Bhagavad Gita 3.11-16

Bhagavad Gita 3.11-16


La Bhagavad Gita Così Com'è

Sua Divina Grazie

A.C Bhaktivedanta Swami Prabhupada

⚜CAPITOLO 3⚜

Karma Yoga

VERSO 11

devan bhavayatanena
te deva bhavayantu vah
parasparam bhavayantah
sreyah param avapsyatha


Soddisfatti per i sacrifici, gli esseri celesti a loro volta vi soddisferanno; da questa cooperazione tra uomini ed esseri celesti nascerà la prosperità per tutti.


SPIEGAZIONE: Gli esseri celesti sono quegli esseri che hanno il potere di amministrare gli affari dell’universo materiale. Sono incaricati di fornire l’aria, la luce, l’acqua e tutto ciò che è necessario al mantenimento degli esseri viventi; sono innumerevoli e assistono la Persona Suprema come differenti parti del Suo corpo. La loro soddisfazione o insoddisfazione dipende dagli yajna compiuti dagli uomini. Tra questi yajna alcuni sono destinati a soddisfare particolari esseri celesti, ma Visnu, in realtà, rimane sempre il beneficiario supremo di tutti gli yajna. La Bhagavad-gita lo conferma proclamando che Krishna è il vero beneficiario di tutti gli yajna: bhoktaram yajna-tapasam. Perciò il fine ultimo di tutti gli yajna è quello di soddisfare lo yajna-pati. Quando questi yajna sono compiuti perfettamente, gli esseri celesti che sono incaricati di provvedere ai bisogni naturali dell’uomo sono soddisfatti e procurano tutto il necessario.

Gli yajna portano anche altri benefici, e soprattutto la liberazione dai legami della materia. Col compimento di questi yajna tutte le nostre attività si purificano. I Veda lo confermano: ahara-suddhau sattva-suddhih sattva-suddhau dhruva smritih-lambhe sarva-granthinam vipramoksah. Compiendo gli yajna, il nostro cibo offerto in sacrificio si santifica; e quando si mangia cibo santificato la nostra esistenza diventa più pura; con la purificazione dell’esistenza i tessuti sottili della memoria si santificano, e quando la memoria è santificata l’uomo può impegnarsi sulla via della liberazione. Tutti questi elementi conducono alla coscienza di Krishna, che offre la risposta ai bisogni essenziali della società attuale.


VERSO 12

istan bhogan hi vo deva
dasyante yajna-bhavitah
tair dattan apradayaibhyo
yo bhunkte stena eva sah


Soddisfatti per i compimento di yajna [sacrifici], gli esseri celesti incaricati di fornire ciò che è necessario alla vita provvederanno a tutte le vostre esigenze. Ma chi fruisce dei loro doni senza offrirli in cambio agli esseri celesti è certamente un ladro.


SPIEGAZIONE: Gli esseri celesti sono agenti del Signore Supremo, Visnu, e sono incaricati di fornire a tutti gli esseri ciò di cui hanno bisogno. Occorre dunque ottenere il loro favore compiendo gli yajna previsti dalle Scritture. I Veda raccomandano di eseguire diversi yajna, destinati a diversi esseri celesti, ma è il Signore che in ultimo riceve tutti gli yajna. I sacrifici agli esseri celesti sono prescritti per coloro che non possono concepire l’esistenza di una Persona Suprema. I Veda raccomandano anche yajna diversi per persone diverse, secondo gli influssi materiali a cui sono soggette, e il culto degli esseri celesti è basato su un principio analogo. Per esempio, ai mangiatori di carne si consiglia di rendere culto alla dea Kali, la forma terrificante della natura materiale e di sarcrificarle degli animali. Ma a coloro che sono sotto l’influenza della virtù si raccomanda piuttosto il culto trascendentale di Visnu, perché il fine ultimo di tutti gli yajna è quello di elevarsi al piano spirituale. Per l’uomo comune sono necessarie almeno cinque forme di yajna, chiamate panca-maha-yajna.

È bene ricordare sempre che sono gli esseri celesti, agenti del Signore, a provvedere alle necessità vitali dell’uomo. Noi non siamo capaci di creare ciò di cui abbiamo bisogno. Gli alimenti dell’uomo influenzato dalla virtù —cereali, frutta, verdura, latticini e zucchero— o quelli dell’uomo influenzato dalla passione e dall’ignoranza —carne, uova e pesce— non possono essere creati dall’uomo. Neppure il caldo, la luce, l’acqua o l’aria, che sono indispensabili alla vita, possono essere prodotti dalla società umana. Senza il Signore Supremo non esisterebbe né la luce del sole, né il chiaro di luna, né la pioggia, né il vento e nessuno potrebbe vivere. È evidente che la nostra vita dipende soltanto dalla generosità del Signore. Anche le materie prime richieste dalle nostre fabbriche (metallo, zolfo, mercurio, manganese e tante altre) ci sono fornite dagli agenti del Signore affinché ne facciamo un giusto uso creando nella società le condizioni favorevoli alla realizzazione spirituale, che ci condurrà al fine ultimo dell’esistenza, cioè la liberazione dalla lotta materiale per l’esistenza. Il fine dell’esistenza si raggiunge compiendo gli yajna, ma se dimentichiamo lo scopo della vita umana e usiamo i benefici degli agenti del Signore solo per la gratificazione dei sensi, sprofonderemo sempre più nell’esistenza materiale. E non è certo questo il fine della creazione. Diventeremo dei ladri e saremo puniti dalle leggi della natura materiale. Una società di ladri non può mai essere felice perché non conosce il vero scopo della vita. I ladri, materialisti grossolani, non hanno alcuna finalità nella vita; cercano solo la gratificazione dei sensi e non hanno alcuna conoscenza degli yajna. Il Signore, tuttavia, nella forma di Sri Caitanya Mahaprabhu, ha introdotto nel mondo lo yajna più facile, il sankirtana-yajna, che tutti possono compiere accettando i princìpi della coscienza di Krishna.


VERSO 13

yajna-sistasinah santo
mucyante sarva-kilbisaih
bhunjate te tv agham papa
ye pacanty atma-karanat


I devoti del Signore sono liberi da ogni peccato perché si nutrono di cibo offerto prima in sacrificio. Gli altri, che preparano il cibo solo per un piacere personale, in verità si nutrono solo di peccato.


SPIEGAZIONE: I devoti del Signore Supremo, coloro che sono situati nella coscienza di Krishna, sono chiamati santa, per indicare che provano un amore costante per il Signore, come conferma la Brahma-samhita (5.38): premanjana-cchurita-bhakti-vilocanena santah sadaiva hri- dayesu vilokayanti. Poiché un legame d’amore li unisce sempre al Signore Supremo, Govinda (la fonte di tutte le gioie), Mukunda (Colui che dà la liberazione), Krishna (l’infinitamente affascinante), i santa non accettano per sé nulla che non sia stato prima offerto alla Persona Suprema. Perciò questi devoti offrono sempre vari yajna secondo i diversi aspetti del servizio di devozione; e questi yajna li proteggono da ogni tipo di contaminazione prodotta dalle azioni colpevoli compiute nel mondo materiale. Ma chi prepara i cibi solo per la propria soddisfazione personale, oltre che comportarsi da ladro, mangia peccati nel vero senso della parola. E come potrebbe essere felice chi è peccatore e ladro? Non è possibile. Perciò gli uomini che desiderano una felicità perfetta devono imparare a seguire il facile metodo del sankirtana-yajna, adottando la coscienza di Krishna. Non c’è altro modo per avere pace o felicità nel mondo.


VERSO 14

annad bhavanti bhutani
parjanyad anna-sambhavah
yajnad bhavati parjanyo
yajnah karma-samudbhavah


I corpi di tutti gli esseri viventi trovano il loro sostentamento nei cereali che sono prodotti dalle piogge. Le piogge sono favorite dal compimento di yajna [sacrificio], e lo yajna nasce dai doveri prescritti.


SPIEGAZIONE: Srila Baladeva Vidyabhusana, grande commentatore della Bhagavad-gita, scriveva: ye indrady-angatayavasthitam yajnam sarvesvaram visnum abhyarcya tac-chesam asnanti tena tad deha-yatram sampadayanti, te santah sarvesvarasya yajna-purusasya bhaktah sarva-kilbisair anadi-kala-vivriddhair atmanubhava-prati-bandhakair nikhilaih papair vimu- cyante. Il Signore Supremo, chiamato anche yajna-purusa, il beneficiario ultimo di tutti i sacrifici, è il maestro di tutti gli esseri celesti, che Lo servono come le diverse parti del corpo servono il corpo. Esseri celesti come Indra, Candra e Varuna hanno il preciso compito di gestire gli affari dell’universo, e i Veda raccomandano di offrire sacrifici per soddisfare questi esseri celesti, in modo che siano invogliati a fornire l’aria, la luce e l’acqua necessarie alla produzione degli alimenti dell’uomo. Quando adoriamo Krishna il Signore Supremo, veneriamo automaticamente anche gli esseri celesti, che sono le membra del corpo del Signore; perciò non è necessario offrire loro un culto individuale. Per questo motivo i devoti del Signore, coloro che sono nella coscienza di Krishna, mangiano solo cibi offerti a Krishna e così facendo nutrono spiritualmente il corpo. Allora, non solo le conseguenze dei loro atti colpevoli sono annullate, ma il loro corpo diventa immune da ogni forma di contaminazione materiale. Durante un’epidemia si vaccina la gente per immunizzarla dal morbo, così, quando si prende il cibo che è stato offerto al Signore, Visnu, si può resistere a tutti gli attacchi dell’energia materiale. Chi agisce sempre così è un devoto del Signore. In questo modo colui che mangia solo cibo offerto a Krishna può cancellare le conseguenze della sua contaminazione materiale e aprirsi la strada della realizzazione spirituale. Invece coloro che non agiscono così continuano ad accrescere il volume dei loro atti colpevoli e si preparano a subire le conseguenze dei loro peccati prendendo un altro corpo, che può essere quello di un cane o di un maiale. Il mondo materiale è pieno di contaminazione, ma chi si è reso immune grazie al prasadam del Signore (il cibo offerto a Visnu) sfugge ai suoi attacchi quando tutti gli altri rimangono vittime di questa contaminazione.

Il nutrimento dell’uomo o costituito da vari alimenti vegetali come cereali, frutta e verdura; oltre ai resti di questi alimenti, l’animale mangia anche l’erba e altre piante. Perciò anche l’uomo che si nutre di animali dipende dalla produzione di alimenti vegetali. Dobbiamo dunque imparare a vivere sempre più dei prodotti della terra piuttosto che di quelli delle fabbriche. E la terra, per produrre, ha bisogno di pioggia, che è sotto il controllo di Indra, della luna e del sole, tutti servitori del Signore. Si deve dunque soddisfare il Signore offrendoli dei sacrifici se non vogliamo andare incontro a carestie. Questa è una legge naturale. Dobbiamo compiere gli yajna, e in particolare il sankirtana-yajna, che è raccomandato per quest’era, se non altro per proteggerci dalla mancanza di cibo.


VERSO 15

karma brahmodbhavam viddhi brahmaksara-samudbhavam
tasmat sarva-gatam brahma
nityam yajne pratisthitam


I doveri prescritti sono stabiliti dai Veda, e i Veda sono manifestati direttamente da Dio, la Persona Suprema. Perciò la Trascendenza onnipresente si trova eternamente negli atti di sacrificio.


SPIEGAZIONE: Questo verso insiste particolarmente sullo yajnartha-karma, la necessità di agire unicamente per soddisfare Krishna. E se dobbiamo agire per far piacere allo yajna-purusa, cioè a Visnu, è soltanto nel Brahman, cioè nei Veda trascendentali, che si deve cercare la direzione da seguire. I Veda sono norme d’azione e ogni atto compiuto senza la loro approvazione è detto vikarma, “non autorizzato” o “colpevole”. Dobbiamo dunque agire sempre alla luce dei Veda se vogliamo liberarci da tutte le reazioni dei nostri atti. Come tutti devono obbedire alle leggi dello Stato, così tutti devono agire secondo le leggi del Signore nel Suo “Stato supremo”. Queste leggi sono contenute nei Veda, che sono manifestati dal respiro di Dio, la Persona Suprema. È detto infatti: asya mahato bhutasya nisvasitam etad yad rig-vedo yajur-vedah sama-vedo ’tharvangirasah. I quattro Veda (il Rg Veda, lo Yajur Veda, il Sama Veda e l’Atharva Veda) emanano dal respiro della Persona Suprema.” (Brihad-aranyaka Upanisad 4.5.11) Poiché il Signore è onnipotente, il Suo respiro è parola.

La Brahma-samhita conferma che Egli ha il potere di svolgere, con ciascuno dei Suoi organi di senso, le funzioni di tutti gli altri sensi. In altre parole, Egli può parlare con un respiro e fecondare con uno sguardo. Infatti, è detto che Egli lanciò uno sguardo sulla natura materiale e generò così tutti gli esseri viventi. Dopo aver introdotto le anime condizionate nel grembo della natura materiale, racchiuse le Sue istruzioni negli Scritti vedici, che indicano la via per tornare a Dio. Non bisogna dimenticare che tutte le anime condizionate sono avide di piaceri materiali, perciò gli insegnamenti vedici sono destinati sia a soddisfare questi desideri impuri, in uno spirito di purificazione, sia a offrire la possibilità di liberarsi dai desideri materiali e tornare a Dio appena le anime condizionate saranno stanche di questi cosiddetti piaceri. Le anime condizionate devono dunque sforzarsi di seguire la via dello yajna, diventando coscienti di Krishna. Anche coloro che non hanno obbedito alle ingiunzioni dei Veda hanno la possibilità di adottare la coscienza di Krishna, i cui princìpi sostituiscono i sacrifici (yajna o karma) prescritti dai Veda.


VERSO 16

evam pravartitam cakram nanuvartayatiha yah
aghayur indriyaramo
mogham partha sa jivati


Mio caro Arjuna, l’uomo che nel corso della vita non segue il ciclo dei sacrifici prescritti nei Veda vive certamente nella colpa. Chi vive solo per la gratificazione dei sensi in realtà vive invano.


SPIEGAZIONE: Il culto del denaro, o la filosofia del lavoro accaniti per godere dei piaceri di questo mondo, è condannato qui dal Signore. Coloro che desiderano godere del mondo devono assolutamente compiere gli yajna di cui abbiamo parlato, altrimenti rischiano di condurre una vita molto pericolosa e di affondare sempre più nell’esistenza materiale. Secondo le leggi della natura, la forma umana è destinata soprattutto alla realizzazione spirituale attraverso il karma-yoga o il bhakti-yoga. Lo spiritualista che ha saputo elevarsi al di sopra del vizio e della virtù non ha bisogno di seguire la via degli yajna prescritti nei Veda, ma questi yajna sono necessari per coloro che cercano il piacere dei sensi, perché hanno bisogno di purificarsi. Esistono differenti tipi d’azione. Chi non è cosciente di Krishna ha una coscienza limitata alle sensazioni, perciò ha bisogno di compiere atti pii. I differenti yajna permettono agli uomini assetati di piaceri materiali di spegnere la loro sete senza restare coinvolti nei meccanismi delle loro attività sensoriali.

La prosperità universale non dipende dai nostri sforzi, ma dalle disposizioni dettate dal Signore Supremo e messe in atto dagli esseri celesti. Gli yajna hanno dunque lo scopo immediato di soddisfare quegli esseri celesti ai quali sono destinati, ma costituiscono anche un modo indiretto per sviluppare la coscienza di Krishna. Se questi sacrifici non aiutano a diventare coscienti di Krishna, allora si riducono a pratiche rituali vuote. Non si deve limitare dunque il proprio avanzamento a queste pratiche, ma bisogna superare per diventare coscienti di Krishna.


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