Noia

Noia

Giada🐕

Seduto sul prato verde nel quale aveva passato la sua infanzia, il Guerriero stava osservando l'artefatto ottenuto qualche ora prima, donatogli da uno sconosciuto sbucato dal nulla e scomparso allo stesso modo.

Passò il dito su ogni intarsio della clessidra dorata che, a quanto pare, aveva il potere di riavvolgere o accelerare lo scorrere del tempo.

Scettico, il Guerriero decise di provarla. Non aveva nessun interesse nel rivivere eventi passati, così fece ruotare la clessidra in avanti, lentamente.

Le nuvole sulla sua testa ebbero una scossa e iniziarono a ruotare, mentre il sole, nel giro di qualche secondo, tramontò, lasciando che l'uomo fosse illuminato solamente dal chiarore pallido della luna.

Un brivido percorse tutto il suo corpo, causato dalla piacevole sorpresa, e subito il Guerriero diede una seconda spinta all'artefatto, questa volta in modo più deciso.

Vide il sole sorgere nuovamente, mentre un gruppo di esploratori entrava in una grotta, pronto per andare alla ricerca di tutti i tesori in essa celati. Dopo quelli che lui percepì solamente come pochi secondi, vide gli stessi giovani uscire dall'antro, trascinando bauli enormi, carichi di ogni tipo di gioiello, mentre il sole tramontava nuovamente.

Quando la clessidra smise di ruotare, il Guerriero iniziò a ridere di gusto, estasiato dal modo appena scoperto di osservare il mondo e soddisfare ogni sua curiosità.

Diede una nuova spinta. Il sole sorse e, poco dopo, tantissimi draghi si riunirono sulle vette della vicina catena montuosa. Iniziarono a combattere senza risparmiarsi, per giorni, riposandosi solamente durante la notte, mentre il Guerriero li osservava da lontano, ammirando la loro maestosità con la bocca spalancata.

Durante il settimo giorno, quando il sole raggiunse il punto più alto del cielo, tutti i draghi si ritirarono, tranne uno, il quale ruggiva fragorosamente dalla vetta più alta, incoronandosi vincitore, mentre la clessidra rallentava, fino a fermarsi nuovamente.

Il Guerriero, eccitato e senza attendere oltre, fece accelerare il tempo per la quarta volta, lasciandosi alle spalle la cautela iniziale.

In lontananza, vide i boss avvicinarsi ad un tranquilla cittadina. Dai portoni uscirono vari combattenti, che provarono a fermarli, ma i loro sforzi risultarono vani e dovettero rifugiarsi all'interno delle enormi mura assieme al resto degli abitanti.

Le settimane passarono e i mostri non accennarono a rinunciare, mentre la popolazione era sempre più in subbuglio.

Dopo due mesi di assedio, la situazione si sbloccò: dalla linea dell'orizzonte, il Guerriero vide arrivare l'imponente Phoenix, che subito fece divampare le sue fiamme, mentre gli abitanti cercavano di fuggire attraverso le mura ormai crollate, per mettersi in salvo e nascondersi nella campagna circostante.

Una volta che tutto venne distrutto, i boss si ritirarono, ognuno in una diversa direzione, lasciando solo i mucchi di cenere e le rocce che costituivano le mura a testimoniare l'accaduto.

I mesi passarono e, col giungere dell'estate, un gruppo di persone tornò nel luogo in cui ormai restavano solamente poche rovine.

Le mura vennero ricostruite, le torri tornarono a sorvegliare sull'intera città, le carovane ripresero a commerciare e, nel giro di pochi anni, il numero degli abitanti aumentò esponenzialmente.

Il Guerriero sorrise, notando che la città appariva ancora più bella e maestosa di prima.

Provando nuovamente a ridere, notò che il fiato mancava. Si guardò le mani e le vide scheletriche e rugose. Immediatamente capì cosa stava accadendo: non era solo il mondo intorno a lui a risentire degli effetti dell'artefatto.

Allungò il braccio debole, per invertire la rotazione della clessidra, ma non fece in tempo. Mentre esalava il suo ultimo respiro, si accasciò sull'erba fresca, mentre le nuvole sopra di lui continuavano a scorrere veloci, realizzando che la colpa dell'accaduto non era dell'artefatto maledetto, ma solamente della sua noia.

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