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Sì, è vero. L'ho letto in altre bacheche e lo certifico: persino a me viene da dire a Berlusconi "vabbè, poveraccio, vedi di guarire", come si farebbe con un vecchietto del cortile, della palazzina, un prozio o proprocugino o procompare della mia infinita famiglia & dei suoi addentellati (che in Calabria vigono gli zero gradi di separazione da chiunque, alla fine). Ma poi mi ricordo.

Mi ricordo che, oltre a essere questa cara salma, persino buffa a suo modo, coi capelli disegnati col lampostil e gli occhi cinesi per il lifting; questa caricatura di anziano, la cui parlata da cumenda si è fatta più strascicata per le protesi e i tiraggi, ma l'oratoria è rimasta la stessa, tutta confidenziale e protopecoreccia; questa parodia di una parodia, di quello che già era quando regnava a Palazzo Grazioli; oltre a tutte queste simpatiche cose, Silvio Berlusconi è stato una vera rovina politica e culturale per il nostro Paese.

E' stato il testimonial di quel concetto folle, del mercato come misura del mondo, e della politica. Ponendosi come esempio: io cantavo sulle navi da crociera, oggi sono l'uomo più potente di questo Paese che amo. Peccato che questa scintillante favola abbia parecchi buchi, punti oscuri, scivoli, scorciatoie e compiacenze. Leggi ad personam, provvedimenti su misura come i completi di Caraceni, le scarpe coi sopralzi e le cravatte di Marinella. Peccato che la sua travolgente discesa in campo abbia aperto le porte al peggio: agli improvvisati, gli accaparratori, gli incompetenti orgogliosi di esserlo, di dirsi "fuori dalla politica" ma ben dentro l'economia. La loro economia. Peccato che il suo stile, fondato sul farsi beffe di ogni etica, sia diventato lo stile del Paese. E che le sue televisioni abbiano sparso scorie tossiche per decenni, preparando quello che stiamo vivendo adesso: i dilettanti allo sbaraglio ex vaffanculisti ex apritori di scatolette di tonno; i fasci che una volta almeno si vergognavano, e ora rendono onore al pagliaccio criminale di Predappio nelle strade delle nostre città; i giornali tutti "metodo Boffo" e invettiva velenosa. Peccato che abbia sdoganato il cattivo gusto chiamandolo "simpatia", il maschilismo chiamandolo "fascino", e in generale tutta una classe di lacché chiamandoli col fischio e la promessa di un collegio sicuro (tanto, c'è il "Porcellum": mai nomignolo fu più capace di compendiare un'epoca intera). Per cui sì, il mio animo disposto alla pietas mi farebbe dire "va, va, povero satirello, non sarai tu che spianti l'Italia". Ma lui l'Italia l'ha già spiantata, l'ha già intossicata, l'ha già pervertita. E che ora sia una caricatura (cinese), il solito cazzaro senza rimedio (anche in questa miserabile farsa sui sintomi non sintomatici: "Uheilà, sono asintomatico, mi sono finiti febbre e dolori") ricoverato in ospedale non mi deve far dimenticare cosa è stato, cosa ha significato.

Va, va, povero satirello, guarisci, ma poi chetati e togliti di torno. Che le bocciofile sono riaperte.

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