ok

ok

f126ck


L’altro giorno auspicavo la chiusura dei porti italiani come una delle misure necessarie per evitare che la tensione sociale già presente nel Paese a causa dell’eccessiva presenza di migranti (sempre negata dal governo) sfociasse in reazione violenta: sembra quasi che il governo legga RischioCalcolato e lo ritenga degno di ascolto. C’è un problema, però: se passi all’offensiva con l’UE sul tema, devi farlo imponendo un atto unilaterale con un ultimatum chiaro, non paventando l’ipotesi come extrema ratio. Altrimenti, succede che la stessa Europa ti faccia notare questo





e tu faccia la solita figura di merda. Mi permetterete, quindi, di spendere ancora qualche parola sullo psicodramma migranti in atto in queste ore. Non più tardi di due settimane fa, l’arrivo nel fine settimana di 2500 clandestini aveva suscitato l’ennesima reazione indignata delle opposizioni al governo, il quale si limitò a un dichiarazione più che flemmatica: siamo pronti ad accogliere fino a 200mila persone quest’anno, non c’è problema. All’epoca del fatto, erano circa 60mila i presunti profughi giunti sulle nostre coste. Come mai questo panico senza precedenti per 12mila persone in quattro giorni, se c’era ancora tanta recettività umanitaria disponibile in seno al sistema Sprar e dell’accoglienza diffusa? Mi faccio intendere: è ovvio che quel numero rappresenta un salto di qualità e paradigma nell’intera questione migranti ma, visto il placido e solidale approccio usato finora dal governo, mi sembra eccessiva la scelta del ministro dell’Interno, Marco Minniti, di far fare marcia indietro all’aereo che lo stava portando in USA per dei convegni.



Ok l’emergenza ma il Viminale ha una struttura e dei funzionari, era proprio necessario la presenza di Minniti a Roma? E per cosa, per partorire quella geniale richiesta di aiuto presentata dal nostro ambasciatore presso l’UE, di fatto trattata come carta igienica dei cosiddetti partner europei? E poi, ancora, più inquietante è stato il cambio di narrativa posto in essere dal procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Franco Roberti, il quale in pieno bailamme, tanto per abbassare toni, ha dichiarato quanto sue: “Purtroppo sì, gli sbarchi costituiscono una minaccia alla sicurezza nazionale del nostro Paese”. E ancora: “”Negli ultimi anni abbiamo visto infatti più volte che dei migranti arrivati con i cosiddetti barconi intraprendono dei percorsi di radicalizzazione. Ciò è accaduto in almeno due casi, con dei soggetti che hanno realizzato attentati terroristici. Pensiamo solo all’attentatore di Berlino che arrivò a Lampedusa in barcone nel 2011”.



Ma come, fino all’altro giorno l’equazione barcone-Isis era ritenuta una bestemmia xenofoba e adesso è il capo della Procura anti-terrorismo a sostenerla, seppur con toni meno belligeranti di quelli usati da Matteo Salvini? Ma chi cazzo è arrivato nel weekend, un’intera legione dell’Isis? L’intelligence ha notizia di un ingente numero di foreign fighters in fuga da Raqqa e Mosul e intenzionati a tornare in Europa, magari per proseguire qui il jihad, dopo che le difese del Califfato stanno crollando sui fronti caldi mediorientali? Se così fosse, giustamente ci sarebbe riserbo totale sulla vicenda e, quantomeno, tutta questa fretta e questa isteria avrebbero un senso, dopo anni di accoglienza senza limiti. Però stamattina, intervistato a La7, l’ex capo del Sisde, generale Mario Mori, uno che di terrorismo qualcosina ne capisce, ha smontato sul nascere la tesi di Roberti, dicendo chiaro e tondo che un’organizzazione solida e pericolosa come l’Isis (almeno così ce la spacciano da sempre) non rischierebbe mai la vita di un suo operativo addestrato da rimandare in Europa, utilizzando barconi fatiscenti.



Il confine turco, per chi opera in Siria, resta sempre parzialmente aperto, si sa che Recep Erdogan sull’argomento non è proprio granitico. E anche sul caso Amis Amri, l’attentatore di Berlino, la sua radicalizzazione è avvenuta quando era in Italia, non è arrivato da radicalizzato sul barcone dalla Tunisia: nel suo Paese, aveva infatti precedenti da delinquente comune. E poi, anche fosse stato, 1 su 600mila in 3 anni non mi pare possa fare casistica. Il problema è di ordine pubblico e sociale, perché chi arriva qui è al 90% clandestino senza alcun diritto di asilo e va a rifocillare la già ampie schiera della criminalità e del degrado, problemi che la gente vive sulla sua pelle ogni giorno e che preoccupano più dell’Isis. Insomma, al di là dell’ennesimo schiaffo in faccia dell’UE, questo allarmismo senza precedenti del governo fa pensare.



Così come il fatto che la voce più potente e ascoltata in fatto di difesa dei migranti, proprio in queste ore sia sotto pesantissima pressione per le accuse contro il numero tre del Vaticano e responsabile della politica economica, il cardinale George Pell, incriminato per crimini sessuali e posto in congedo dal Papa per potersi difendere: tornerà in Australia ma la bufera sulla Santa Sede, c’è da scommetterci, non si placherà tanto in fretta. Certo, colpire il prefetto per gli Affari economici della Chiesa con accuse vecchie di 30 anni, proprio ora, può far sorgere qualche sospetto di timing (se è colpevole, deve marcire in galera fino alla morte, sia chiaro), magari rispetto alla riforma dello IOR tanto valuta da Papa Francesco e che potrebbe far saltare fuori documenti spiacevoli, così come i covi dell’Isis a Raqqa.



Insomma, sia benvenuta la rivoluzione di attitudine in atto, se servirà quantomeno a limitare gli sbarchi ma i dubbi restano su quanto accaduto realmente questo fine settimana. A partire dalla scelta suicida del governo nei confronti dell’UE, quasi si volesse farsi bocciare l’ultimatum per alzare ancora di più il polverone. Davvero, come riportano alcuni giornali, Minniti starebbe lavorando a un asse con la Merkel sul tema, probabilmente in vista del G20 previsto ad Amburgo a inizio luglio? E se sì, su quali basi, visto che la cancelliera sarà anche stata la paladina delle porte aperte ma, in sede UE, finora non ha mai mosso un dito, affinché all’Italia venisse fornito il supporto di cui ha bisogno e non solo l’elemosina di qualche fondo stanziato in più, come ha fatto ieri la Commissione? Di più, con il voto politico fissato al 24 settembre, davvero Minniti pensa che la Merkel apra a ricollocamenti di massa verso il suo Paese, alienandosi consensi nell’elettorato più di destra, già basiti dall’apertura dell’altro giorno sui matrimoni gay?



Direte voi, riposizionamento del PD verso istanze di destra in vista del voto e dopo la scoppola della amministrative. Ok, ci sta ma così repentino e capace di riservare effetti boomerang come quello sortito a Bruxelles? Tanto più che con la capigruppo che ieri ha rinviato a settembre la discussione sulla legge elettorale, c’è la quasi certezza che si andrà a scadenza naturale per il voto legislativo, quindi primavera 2018? Inoltre, Matteo Renzi è già in netta difficoltà e assediato oggi, se la carta migranti era quella scelta dal resto del suo partito per metterlo in difficoltà. Sarà ma c’ è qualcosa che non torna.



Se poi uniamo il fatto che il 21 giugno scorso, dopo un mese di navigazione, due delle sei corvette ordinate a inizio anni Ottanta dalla marina irachena all’Italia sono giunte a destinazione, con oltre 30 anni di ritardo e in un momento particolarmente sensibile per Baghdad, visto che è di oggi la notizia della liberazione di tutti i quartieri di Mosul dalle sacche di resistenza dell’Isis, il fatto che uno si faccia delle domande, mi pare legittimo. Nel frattempo, anche oggi sbarcheranno 3mila nuove risorse nei porti di Campania e Calabria. E se fossimo di fronte a una prova generale di sgombero del Mediterraneo in previsione di eventi un po’ più gravi che le migrazioni di massa? Ne parliamo presto.

Sono Mauro Bottarelli, Seguimi su Twitter! Follow @maurobottarelli

Report Page