Bhagavad Gita 2.54-57

Bhagavad Gita 2.54-57


La Bhagavad Gita Così Com'è

Sua Divina Grazie

A.C Bhaktivedanta Swami Prabhupada

⚜CAPITOLO 2⚜

Sintesi del contenuto della Bhagavad-gita


VERSO 54

arjuna uvaca
sthita-prajnasya ka bhasa
samadhi-sthasya kesava
sthita-dhih kim prabhaseta
kim asita vrajeta kim


Arjuna disse: O Krishna, quali sono i sintomi di una persona la cui coscienza è immersa nella Trascendenza? come parla e con quali parole? come si siede e come cammina?


SPIEGAZIONE: Ogni uomo rivela particolari caratteristiche secondo la propria natura. Per esempio, è possibile riconoscere un ricco, un malato o un erudito per alcuni aspetti singolari. Così colui che è cosciente di Krishna ha un modo particolare di parlare, camminare, pensare e sentire, descritto dalla Bhagavad-gita. La cosa più importante è il suo modo di parlare, perché questo è ciò che distingue un uomo. Finché non apre bocca, uno sciocco può passare inosservato, soprattutto se ha una bella presenza, ma non appena inizia a parlare si rivela per quello che è. La prima caratteristica di una persona cosciente di Krishna è quella di parlare direttamente o indirettamente soltanto di Krishna. Tutte le altre caratteristiche derivano da questa e le troveremo descritte nel verso seguente.


VERSO 55

sri-bhagavan uvaca
prajahati yada kaman
sarvan partha mano-gatan
atmany evatmana tustah
sthita-prajnas tadocyate


Dio, la Persona Suprema, disse: O Partha, un uomo che si libera da ogni desiderio di gratificazione dei sensi generato dalla speculazione mentale, e con la mente così purificata trova soddisfazione soltanto nel sé, è situato nella pura coscienza trascendentale.


SPIEGAZIONE: Lo Srimad Bhagavatam afferma che la persona perfettamente cosciente di Krishna, assorta nel servizio d’amore e di devozione al Signore, possiede tutte le qualità dei grandi saggi, mentre chi non ha raggiunto questo stadio di perfezione spirituale non ha alcuna qualità, perché è costretto a rifugiarsi nella speculazione mentale. Questo verso ci consiglia dunque di respingere tutti i desideri di piacere materiale creati dalla mente. Allontanare di forza i desideri materiali è impossibile, ma se c’impegniamo al servizio di Krishna questi desideri svaniranno facilmente. Dobbiamo dunque impegnarci nella coscienza di Krishna senza esitare, poiché il servizio di devozione ha il potere di elevare immediatamente la nostra coscienza al piano trascendentale. La persona spiritualmente elevata è sempre soddisfatta in se stessa perché è cosciente di essere l’eterno servitore del Signore Supremo. Situata a questo livello trascendentale, non ha più desideri degradanti che derivano da una concezione materialistica della vita, ma è sempre felice di servire il Signore secondo la propria natura eterna.


VERSO 56

duhkhesv anudvigna-manah
sukhesu vigata-sriphah
vita-rag-bhaya-krodhad
sthita-dhir munir ucyate


Chi non è più turbato dalle tre forme di sofferenza né inebriato dalle gioie della vita, ed è libero dall’attaccamento, dalla paura e dalla collera, è considerato un saggio dalla mente ferma.


SPIEGAZIONE: La parola muni designa il “filosofo” che agita la mente con un mucchio di ipotesi senza mai giungere a una conclusione concreta. Ogni muni ha un suo proprio modo di vedere le cose e per essere considerato tale deve formulare un’opinione diversa da quella di altri muni: na casav risir yasya matam na bhinnam. (Mahabarata, Vana-parva 313.117) Ma lo sthita-dhir muni, menzionato in questo verso dal Signore, è diverso dal muni ordinario: è sempre cosciente di Krishna perché ha esaurito ogni interesse teso a creare nuove teorie. Egli è definito prasanta-nihsesa-manorathantara (Stotra-ratna 43), cioè colui che ha superato lo stadio della speculazione mentale ed è giunto alla conclusione che non esiste nulla all’infuori di Sri Krishna, Vasudeva (vasudevah sarvam iti sa mahatma sudurlabhh). Egli è un muni che ha la mente sempre ferma.

Una persona cosciente di Krishna non è per niente afflitta dalle tre forme di sofferenza, le accetta come una misericordia del Signore pensando di meritare maggiori sofferenze a causa delle sue azioni passate, e vede che per la grazia del Signore le sue sofferenze sono ora ridotte al minimo. Nei momenti di gioia riconosce la stessa misericordia, considerandosi indegna di essere felice; capisce che solo per la grazia del Signore si trova nelle condizioni favorevoli per servire meglio il Signore. Nel servire Krishna questa persona è sempre coraggiosa e attiva, senza attaccamento né avversione. Attaccamento significa usare le cose per la propria gratificazione dei sensi, e distacco è l’assenza di ogni interesse per i piaceri dei sensi. Ma chi è fisso nella coscienza di Krishna non conosce né attaccamento né distacco perché la sua vita è dedicata al servizio del Signore. In questo modo non si lascia mai prendere dalla collera, neanche di fronte all’insuccesso. Chi è cosciente di Krishna possiede sempre una ferma determinazione.


VERSO 57

yah sarvatranabhisnehas
tat tat prapya subhasubham
nabhinandati na dvesti
tasya prajna pratisthita


La persona che in questo mondo resta impassibile di fronte a qualsiasi forma di bene o di male che le si presenti, e non apprezza la prima né disprezza la seconda, è fermamente situata nella perfetta conoscenza.


SPIEGAZIONE: Nel mondo materiale c’è sempre qualche cambiamento che può essere favorevole o sfavorevole. Non esserne turbati, né essere scossi dal bene o dal male è sintomo che una persona è cosciente di Krishna. Finché ci troviamo nel mondo materiale, pieno di dualità, dovremo sempre far fronte al bene e al male, ma chi è cosciente di Krishna non è soggetto alle dualità perché è assorto in Krishna, il bene assoluto e infinito. La persona cosciente di Krishna è in una condizione perfettamente trascendentale, chiamata tecnicamente samadhi.



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