Bhagavad Gita 2.50-53

Bhagavad Gita 2.50-53


La Bhagavad Gita Così Com'è

Sua Divina Grazie

A.C Bhaktivedanta Swami Prabhupada

⚜CAPITOLO 2⚜

Sintesi del contenuto della Bhagavad-gita


VERSO 50

buddhi-yukto jahatiha
ubhe sukrita-duskrite
tasmad yogaya yujyasva
yogah karmasu kausalam


L’uomo impegnato nel servizio devozionale si libera dalle conseguenze buone o cattive dell’azione in questa vita stessa. Sforzati dunque di apprendere lo yoga, che è l’arte dell’agire.


SPIEGAZIONE: Da tempo immemorabile tutti gli esseri viventi accumulano le conseguenze buone e cattive delle loro azioni, e questo li rende dimentichi della loro posizione eterna. Questa ignoranza si può vincere seguendo le istruzioni della Bhagavad-gita‚ che ci insegna come abbandonarci totalmente a Sri Krishna e come liberarci dall’incatenamento delle azioni e delle loro conseguenze. Per liberarsi da queste catene Arjuna deve agire nella coscienza di Krishna, come gli è stato consigliato dal Signore.


VERSO 51

karma-jam buddhi-yukta hi
phalam tyakva manisinah
janma-bandha-vinirmuktah
padam gacchanty anamayam


Impegnàti nel servizio devozionale offerto al Signore, grandi saggi e devoti si liberano in questo mondo dalle conseguenze dell’attività. Si svincolano così dal ciclo di nascita e morte e raggiungono la condizione che è al di là della sofferenza [tornando a Dio].


SPIEGAZIONE: Gli esseri liberati appartengono a quel luogo dove non esistono sofferenze materiali. Lo Srimad Bhagavatam afferma in proposito:

samasrita ye pada-pallava-plavam
mahat-padam punya-yaso murareh
bhavambudhir vatsa-padam param padam padam padam yad vipadam na tesam

“L’oceano dell’esistenza materiale è come l’acqua contenuta nell’impronta dello zoccolo di un vitello per l’uomo che ha preso rifugio nel vascello dei piedi di loto di Mukunda, il Signore che accorda la liberazione e in cui tutti gli universi riposano. Quell’uomo cercherà allora il luogo dove le sofferenze materiali non esistono (param padam, Vaikuntha) e non il luogo dove a ogni passo s’incontrano nuovi pericoli.” (S.B. 10.14.58)

L’ignoranza ci fa dimenticare che il mondo materiale è un luogo di sofferenza, dove a ogni istante dobbiamo affrontare nuovi pericoli. Solo per ignoranza l’uomo poco intelligente cerca un rimedio ai problemi dell’esistenza nel godimento dei fruttti dell’azione e crede così di trovare la felicità. Non sa che nessun corpo materiale, in tutto l’universo, è capace di dare una vita libera dalle sofferenze. Le sofferenze della vita, cioè la nascita, la vecchiaia, la malattia e la morte, sono presenti ovunque nel mondo materiale. Ma l’uomo che conosce la sua vera condizione di servitore eterno del Signore e conosce la posizione della Persona Suprema Sri Krishna, s’impegna con amore al Suo servizio e si arricchisce così di tutte le qualità necessarie per raggiungere i pianeti Vaikuntha, o Vaikunthaloka, dove non esiste nè la triste vita materiale nè l’influenza del tempo e della morte. Conoscere la propria natura significa anche conoscere la sublime natura del Signore. Colui che crede, a torto, che l’anima individuale sia uguale al Signore è immerso nelle tenebre più fitte, perciò è incapace d’impegnarsi al servizio del Signore con amore e devozione. Cercherà piuttosto di diventare lui stesso un “Signore”, preparandosi così a morire e rinascere innumerevoli volte. Ma colui che riconosce la propria posizione di servitore si mette al servizio di Krishna e si prepara a raggiunere il regno di Vaikuntha. Il servizio offerto al Signore si chiama karma-yoga, buddhi-yoga, o semplicemente “servizio di devozione”.


VERSO 52

yada te moha-kalilam
buddhir vyatitarisyati
tada gantasi nirvedam
srotavyasya srutasya ca


Quando la tua intelligenza avrà superato la densa foresta dell’illusione, diventerai indifferente a tutto ciò che hai ascoltato e a tutto ciò che potrai ancora ascoltare.


SPIEGAZIONE: Tra i grandi devoti del Signore ci sono numerosi esempi di persone che si distaccarono dalle pratiche rituali dei Veda semplicemente perché s’impegnarono nel servizio di devozione al Signore. Anche se è un brahmana esperto, colui che conosce veramente Krishna e la relazione che lo lega a Lui si distacca naturalmente e completamente dalle pratiche rituali che portano a godere dei frutti dell’azione. Sri Madhavendra Puri, grande devoto e acarya della linea vaisnava, diceva:


“O preghiere della sera recitate tre volte al giorno, tutte le glorie a voi. O abluzioni mattutine, vi offro i miei omaggi! O esseri celesti, o antenati, vi prego di scusarmi se non posso più presentarvi delle offerte! Ovunque vada ricordo l’illustre discendente della dinastia Yadu (Krishna), il nemico di Kamsa, e posso così liberarmi dalle conseguenze di tutti i miei peccati. E credo che questo mi basti”.

I neofiti devono osservare scrupolosamente le regole e le pratiche prescritte dai Veda, che comprendono le preghiere da recitare tre volte al giorno, le abluzioni mattutine e gli omaggi agli antenati. Ma la persona che è pienamente cosciente di Krishna ed è impegnata nel Suo trascendentale servizio d’amore diventa indifferente a tutte queste regole perché ha già raggiunto la perfezione. Chi può impegnarsi direttamente al servizio del Signore Supremo, Sri Krishna, non ha più bisogno di compiere tutte le austerità e i sacrifici richiesti dalle Scritture. D’altra parte, eseguire tutti questi riti senza capire che lo scopo dei Veda è quello di raggiungere Krishna è solo una perdita di tempo. Le persone coscienti di Krishna trascendono il sabda-brahma, cioè superano le frontiere dei Veda e delle Upanisad.


VERSO 53

sruti-vipratipanna te
yada sthasyati niscala
samadhav acala buddhis
tada yogam avapsyasi


Quando la tua mente non sarà più distratta dal linguaggio fiorito dei Veda e rimarrà fissa nell’estasi della realizzazione spirituale, avrai raggiunto la coscienza divina.


SPIEGAZIONE: Quando si dice che una persona è in samadhi significa che è pienamente cosciente di Krishna; infatti, per essere in perfetto samadhi bisogna aver realizzato il Brahman, il Paramatma e Bhagavan. La più alta perfezione della realizzazione spirituale è capire che siamo eterni servitori di Krishna e che il nostro unico compito è quello di adempiere per il nostro dovere nella coscienza di Krishna. Una persona cosciente di Krishna, un fermo devoto del Signore, non può lasciarsi distrarre dal linguaggio fiorito dei Veda e non deve neppure impegnarsi in attività interessate per raggiungere i pianeti superiori. Chi diventa cosciente di Krishna è in diretto contatto con Dio e può capire tutte le Sue istruzioni. Siamo sicuri così di raggiungere la conoscenza e la perfezione della vita spirituale. È sufficiente seguire le istruzioni di Krishna o del Suo rappresentante, il maestro spirituale.


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