Bombardamento Bari

Bombardamento Bari

2 Dicembre 1943
Gli Alleati si trovavamo in Italia, ormai sotto il loro controllo, più precisamente nella città di Bari, in Puglia. In vista dell'imminente invasione nel sud Italia, l’aviazione aveva risparmiato dai bombardamenti il porto di Bari, considerato strategico come futuro centro di approvvigionamento dei rifornimenti per l'8ª Armata britannica e per l'aviazione alleata.
L’aviazione alleata aveva il controllo totale dei cieli italiani.
I bombardieri alleati avevano costantemente aumentato la pressione contro gli aeroporti nemici, tanto che soprannominammo quel periodo i «giorni della festa del Reich». Forte di questa situazione, nel pomeriggio del 2 dicembre 1943, il maresciallo dell'aria sir Arthur Coningham, comandante della Northwest African Tactical Air Force, tenne una conferenza stampa dove dichiarò che i tedeschi avevano perso la guerra aerea.
Navi alleate in fiamme
La difesa aerea di Bari fu dunque trascurata; nessuna squadriglia di caccia della RAF aveva base lì, e i caccia che si trovavano nel raggio d'azione furono assegnati a scortare altri convogli o in missioni d'attacco, ma non per la difesa del porto, le cui difese a terra erano del tutto insufficienti.
Il comando della Luftwaffe, l’aviazione militare tedesca, intenzionato a intralciare e rallentare i rifornimenti alleati che giungevano al porto di Bari, aveva pianificato da tempo un attacco contro le navi che giornalmente attraccavano nel porto, attendendo il momento propizio per eseguire tale operazione: esso fu fissato per i primi giorni di dicembre, quando la luna crescente avrebbe consentito una sufficiente visibilità ai piloti, e reso meno individuabili gli aeroplani.
Militari britannici osservano le navi ancora in fiamme durante i giorni successivi
Il 2 dicembre diverse decine di navi alleate si trovavano presso il porto di Bari; a causa delle poche ore di luce disponibili a dicembre, per accelerare lo scarico delle forniture il porto dopo il tramonto venne illuminato a giorno e stava lavorando a piena capacità. Fra le navi ancorate nel porto, al molo 29 era attraccata la nave di classe Liberty John Harvey comandata dal capitano Knowles, arrivata quattro giorni prima dopo un lungo viaggio che da Baltimora era proseguito con soste a Norfolk, Orano e Augusta. Il piroscafo attendeva al porto di scaricare il suo contenuto: 1350 tonnellate di bombe contenenti una sostanza tossica nota ai chimici come solfuro di dicloro-etile, o più comunemente iprite. Benché diversi funzionari fossero al corrente dell'insolito e pericoloso carico, fu data la precedenza ad altre navi che trasportavano forniture mediche e munizioni convenzionali, e la John Harvey rimase in attesa al molo a fianco ad altre quattordici imbarcazioni. U-Boote tedeschi erano presenti nell'Adriatico, e gli inquirenti conclusero in seguito che «la nave era nel posto più sicuro che si fosse riusciti a scovare in quel momento».


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