Ecco come le agenzie di rating minacciano le sovranità nazionali

Ecco come le agenzie di rating minacciano le sovranità nazionali

Salclem2

Il grande attacco ai nostri risparmi

Le mosse di Draghi e Monti rivelano la marcia degli Eurocrati verso il controllo di un tesoro da 8mila miliardi

di Claudio Borghi, 13 novembre 2011


Fra il gracidare delle rane della politica italiana, Berlusconi è stato definitivamente accantonato e nello stagno si accoglie tra gli applausi e a braccia aperte il nuovo Re mandato dal Dio Mercato.

Come facciamo a sapere che non sarà il serpente della favola, pronto a mangiarci?

Riflessioni minime prima che sia troppo tardi. Primo: cambiare il governo per rispondere alla salita dello spread sui rendimenti dei nostri titoli di Stato è un precedente pericolosissimo. Abbiamo regalato agli Eurocrati la sovranità sulla moneta, il controllo sul debito e adesso gli stiamo regalando anche il diritto di voto tra sorrisi e bandiere alle finestre. 


Comportamento assurdo: se il metro di giudizio d’ora innanzi sarà questo, quando si tornerà a votare cosa accadrà? Se il candidato risultato vincente dalle urne non dovesse piacere «ai mercati» e facesse «salire lo spread» lo si sostituirà subito con un altro più gradito? Il sogno della Tecnocrazia, liberarsi dall’impiccio delle scelte di un popolo considerato cretino e dei loro inadeguati rappresentanti per poter governare indisturbati. Delitto perfetto. Una volta scoperto il difetto strutturale dell’eurodebito, invece di aggiustarlo, si è pensato di utilizzarlo come arma di distruzione di masse per mettere al potere le èlite. Certo, perché il differenziale tra i titoli è un termometro truccato: da quest’estate le sue salite e le sue discese dipendono dalla volontà dell’unico vero compratore, la BCE di Mario Draghi.

Secondo: ci hanno venduto la storia che è colpa nostra, che non abbiamo fatto le riforme, che non abbiamo ridotto il debito. Sono bugie clamorose. L’Irlanda e la Spagna avevano fatto tutte le riforme richieste e non avevano debito, sono finite anch’esse nel tritacarne come ci finirà la Francia. 


La verità è che le riforme, per utili che possano essere, non c’entrano nulla con l’attuale crisi. Ci sono solo due chiavi d’oro per uscire dalla casa che brucia: la prima è riprendere la nostra valuta nazionale e tornare ad essere deboli ma padroni del nostro destino. 

Questa chiave l’abbiamo in mano ma ci fanno credere che sia elettrificata e condurrà al disastro. La seconda chiave è ottenere la garanzia totale della BCE per il debito europeo e l’ha in mano Draghi. Chi detiene questo grande potere potrà mai donarlo gratis a personaggi probabilmente giudicati patetici come i leaders politici europei? Certo che no. Infatti utilizzando l’arma dei mercati tutti i burattini eletti stanno cadendo uno dopo l’altro per essere sostituiti dall’elite dell’eurocrazia: l’ex BCE Papademos in Grecia, Monti, un uomo di Goldman Sachs come Draghi, in Italia e il quadretto sarebbe stato perfetto una volta eliminato anche l’ingenuo Sarkozy (sarà il prossimo a saltare, lo spread ucciderà anche lui durante le elezioni) con la nomina dell’uomo del FMI Strauss Kahn in Francia, che però si è fatto fuori da solo. Poco importa, ci penserà la signora Lagarde a supplire. 

Una guerra lampo di clamoroso successo. Se lo scenario dovesse essere davvero questo attenzione: il vincitore reclama sempre il bottino ed è sin troppo evidente quale sarà nel nostro caso: un tesoro di più di 8mila miliardi, tutti i nostri averi. 


Non abbiamo ancora sentito dire dal prof. Monti una parola sulle vere soluzioni prima spiegate per l’eurodebito, in compenso abbiamo sentito chiaro il fruscio delle gabelle, la clava della patrimoniale, il cilicio dell’austerità. Speriamo nelle buone intenzioni, ma possiamo fidarci a scatola chiusa? È saggio consegnare plaudenti il portafogli nelle mani di poteri che potrebbero avere tutto l’interesse a vuotarcelo?

Già nel ’92 la finanza mondiale, con Ciampi in Bankitalia, azzerò il nostro tesoro delle riserve in valuta. Adesso il pasto potrebbe essere ancora più ricco. La rotta è ormai totale, ma sarebbe il caso che il Pdl, prima di firmare la resa che gli viene messa sotto il naso, tentasse almeno di ottenere garanzie per i beni degli italiani. Bastano poche parole scritte per provare a fidarsi: non un solo euro di tasse in più o si esca dalla moneta unica. L’aperitivo dei Tecnocrati è stato lo spiedino greco, spolpato e poi buttato. 

Proviamo almeno a difendere il nostro ottimo prosciutto con un po’ di dignità. 

(Fonte: http://www.ilgiornale.it/news/grande-attacco-ai-nostri-risparmi.html)


La truffa dello spread

di Ennio Caruccio, 15 febbraio 2016


Sistema Per Ricattare Ed Arraffare Denaro... pubblico, aggiungo io.


Dopo il mio post sul PIL oggi vi parlo dello Spread. Famigerato ed inquietante differenziale… che quando si arrabbia può far scappare persino un governo. 

Capiamo con quale oscuro e malefico motivo ogni tanto al calar della notte scende dalle nebbiose montagne e si avventa affamato sui nostri sfiancati Buoni del Tesoro Poliennali… fagocitando decine di miliardi di euro di interessi, e costringendo il 99% degli italiani, temendo i suoi devastanti effetti collaterali, a stringere la cinghia.


Tutti sapete che rappresenta il differenziale (in punti o in percentuale) tra i nostri BTP a 10 anni e i BUND tedeschi, che essendo considerati dalle agenzie di rating super-mega-solidi, quindi con tante A, (forse sono messi peggio di noi, ma facciamo finta che) sono presi come base per tutti gli altri paesi.

Quasi tutti sapete anche, che vengono acquistati dalle banche con i soldi creati e prestati loro da Mario “Lucky” Draghi del potente cartello della BCE.


Quello che molti meno sanno però è che sono le banche, quindi il compratore, a deciderne il prezzo e già qui sorge il primo dubbio!

Penserete: lo decideranno in base ad indici precisi o tabelle prefissate dalla Banca d’Italia. ASSOLUTAMENTE NO!


E allora in base a cosa ne decidono l’interesse, quindi il prezzo?

Qui le banche, trovano una ufficiale ipocrita scusa.

Pochissimi infatti sanno che le banche dicono di doversi cautelare dal rischio Fallimento Italia (qui entrano in campo le agenzie di rating). Stipulando contratti a loro copertura, i famosi derivati, nel nostro caso i CDS (Credit Default Swap). Peccato che NESSUNA banca si compri effettivamente questi derivati perché NESSUNA banca crede veramente che l’Italia fallisca.


NOTA (dolente): se lo fanno è solamente (ma non lo ammetteranno mai) per speculare sul mercato dei derivati stessi, CDS sui CDS sui CDS, portando ad un forte rialzo dello spread (vedi Es. Monti 2011). 

Usando questa speculazione quindi, anche a fini politici scalzando quel governo che non assicurasse loro tutte le favorevoli condizioni (pattuite in precedenza, aggiungo io)


Facciamo due conti: se la BCE presta denaro alle banche (ESEMPIO SEMPLIFICATO) all’1% dovrebbero chiedere per i nostri BTP l’ 1,1-1,2%; perché chiederci il 3%? Come abbiamo visto nemmeno quel 2% di costi (CDS) è reale.

E chi dovrebbe vigilare su questo che fa? Verifica se nei loro bilanci esistano effettivamente questi CDS cautelativi? Ho detto cautelativi, quindi solo a copertura di questi BTP. E sì perché poi se di questi me ne fai altri 1000, 10.000, 100.000 allora è criminale speculazione che porta, come detto sopra, alla discesa dalle nebbiose montagne dell’affamato spread.


Soluzioni?

1) La BCE prestasse ad esempio denaro ad una MPS nazionalizzata o ad una CDP (Cassa Depositi e Prestiti) che comprasse poi i BTP dal Tesoro con un minimo piccolo interesse aggiuntivo. 

2) La migliore soluzione sarebbe per noi ma anche per molti altri paesi europei però che la BCE modificasse il suo statuto e prestasse (prestatore di ultima istanza) direttamente agli stati, ma capisco che forse è tra le due la strada più in salita...


Facendo cosi, avremmo:

Alcune decine di miliardi a disposizione per ospedali, infrastrutture, messa in sicurezza del territorio, politiche sociali... e chi più ne ha più ne metta.

L’eliminazione della becera speculazione sui nostri BTP nel mercato dei derivati, quindi una bella e alta rete elettrificata alla base delle nebbiose montagne.

E non meno importante la fine dello sfruttamento politico che se ne è fatto, e se ne farà.

(Fonte: https://scenarieconomici.it/47599-2/)


Nando Ioppolo

La truffa dello spread - https://youtu.be/D7L_wd4Tt0E


Ecco come le agenzie di rating minacciano le sovranità nazionali

di Bendetta Frucci, 19 gennaio 2017


È il 12 Novembre 2011, Silvio Berlusconi è costretto a dimettersi, l’Italia si trova nell’occhio del ciclone, si parla di spread, declassamento, crisi totale. In pochi si accorgono allora di quello che oggi è palese e provato, che quello andato in scena fu un “colpo di Stato”, orchestrato da Giorgio Napolitano, allora presidente della Repubblica, con la complicità e la direzione di Merkel e Sarkozy. Due mesi prima, il 20 settembre, l’agenzia di rating Standard &Poor’s aveva declassato l’Italia; due mesi dopo, con Mario Monti a guida dell’esecutivo, un nuovo declassamento, provocava un’impennata dello spread e un grave crollo della borsa.


Intanto, Morgan Stanley, banca azionista di Standard & Poor’s, si scoprirà che incassava dall’Italia “montiana” 2,6 miliardi di euro, decidendo di chiudere in anticipo un contratto derivato sottoscritto con il ministero dell’Economia nel 1994, facendosi ripagare tenendo come riferimento il valore di mercato, valore molto alto in quel momento, a causa del recente declassamento subito dall’Italia. La stampa, in tutto ciò, taceva. Soltanto il Tg1 di Augusto Minzolini, poi costretto ad andarsene con il voto decisivo di un consigliere proveniente da Mediaset, aprì con un duro editoriale contro le agenzie di Rating. “Il Fatto Quotidiano” stesso, pur azzardando qualche ipotesi, tacque, ancora troppo impegnato a godersi la sconfitta del grande nemico.


Oltre due anni più tardi, però, a Trani, il pm Michele Ruggiero, chiede il rinvio a giudizio di otto manager di Standard & Poor’s e Fitch, a cui viene contestata “l’intenzionale manipolazione del mercato finanziario, aggravata dal fatto che è stata commessa ai danni dello Stato italiano e dall’ingente danno patrimoniale subito”. In particolare, viene loro addebitato l’aver emesso fra il 2011 e il 2012 giudizi sull’affidabilità del sistema creditizio italiano, con “indebiti annunci preventivi” riguardanti il declassamento dell’italia, “così divulgando a mercati aperti informazioni che dovevano restare riservate, concretamente idonee a provocare una sensibile alterazione del prezzo degli strumenti finanziari”.


Ma il pm non si ferma qui, affermando che, dal documento di Stabilità finanziaria, emerge che i rating delle agenzie sono stati emessi senza alcuna razionalità, poiché la situazione italiana non era tale da giustificare il declassamento e, anzi, era più sana di molti altri Paesi europei, chiedendo quindi la condanna a 9 mesi di carcere e 16000 euro di multa dell’analista di Fitch David Riley.


E il ministero dell’economia? Il governo Renzi, per bocca dell’allora ministro Maria Elena Boschi, decide di non costituirsi parte civile, aumentando i dubbi sulla trasparenza della posizione assunta dallo Stato italiano in questi ultimi anni di “governicchi”, formatisi tutti con la benedizione del presidente emerito, Giorgio Napolitano.


In tutto ciò, dall’altra parte dell’oceano negli Stati Uniti, Moody’s patteggia il pagamento di una multa per 864 milioni di dollari, per aver gonfiato i rating di mutui ipotecari e aver assegnato un indice di rischio basso a titoli poco sicuri, provocando di fatto il dissesto finanziario iniziato con i mutui subprime, dissesto in cui sono coinvolte anche le altre due celebri agenzie di rating imputate nel processo di Trani, Standard and Poor’s e Fitch.


Le agenzie di rating sono semplici società private, che in seguito ad analisi e studi, attribuiscono un giudizio – rating, appunto- sulla solidità e affidabilità dei titoli di società private. Tre di esse, Moody’s, S&P, Fitch, si occupano di assegnare rating agli Stati. Ma chi decide sulla loro affidabilità? Considerando che, una settimana prima del fallimento, assegnavano rating positivo a Lehman Brothers o a Parmalat poco prima del crack, appare assolutamente illogico permettere loro di determinare le sorti di interi Paesi e la soluzione più coerente passa senz’altro per la creazione di agenzie nazionali, sottoposte a controllo pubblico e con obblighi di trasparenza.


Una risposta arriverà senz’altro dagli Stati uniti, dove le tre sorelle hanno accolto l’avvento dell’era Trump con minacce più o meno velate di un declassamento, che porterebbe notevoli vantaggi alla Germania.

(Fonte: http://www.oltrelalinea.news/2017/01/19/ecco-come-le-agenzie-di-rating-minacciano-le-sovranita-nazionali/)


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