Storia della buonanotte

Storia della buonanotte


C'era una volta un alcolizzato che viveva con sua figlia Pina e con il loro cane Ugo.

In un giorno di freddo inverno un temporale distrusse la sua casa, eppure il buon uomo in cuor suo sapeva che non sarebbe potuta andare peggio di così. Per cercare di recuperare qualche soldo, la buona Pina decise di vendere Ugo, il loro amato cane. Purtroppo, presa da una fame improvvisa, pensò di portarlo dal suo amico cinese Mandolin, il quale lo uccise e le consigliò di cucinarlo a bagno maria. La ragazzina, sconvolta, gli disse che era un mostro, e scappò dal ristorante. Scandalizzata e senza più neanche un soldo tornò tristemente a quelli che erano i resti della casa. Il padre, essendo in astinenza, e vedendo tornare la figlia senza un centesimo, le disse che forse ci sarebbe stato un modo per farlo sentire meglio: la bambina avrebbe dovuto vendere uno dei suoi reni! Lei, però, rifiutò e disse che sarebbe stato meglio iniziare con qualcosa di più leggero. Prese il papà per la mano e se la appoggiò sul piccolo seno. Il padre all'inizio si dimostrò titubante, ma la figlia era così disinibita che la brutta sensazione se ne andò subito. A quel punto la sua mano scese lentamente lungo la sua coscia e, intanto che la mano segnava il suo percorso verso il frutto proibito, la bambina sussurrò al padre: "e se lo facessi per lavoro"? Finalmente lui prese ad accarezzarle la morbida intimità e iniziò a pensare che forse quell'idea non poteva essere troppo sbagliata. 

“Sono belli i soldi facili” pensava tra se e se la piccola figlia mentre, improvvisamente, il padre la prese e la mise a novanta, accarezzandole i glutei mentre le teneva la testa per i capelli. Le diede uno schiaffo così forte sul culo che la forma della sua mano rimase impressa sulla candida pelle della bambina. Ad un certo punto la prese per la gola e il colore del suo viso cominciò a cambiare. Le urla erano strazianti e fecero preoccupare il vicino che in batter d'occhio si fiondò da loro. Andrea era il suo nome, ma si faceva chiamare Andrea D' Angelo dagli amici. Per far smettere quello strazio iniziò a cantare dicendo che non era il fratello di Nino ma il padre, ormai infuriato, lasciò la figlia, lo prese per la gola e gli infilò la lingue fino a leccargli le tonsille. La bambina, sentendosi messa in disparte, mise da parte suo padre e prese in mano il grosso cazzo di Nino e, guardandolo negli occhi, gli disse: "sarai brutto, sarai racchio, ma c'hai un cazzo che è n'abbacchio". Mentre la bambina succhiava, André guardò il padre, lo prese per le palle e gli disse: "io allora voglio succhiare questo". Il padre più infuriato di prima prese la sua enorme verga in mano e la infilò con forza nella calda bocca di Andrea, mentre accecò la figlia con due dita. 

All'improvviso si sentì un rumore provenire da fuori. Era Ugo, il cane. "Pensavo fosse morto!" disse la bambina mentre il cagnolino con il cazzo in tiro la penetrava da dietro. Decisero di cercare un posto più appartato per finire il loro rapporto, così si diressero verso la macchina. Da lontano si udì la voce del padre gridare: "Basta che non me sbori sui sedili". Purtroppo ormai era troppo tardi, perché riuscirono tutti a venire contemporaneamente in un'esplosione di sperma umano e canino. Ma non poteva finire li, così Andrea ormai preso dalla situazione iniziò a pulire tutto, leccando la sborra appiccicata ovunque, il cane invidioso di Andrea gli diede un morso in testa da fargli zampillare il sangue. La bambina riuscì ad uscire ma ciò che vide era sconvolgente

Il cane che montava il cranio sanguinante di André. Lei gli urlò di smetterla, ma in quel momento il cane trovò un nuovo oggetto degno della sua attenzione: la figa della ragazzina. Lei cercò di scappare ma si scontrò contro qualcuno... era il cinese con il cazzo in mano! Era incredibile ciò che vide: era il famoso "cazzo a mandorla". Eccolo, il signor Mandolin, alto circa 1.40m, mani piccole, testa pelata lucida, in un bagno di sudore, ma con ormoni da vendere, gli occhi lucidi di chi sapeva cosa sarebbe successo, il sorriso soddisfatto di chi ha trovato l'oggetto dei desideri, il cazzo in tiro di chi è pronto a castigare. La povera bambina, impaurita, ma con la vagina che sgocciolava, iniziò a tremare, un po' impaurita, un po' eccitata, rimanendo immobile davanti al signor Mandolin. La sfortuna volle che nel computer di suo papà avesse trovato dei video Hentai con trans e la figura di Mandolin le riportò alla mente quel momento orribile. Ciononostante, la bambina non si lasciò intimidire, e chiese a Mandolin se avesse voglia di andare al ristorante cinese per prestarle dei polipi. “Perché?” chiese Mandolin. La bambina rispose: “Vorrei farmi penetrare da te e loro contemporaneamente”. Con un sorriso sul viso si avviarono verso il ristorante, ma fu proprio in quel momento che sulla strada incrociarono un viso conosciuto: era il presidente Mattarella. 

"Salve signol plesidentle" esclamò Mandolin, "gladilebbe venire a cena con noi?". "Con piacere", rispose il presidente. "Benvenuti al ristorante Siamo gialli, siamo belli. Quanti siete?". "Tle" rispose Mandolin, "plego, accomodatevi". La bimba vogliosa, col pensiero fisso in testa delle penetrazioni multiple dei polpi e di Mandolin, nel dubbio iniziò a fare il piedino a Mattarella fino a toccargli il turgido pene, e il vecchio presidente, ormai eccitato con gli occhi storti dalla forte emozioni, nel suo gesto più virile alzò il pantalone per mostrare la sua caviglia per farle capire che non era il membro quello che voleva succhiato. Voleva che succhiasse la sua figa. Esatto, e quell'apparente pene era un clitoride lungo e turgido.

La bambina ormai era sopraffatta dalle troppe emozioni e iniziò a sfiorare la figa del presidente con il suo dolce e innocente piedino. 

La cena continuò a svolgersi tranquillamente, la bambina eseguiva un perfetto massaggio del clitoride a Mattarella e con la mano segava il cazzo a mandorla di Mandolin. Tutto sembrava procedere alla grande, quando, ad un tratto, si sentì il rumore della porta sbattere con violenza. 

“Il terremoto?” gridò qualcuno. 

“Un meteorite!” urlò qualcun altro.

Eppure non era nulla di tutto ciò. Nel silenzio della sala una figura alta e imponente giunse, lasciando tutti a bocca aperta. Un solo suono uscì dalla sua bocca, breve ma conciso.

“MIAUSS”.

Era arrivato Gianky. 

Era un uomo di poche parole, i suoi capelli rosa parlavano per lui. Si sedette insieme a loro e Pina, sorpresa ed emozionata, disse: “sei sempre stato il mio sogno proibito, sono curiosa di sapere se anche li sotto hai il ciuffo rosa, Gianky”. Lui la fissò dritto negli occhi, le si avvicinò lentamente all'orecchio e le sussurrò: “t'atteggi t'atteggi ma sul cazzo mio nun ce scorreggi”.

Si alzò, entrò in cucina in preda a vari " MIAUS MIAUS", baciò il cuoco mentre con la mano sinistra afferrò il coltello. Tornò al tavolo, guardò Mandolin dritto negli occhi e gli disse di alzarsi. "MIAUS" esclamò Gianky e senza ritegno gli abbassò i pantaloni, lo prese in mano e con una coltellata tolse tutto. Sangue ovunque, Mandolin svenne, il presidente col sangue negli occhi, accecato, immobile, e la bambina che continuava a masturbargli il clitoride col piedino. E poi Gianky. Si lui, quel pazzo in preda ad un raptus, che con tutti i genitali di Mandolin in mano, guardava stupido la scena che lui stesso aveva contribuito a realizzare. E con un "MIAUS" si infilò un testicolo in bocca e lo masticò.

Il rumore faceva *sgnack sgnack sgnack* e Pina era talmente presa dalla sua eccitazione si fiondò su Gianky e cominciò a strusciarsi nella virile e sexy gamba del sex symbol.

Gianky, che una vagina non l'aveva mai vista da vicino, anche se chiunque avrebbe fatto fatica a pensarlo vedendolo in tutta la sua magnificenza, decise di approfittare di quel prezioso momento. Pensò che un'occasione del genere non sarebbe ricapitata presto, quindi carpe diem. 

Prese in braccio Pina e la portò nel bagno del locale, pieno di ventri di topi e resti di cani morti. “Ah, questi cinesi... MIAUSS” pensò Gianky. 

La ragazzina non si fece troppe domande. Si girò a novanta e per l'ennesima voltà attese di essere penetrata. Quando, però, nessuna lunga asta si fece largo tra le sue natiche, iniziò a farsi delle domande. 

“Gianky, ma ti muovi?” gridò Pina. “Buttamelo tutto nel culo”. 

Gianky si sentì destabilizzato. Guardò in basso e poi, come a riconferma di ciò che già sapeva, le disse: “Pina, è già dentro”. Allora Pina guardò Gianky con lo stesso sguardo che una madre ripone al suo piccolo, gli accarezzò il suo dolce viso, non è colpa tua Gianky sai io mi sono rotto il cazzo di questo lavoro bocchini, inculate, cetrioli in figa, pisellate negli occhi. Allora gianky incuriosito chiese a Pina ma che lavoro fai? -La mignotta. Ah pensavo la velina. Ma non è il lavoro che mi dispiace è quel coglione di mio padre vuole che pago l' iva che rilascio la fattura.- Ah quindi non ti ha messo in regola? - No sto in nero, nel senso che me fa scopa solo con i negri, quando cammino per starda mi perdo gli stronzi e il tutto per far vedere che non è razzista

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