Bhagavad Gita 18.61-64

Bhagavad Gita 18.61-64


La Bhagavad Gita Così Com'è

Sua Divina Grazie

A.C Bhaktivedanta Swami Prabhupada

⚜CAPITOLO 18⚜

La perfetta rinuncia

VERSO 61

isvarah sarva bhutanam
hrid-dese ’rjuna tisthati
bhramayan sarva-bhutani
yantrarudhani mayaya


Il Signore Supremo è presente nel cuore di ognuno, o Arjuna, e dirige l’errare di ogni essere vivente che è situato nel corpo, simile a una macchina costituita di energia materiale.


SPIEGAZIONE: Arjuna non è il conoscitore supremo; la decisione di combattere o di non combattere, se la prende lui, dipenderà solo da un giudizio limitato. Sri Krishna ha insegnato che l’individuo non costituisce tutto ciò che esiste. Krishna stesso, Dio, la Persona Suprema, il Paramatma, è situato nel cuore di tutti gli esseri e li dirige. Cambiando il corpo, l’essere individuale dimentica le sue azioni passate, ma il Paramatma, l’Anima Suprema, che conosce il passato, il presente e il futuro, è il testimone di tutte le sue azioni. Gli essere condizionati sono dunque guidati, in tutte le loro azioni, dall’Anima Suprema. Sotto la direzione dell’Anima Suprema essi ottengono ciò che si meritano, e sempre sotto la Sua direzione sono trasportati dal corpo, una macchina costituita di energia materiale. Appena l’essere entra in un corpo è costretto ad agire secondo i condizionamenti propri di quel corpo. Un uomo al volante di una potente vettura andrà certamente più veloce di un altro non così ben provvisto, anche se i due conducenti sono della stessa forza, della stessa natura, come gli esseri viventi. Similmente, all’ordine dell’Essere Supremo, la natura materiale crea, per un particolare essere, un particolare corpo, che gli permette di agire secondo i desideri della sua vita precedente. Gli esseri non sono indipendenti. Nessuno deve credersi indipendente da Dio, la Persona Suprema, poiché tutti sono continuamente sotto il Suo controllo. Ognuno ha dunque il dovere di abbandonarsi al Signore, come prescrive il verso seguente.


VERSO 62

tam eva saranam gaccha
sarva-bhavena bharata
tat-prasadat param santim
sthanam prapsyasi sasvatam


Arrenditi completamente a Lui, o discendente di Bharata. Per la Sua grazia otterrai la pace trascendentale e raggiungerai la suprema ed eterna dimora.


SPIEGAZIONE: L’essere vivente deve abbandonarsi a Dio, la Persona Suprema, che è situato nel cuore di ciascuno, e questo abbandono gli darà sollievo da ogni tipo di sofferenza relativa all’esistenza materiale. Con questo abbandono non solo si libererà da ogni sofferenza in questa vita stessa, ma alla fine raggiungerà Dio, la Persona Suprema, nella Sua dimora. I Testi vedici (Rg Veda 1.22.20) descrivono il mondo spirituale come tad-visnoh paramam padam. Poiché ogni creazione appartiene al regno di Dio, certamente anche il mondo materiale appartiene alla realtà spirituale, ma le parole paramam padam indicano in modo particolare la dimora eterna, chiamata “l’atmosfera” spirituale, o Vaikunha.

Il quindicesimo capitolo della Bhagavad-gita afferma: sarvasya caham hridi sannivistah, il Signore. Dio, la Persona Suprema, Si trova nel cuore di ognuno. Questo verso, dunque, che ci raccomanda di abbandonarci all’Anima Suprema situata all’interno di noi, parla dell’abbandono al Signore, Dio, la Persona Suprema, Sri Krishna. Krishna è già stato accettato da Arjuna come l’Essere Supremo. Nel decimo capitolo, infatti, Krishna è chiamato param brahma param dhama. Arjuna accetta Krishna come Dio, la Persona Suprema, e la dimora ultima di tutti gli esseri; la sua affermazione non si basa solo sull’esperienza personale, ma sulle dichiarazioni di saggi che sono grandi autorità in campo spirituale, come Narada, Asita, Devala e Vyasa.


VERSO 63

iti te jnanam akhyatam
guhyad guhyataram maya
vimrisyaitad asesena
yathechasi tatha kuru


Ti ho svelato così la conoscenza più confidenziale. Rifletti profondamente, poi agisci secondo il tuo desiderio.


SPIEGAZIONE: Il Signore ha già esposto ad Arjuna la conoscenza del brahma-bhuta. Chi è situato sul piano del brahma-bhuta conosce la felicità; non si lamenta mai e non desidera nulla. Questo è il frutto della conoscenza “confidenziale”. Krishna ha rivelato anche la conoscenza del Paramatma, dell’Anima Suprema. Questa conoscenza è anche quella del Brahman, ma a un livello superiore. Sri Krishna dice qui ad Arjuna che è libero di agire come vuole, yathecchasi tatha kuru. Dio, infatti, non priva mai l’essere individuale della sua piccola indipendenza. Nella Bhagavad-gita il Signore ha mostrato sotto ogni aspetto come l’essere può elevare le sue condizioni di vita. Il miglior consiglio che diede ad Arjuna fu quello di abbandonarsi all’Anima Suprema situata nel suo cuore. Un’intelligenza ben diretta deve farci accettare di agire secondo le istruzioni dell’Anima Suprema. Questo ci aiuterà a stabilirci fermamente e costantemente nella coscienza di Krishna, la più alta perfezione della vita umana. Arjuna riceve direttamente da Dio, la Persona Suprema, l’ordine di combattere. La sottomissione al Signore è nell’interesse dell’essere vivente, non in quello del Signore. Prima di sottomettersi ognuno è libero di riflettere profondamente, con tutta la sua intelligenza; questo è il modo migliore di accettare le istruzioni del Signore Supremo. Queste istruzioni ci arrivano anche attraverso il maestro spirituale, rappresentante autentico della Persona Suprema, Sri Krishna.


VERSO 64

sarva-guhyatamam bhuyah
srinu me paramam vacah
isto ’me dridham iti
tato vaksyami te hitam


Poiché tu sei un amico molto caro, ti rivelo la Mia suprema istruzione, la più confidenziale tra le conoscenze. Ascoltala da Me perché te la rivelo per il tuo bene.


SPIEGAZIONE: Il Signore ha svelato ad Arjuna la conoscenza segreta dell’Anima Suprema situata nel cuore di ognuno; ora gli rivela la parte più segreta di questa conoscenza: l’abbandono a Dio, la Persona Suprema. Nell’ultimo verso del nono capitolo, Egli diceva, man-manah: “Pensa sempre a Me.” E lo stesso insegnamento è ripetuto nel verso seguente per mostrare chiaramente che si tratta dell’essenza della Bhagavad-gita. Questa essenza non può essere percepita dall’uomo comune, ma solo da colui che è molto caro a Krishna, cioè il Suo puro devoto. Questo è l’insegnamento più importante di tutti gli Scritti vedci. Le parole di Krishna a questo proposito costituiscono la parte più essenziale della conoscenza, e non solo Arjuna, ma tutti gli esseri dovrebbero metterle in pratica.


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