test

test

Rivistanatura.com

Un percorso di grande impatto paesaggistico, tra le vette dell’Appennino Tosco Emiliano, che ospitano una successione di aree protette che ha pochi eguali in Italia: il grande pregio dell’itinerario che si sviluppa nel Parco Regionale del Corno alle Scale è la combinazione di gran parte degli ambienti di queste montagne in un unico percorso.

L’area protetta del Parco Corno alle Scale, Istituita nel 1988, si estende per quasi 5000 ettari ed è ricoperta in gran parte da boschi. Fanno eccezione le vette del Corno, La Nuda, Gennaio e Confaccio, che presentano praterie d’alta quota e pendii rocciosi.

Il suolo, poco permeabile, favorisce la presenza di corsi d’acqua, come il Dardagna che alimenta le famose cascate. Nella zona sono presenti strutture ricettive, centri visita e un’ottima rete di sentieri.

Il sentiero che scende lungo la valle del Silenzio, tra gli itinerari del Parco. © F. Tomasinelli

Una montagna particolare

La sua forma non è quella tipica di molte vette appenniniche. Il Corno è un monte particolare, con un profilo piatto e una caratteristica struttura a strati di arenaria. La sedimentazione di queste rocce, successivamente sollevate dai movimenti tettonici, avvenne in due tempi, tra 23 e 17 milioni di anni fa, in ambienti di mare profondo.

Tutta la base del monte e gran parte dei rilievi circostanti sono rivestiti da fitti boschi di faggio, che in quota si fanno sempre più bassi e contorti.

Oltre i 1500 metri la foresta si dirada rapidamente, lasciando spazio a estese praterie montane e brughiere, con immense distese di mirtillo nero (Vaccinium myrtillus) e falso mirtillo (Vaccinium gaultherioides), punteggiate da affioramenti rocciosi che diventano particolarmente evidenti nei depositi morenici.

La più bella e significativa morfologia glaciale di questo tipo è rappresentata dal circo del Cavone, che si trova proprio sul versante settentrionale del Corno. In queste radure, sul margine della foresta, si incontrano piante alpine come la genziana purpurea, l’aquilegia alpina, oltre a diverse specie di orchidea.

Più in alto, sulla cresta, è il regno delle piante legate agli ambienti rupestri.

Tra le presenze faunistiche più interessanti delle cime attorno al Corno alle Scale, il muflone (Ovis mosumon), ungulato qui introdotto molti anni fa, e l’arvicola delle nevi (Chionomys nivalis), di cui si osservano facilmente le gallerie nella neve all’epoca del disgelo.

La carismatica aquila reale (Aquila chrysaetos), indiscussa regina di queste vette, può essere vista mentre pattuglia la sommità del Corno e la selvaggia valle del Silla, che si stende al di sotto.

Cascate Dardagna

Le cascate Dardagna. © Biopresto/CC0

Si trovano in un fitto bosco di faggio, in fondo a una valle che, anche in piena estate, vanta un microclima fresco e umido. Scendendo dal versante occidentale del Corno, il torrente Dardagna acquista vigore, raccogliendo l’acqua anche dal vicino Monte Spigolino.

250 metri di dislivello In meno di un chilometro gli fanno fare ben sette spettacolari salti: il primo (dal basso) è alto 15 metri; l’ultimo ne misura quasi 30.

La vegetazione è rigogliosa, ma attirano l’attenzione soprattutto i grandi faggi, sospesi sull’acqua e le immense foglie del farfaraccio (Petasites hybridus), una pianta legata ad ambienti umidi. In primavera le sponde sono colorate dalle fioriture gialle della calta palustre (Caltha palustris). Lungo il torrente si incontrano due anfibi , la rana temporaria (Rana temporaria) e la salamandra pezzata (Salamandra salamandra).

Madonna dell’Acero

L’origine del Santuario viene fatta risalire all’apparizione della Madonna a due pastorelli sordomuti, rifugiatisi sotto un grande acero durante una tempesta e miracolati con l’acquisizione della parola.

A memoria dell’episodio nel santuario è custodita l’immagine della Vergine incisa sulla corteccia dell’albero originario, oltre a tre statue in legno, ex-voto del XVI secolo. L’attuale edificio, risalente ai secoli XVI e XVII, si sviluppò da una prima cappelletta, ampliata, fino alla forma attuale, che ricorda una successione di piccole case.

I fiori più belli

Il sentiero dei Balzi dell’ora è il punto migliore per apprezzare le varietà botaniche del Parco. Lungo questo tratto esposto di rocce, margine settentrionale del Corno alle Scale, si trovano due specie rare e particolari: l’astro alpino (Aster alpinus) e la primula orecchia d’orso (Primula agricola).

La prima a fiorire, da maggio a giugno, è la gialla primula, nascosta tra le fenditure della roccia . L’astro alpino, con i suoi fiori viola dai petali allungati ama invece le posizioni più esposte e fiorisce a luglio e agosto.

I sentieri del Parco consentono lunghe escursioni in mountain-bike. © F. TomasinelliLa gialla primula orecchia d’orso (Primula agricola) è tra le varietà più interessanti del Parco. © F. Tomasinelli

 

SEMPRE INFORMATI!

Per rimanere aggiornato su tutte le news sulla Natura, selezionate dalla nostra redazione, iscriviti alla newsletter di rivistanatura.com

Basta inserire l’indirizzo e-mail nell’apposito modulo qui sotto, accettare la Privacy Policy e cliccare sul bottone “Iscriviti”. Riceverai così sulla tua mail, due volte alla settimana, le migliori notizie di Natura! È gratis e ti puoi disiscrivere in qualsiasi momento, senza impegno

© riproduzione riservata
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com

Report Page