PAROLE di VITA ETERNA

PAROLE di VITA ETERNA

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Lezioni spirituali di P. Enzo Redolfi - veritas@cheapnet.it

I DOMENICA DI QUARESIMA (A) - 1 Marzo

 

Da mercoledì delle Ceneri è iniziato il nuovo tempo liturgico della Quaresima, un tempo sacro di ascolto, di sobrietà, di preghiera, di carità, in preparazione alla santa Pasqua. Come ogni tempo liturgico santo, questo tempo penitenziale ci aiuta a raggiungere la santità, proponendoci l’impegno della conversione per rispondere alla grazia della redenzione.

 

Torniamo al Signore, senza lasciarci sviare dalle tentazioni del mondo sempre più insistenti e sporche. Anche oggi il “Serpente” è molto astuto per farci mangiare dell’albero della vita, ovvero farci pensare che la vita sia l’unico albero di cui “mangiare”, l’unico albero della conoscenza del bene e del male. Non è così. Ce ne sono altri di alberi, lontani e nascosti, molto migliori di quello piantato in mezzo al giardino. Questo è desiderabile e bello a vedersi, ma non sazia e anzi avvelena. Infatti, dopo aver “mangiato” dell’albero, Adamo ed Eva persero la grazia e si accorsero di essere nudi, perché ormai la malizia era entrata in loro (Libro della Genesi 3,7).

 

L’uomo di ora presume di essere come Dio, perché crede di conoscere tutto, di potere tutto, mangiando avidamente del frutto della vita, come se la vita fosse l’unico frutto da mangiare. Dimentica che, per conoscere il bene e il male, non bisogna fidarsi dei beni della terra dove striscia Satana, ma obbedire a Dio e rispondere al Tentatore con le parole del cielo, dove splende Gesù: Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.

 

Il Salvatore, Uomo-Dio, fu sottoposto alla stessa tentazione dell’uomo salvato da Dio di mangiare la “mela” della sensualità. Egli rifiutò la soddisfazione del cibo proibito, per insegnarci che l’uomo non vive soltanto di pane, ma delle parole che escono dalla bocca di Dio.

 

Adamo ed Eva avrebbero dovuto rispondere al Serpente con le parole della Scrittura, rispondendo a Dio con l’obbedienza alla sua Parola. Invece vollero credere a Satana che li lusingò con le sue false promesse, facendo loro provare un piacere che fino ad allora non avevano provato. Distrusse la loro innocenza corporale, inoculando in loro la fame del senso. Così li fece cogniti di essere “nudi”, privi di grazia e di innocenza, contaminati ormai dalla malizia del piacere carnale. Da quel momento la materia ebbe il sopravvento sullo spirito, per cui lo spirito non riuscì più a dominare il corpo.

 

Se invece avessero obbedito a Dio, il male non sarebbe entrato nel mondo. La lussuria non avrebbe reso l’uomo infetto, e la generazione della prole non sarebbe avvenuta secondo il metodo satanico, illudendoli di essere come Dio perché creatori di altre vite, ma sarebbe avvenuta secondo lo Spirito Santo, come avvenne per Maria che partorì Gesù senza concupiscenza, senza infrazione di verginità e senza dolore.

 

Dal peccato originale in poi, l’uomo crede di essere come Dio, perché può generare, trasformare, inventare, produrre, dominare. Crede di essere come Dio, ma Dio non è come l’uomo, eccetto che nel Figlio. Perciò, per essere davvero come Dio, il Figlio deve essere nell’uomo. In questo modo realizza davvero la sua vocazione umana e risponde alla chiamata divina. Così, infatti, pregò il Maestro prima di lasciare i discepoli: Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me (Vangelo di Giovanni 17,21-23).

 

Solo in Gesù Cristo, Figlio di Dio che si è fatto vero uomo, l’uomo può diventare veramente figlio di Dio come Gesù Cristo. Imitiamo perciò il Maestro e diciamo: Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio ... Non tentare il Signore Dio tuo ... Adora il Signore Dio tuo, a lui solo rendi culto. Sensualità, disobbedienza, idolatria, sono le tre grandi tentazioni che rampollano ad ogni epoca. Gesù, nuovo Adamo, ha vinto il Male alla radice ed è in grado di riportarci alla radice del Bene, alla dignità perduta. E accanto a Gesù c’è Maria, nuova Eva, la Madre che ci porge il Figlio, divin Frutto pendente dall’albero della croce.

 

La Quaresima ci prepara alla Pasqua, al “passaggio” verso l’Eternità. Perciò, se da una parte siamo rattristati perché sappiamo di essere polvere, dall’altra siamo consolati perché possiamo essere luce. A causa di Adamo ed Eva abbiamo avuto la rovina, a causa di Gesù e Maria abbiamo la salvezza. Ecco perché, nel giorno delle Ceneri, oltre a ricordarci che siamo polvere e in polvere torneremo, ci è chiesto di convertirci e di credere al Vangelo. Ciò che vince la polvere è la luce, ciò che vince la morte è la Vita.

La Quaresima dura quaranta giorni, in ricordo dei quaranta giorni trascorsi da Gesù presso il Mar Morto, in solitudine e preghiera, dopo aver ricevuto il battesimo da Giovanni Battista e prima di iniziare la sua vita pubblica. Dura quaranta giorni, anche in ricordo dell’esperienza avuta da Mosè sul monte Sinai, dove ricevette i dieci Comandamenti. E dura quaranta giorni in ricordo dei quarant’anni trascorsi da Israele nel deserto, prima di entrare nella terra promessa. È quindi un tempo in cui siamo in noi stessi, come Gesù nel deserto. Un tempo in cui ascoltiamo Dio, come Mosè sul Sinai. Un tempo in cui camminiamo, come Israele, nel deserto del mondo, per giungere poi al Paradiso.

 

GIUDICHERÀ CON GIUSTIZIA

 

Dice l’Apostolo: Dio renderà a ciascuno secondo le sue opere: la vita eterna a coloro che perseverando nelle opere di bene cercano gloria, onore e incorruttibilità; sdegno ed ira contro coloro che per ribellione resistono alla verità e obbediscono all’ingiustizia. Tribolazione e angoscia per ogni uomo che opera il male. Gloria invece, onore e pace per chi opera il bene, perché presso Dio non c’è parzialità (Lettera di Paolo ai Romani 2,6-11).

 

Alla fine dei tempi, il giudizio di Dio sarà secondo verità per tutti. Né il denaro, né il potere, né la posizione, potranno modificare ciò che è decretato. Più rigorosamente sarà giudicato colui che è deputato a giudicare gli altri, poiché più è richiesto a chi più è concesso. Dice il Signore: A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più (Vangelo di Luca 12,48).

 

Castigo o premio saranno dati con giusta misura al credente cattolico, come all’ortodosso e al protestante, al musulmano e all’ebreo, all’eretico e al pagano, nonché a chi, ignaro della verità, avrà seguito in buona fede la sua coscienza. Dio giudicherà non solo in base alle opere compiute, ma anche in base al desiderio di compierle. È scritto infatti: Io non guardo ciò che guarda l’uomo. L’uomo guarda l’apparenza, il Signore guarda il cuore (Primo Libro di Samuele 16,7). Il male non bisogna solo non farlo. Bisogna anche non desiderare di farlo, perché chi desidera di fare ciò che decide, ha già deciso di fare ciò che desidera. Gesù perciò dice: Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore (Vangelo di Matteo 5,28).

 

Ogni colpevole è un ladro, perché deruba Dio della propria anima e di quelle che travolge con il suo cattivo esempio. Costui dovrà rispondere delle anime innocenti da lui corrotte e fatte peccatrici, ancora più severamente che della propria. Noi non possiamo concepire esattamente cos’è l’eterna perdizione. Né una visione, né una lezione divina sull’inferno possono darci l’esatta realtà di quell’orrore infinito. Come anche la natura umana non può concepire la bellezza dell’estasi paradisiaca. Questi misteri non possono essere conosciuti senza morirne. Sono, infatti, messi dei limiti a noi viventi per non morire d’amore o di spavento, proprio come l’Altissimo disse a Mosè: Tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo (Libro dell’Esodo 33,20).

 

Ogni uomo è dotato di coscienza e di ragione. Per tali doni soprannaturali ha in sé quanto basta per avere una guida e una legge, anche se non conosce i comandamenti. Quindi se uno, pur non essendo cattolico, crede fermamente di essere nel giusto e compie opere che sente essere buone, la sua fede lo giustifica. Dice l’Apostolo: Quando i pagani, che non hanno la legge, per natura agiscono secondo la legge, essi, pur non avendo legge, sono legge a se stessi; essi dimostrano che quanto la legge esige è scritto nei loro cuori come risulta dalla testimonianza della loro coscienza e dai loro stessi ragionamenti (Lettera di Paolo ai Romani 2,14-15).

 

Dio giudicherà le azioni compiute e il desiderio di compierle, non la capacità di chi le compie. Così molti potrebbero essere preceduti da altri che servono onestamente il Dio a loro ignoto, osservando la legge della loro coscienza. Allo stesso modo ci sono molti peccatori che si convertono con grande impegno, e in poco tempo raggiungono la santità. Perciò dice il Signore: Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi (Vangelo di Matteo 19,30; 20,16).

 

I salvati, come è scritto nel libro della Salvezza, saranno moltissimi: Una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua (Libro dell’Apocalisse 5,9; 7,9). Il Giudice assolverà coloro che erano fuori del suo gregge perché convinti di essere nel giusto, e li premierà per le virtù praticate. Perciò diranno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? (Vangelo di Matteo 25,37-39). E il Giudice risponderà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me ... Sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone (Vangelo di Matteo 25,40; 25,21).

 

Ognuno ha quanto basta per avere una guida e una legge che lo aiutino a fare il bene ed a non fare il male. Anche chi non ha il dono della fede deve comportarsi onestamente, secondo i dettami della ragione e della coscienza che ha in sé. Il Signore giudicherà tutti con giustizia, e renderà a ciascuno secondo le sue opere.

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