Bhagavad Gita 18.13-18

Bhagavad Gita 18.13-18


La Bhagavad Gita Così Com'è

Sua Divina Grazie

A.C Bhaktivedanta Swami Prabhupada

⚜CAPITOLO 18⚜

La perfetta rinuncia

VERSO 13

pancaitani maha-baho
karanani nibodha me
sankhye kritante proktani
siddhaye sarva-karmanam


O Arjuna dalle potenti braccia, secondo il Vedanta sono cinque le cause che conducono al compimento di un azione. Apprendile ora da Me.


SPIEGAZIONE: Ci si può domandare perché, se ogni azione comporta una conseguenza, l’uomo cosciente di Krishna non goda o non soffra delle conseguenze delle sue azioni. Per dimostrarlo, il Signore fa riferimento alla filosofia del Vedanta. Insegna che cinque fattori sono la causa di ogni azione e determinano il suo successo, ed è necessario conoscerli. Il sankhya è la base della conoscenza, e il Vedanta è la somma della conoscenza, come riconoscono tutti i grandi acarya. Anche Sankaracarya accetta il Vedanta-sutra in questa luce. Uno Scritto così autorevole merita dunque di essere consultato.

La decisione finale, come spiega la Bhagavad-gita (sarvasya caham hridi sannivistah), spetta all’Anima Suprema, che impegna tutti gli esseri in attività specifiche. L’atto compiuto sotto la Sua direzione, che Ella indica dall’interno, non genera alcuna conseguenza, né in questa vita né nella prossima.


VERSO 14

adhisthanam tatha karta
karanam ca prithag-vidham
vividhas ca prithak cesta
daivam caivatra pancamam


Il luogo dell’azione [il corpo], l’autore, i sensi, i differenti tipi di sforzo e infine l’Anima Suprema sono i cinque fattori dell’azione.


SPIEGAZIONE: Il termine adhisthanam si riferisce al corpo. L’anima all’interno del corpo agisce per godere dei risultati dell’attività, perciò è definita karta, l’autore. L’affermazione che l’anima è il conoscitore e l’autore è contenuta nelle sruti. Esa hi drasta srasta. (Prasna Upanisad 4.9) Ciò è confermato anche nel Vedanta-sutra nei versi jno ‘ta eva (2.3.18) e karta sastrarthavattvat (2.3.33). Gli strumenti dell’azione sono i sensi; attraverso di loro l’anima agisce in diversi modi e per ogni azione, fornisce uno sforzo particolare. Ma in definitiva, tutte le azioni dipendono dalla volontà dell’Anima Suprema, situata nel cuore di ognuno come amica. Il Signore è dunque, nell’azione, la causa suprema. Perciò chi agisce nella coscienza di Krishna, sotto la direzione dell’Anima Suprema situata nel cuore, non è legato da nessuno dei suoi atti. L’uomo fermamente situato nella coscienza di Krishna non è dunque responsabile dei suoi atti; per lui tutto dipende dalla volontà suprema, l’Anima Suprema, Dio, l’Essere Sovrano.


VERSO 15

sarira-van-manobhir yat
karma prarabhate narah
nyayyam va viparitam va
pancaite tasya hetavah


Qualunque azione, giusta o sbagliata, un uomo compia col corpo, con la mente o la parola, è causata da questi cinque fattori.


SPIEGAZIONE: I termini “buono” e “cattivo” in questo verso sono molto significativi. L’azione buona è quella compiuta secondo l’insegnamento delle Scritture, mentre quella cattiva va contro i loro precetti. Ma per il completo compimento di qualsiasi azione sono necessari questi cinque fattori.


VERSO 16

tatraivam sati kartaram
atmanam kevalam tu yah
pasyaty akrita-buddhitvan
na sa pasyati durmatih


Perciò chi crede di essere l’unico ad agire, senza considerare i cinque fattori dell’azione, non è molto intelligente e non riesce a vedere le cose così come sono.


SPIEGAZIONE: Uno sciocco non può comprendere che l’Anima Suprema è situata all’interno del suo corpo come amica e guida di tutte le sue azioni. Se le cause materiali dell’azione sono il luogo, l’autore, lo sforzo e i sensi, la causa finale è l’Essere Supremo, il Signore. Non si deve dunque limitare la propria visione alle quattro cause materiali, ma estenderla anche alla causa efficiente, la causa suprema. Chi non vede il Supremo crede di essere lui stesso la causa dell’azione.


VERSO 17

yasya nahankrito bhavo
buddhir yasya na lipyate
hatvapi sa imal lokan
na hanti na nibadhyate


L’uomo che non è motivato dal falso ego e la cui intelligenza non è condizionata, anche se uccidesse in questo mondo, non uccide e non è mai legato dai suoi atti.


SPIEGAZIONE: Il Signore spiega qui ad Arjuna che il suo desiderio di non combattere nasce dal falso ego. Arjuna si credeva l’unico autore dell’azione e dimenticava di considerare che l’Essere Supremo è Colui che, dall’interno come dall’esterno, decide l’azione. Come può agire correttamente chi ignora questa verità? Ma l’uomo che conosce la natura degli strumenti dell’azione, che sa di essere colui che agisce e vede il Signore Supremo come maestro della decisione finale, è perfetto in tutto ciò che compie. Questa persona non cade mai preda dell’illusione. L’azione egocentrica, con la responsabilità che comporta per il suo autore, nasce dal falso ego e dall’empietà, dalla mancanza di coscienza di Krishna. Chi agisce nella coscienza di Krishna, sotto la direzione dell’Anima Suprema, del Signore, anche se uccidesse, in realtà non uccide e non deve neppure subire le conseguenze di un tale atto. Quando un soldato uccide un nemico per ordine di un superiore non è soggetto a punizione, ma quando uccide di propria iniziativa sarà condotto di fronte a una corte di giustizia.


VERSO 18

jnanam jneyam parijnata
tri-vidha karma-codana
karanam karma karteti
tri-vidhah karma-sangrahah


La conoscenza, l’oggetto della conoscenza e colui che conosce sono i tre fattori che motivano l’azione. I sensi, l’atto in sé e il suo autore sono i tre fattori che costituiscono l’azione.


SPIEGAZIONE: Esistono tre tipi di stimoli per le azioni quotidiane: la conoscenza, l’oggetto della conoscenza e colui che conosce. Gli strumenti dell’azione, l’azione in sé e il suo autore sono chiamati gli elementi costitutivi dell’azione. Ogni azione compiuta dall’uomo comporta questi sei elementi. Prima dell’azione c’è uno stimolo, chiamato ispirazione. E ogni soluzione che si presenta alla mente prima del compimento dell’azione non è altro che una forma sottile dell’azione stessa. Poi questa forma sottile si manifesta e si trasforma nell’azione propriamente detta; ma occorre dapprima attraversare il processo psicologico del pensare, sentire e volere, che costituiscono ciò che viene definito “stimolo”. Questo stimolo, questa ispirazione, o la fede che conduce a compiere l’azione, e che in realtà si riferisce alla conoscenza, è la stessa, venga essa dalle Scritture o dal maestro spirituale. Quando l’ispirazione e l’autore si trovano riuniti, l’azione in sé viene compiuta con l’aiuto dei sensi, inclusa la mente che è il centro di tutti i sensi. La somma di tutti gli elementi che costituiscono un’azione è definita karma-sangrahah, “azione nel suo insieme”


Report Page