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PIOGGIA NERA (SHOHEI IMAMURA, 1989) | IL SOLE (ALEKSANDR SOKUROV, 2005)
14 marzo 2016 · by Alessandro Marinelli · in Panoramiche
Scrivere Immagini. Il linguaggio del cinema ricodificato dalla scrittura.
“È tutto bruciato, ad eccezione delle ombre”
Non meno dei Faraoni, supremi e indissolubili, vi furono uomini, in tutto umani, investiti di divina dignità e potenza per diritto dinastico (sangue blu irrora le loro vene dalla nascita), o per diritto del più forte (sangue rosso sgorga alla morte dai loro nemici). Imperscrutabili movimenti degli astri che scolpiscono i destini, li resero Dei in umane sembianze, adornati di luce abbacinante che ottenebra e seduce le menti, nutriti di mistica del dominio lievitano sulle alidel trionfo.
Non meno dei Faraoni, immortali ed eterni, lasceranno tracce di infinita grandezza del loro passaggio sulla Terra. Non meno incontenibile sarà l’oceano di sangue, sudore e lacrime, che gli uomini mortali verseranno per loro a imperitura gloria.
I sudditi di Ra, Dio Sole reincarnato, sono moltitudini numerose e indistinguibili come foglie d’una quercia possentemente spalancata sull’orizzonte. Enormi drappi grigi ricoprono la volta concava del cielo, collidendo violentemente sopra la chioma immensa di foglie scure. La pioggia le percuote e il vento le precipita a terra, eseguendo l’eterna sentenza di morte e rinascita che trascina il ciclo invariabile delle stagioni.
Il Dio Sole, Rosso d’estremo Oriente, è eclissato da un’immane coltre di fumo nero, piombata dal cielo, vasta e spaventosa come un’orgia sordida e funesta di oscure nubi. L’orrido amplesso, raggiunto il suo orgasmo, esplode in una violenta ed inesorabile pioggia nera. Le foglie, travolte e strappate, periscono bruciate dal veleno prima ancora d’essere schiantate a terra. Cionondimeno vi si posano, il fluido mortale si infiltra nel sottosuolo, e dalle viscere della terra si lega, contaminandolo per sempre, al ciclo della vita. Le radici degli alberi, suggendo l’atroce tenebra immersa, avveleneranno le foglie del futuro; le future moltitudini di sudditi, le future moltitudinidi uomini liberi.
Alessandro Marinelli