sempre colazione insieme e trattavamo la scrittura del giorno; inscenavamo dei racconti biblici. E ci aiutavano a studiare per le adunanze. L’edizione di facile lettura della Torre di Guardia ci è stata di grande aiuto. Ho imparato e capito di più riguardo a Geova. E questo mi ha spinto a fare più commenti e ad avvicinarmi di più a lui. Per me è stato determinante il congresso internazionale del 2014. Vedere l’amore e l’unità dei fratelli e delle sorelle mi ha toccato profondamente. E questo mi ha anche aiutato a prendere la decisione di battezzarmi. Uscire di più in servizio mi ha davvero aiutato ad avvicinarmi maggiormente a Geova e a considerare il Regno una realtà. E così ho deciso di battezzarmi. Finite le superiori, ho iniziato a fare la pioniera. Lo considero un modo per mostrare il mio amore per Geova. Prima mi preoccupavo soltanto di me stessa, ma ho imparato a essere altruista e a pensare prima agli altri. Noi ragazzi dovremmo apprezzare ogni momento che passiamo insieme ai nostri genitori. Sono i migliori amici che potremmo mai avere. All’inizio uscire in servizio non era facile per me perché sono molto timida, ma ho deciso di confidare in Geova e ho iniziato a fare la pioniera. E da qualche tempo ho iniziato a servire alla Betel come pendolare un giorno a settimana. La qualità più importante che Geova mi ha insegnato è l’amore. Mi sento amata dalla mia famiglia, da Geova e dai miei amici. Ho imparato che non devo avere paura di amare gli altri, in realtà è proprio quello che dovremmo fare: amare gli altri e prenderci cura di loro. Così ho una vita più soddisfacente e significativa. Riflettere su quello che Geova ha fatto per noi due mi dà la certezza che non c’è motivo di avere paura. Geova è il mio “rifugio sicuro”. Le circostanze della vita possono cambiare, ma Geova non cambia mai.

Lei Lei e Mimi sono state molto colpite dall’amore e dall’unità che hanno visto nella congregazione, e questo le ha aiutate ad avvicinarsi a Geova. Chi sta progredendo verso il battesimo ha bisogno di sviluppare le stesse qualità che hanno sviluppato Lei Lei e Mimi. Un cristiano, comunque, deve prestare attenzione a molti altri aspetti della sua personalità. Una delle qualità più sottovalutate al giorno d’oggi è la modestia. La società odierna promuove qualità che sono l’esatto contrario della modestia. Infatti, si sentono frasi tipo “la persona più importante sei tu”, “devi farti notare”, “puoi fare tutto quello che vuoi”, “hai il diritto di essere quello che vuoi”. Ma come vedremo questo modo di pensare è completamente sbagliato, e per molte ragioni. In effetti, la modestia è una qualità che fa sempre parte di “ciò che è bene”. Il versetto base di questo discorso è Michea 6:8:

(Michea 6:8) Egli ti ha spiegato, o uomo, ciò che è bene. E che cosa richiede da te Geova, se non di praticare la giustizia, di amare la lealtà e di camminare con modestia insieme al tuo Dio?

Qui si dice che la modestia è uno degli aspetti fondamentali di “ciò che è bene”. Capiremo il perché rispondendo insieme a 3 domande:

Allora, cos’è la modestia? Fondamentalmente è la consapevolezza dei limiti che abbiamo. Spesso ci riferiamo alla modestia parlando di abbigliamento e aspetto appropriati per un cristiano, ma non si tratta solo di questo. Lo capiamo da quello che dice il versetto 2 di Proverbi 11.

(Proverbi 11:2) Quando arriva la presunzione arriva anche il disonore, ma la sapienza è con i modesti.

Qui la modestia è messa in contrasto con una qualità negativa: la presunzione. Chi è presuntuoso si concede il diritto di fare anche quello che non dovrebbe, non tiene conto dei giusti limiti entro i quali può agire. Un atteggiamento come questo spesso porta a commettere errori sciocchi e a farsi una cattiva reputazione agli occhi degli altri. Ma soprattutto rischia di far perdere il favore di Dio. Pensate, ad esempio, al re Saul. Anche se da ragazzo era modesto, col tempo divenne presuntuoso. Si spinse così in là che arrivò al punto di offrire un olocausto anche se non era autorizzato a farlo. Questo fece perdere a Saul l’approvazione di Geova e alla fine anche il trono. Nel caso di Saul la presunzione portò con sé grande disonore. D’altra parte, chi è saggio e modesto riconosce i limiti entro i quali può agire e li rispetta. Ma perché è saggio essere modesti? Questo ci porta alla seconda domanda: Perché vogliamo coltivare la modestia?

La ragione più importante è che la modestia è una qualità essenziale per piacere al nostro Padre celeste, Geova. Anche se non diciamo che Geova è modesto, persino lui agisce entro certi limiti che lui stesso si è imposto. Con il suo esempio ci insegna a essere modesti, anche se lui non ha bisogno di essere modesto. Perché possiamo dire che Geova si è imposto dei limiti? Basta pensare che non violerà mai la nostra libertà di scelta, un regalo che lui stesso ci ha fatto. Geova non ci obbligherà mai a servirlo, anche se avrebbe certamente il potere di farlo. Siamo davvero grati che ci conceda la libertà di scegliere di servirlo per amore, e non per costrizione. Ma Geova ci insegna a essere modesti anche in altri modi. Per esempio potremmo pensare a quando ascoltò con pazienza Abraamo che esprimeva dubbi riguardo alla Sua intenzione di distruggere Sodoma e Gomorra; oppure a quando Geova chiese agli angeli di suggerire un modo per sviare Acab e poi approvò la messa in atto di uno di quei suggerimenti. Cosa ci insegnano questi episodi? Che se Geova, il quale non ha bisogno di suggerimenti o dell’aiuto di altri, ascolta con pazienza e delega, quanto più dovremmo farlo noi. Soprattutto perché siamo imperfetti e abbiamo dei limiti. Se siete capifamiglia, anziani di congregazione o avete un altro incarico di responsabilità nell’organizzazione, come potete imitare Geova e non controllare ogni minimo dettaglio di quello che fanno gli altri? Siate pronti a delegare e ad ascoltare i loro suggerimenti. Imitate l’esempio di Geova trattando gli altri con rispetto e aiutandoli a riuscire nei loro incarichi. Oltre a rendere felice Geova, ci sono altre buone ragioni per cui essere modesti. La modestia ci fa provare gioia, dal momento che va a braccetto con la gratitudine. Un fratello che ha lavorato fedelmente al Reparto Scrittori per circa 50 anni diceva spesso: “Solo chi è grato può essere felice”. Se riconosciamo con modestia i nostri limiti saremo grati dell’aiuto che riceviamo da altri, ne saremo felici. Pensate ad esempio al lebbroso che tornò da Gesù per ringraziarlo di averlo sanato. Quell’uomo riconobbe i suoi limiti. Era profondamente grato a Gesù di aver fatto qualcosa che non sarebbe mai stato in grado di fare da solo. Un’altra ragione per coltivare la modestia è che favorisce buoni rapporti con gli altri. Diciamolo, generalmente non ci si sente attratti da chi dice: “Se voglio che una cosa sia fatta bene, la devo fare da solo”. Ma di solito se mostriamo fiducia agli altri questi lo apprezzano. È un modo di fare che li avvicina a noi. La modestia favorisce i buoni rapporti anche perché ci aiuta a non paragonarci con altri. Fare paragoni rischia sempre di portare a conseguenze negative. Pensate, ad esempio, agli apostoli di Gesù che discussero spesso su chi fosse il più grande tra loro, oppure ai fratelli di Giuseppe e alle cose terribili che fecero solo per gelosia nei suoi confronti. Chi è modesto non pensa continuamente a come viene visto rispetto agli altri. A questo riguardo Mosè fu davvero un buon esempio. Come reagì quando Geova concesse anche ad altri israeliti di agire come profeti insieme a lui? Mosè ne fu felice; desiderava che tutti i componenti del popolo di Geova fossero profeti. Non pensava di essere l’unico a meritare quel grande privilegio. E inoltre la modestia favorisce buoni rapporti con altri perché ci impedisce di vantarci di quello che riusciamo a fare e di attirare indebita attenzione su noi stessi, cosa che potrebbe far nascere risentimento negli altri. Adesso che abbiamo capito bene cos’è la modestia e perché vogliamo coltivarla, rispondiamo alla terza domanda: Come possiamo coltivare la modestia?

Un modo è leggere la Bibbia e meditare sugli esempi, sia positivi che negativi, narrati in essa. Oltre agli uomini di cui abbiamo parlato prima c’è Daniele, che fu modesto e non si prese il merito di aver interpretato il sogno del re Nabucodonosor. Dal suo esempio impariamo che, se abbiamo il privilegio di pronunciare discorsi o abbiamo buoni risultati nel ministero, dobbiamo dare tutta la gloria a Geova. Riconosciamo con modestia che non potremmo riuscire in queste cose senza il suo aiuto. Possiamo anche studiare l’esempio di Gesù, che non pensò neanche di ottenere più autorità di quella che gli aveva concesso Geova. Filippesi 2:6 a proposito di Gesù dice:

(Filippesi 2:6) il quale, pur esistendo nella forma di Dio, non pensò di appropriarsi di qualcosa che non gli spettava, cioè l’essere uguale a Dio.

Pensate a come reagì Gesù quando i suoi discepoli Giacomo e Giovanni lo avvicinarono con la loro madre per chiedere qualcosa che lui non aveva l’autorità di concedere. Gesù con modestia riconobbe che a decidere chi si sarebbe seduto alla sua destra e chi alla sua sinistra nel Regno poteva essere solo Geova. Gesù rispettò i limiti che aveva. In quali altri modi possiamo coltivare la modestia? Possiamo farlo mettendo in pratica il consiglio che troviamo in 1 Corinti 4:6:

(1 Corinti 4:6) Ora, fratelli, queste cose le ho applicate a me e ad Apòllo per il vostro bene, affinché tramite noi impariate il principio di non andare oltre ciò che è scritto e non vi gonfiate d’orgoglio, favorendo l’uno a discapito dell’altro.

Ci stiamo riferendo principalmente alle cose scritte nella Parola di Dio; e per estensione alla guida basata sulle Scritture che riceviamo dalle nostre pubblicazioni. Quando ci viene chiesto un consiglio non vorremmo mai imporre la nostra opinione personale o dare una risposta superficiale. Vogliamo piuttosto dare risalto alla guida che danno la Bibbia e le nostre pubblicazioni. Possiamo coltivare la modestia anche chiedendo a un amico fidato di dirci onestamente se abbiamo la reputazione di essere modesti oppure no. Forse ci viene in mente il principio biblico che dice:

(Proverbi 27:17) Come il ferro affila il ferro, così un uomo affila il suo amico.

Se qualcuno è disposto a darci qualche consiglio per aiutarci a migliorare, non vorremmo mai irritarci per quello che ci dice. Ovvio, suggerimenti dati con franchezza potrebbero pungere un po’ nell’orgoglio. Ma non è forse vero che ne abbiamo bisogno tutti ogni tanto? Siamo tutti imperfetti e ci sono cose di noi che non riusciamo a vedere. È difficile vedersi con gli occhi degli altri. Ma possiamo migliorare la nostra personalità cristiana solo se sappiamo in cosa dobbiamo migliorare; e non possiamo cambiare quello che non riusciamo a vedere. Facciamo attenzione però: evitiamo la falsa modestia. Ricordiamoci che la questione non è apparire modesti ma esserlo davvero. Per riuscire a esaminarci potremmo riflettere su domande come queste: Quando ricevo un consiglio, cosa provo veramente nel mio cuore? I sentimenti che provo cambiano in base al fatto che chi mi dà il consiglio ha più o meno autorità o esperienza di me? Accetto i suggerimenti indipendentemente da chi me li dà? Infine, per coltivare la vera modestia possiamo chiedere aiuto a Geova. Conosciamo bene Giacomo 1:17 che dice:

(Giacomo 1:17) Ogni dono buono e ogni regalo perfetto vengono dall’alto, perché scendono dal Padre delle luci celesti, il quale non cambia come cambiano le ombre.

Dato che la modestia è uno dei doni buoni che Geova ci fa, possiamo essere certi che se gli chiediamo in preghiera di aiutarci a coltivarla, lui risponderà alla nostra richiesta. Allora, riassumiamo: cos’è la modestia? La giusta consapevolezza dei propri limiti. Perché vogliamo coltivarla? Perché rende felice Geova, favorisce i buoni rapporti con gli altri e ci fa essere più felici. E come possiamo coltivarla? In molti modi. Potremmo meditare sugli esempi biblici, sia positivi che negativi, e mettere in pratica nella vita quello che impariamo. Dovremmo seguire il consiglio di “non andare oltre ciò che è scritto”. Potremmo chiedere ad altri di dirci se stiamo mostrando questa qualità. E soprattutto possiamo chiedere a Geova di aiutarci a coltivarla appieno. Quando riflettiamo sugli effetti positivi che la modestia ha su di noi e sugli altri, siamo tutti d’accordo nel dire che la modestia è una qualità che fa davvero parte di “ciò che è bene”. La modestia può anche proteggerci dagli stratagemmi di Satana. Nel prossimo video notate come la modestia aiuta un fratello a prendere la giusta decisione.

Mia mamma ultimamente è parecchio impegnata con il lavoro, ma vorrei che si impegnasse di più per Geova. Io cerco di aiutarla per quanto posso. Ah comunque io sono Jin. Ogni giorno succede la stessa cosa. Bevo un bicchiere d’acqua, saluto Jun, è della mia congregazione, e poi, e poi c’è Mee-Kyong. Ok. Ci siamo. Io la saluto, lei dice qualcosa di interessante, e io cerco di non darle corda. Però oggi è diverso. Lei sta andando male in matematica e ha bisogno del mio aiuto. Non voglio essere scortese ma, se la aiuto con i compiti, come potrebbe andare a finire? Come si fa a dire di no a una ragazza così? Perché non riesco a togliermela dalla testa? È sempre bello quando vengono gli zii. Anche la mamma cerca di non perdersi mai la serata “cena e Broadcasting”. Lo zio vuole uscire con me in servizio nel fine settimana; forse questo mi aiuterà a schiarirmi le idee. Sentivo di aver deluso Geova. Non potevo più tenermi tutto dentro. È stato difficile, ma ho raccontato tutto allo zio. Mi sentivo in colpa perché mi piaceva ricevere le attenzioni di Mee-Kyong, però sapevo che era sbagliato. Abbiamo letto Genesi 39:7-12. Conoscevo l’episodio della moglie di Potifar, ma lo zio ha menzionato un particolare che non avevo mai notato. Giuseppe disse alla moglie di Potifar:

(Genesi 39:9) Come potrei commettere questo grande male e peccare in effetti contro Dio?”

Sì, ma, perché Giuseppe fu costretto a fuggire? Lui la respingeva ogni giorno, ma lei non si arrendeva. Per lei la questione non era se lui avrebbe ceduto, ma quando. Così si arrivò al punto che Giuseppe fu costretto a fuggire. Le ho spiegato perché avevo deciso di interrompere la nostra storia, ma lei non si è arresa. Sapete qual è stata l’ultima cosa che mi ha detto? Che ero un codardo. Ma si sbagliava. Non sei mai un codardo se ti rifugi in Geova.

Il nostro giovane fratello ha capito che frequentare una ragazza non Testimone lo avrebbe messo in pericolo. Gli è stato ricordato che legarsi a una persona che non segue le norme di Geova può portare a peccare. Ed essendo modesto si è risparmiato dolorose conseguenze. Questo nostro giovane fratello, con la sua decisione, ha davvero messo la sua fede all’opera. “Fede all’opera” è anche il nome di una delle mostre che si trovano alla nostra sede mondiale, a Warwick. Se non avete mai avuto la possibilità di andare a visitarla, vi accompagniamo noi adesso! Se invece ci siete già stati, vi farà piacere tornarci insieme a noi!

Benvenuti alla sede mondiale dei Testimoni di Geova a Warwick, New York. Il popolo di Geova è formato da persone di culture diverse che parlano molte lingue. E come sottolinea questa immagine, il nostro obiettivo principale è quello di predicare la buona notizia a persone di tutte le nazioni. Cosa stiamo facendo al riguardo come organizzazione? Qual è la nostra storia? E cosa ci aiuta a compiere questa grande opera? Vi invitiamo a fare un tour delle nostre mostre per scoprirlo. Qui a Warwick ci sono 3 mostre. I fondi per sostenerle provengono da donazioni volontarie. Ognuna di queste mostre è ricca di informazioni. Al piano di sopra si trova la mostra “Fede all’opera”. Lì si possono vedere le ultime novità circa l’opera svolta dall’organizzazione di Geova. Allo stesso piano si trova anche la mostra “Un popolo per il nome di Geova”. Vi porterà in un emozionante viaggio nel passato. E al piano di sotto, la mostra sulla Bibbia permetterà di ammirare dei preziosi tesori spirituali. Queste mostre sono state ideate in modo che il visitatore non si limiti semplicemente a guardare, ma possa anche interagire e sentirsi coinvolto. Dopo questa premessa, iniziamo il tour. Questa è l’entrata della mostra “Fede all’opera”.

Notate quella parola, è molto importante: “opera”. Quali attività, o opere, sono organizzate e dirette dal Corpo Direttivo oggi? In questo pannello interattivo viene spiegato prima di tutto cosa fanno i vari comitati del Corpo Direttivo. Ognuno di questi ha delle particolari responsabilità, ma facendo il tour noterete che tutti i comitati collaborano insieme per compiere il loro lavoro. La mostra “Fede all’opera” è divisa in 4 gallerie: “Amore all’opera”, “Riunioni cristiane”, “Cibo spirituale” e “Fare discepoli”. Percorrendo queste gallerie, vedrete che sono tutte collegate da un percorso blu, il colore del logo di jw.org. Quindi se vi perdete, seguite il percorso blu. Questa è la galleria “Amore all’opera”. Qui scoprirete come il Corpo Direttivo sta aiutando i servitori di Dio ad ‘avere amore fra loro’, come comandò Gesù in Giovanni 13:35. Ad esempio, in che modo i fratelli della sede mondiale offrono aiuto in caso di calamità? Di fronte a calamità naturali, attacchi terroristici o disordini civili, il Comitato dei Coordinatori soprintende alle operazioni di soccorso. Poi si consulta con il Comitato di Filiale che opera nella zona colpita. Di solito entro 48 ore viene stilato e inviato alla sede mondiale un rapporto di quanto accaduto e di cosa è stato fatto per aiutare i fratelli. Proprio su uno di questi rapporti potrebbero basarsi degli articoli pubblicati su jw.org per informare i fratelli nel mondo. Un altro modo in cui il Corpo Direttivo mostra amore al popolo di Geova è organizzando delle scuole come ad esempio la Scuola per gli anziani di congregazione e la Scuola per i sorveglianti di circoscrizione e le loro mogli. Queste scuole si sono dimostrate molto efficaci nell’aiutare i fratelli a prendersi cura delle congregazioni con amore. Il Comitato dell’Insegnamento si occupa di prepararne il programma mentre il Comitato del Servizio seleziona gli studenti. Questa è la galleria “Riunioni cristiane”. Qui scoprirete come il Corpo Direttivo sta aiutando il popolo di Dio a riunirsi insieme ‘per spronarsi all’amore e alle opere eccellenti’, come indicato in Ebrei 10:24, 25. In che modo il lavoro che viene fatto a Warwick aiuta tutti i fratelli a ubbidire a questo comando? Dal momento che il popolo di Geova è in continua crescita, cresce anche il bisogno di nuove Sale del Regno e di ristrutturare quelle già esistenti. Il Comitato Editoriale del Corpo Direttivo indica dove costruire le Sale del Regno e provvede i fondi necessari alle filiali. Il Comitato Editoriale lavora a stretto contatto con la filiale locale, e il relativo Reparto della Filiale Progetti e Costruzioni svolge il lavoro. Ma da dove vengono i fratelli che costruiscono le Sale del Regno? Il Comitato del Personale nomina tutti i servitori delle costruzioni. Questi servitori potrebbero lavorare nel loro paese o essere mandati all’estero. Avete mai partecipato a un progetto di costruzione di questo tipo? Fatecelo sapere rispondendo al nostro sondaggio. Alcune Sale del Regno si trovano in zone dove l’elettricità scarseggia o manca del tutto, ma questo non ci impedisce di riunirci insieme. Il Comitato Editoriale ha ideato appositamente un sistema audio portatile da utilizzare in queste zone. Questo dispositivo ha una batteria che si ricarica tramite un pannello solare oppure girando una manovella. Grazie a questo speciale strumento i nostri fratelli riescono a trarre più beneficio dalle adunanze. Questa è la galleria “Cibo spirituale”. Che cosa vi ricorda lo schermo? Non sembra una tavola da pranzo? Qui scoprirete come il Corpo Direttivo sta assolvendo l’incarico menzionato nelle Sacre Scritture in Luca 12:42 di provvedere cibo spirituale al popolo di Dio. Per assolvere questo incarico, vengono preparati, tradotti e stampati milioni di libri, Bibbie e altre pubblicazioni. Inoltre vengono pubblicati regolarmente molti contenuti online. I traduttori di tutto il mondo lavorano a stretto contatto con il Reparto Servizi per la Traduzione, reparto della sede mondiale che è sotto la supervisione del Comitato degli Scrittori. Qual è la vostra pubblicazione preferita? Scrivere una pubblicazione è solo una parte del lavoro. La sezione “Dall’inizio alla fine” mostra 11 processi necessari per arrivare al prodotto finale. E che dire del cibo spirituale disponibile online? Ogni mese non vediamo l’ora di goderci il nuovo programma mensile di JW Broadcasting. Quando il Comitato dell’Insegnamento accetta una proposta per un video, il Reparto Audio/Video fa ricerche sull’argomento e prepara un manoscritto che dovrà essere approvato. Gli storyboard e i manoscritti approvati vengono assegnati ai vari team in tutto il mondo che si occuperanno di realizzare i video. In questo modo i nostri video hanno un sapore internazionale. Bene, siamo arrivati all’ultima galleria: “Fare discepoli”. Qui scoprirete come il Corpo Direttivo sta aiutando tutti noi ad assolvere l’incarico indicato in Matteo 28:19 di ‘fare discepoli di persone di tutte le nazioni, battezzandole’. Il comando di predicare potrebbe rappresentare una sfida, specialmente in alcuni paesi. Come ci riusciamo? Il Comitato del Servizio coordina l’opera di predicazione a livello mondiale. Aiuta tutti a partecipare al ministero in base alle proprie possibilità, sia i proclamatori che gli evangelizzatori a tempo pieno. Inoltre, le campagne speciali di predicazione e la testimonianza pubblica hanno permesso di iniziare molti studi biblici. A volte però, i governi ostacolano la nostra libertà di culto. A questo riguardo, il Comitato dei Coordinatori soprintende al lavoro del Reparto Legale della sede mondiale. Molti tribunali hanno emesso sentenze a nostro favore. Ma dobbiamo continuare a difendere il nostro diritto di predicare la buona notizia. Anche gli strumenti online ci aiutano molto nell’opera di fare discepoli. Su questo schermo si può vedere quante volte al giorno, in media, il sito jw.org viene visitato in tutto il mondo. Ogni giorno vengono richiesti online circa 250 studi biblici. Anche le scuole ci aiutano a fare discepoli. Abbiamo la Scuola del Servizio di Pioniere, la Scuola per evangelizzatori del Regno e la Scuola di Galaad. Avete partecipato a una di queste scuole? Ditecelo. Siamo arrivati alla fine del tour e speriamo che questa anteprima della mostra “Fede all’opera” vi sia piaciuta. Quello che abbiamo visto ci ricorda che il popolo di Geova è e sarà sempre un popolo che ha fede, una fede all’opera!

Come ha detto il fratello Sanderson, quello che fa l’organizzazione dimostra chiaramente che il popolo di Geova ha fede. Vogliamo mostrarvi un altro esempio di fede all’opera. In Africa c’è un nuovo strumento che rende più semplice ai nostri fratelli e sorelle ricevere cibo spirituale.

Alcuni video tradotti anche per i fratelli dell’Africa subsahariana per loro erano praticamente inaccessibili. In molte parti del Mozambico l’accesso a Internet non è disponibile, e in alcune zone i cellulari non hanno copertura di rete. Così abbiamo cercato di capire come avere un canale satellitare attivo 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, dedicato a JW Broadcasting. Quando è stato annunciato in congregazione che era disponibile il canale satellitare JW Satellite, i fratelli erano contentissimi. La nostra organizzazione ha molta esperienza nella trasmissione di video via Internet, ma quella via satellite era una cosa nuova. Perciò abbiamo dovuto documentarci molto. Non avendo un satellite di nostra proprietà affittiamo un canale su un satellite che copre l’Africa subsahariana. I fratelli hanno bisogno soltanto di un’antenna parabolica e di un decoder. Riescono così a vedere il canale senza costi. I fratelli si recano in filiale, in un RTO o in un deposito di pubblicazioni per ricevere la parabola. Ai fratelli che sono invitati a venire qui diamo anche tutte le istruzioni necessarie. Primo: come montare la parabola. Secondo: come configurare il decoder e come orientare la parabola in modo che funzioni bene. Inoltre gli insegniamo a registrare i programmi in modo da farli vedere successivamente ai fratelli e alle sorelle della congregazione. Il nostro canale satellitare trasmette una traccia video e 16 tracce audio. In questo modo riusciamo a trasmettere i nostri video in 16 lingue. Abbiamo consultato il Reparto Servizi per la Traduzione e insieme abbiamo individuato le 16 lingue che vengono parlate da più fratelli in Africa. Abbiamo creato un software che trasforma ogni nuovo video pubblicato su JW Broadcasting in un file che contiene le 16 tracce delle diverse lingue e che viene poi inviato al fornitore del servizio satellitare. Il Corpo Direttivo ha amorevolmente disposto che i costi di affitto del canale satellitare venissero sostenuti tramite le contribuzioni per l’opera mondiale. Quindi i fratelli in Africa non devono affrontare alcuna spesa per vedere il programma. Di solito trasmettiamo mediante un solo canale satellitare ma, in alcune occasioni, utilizziamo un secondo canale per trasmettere eventi in diretta come i congressi o le visite alle filiali. Quando un rappresentante della sede mondiale pronuncia un discorso dalla filiale, il programma viene trasmesso in diretta tramite satellite. Così ci sembra di essere proprio lì alla Betel. È davvero bello. L’evento più recente di questo tipo è stato trasmesso dalla Francia, quando è stata presentata l’edizione riveduta della Traduzione del Nuovo Mondo. È stato davvero emozionante. I fratelli e le sorelle che partecipavano ai congressi che si tenevano in 10 nazioni africane si sono potuti collegare via satellite a questo programma. Nel territorio della nostra filiale, ci stiamo organizzando perché a tutte le Sale del Regno, nuove o ristrutturate, venga dato l’occorrente per la ricezione satellitare come parte della dotazione audio video di base. Siamo stati molto contenti di ricevere l’antenna parabolica. Adesso ci sentiamo davvero vicini ai fratelli del Corpo Direttivo. Il canale satellitare è fantastico! Questa disposizione ci commuove. I sordi di tutto il paese sono stati incoraggiati dal discorso speciale perché è stato interpretato nella lingua dei segni malawiana. Questo dimostra che Geova ama veramente i sordi e ci aiuta a rafforzare la nostra amicizia con lui. La nostra congregazione si trova nel campo profughi Dzaleka. Ai profughi mancano tante cose, intendo dal punto di vista materiale. Ma il cibo spirituale non manca mai. Speriamo e preghiamo che l’accesso a JW Satellite diventi disponibile a un numero di fratelli e sorelle sempre maggiore nell’Africa subsahariana. Questa è davvero una dimostrazione della cura dello “schiavo fedele e saggio”. Ora milioni di persone in Africa possono ricevere il cibo al tempo giusto, dove vivono e nella lingua che comprendono. Che meravigliosa dimostrazione d’amore da parte dello schiavo fedele!

Come abbiamo visto, l’organizzazione considera le necessità del popolo di Geova una priorità. E per soddisfarle cerca le soluzioni migliori che vadano incontro alle esigenze del maggior numero di persone possibile. Prima abbiamo detto che la modestia è una qualità importante che tutti dobbiamo coltivare a livello individuale. Ma a volte facciamo bene a chiederci se stiamo facendo confusione tra l’essere modesti e l’avere un’errata opinione di sé. Adesso conosceremo Juan Cayul, dal Cile. Juan appartiene al popolo mapuche, un popolo che è stato discriminato per tanti anni. Ecco perché alcuni evitano di usare in pubblico la lingua dei mapuche, il mapudungun. Questo rappresentava un problema per Juan, che voleva dare il suo meglio nel servizio a Geova.

Mapudungun significa “lingua della mia terra”. È una lingua meravigliosa ed espressiva, ed è la mia lingua del cuore. All’età di 12 anni andai a vivere con mio nonno e la famiglia di mio zio, così potevo frequentare una scuola lì vicino. I miei cugini parlavano spesso in mapudungun, e questo mi piaceva moltissimo. Quando vedevo che alcuni dei miei compagni di classe non capivano le lezioni, specialmente quelle di matematica, cercavo di aiutarli. Fu così che cominciai a pensare di diventare un insegnante di matematica, per aiutare davvero gli altri. Purtroppo però la preside mi disse che, siccome parlavo in mapudungun e aiutavo i miei compagni, mi avrebbe abbassato i voti. Quando mio padre vide i miei voti si arrabbiò moltissimo. Mi disse che ero pigro e che non studiavo abbastanza. Mi ritirò da scuola, e così tornai a casa a Tromén. Il mio sogno di diventare un insegnante era andato in frantumi. Mio padre aveva sofferto molto per le discriminazioni subite, così ci disse che non dovevamo mai parlare in mapudungun. Quando ripenso a tutto quello che è successo provo molto dolore. E Anni dopo incontrai Sylvia, che era mapuche come me. Si rivelò una donna sensibile e affettuosa. Tra di noi parlavamo in mapudungun, e questo attenuava l’amarezza che provavo dentro. Tempo dopo conobbi qualcun altro che mi fece sentire amato e apprezzato: Geova. Questo cambiò la mia vita. Da allora tutto il mio dolore scomparve. Io e mia moglie studiammo la Bibbia con i Testimoni in spagnolo. Di conseguenza quando cominciai a predicare e a insegnare usavo lo spagnolo. Un giorno mentre eravamo in servizio ci avvicinammo a una casa, e un’anziana donna mapuche venne alla porta. Era spaventata. Così la salutai subito in mapudungun. Allora ci invitò a entrare e cominciò a parlare con noi. Era la prima volta che parlavo di Geova nella mia lingua. Sulla via del ritorno continuavo a pensare a quell’episodio: pregavo Geova per capire come aiutare i mapuche. Passarono molti anni prima di vedere una risposta alle mie preghiere. Un giorno, dopo l’adunanza, ricevetti l’invito a pronunciare un discorso alla prima assemblea con discorsi in mapudungun. Non volevo accettare l’incarico. Non pensavo di esserne degno, dopo tutte le discriminazioni che avevo subìto. Pregai Geova molte volte e passai tanto tempo a meditare. Mi resi conto che Geova stava rispondendo alle mie preghiere. Lui vede il nostro vero valore. Mi sono sentito così felice. Ho capito che Geova mi amava, si interessava di me e avrebbe continuato ad aiutarmi. In pochi anni sono state formate non una, ma molte congregazioni di lingua mapudungun. E adesso io, mia moglie e i miei 2 figli serviamo nel campo mapudungun. Da più di 7 anni ormai collaboro alla traduzione in mapudungun. Quando racconto che da bambino sognavo di diventare un insegnante, i fratelli che lavorano con me nell’ufficio di traduzione mi dicono: “Ma ora lo sei! Sei il nostro insegnante”. Voglio dire ai fratelli di tutto il mondo: “Non pensate di essere senza valore. Siete preziosi. Siete preziosi per Geova. Lui vi aiuterà sempre!”

Juan ha dovuto essere coraggioso per superare la paura della discriminazione. Noi cristiani possiamo imitare il suo esempio in molti modi. Ogni volta che serve possiamo ricordare Giosuè 1:9: “Non ti ho comandato di essere coraggioso e forte? Non farti prendere dal terrore e non aver paura, perché Geova tuo Dio è con te ovunque tu vada”. Con queste parole in mente guardiamo il video musicale di questo mese; la canzone si intitola “Sii coraggioso e forte”.

È buio e lei si sveglia già, e prega Geova Dio: “Padre, aiutaci ogni attimo a restare leali a te!” A volte è difficile, eppure non si arrende mai. Nel suo cuore c’è un cantico che coraggio le darà: ‘Dio ti aiuterà, e ti guiderà; appartieni a lui, non ti lascerà’. Questo cantico lei nel cuore canterà: “Fermezza ti darà e forte tu sarai”. È il momento di andare al lavoro e lei quante sfide affronterà! Ma da sola non sarà mai perché ha veri amici lì con lei. E proprio come un’aquila le ali spiegherà; volerà più su, oltre le nuvole, perché confida sempre in Dio. Così stanca e fragile, ma sempre il meglio dà di sé. E quel cantico nel cuore suo coraggio le darà: ‘Dio ti aiuterà, e ti guiderà; appartieni a lui, non ti lascerà’. Questo cantico lei nel cuore canterà: “Fermezza ti darà e forte tu sarai. Fermezza ti darà e forte tu sarai”.

In questo programma abbiamo considerato diversi esempi di modestia. All’inizio abbiamo conosciuto le sorelle McConnell. La loro storia ci ha fatto riflettere sul fatto che la nostra famiglia può essere davvero felice solo se seguiamo i princìpi di Geova. I genitori che sono modesti riconoscono i propri limiti e si affidano alla sua guida. Dopo il discorso abbiamo visto come grazie al fatto che ha mostrato modestia, un giovane fratello non ha peccato contro Geova. Poi abbiamo visto che anche l’organizzazione dimostra modestia in quello che fa. E questo è evidente non solo dalla mostra che si trova a Warwick, “Fede all’opera”, ma anche da quanto disposto per trasmettere via satellite i programmi di JW Broadcasting nell’Africa subsahariana. Abbiamo capito anche che dobbiamo stare attenti a non confondere l’avere un’errata opinione di sé con l’essere modesti. Piuttosto, tutti vogliamo dare il massimo per promuovere l’opera di Geova, certi di avere il suo aiuto, come ci ha ricordato il video musicale di questo mese. Ma non è finita qui: più avanti durante il mese nella sezione Video on Demand troverete un rapporto del lavoro che viene svolto dal Comitato Editoriale del Corpo Direttivo. Non perdetevelo! Per concludere, andiamo a trovare i nostri fratelli in Tasmania. La Tasmania è lo stato più piccolo dell’Australia; è una piccola isola che si trova circa 240 km a sud del continente. Nonostante sia una piccola isola, è nota per i suoi paesaggi che vanno dalle meravigliose e impervie montagne ai laghi e alle bellissime coste. L’altopiano centrale è molto caratteristico, infatti è costellato da più di 4.000 laghi di origine glaciale. Su quest’isola vivono 1.800 proclamatori suddivisi in 22 congregazioni. Questa è la congregazione di Huonville, a cui è affidato il territorio più a sud dell’Australia. Anche se si tratta di un territorio molto vasto e molti proclamatori non sono più giovani, questa congregazione si impegna per aiutare le congregazioni vicine a predicare nei loro territori. Nel 2016 la congregazione di Huonville ha anche avuto la gioia di vedere ristrutturata la Sala del Regno in cui si riunisce. E quando fratelli di altre congregazioni vengono qui per pronunciare discorsi pubblici, in genere ricevono un regalo: una scatola piena di prodotti locali.

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