Politici, attori, rockstar e islamici: ecco chi finanzia la Ong pro migranti

Politici, attori, rockstar e islamici: ecco chi finanzia la Ong pro migranti

Salclem2

di Fausto Biloslavo, 17 giugno 2019

Alla Ong pro migranti arrivano donazioni da Richard Gere e dal Manchester United. Ma gran parte di chi contribuisce lo fa in maniera anonima


La Chiesa evangelica tedesca, Anton «Toni» Hofreite, capogruppo dei Verdi nel Bundestag, Gregor Gysi, l'ultimo leader della Germania Est pro Gorbaciov, l'ex europarlamentare del Pd, Elena Ethel Schlein, sono alcuni dei principali sostenitori di Sea Watch, la Ong talebana dell'accoglienza.


Fra i testimonial è spuntato pure il cardinale Reinhard Marx. E per il 2019 il fabbisogno, come raccolta fondi, è di «110-130 mila euro al mese» secondo l'Ong tedesca.


In Italia la nave Mare Jonio, sotto sequestro dopo sbarchi illegali di migranti, è appoggiata addirittura dall'Arci con il 5 per mille, sindaci e organizzazioni si sinistra. L'Ong Open arms, appena attraccata a Napoli con la nave omonima, è nata con i fondi di una compagnia marittima spagnola, il Gruppo Ibazibal, ma ha ricevuto donazioni pure dall'attore americano Richard Gere e da una società calcistica come il Manchester city.


Lo scorso anno Sea Watch aveva raccolto 1.797.388,49 euro spendendo oltre il 55%, ovvero 784.210 euro per la sua nave già sequestrata tre volte dall'Italia e da Malta, che sta ciondolando davanti a Lampedusa con una quarantina di migranti a bordo. I principali sostenitori, che ci mettono la faccia, pubblicata sul bilancio della Ong estremista tedesca, sono un gruppo variegato di personaggi molto noti in Germania. Uno dei più attivi è il capogruppo dei Verdi nel Parlamento di Berlino, Hofreite, deputato dal 2005. Al suo fianco per aiutare Sea Watch il discusso Gregor Gysi, leader riformista alla fine della Germania Est sopravvissuto al crollo del muro di Berlino. Anche l'attrice tedesca Katja Hannchen Leni Riemann e il gruppo rock di Amburgo, Revolverheld, sono testimonial e finanziatori di Sea Watch. Una delle sostenitrice più influenti è Barbara Lochbihler, europarlamentare dal 2009 fino a quest'anno ed ex segretario di Amnesty international in Germania. A Strasburgo ha fatto proseliti: Elena Ethel Schlein è stata eletta eurodeputata del Pd nell'ultima legislatura, anche se nel 2015 ha lasciato il partito per aderire al movimento di Giuseppe Civati.


In febbraio, dopo il primo sequestro di Sea Watch 3, ha organizzato una raccolta fondi per i talebani dell'accoglienza. In quattro mesi ha raccolto da 48 sostenitori appena 3.567 euro che sono andati «direttamente a Sea Watch per sostenere le loro operazioni».


I talebani dell'accoglienza tedesca, Sea Watch e Sea Eye, su un portale ad hoc, «ringraziano le Chiese per la promozione del salvataggio in mare nel Mediterraneo». E pubblicano le dichiarazioni ed i volti di alti esponenti ecclesiastici come testimonial per le donazioni. Fra i sostenitori c'è anche il cardinale cattolico Reinhard Marx che si appella ai cristiani: «Finché ci sono persone che nella loro angoscia e disperazione si fanno strada attraverso il Mediterraneo, la nostra missione è la misericordia». E sotto si può donare qualsiasi cifra, che verrà così suddivisa: 10% ad Alarm phone, il centralino dei migranti che vuole sostituirsi ai Centri di soccorso degli Stati, 40% a Sea Eye e Sea Watch ed il rimanente 10% a Solidarity at sea, che sostiene legalmente gli equipaggi delle Ong «minacciati da un processo» per il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Nel bilancio 2018 di Sea Watch l'esborso dei 262.435 euro per l'aereo di ricognizione Moonbird, che decolla da Lampedusa individuando i gommoni dei migranti, è stato «sostenuto in modo significativo dalla Chiesa evangelica in Germania».


È interessante spulciare nella raccolta fondi odierna di Sea Watch organizzata sulla piattaforma tedesca Better place, dove sono stati già donati oltre 370 mila euro. I finanziatori sono quasi 7 mila, ma nella stragrande maggioranza anonimi con cifre che variano da 5 ad un massimo di 790 euro. Pochissimi i donatori che pubblicano il nome intero, come Ines Schimidt, 252 euro donati e raccolti per il suo compleanno. Alcuni rendono noto solo il nome con l'iniziale del cognome come Rosa R., che ha finanziato Sea Watch due volte per un totale di 232 euro.


In Italia la pseudo Ong Mediterranea, di nave Jonio sotto sequestro, ha raccolto 769.748,50 euro con 3306 sostenitori. Sulla sua pagina in rete cita come supporter i sindaci Leoluca Orlando di Palermo e Luigi de Magistris di Napoli, Greenpeace Italia e Fondo Fuocoammare creato sulla scia del successo del film che ha vinto l'Orso d'oro a Berlino nel 2016. Non mancano Comitato Addiopizzo, la Cgil, i Giuristi democratici, la Lega coop sociali Friuli-Venezia Giulia e Potere al Popolo di Palermo, orfani del comunismo duro e puro. Non solo: L'Arci fa strenua campagna per raccogliere il 5X1000 a favore di Mediterranea. E Banca Etica, preferita dai parlamentari grillini, ha permesso l'acquisto della nave sotto sequestro con quasi mezzo milione di euro.

(Fonte: http://www.ilgiornale.it/news/mondo/politici-attori-e-rockstar-ecco-chi-finanzia-ong-pro-1712324.html)


Free Carola Rackete

Soccorso islamico per la capitana

di Maurizio Belpietro, 5 luglio 2019


Donazione di 10.000 euro per la comandante tedesca da parte di Milli Görüs, associazione islamica che si aggiunge agli altri finanziatori della barcaiola e invita i suoi 500.000 sostenitori a fare altrettanto.


Non bastava la Chiesa Evangelica, il capo dei verdi tedeschi e Gregor Gysi, ultimo leader della Germania comunista prima del crollo del muro di Berlino. Adesso a finanziare la Sea Watch ci si mettono pure gli islamici, i quali evidentemente vedono di buon occhio chiunque aiuti i musulmani a sbarcare in Europa. A Colonia l'associazione Milli Görüs e l'organizzazione umanitaria Hasene international (stessa parrocchia con il simbolo della mezzaluna turca) hanno infatti deciso di donare 10.000 euro alla Ong della Capitana Carola Rackete, lanciando in contemporanea un invito a tutti i fedeli dell'islam affinché sostengano chi «salva vite nel Mediterraneo». Milli Görüs e Hasene nel comunicato in cui annunciano l'iniziativa criticano la politica europea sui rifugiati e se la prendono pure con Salvini. «Chiediamo ai musulmani di contribuire alle donazioni per i salvataggi in mare», sono le parole di Bekir Altas, segretario del gruppo islamico, il quale per l'occasione ha aggiunto che la politica dei rifugiati dell'Europa gli provoca vergogna da molto tempo. «Con la criminalizzazione e l'arresto dei soccorritori però si è varcata la soglia della tollerabilità», ha infine concluso. Dunque, via alla colletta pro Rackete.


Chi non viva in Germania o in Turchia è probabile che non sappia niente di Milli Görüs, ma è sufficiente scavare appena un poco per scoprire i molti interessi di questa associazione che fu fondata negli anni Settanta da un ex primo ministro turco. Necmettin Erbakan, questo il suo nome, guidò il governo di Ankara e fu il primo politico islamista dalla fondazione della Repubblica voluta da Mustafa Kemal Atatürk. Morto nel 2011, di fatto fu colui che aprì la strada a Recep Tayyip Erdogan e alla islamizzazione della Turchia, che Atatürk aveva voluto laica, proibendo l'uso dei simboli religiosi e del velo. Tanto per far capire come la pensasse e quali fossero i principi ispiratori dell'associazione da lui fondata, basti ricordare alcune sue frasi: «Gli europei sono malati, daremo loro il farmaco giusto. Tutta l'Europa diventerà islamica. Conquisteremo Roma», disse in una delle sue uscite più famose. Di lui ci si ricorda in uno dei suoi ultimi interventi il no alla visita di Papa Benedetto XVI in Turchia, un no che era anche una bocciatura dell'Europa, che Erbakan chiamava con un certo disprezzo «il club cristiano». Essendo ferocemente antisemita, sugli ebrei diceva cose come questa: «Tutte le nazioni infedeli sono un'entità sionista; gli ebrei vogliono governare dal Marocco all'Indonesia, i sionisti hanno lavorato per 5.767 anni per costruire un ordine mondiale in cui tutti i soldi e il potere dipendono dagli ebrei, il dollaro Usa è denaro sionista, i “batteri" ebraici devono essere diagnosticati per una cura da trovare; i sionisti iniziarono le crociate, gli ebrei fondarono il protestantesimo e l'ordine capitalista; e Bush ha attaccato l'Iraq per costruire la Grande Israele, così Gesù può tornare».


Tanto per dire chi si stia mobilitando per finanziare Sea Watch e dunque gli sbarchi in Italia serve ricordare che gli aderenti all'associazione sono almeno 87.000, ma i sostenitori superano il mezzo milione in Europa, molti dei quali concentrati in Germania, ma non solo. Nella Ue il movimento può contare su 514 moschee, 313 sale di preghiera e diverse scuole coraniche. In Germania – nonostante in passato sia stata inserita nella black list delle organizzazioni islamiche integraliste – Milli Görüs ogni anno fa lezione di Corano a 70.000 ragazzi e in 20.000 partecipano ai campi estivi che l'associazione organizza. A lungo sospettata di avere affinità con i Fratelli musulmani e di finanziare Hamas, Milli Görüs (che in turco vuol dire «punto di vista») è presente anche in Francia, dove controlla numerose moschee, nel Regno unito, nei Paesi Bassi, in Austria, Danimarca, Svezia, Norvegia, Belgio e Svizzera.


Con una struttura così capillare in tutta Europa, poteva dunque mancare una presenza in Italia? Ovviamente no. E infatti a Milano Milli Görüs è molto attiva, al punto da voler trasformare la sede dell'associazione in via Maderna in una vera e propria moschea, con tanto di minareti. Insomma, per usare le parole di Necmettin Erbakan, l'organizzazione da lui fondata persegue con un certo impegno l'idea di conquistare il vecchio continente e di conseguenza Roma


Tutto ciò per dire che da oggi Sea Watch ha un nuovo alleato, ossia il più importante movimento islamico presente in Europa. Non ci sono più solo gli esponenti della Chiesa evangelica, i verdi, gli ex comunisti e le varie organizzazioni umanitarie a tenerle bordone. Ora a sostenere la capitana c'è anche la comunità musulmana e il disegno appare perfetto. Consentire lo sbarco di extracomunitari spacciati per profughi e naufraghi quando in realtà si tratta di immigrati che non fuggono dalla guerra e neppure sono stati tratti in salvo mentre rischiavano di annegare, serve all'obiettivo che piaceva tanto al defunto fondatore di Milli Görüs, il teorico dell'islam politico in Turchia. Altro che ragioni umanitarie, in questa faccenda di Ong che fanno la spola tra una sponda e l'altra del Mediterraneo scaricando migliaia di persone sulle nostre coste c'è un piano ed è preciso, ben spiegato in un articolo di Milli Gazzette, il giornale del movimento: «Anche se loro (gli imperialisti) cercano di nascondere le loro intenzioni, dobbiamo esporli e creare un nuovo mondo su una base giusta. Perché siamo sulla soglia di una nuova conquista. Conquista significa una nuova fase. Una nuova fase significa un nuovo mondo. Un nuovo mondo significa Milli Görüs. Milli Görüs rappresenta il nostro popolo nobile. Il nostro popolo nobile è sinonimo di vittoria. La vittoria è nostra e la vittoria è vicina».


Del resto, sapete qual è il simbolo di Milli Görüs in Italia? Una penisola verde islam sormontata da una mezzaluna. 

(Fonte: https://www.laverita.info/i-musulmani-pagano-per-la-rackete-cosi-faranno-prima-a-conquistarci-2639088489.html)


Sea-Watch.org

Migranti, Sea Watch attacca: metterà in mare un'altra nave

di Andrea Indini, 2 luglio 2019

La Sea Watch 3 è sotto sequestro ed è stata portata al porto di Licata. Ma la Ong è pronta a tornare a recuperare i migranti con un'altra nave


La nave Sea Watch 3 sta lasciando Lampedusa, quando i vertici dell'ong tedesca lanciano una nuova sfida allo Stato italiano e all'Unione europea.


In risposta alla decisione della procura di Agrigento di mettere sotto sequestro l'imbarcazione, dopo che la comandante Carola Rackete ha fatto sbarcare con la forza i migranti recuperati al largo delle coste libiche, vogliono infatti mettere in mare, al più presto, un altro natante "per la ricerca e il soccorso di migranti in difficoltà nel Mediterraneo".


A distanza di un anno, da quando Matteo Salvini ha chiuso i porti italiani, le ong stanno riprendendo l'assalto delle nostre coste. Nei giorni scorsi, la nave "Alan Kurdi" della tedesca Sea Eye e la "Open Arms" della spagnola Proactiva Open Arms hanno infatti ripreso a pattugliare il Mar Mediterraneo e hanno già effettuato la prima operazione di recupero che gli ha permesso di portare una quarantina di immigrati a Lampedusa. In queste ore, poi, si è aggiunta anche Mediterranea Saving Humans (v. sotto, ndr) che, non potendo usare la Mare Jonio, da settimane sotto sequestro al porto di Licata, ha deciso di rimettere in mare la propria barca di appoggio, la "Alex", che, pur non essendo attrezzata per le operazioni di "search and rescue", raggiungerà l'area "Search and rescue" (Sar) libica per affiancare le altre imbarcazioni che si trovano sul posto.


Lo stop dei giudici non sembra fermare nemmeno la Sea Watch. Questa mattina la grossa imbarcazione da 600 tonnellate, capitanata nei giorni scorsi dalla comandante Rackete, ha mollato gli ormeggi e, scortata dalle motovedette della Guardia di Finanza, ha raggiunto il porto di Licata (in provincia di Agrigento) dove resterà sotto sequestro per consentire ulteriori accertamenti tecnici della procura. "Continueremo a fare in modo che siano rispettati i diritti umani nel Mediterraneo, se necessario con una nuova nave se la nostra (Sea Watch 3, ndr) resta ancora sotto sequestro", ha detto Ruben Neugebauer, uno dei responsabili dell'organizzazione, nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta a Berlino. La Sea Watch e le altre organizzazioni non governative hanno raccolto "oltre un milione" di euro per coprire le spese legali di Rackete. "Ora – ha dichiarato Neugebauer – abbiamo l'appoggio finanziario necessario per continuare a lavorare".


Al Viminale l'input è di mantenere la linea dura. "Open Arms è una nave spagnola e se cercherà di entrare nelle acque italiane avrà lo stesso trattamento della Sea Watch", ha messo in chiaro Salvini. Lo stesso discorso vale anche per tutte le altre ong che si sono rimesse i mare. Per questo è al vaglio anche un pacchetto di emendamenti al decreto Sicurezza bis per stringere ulteriormente i cordoni. "Dobbiamo fare in modo che le navi che provocano il nostro Paese, compromettendo anche la sicurezza delle nostre forze dell'ordine com'è accaduto in questi giorni, restino in dotazione allo Stato italiano", ha spiegato il leader leghista nelle scorse ore. "Se entri nelle nostre acque violando la legge – ha proseguito – perdi definitivamente l'imbarcazione, senza attenuanti e multe che incidono ben poco". Se poi le forze armate, la capitaneria o i corpi di polizia lo vorranno, il vice premier è anche disposto a dar a loro le navi confiscate.

(Fonte: http://www.ilgiornale.it/news/cronache/migranti-sea-watch-attacca-metter-mare-unaltra-nave-1720148.html)


Mare Ionio e Sea Watch

I pirati dei centri sociali tornano in mare: la "Alex" in cerca di migranti

di Andrea Indini, 2 luglio 2019

Dopo il questro della Mare Jonio, Mediterranea Saving Humans mette in mare un'altra barca: si dirigono verso la Sar libica per recuperare altri migranti


I pirati dei centri sociali tornano in mare. Dopo il sequestro della Mare Jonio, bloccata al porto di Licata sulla stessa banchina a cui era attraccata la Sea Watch prima del dissequestro, la ong italiana "Mediterranea Saving Humans" è pronta a sfidare nuovamente il ministro dell'Interno Matteo Salvini.


"Siamo partiti, torniamo in mare", annunciano con toni trionfalistici Luca Casarini e compagni mentre la loro barca di appoggio, la Alex, sta già navigando verso l'area Safe and rescue (Sar) della Libia. L'obiettivo (dichiarato) è andare a recuperare altri clandestini per portarli nei porti italiani tentando il blitz come Carola Rackete per mettere nuovamente in difficoltà il Viminale.


"Non è sequestrando una nave che si possono fermare Mediterranea e la sua missione". La sfida di "Mediterranea Saving Humans", l'ong nata nell'estate del 2018, quando Casarini ha radunato attorno a sé alcuni esponenti dei centri sociali veneti e dell'associazionismo rosso, torna a farsi sentire proprio mentre il governo è alle prese con il violentissimo attaccato di Sea Watch alla sovranità nazionale. Non è l'unica organizzazione non governativa ad aver ripreso il largo: subito dopo l'assalto della capitana, la nave "Alan Kurdi" della tedesca Sea Eye e la "Open Arms" della spagnola Proactiva Open Arms hanno infatti ripreso a pattugliare il Mar Mediterraneo alla ricerca di migranti da recuperare prima che vengano avvistati dalla Guardia costiera libica. Entrambe le imbarcazioni sono, infatti, ben visibili sul sito MarineTraffic e una di queste, la Open Arms, ha già intercettato un primo barcone con una quarantina di disperati a bordo.


L'assalto è, insomma, ripreso. Ed è, in un certo qual modo, la "vittoria" della Sea Watch che, con il suo ultimo blitz, è riuscita a sfondare (anche fisicamente) il blocco imposto dal Viminale. La comandante e l'equipaggio ne pagheranno le conseguenze (anche penali) ma nel frattempo i talebani sono tornati a solcare i nostri mari. La "Mediterranea Saving Humans" non può più contare sulla Mare Jonio né sui comandanti, che la dirigevano e che, proprio come la Rackete, ora sono indagati per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Sono così partiti con quella che fino a ieri era la loro barca di appoggio, la Alex. "Stiamo navigando per portare avanti la nostra missione", spiega la ong stessa che, oltre a "prestare il primo soccorso", si ripropone di "monitorare e denunciare le violazioni dei diritti umani in un mare che i governi europei hanno trasformato in un cimitero deserto". Un'azione politica, dunque, finanziata da Banca Etica, che per i centri sociali aveva aperto una prima linea di credito di 465 mila euro, e dai buonisti che continuano a versargli soldi in beneficenza.


L'obiettivo della "Alex", che non è attrezzata per le operazioni di "search and rescue", è raggiungere la cosiddetta Sar libica e affiancare Open Arms e Sea Eye nelle operazioni di recupero. "È una zona controllata da milizie colluse coi trafficanti di esseri umani, legittimati dalle politiche italiane e dell'Unione europea", dicono. Ma la verità è un'altra. Perché, esattamente come la Sea Watch, se ne infischiano di riportare i clandestini nel porto sicuro più vicino (la Tunisia) e tirano dritto verso l'Italia. Per finanziare l'ennesima operazione buonista, l'ong italiana ha aperto sul proprio sito un nuovo crowdfunding che scadrà fra un paio di settimane. Ad oggi sono stati già raccolti 812.817 euro e 50 centesimi. Ma stare in mare costa. E Casarini continuerà a cercare fondi per finanziare la sua personale battaglia contro Salvini.

(Fonte: http://www.ilgiornale.it/news/politica/i-pirati-dei-centri-sociali-tornano-mare-alex-cerca-migranti-1719977.html)


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