Bhagavad Gita 18.6-12

Bhagavad Gita 18.6-12


La Bhagavad Gita Così Com'è

Sua Divina Grazie

A.C Bhaktivedanta Swami Prabhupada

⚜CAPITOLO 18⚜

La perfetta rinuncia

VERSO 6

etany api tu karmani
tyaktva phalani ca
kartavyaniti me partha
niscitam matam uttamam


Tutte queste attività devono essere compiute senza attaccamento e senza aspettarsi alcun risultato. Devono essere compiute soltanto per dovere, o figlio di Pritha. Questa è la Mia opinione conclusiva.


SPIEGAZIONE: Sebbene i sacrifici apportino tutti la purificazione, bisogna compierli senza ricercare alcun risultato. In altre parole, si deve rifiutare ogni sacrificio diretto al progresso materiale, ma non si deve mai abbandonare quello che purifica l’esistenza ed eleva al piano spirituale. Tutto ciò che conduce alla coscienza di Krishna dev’essere incoraggiato. Anche lo Srimad- Bhagavatam lo insegna quando esorta ad accettare ogni atto che favorisca il servizio di devozione al Signore. Questo è il più alto criterio di religione. Un devoto del Signore dev’essere pronto ad accettare ogni tipo di dovere, di sacrificio o di atto caritatevole se ciò può aiutarlo nel servizio di devozione che offre al Signore.


VERSO 7

nyatasya tu sannyasah
karmano nopapadyate
mohat tasya parityagas
tamasah parikirtitah


Non si deve mai rinunciare al dovere prescritto. Se a causa dell’illusione si abbandonano i doveri prescritti, ciò significa che la rinuncia è influenzata dall’ignoranza.


SPIEGAZIONE: Si devono rifiutare le attività che mirano alla soddisfazione materiale, ma si devono compiere quelle che ci elevano al piano spirituale e sono raccomandate nelle Scritture, come preparare del cibo per offrirlo al Signore Supremo, per esempio e accettare poi i resti del Suo pasto. Si dice che un sannyasi non debba cucinare per sé, ma farlo per il Signore Supremo non è affatto proibito. Il sannyasi potrà anche presiedere a una cerimonia di matrimonio per aiutare un suo discepolo ad avanzare nella coscienza di Krishna. Colui che rinuncia a queste azioni deve sapere che agisce nelle tenebre dell’ignoranza.


VERSO 8

duhkham ity eva yat karma
kaya-klesa-bhayat tyajet
sa kritva rajasam tyagam
naiva tyaga-phalam labhet


Chiunque abbandoni i doveri prescritti, considerandoli penosi o temendo qualche disagio fisico pratica una rinuncia influenzata dalla passione. Un atto simile non conduce mai all’elevazione che si ottiene con la vera rinuncia.


SPIEGAZIONE: Il devoto situato nella coscienza di Krishna non deve rinunciare a guadagnare del denaro per paura di compromettersi nell’azione interessata. Se può impiegare il denaro guadagnato col suo lavoro per la causa della coscienza di Krishna, non dovrebbe rinunciarvi. E se alzandosi presto al mattino può avanzare nella coscienza di Krishna, non deve evitare di farlo. Tale rinuncia, motivata dalla paura o dalle difficoltà che comportano questi atti, appartiene alla passione. E il risultato di atti dominati dalla passione si rivela sempre doloroso. Colui che, sotto l’influenza della passione, rinuncia al suo dovere, non godrà mai dei frutti della rinuncia.


VERSO 9

karyam ity eva yat karma
niyatam kriyate ’rjuna
sangam tyakva phalam caiva
sa tyagah sattviko matah


Ma la rinuncia di chi compie il dovere prescritto solo perché dev’essere compiuto, rinunciando a ogni compagnia materiale e a ogni attaccamento al risultato dell’attività, è una rinuncia che appartiene alla virtù, o Arjuna.


SPIEGAZIONE: Questo è lo stato d’animo che deve accompagnare l’adempimento del proprio dovere. Si deve agire senza attaccarsi al risultato e senza identificarsi coi particolari aspetti della propria attività. Il devoto che lavora in fabbrica non s’identifica né col lavoro di fabbrica né con gli operai. È felice di lavorare per Krishna, e poiché offre a Krishna i frutti del suo lavoro, agisce sul piano spirituale, al di là delle influenze materiali.


VERSO 10

na dvesty akusalam karma
kusale nanusajjate
tyagi sattva-samavisto
medhavi chinna-samsayah


La persona intelligente che pratica la rinuncia, ed è situata in virtù, che non prova avversione per l’azione sfavorevole né si attacca all’azione favorevole, non ha dubbi sul modo di agire.


SPIEGAZIONE: L’uomo cosciente di Krishna, cioè situato nella virtù pura, non prova alcun risentimento verso gli esseri o le cose che mettono il suo corpo in situazioni scomode. Agisce nel luogo e nel momento più opportuni, senza preoccuparsi dei disagi che potrebbero essere provocati dal compimento del suo dovere. Quest’uomo, situato sul piano spirituale, al di là della materia, possiede la più grande intelligenza e nelle sue azioni è completamente libero dal dubbio.


VERSO 11

na hi deha-bhrita sakyam
tyaktum karmany asesatah
yas tu karma-phala-tyagi
sa tyagity abhidhiyate


In realtà è impossibile per l’essere incarnato abbandonare ogni attività, perciò si dice che la vera rinuncia è praticata da chi rinuncia ai frutti dell’attività.


SPIEGAZIONE: Lo Srimad-Bhagavatam insegna che mai, in nessuna circostanza, si può smettere di agire. Perciò chi agisce per Krishna, senza cercare di godere dei frutti dell’azione, offrendo tutto a Krishna, pratica la vera rinuncia. Ci sono numerosi componenti dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna che continuano il loro duro lavoro nelle fabbriche, negli uffici o in qualche altro luogo, e danno all’Associazione tutti i loro guadagni. Queste anime molto elevate sono veri e propri sannyasi, situati nella rinuncia. Questo verso mostra chiaramente in quale modo si deve rinunciare ai frutti dell’azione, e con quale scopo.


VERSO 12

anistam istam misram ca
tri-vidham karmanah phalam
bhavaty atyaginam pretya
na tu sannyasinam kvacit


Il triplice risultato dell’azione — desiderabile, indesiderabile e misto — aumenta, dopo la morte, per l’uomo che non pratica la rinuncia. Le persone che sono situate nell’ordine di rinuncia, invece, non dovranno né godere né soffrire di tale risultato.


SPIEGAZIONE: L’uomo cosciente di Krishna, che agisce in piena conoscenza della relazione che lo unisce al Signore, è sempre liberato. Alla sua morte non dovrà godere o soffrire dei frutti delle sue azioni.


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