Bhagavad Gita 4.11-12

Bhagavad Gita 4.11-12


La Bhagavad Gita Così Com'è

Sua Divina Grazie

A.C Bhaktivedanta Swami Prabhupada

⚜CAPITOLO 4⚜

La conoscenza trascendentale

VERSO 11

ye yatha mamn prapadyante
tams tathaiva bhajamy aham
mama vartmanuvartante
manusyah partha sarvasah


Tutti seguono la Mia via in un modo o nell’altro, o figlio di Pritha, e nella misura in cui si abbandonano a Me, Io li ricompenso.


SPIEGAZIONE: È Krishna che tutti cercano, anche se sotto differenti forme. Krishna, il Signore Supremo, è conosciuto parzialmente sotto due aspetti iniziali — il brahmajyoti, lo sfolgorio impersonale che emana dal Suo corpo, e il Paramatma, l’Anima Suprema e onnipresente che risiede in ogni essere e in ogni cosa, comprese le particelle atomiche — ma è pienamente realizzato soltanto dai Suoi puri devoti. Krishna è dunque, per tutti, l’oggetto della realizzazione spirituale, ma ciascuno, secondo il proprio desiderio di conoscerLo, Lo percepisce in una delle Sue forme. Nel mondo trascendentale Krishna ricambia l’amore di ogni devoto assumendo il ruolo che questi desidera: chi vuole vedere in Lui il maestro assoluto, chi il suo amico intimo, chi suo figlio o il suo amante. E Krishna Si dà a tutti, secondo l’amore che ciascuno Gli offre. Questi stessi scambi di sentimenti si ritrovano anche nel mondo materiale, tra Krishna e i Suoi devoti. In questo mondo, come nella dimora spirituale, tutti i puri devoti godono della compagnia del Signore e Lo servono con amore traendo da questo servizio personale una felicità illimitata. Krishna aiuta anche gli impersonalisti che desiderano commettere il “suicidio spirituale” negando artificialmente la loro esistenza individuale: Egli li assorbe nello sfolgorio emanante dalla Sua Persona. Ma poiché rifiutano di accettare la Verità Assoluta nella Sua forma personale eterna e felice, gli impersonalisti non possono, una volta “perduta” l’individualità, gustare la felicità di servire il Signore con amore. Alcuni di loro, che non sono ancora giunti alla realizzazione impersonale, tornano alla vita materiale per esprimervi il loro desiderio latente per l’azione. Essi non possono accedere al mondo spirituale, ma ottengono ancora la possibilità di agire su uno dei pianeti materiali.

Invece, a coloro che desiderano godere del frutto del lavoro compiuto, il Signore, conosciuto anche col nome di Yajnesvara (maestro di tutti i sacrifici), accorda i risultati sperati. Ed è sempre da Lui che gli yogi ottengono i poteri sovrannaturali a cui tanto ambiscono. In altre parole per i frutti del proprio lavoro ciascuno dipende dalla misericordia di Dio. I vari metodi di realizzazione spirituale non sono che differenti stadi di una stessa via, ma se non raggiungiamo lo stadio finale, se non perfezioniamo la nostra coscienza di Krishna, ogni sforzo rimarrà insufficiente e il nostro fine non si realizzerà. Lo Srimad Bhagavatam lo conferma:

akamah sarva kamo va
moksa-kama udara-dhih
tivrena bhakti-yogena
yajeta purusam param

“Sia che non si abbiano desideri (come il devoto), sia che si ricerchino i frutti dell’attività o della liberazione, sempre si deve adorare Dio, la Persona Suprema, con tutto il cuore. Si raggiungerà allora la perfezione, che culmina nella coscienza di Krishna.” (S.B.2.3.10)


VERSO 12

kanksantah karmanam siddhim
yajanta iha devatah
ksipram hi manuse loke
siddhir bhavati karmaja


In questo mondo gli uomini aspirano al successo nel compimento dell’attività interessata, perciò adorano gli esseri celesti; certamente quaggiù raccolgono in breve tempo il frutto del loro lavoro.


SPIEGAZIONE: Molti sono coloro che hanno una concezione completamente sbagliata degli esseri celesti, e gli uomini meno intelligenti, anche se si fanno passare per grandi eruditi, scambiano gli esseri celesti per forme diverse del Signore stesso. In realtà, gli esseri celesti non sono differenti forme di Dio, ma sono parti integranti di Dio. Dio è Uno e le Sue parti integranti sono innumerevoli. I Veda dichiarano, nityo nityanam: “Dio è Uno.” Isvarah paramah krishnah: “C’è un solo Dio, Krishna.” Gli esseri celesti, invece, sono esseri individuali (nityanam) che Krishna ha dotato di poteri differenti affinché amministrino l’universo materiale. Essi non possono mai uguagliare Dio, Krishna, Naryana, o Visnu. Chiunque creda che Dio e gli esseri celesti siano sullo stesso piano è considerato un pasandi, un ateo. Nemmeno Brahma e Siva, i più importanti tra gli esseri celesti, possono essere paragonati al Signore Supremo. Infatti, il Signore riceve l’adorazione di esseri celesti come Brahma e Siva (siva-virinci-nutam). Eppure, per quanto assurdo possa sembrare, ci sono uomini che rendono culto ad altri uomini, ai loro “capi°, immaginando che Dio Si sia fatto uomo (antropomorfismo) o addirittura animale (zoomorfismo). Le parole iha devatah designano un personaggio potente del mondo materiale, uomo o essere celeste che sia. Ma Narayana, Visnu, Krishna, il Signore Supremo, non è di questo mondo. Dio trascende la manifestazione materiale. Anche Sripada Sankaracarya, il capo degli impersonalisti, sosteneva che Narayana, Krishna, è al di là della creazione materiale. Ciò nonostante, molti sono così sciocchi (hrta-jnana) che per ottenere risultati materiali immediati adorano gli esseri celesti. Essi ottengono questi risultati, ma senza rendersi conto che sono temporanei e sono destinati alle persone meno intelligenti. Le persone intelligenti vivono in coscienza di Krishna e non sentono il bisogno di adorare gli esseri celesti per ottenere benefici immediati ma temporanei. Gli esseri celesti, come i loro adoratori, scompaiono insieme col mondo materiale. I benefici concessi dagli esseri celesti sono dunque materiali e temporanei. Sia i mondi materiali sia i loro abitanti, inclusi gli esseri celesti e i loro adoratori, sono “bolle” nell’oceano cosmico. Tuttavia si vede ovunque l’uomo che lotta febbrilmente per i beni di questo mondo, cioè il denaro, le proprietà, la famiglia e le comodità. E per possedere questi beni non esita ad adorare gli esseri celesti o perfino potenti personalità del suo Paese. Se con l’adulazione e la venerazione un uomo ottiene da un capo politico un posto governativo, sarà convinto di beneficiare del più grande favore. Si getta ai piedi di potenti personaggi e “grossi calibri”, per ottenere da loro qualche beneficio passeggero, e infine l’ottiene. Nessun interesse, invece, per la coscienza di Krishna come la soluzione definitiva ai mali dell’esistenza materiale. Tali uomini aspirano solo ai piaceri di questo mondo e per goderne, anche solo per qualche istante, diventano adoratori degli esseri celesti ignorando che questi ultimi derivano la loro potenza dal Signore.

Questo verso denuncia lo scarso interesse che gli uomini hanno per la coscienza di Krishna. Essi vivono solo per le comodità materiali, e a questo fine sono disposti a venerare qualsiasi personaggio potente pur di ottenere queste comodità.


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