Bhagavad Gita 16.10-18

Bhagavad Gita 16.10-18


La Bhagavad Gita Così Com'è

Sua Divina Grazie

A.C Bhaktivedanta Swami Prabhupada

⚜CAPITOLO 16⚜

Natura divina e natura demoniaca

VERSO 10

kamam asritya duspuram
dambha-mana-madanvitah
mohad grihitvasad-grahan
pravartante ’suci-vratah


Gli uomini demoniaci, preda dell’illusione, si rifugiano in una lussuria insaziabile e nella presunzione dell’orgoglio e del falso prestigio. Attratti da ciò che è temporaneo, sono sempre spinti verso attività malsane.


SPIEGAZIONE: La mentalità demoniaca è descritta in questo verso. La cupidigia degli uomini che ne sono schiavi non è mai saziata, anzi essi continuano a vedere i loro insaziabili desideri di godimento materiale moltiplicarsi senza fine. Stretti nella morsa dell’illusione, non si stancano di accettare cose effimere, anche se ne derivano un’angoscia continua. Privi di conoscenza, non sono neppure consapevoli di camminare nella direzione sbagliata. Accettano l’effimero, e su questa base si costruiscono il loro Dio, per il quale compongono i loro propri inni, che cantano poi a modo loro. Due sono le cose che li affascinano sempre più: godere del piacere sessuale e ammucchiare ricchezze materiali. Sottolineiamo qui l’importanza del termine asuci-vratah. “doveri o regole di vita malsana” poiché questi uomini demoniaci sono interessati solo al vino, alle donne, al gioco e a consumo di carne: queste sono le loro abitudini malsane (asuci). Spinti dall’orgoglio e dal falso prestigio inventano di tutto punto i loro “princìpi religiosi” che sono approvati dalle Scritture vediche. Anche se sono persone del tutto detestabili, la società le orna, artificialmente, di una fama ingannevole, e sebbene siano destinati ad andare all’inferno si credono molto avanzati.


VERSI 11-12

cintam aparimeyam ca
pralayantam upasritah
kamopabhoga-parama
etavad iti niscitah

asa-pasa-satair baddah
kama-krodha-parayanah
ihante kama-bhogartham
anyayenartha-sancayan


Essi credono che la gratificazione dei sensi sia la necessità primaria della civiltà umana, così fino a termine dei loro giorni vivono in un’ansia senza limiti. Impigliati in una rete di desideri, immersi nella lussuria e nella collera, accumulano denaro con mezzi illeciti per soddisfare i sensi.


SPIEGAZIONE: Gli uomini demoniaci credono che il fine ultimo della vita sia il piacere dei sensi, e continuano a crederlo fino al momento della morte. Non credono nella vita dopo la morte, né che l’essere si rivesta di differenti tipi di corpi, determinati dal suo karma, cioè dalle sue azioni in questo mondo. I progetti per l’avvenire, che essi sfornano uno dopo l’altro senza tregua, non si concludono mai. Una volta abbiamo conosciuto un uomo che in punto di morte chiese al medico di prolungargli la vita di altri quattro anni per poter completare certi suoi progetti. Questo sciocco ignorava, come i suoi simili, che un medico non ha il potere di prolungare la vita neanche di un solo istante. Quando il momento del trapasso si avvicina i desideri di chi muore non sono presi in considerazione. Le leggi della natura non gli concedono nemmeno un istante di più del tempo che gli spetta.

L’uomo demoniaco, che non ha fede in Dio o nell’Anima Suprema che Si trova in lui, si abbandona a ogni sorta di atti colpevoli al solo fine di godere. Non sa che nel suo cuore si trova un testimone: l’Anima Suprema, che osserva l’anima individuale in tutte le sue azioni. Le Scritture vediche, e più precisamente le Upanisad, spiegano che ci sono due uccelli su un albero: l’uno, attivo, gode e soffre dei frutti dell’albero, mentre l’altro lo osserva. Purtroppo l’uomo di natura demoniaca non ha alcuna conoscenza delle Scritture vediche né alcuna fede in esse; si sente dunque libero di agire a modo suo per la soddisfazione dei sensi e poco gli importano le conseguenze delle sue azioni.


VERSI 13-15

idam adya maya labdam
imam prapsye manoratham
idam astidam api me
bhavisyati punar dhanam

asau maya hatah satrur
hanisye caparan api
isvaro ’ham aham bhogi
siddho ’ham balavan sukhi

adhyo ’bhijanavan asmi
ko ’nyo ’sti sadriso maya
yaksye dasyami modisya
ity ajnana-vimohitah


L’uomo demoniaco pensa: “Oggi possiedo tuta questa ricchezza e secondo i miei piani ne otterrò ancora di più. Ora tutto questo è mio e domani avrò di più, sempre di più. Quell’uomo era un mio nemico e io l’ho ucciso e anche gli altri miei nemici saranno a loro volta uccisi. Io sono il padrone di tutto, sono colui che gode di tutto. Sono perfetto, potente e felice. Sono l’uomo più ricco e sono attorniato da una parentela aristocratica. Non esiste nessuno potente e felice come me. Compirò sacrifici, farò la carità e così potrò godere.” Ecco come queste persone sono sviate dall’ignoranza.


VERSO 16

aneka-citta-vibhranta
moha-jala-samavritah
prasaktah kama-bhogesu
patanti narake ’sucau


Così, agitato da molteplici ansie e imprigionato in una rete d’illusioni, si attacca tanto fortemente al piacere dei sensi che scivola verso le regioni infernali.


SPIEGAZIONE: L’uomo demoniaco vorrebbe arricchirsi all’infinito. Tutti i suoi pensieri sono concentrati a valutare il suo patrimonio e a fare imbrogli per farlo fruttare sempre di più. A questo scopo non esita ad agire in modo equivoco, a introdursi in mercati clandestini che promettono piaceri illeciti. È invaghito dei beni che già possiede: la famiglia, la terra, la casa, il conto in banca, e pensa continuamente al modo di farli crescere in numero o in valore. Ha fiducia solo nelle proprie capacità e ignora che tutti i suoi beni sono il frutto delle azioni virtuose compiute nel passato. Non immagina affatto le cause remote che gli permettono oggi di accumulare tanti beni, ma è convinto che siano il risultato dei suoi sforzi. L’uomo demoniaco crede quindi nella potenza della sua opera personale, ma non nella legge del karma. Secondo questa legge si nasce in una famiglia nobile, si diventa ricchi, si riceve una buona educazione, si gode di una grande bellezza solo grazie agli atti virtuosi compiuti nel passato. Ma l’uomo demoniaco pensa che tutto questo gli capiti per caso o grazie alle proprie capacità. Non concepisce nessuna intelligenza dietro la varietà di persone, di bellezza e di educazione. Chiunque entri in competizione con lui diventa suo nemico. Numerosi sono gli uomini demoniaci e ognuno è un nemico per gli altri. Questa ostilità si espande gradualmente: si stabilisce dapprima tra persone, poi tra famiglie, poi tra società e infine tra nazioni. Così il mondo intero diventa teatro di conflitti perpetui, di guerre e ostilità.

Queste persone demoniache pensano che sia permesso vivere alle spalle di tutti. Generalmente si credono Dio, l’Essere Supremo, e tra loro, certi “filosofi” demoniaci predicano così ai loro seguaci: “Perché cercate Dio altrove? Tutti voi siete Dio! Liberi di agire come vi pare e piace! Perché credere in un altro Dio? Sbarazzatevi di Dio. Dio è morto.” Questi sono i discorsi degli uomini demoniaci.

Un uomo demoniaco può vedere molti uomini ricchi e influenti quanto lui o perfino più di lui, ciò nonostante continuerà a credere che nessuno lo eguagli in ricchezza e in potenza. Per ciò che riguarda l’elevazione ai sistemi planetari superiori, egli non crede nel compimento degli yajna (sacrifici), ma pensa che inventando il suo proprio metodo di yajna e mettendo a punto qualche missile sarà in grado di raggiungere il pianeta celeste di sua scelta. Il miglior esempio di un simile uomo demoniaco fu Ravana. Egli propose alla gente di costruire una scala gigantesca fino ai pianeti celesti, affinché chiunque potesse raggiungerli senza dover compiere i sacrifici prescritti dai Veda. Seguendo le sue orme, gli uomini di natura demoniaca si sforzano di raggiungere i sistemi planetari superiori con mezzi meccanici. Ciò dimostra il grado di confusione e d’illusione di cui parla il nostro verso. Così facendo, questi uomini scivolano verso le regioni infernali senza neppure saperlo. Soffermiamoci sulle parole moha-jala. Jala significa “rete”; come pesci presi in una una rete, gli uomini demoniaci non hanno possibilità di sfuggire alla rete d’illusioni che li avvolge.


VERSO 17

atma-sambhavitah stabdha
dhana-mana-madanvitah
yajante nama-yajnais te
dambhenavidhi-purvakam


Compiaciuto di sé, sempre arrogante, sviato dalla ricchezza e dal falso prestigio, talvolta per orgoglio compie sacrifici che non sono tali solo di nome, senza seguire alcun principio e alcuna regola.


SPIEGAZIONE: A volte gli uomini demoniaci compiono pseudo-riti religiosi o sacrificali, considerando se stessi come l’unica realtà, senza preoccuparsi degli insegnamenti delle Scritture e di persone autorevoli. Poiché rifiutano di accettare ogni autorità spirituale sono pieni di arroganza. Questo è il frutto illusorio generato dall’accumulo di ricchezza e dal falso prestigio. Talvolta questi uomini demoniaci assumono il ruolo di predicatori e sviano le folle, diventando famosi come riformatori religiosi o manifestazioni divine. Fingono di compiere sacrifici, rendono culto a un essere celeste o si creano un Dio su misura. Le masse li proclamano Dio e li adorano, gli stolti li considerano persone avanzate nei princìpi religiosi e nei princìpi della conoscenza spirituale. Indossano l’abito del sannyasi, ma si dedicano a ogni sorta di atti infami senza preoccuparsi delle restrizioni che deve seguire un vero sannyasi, una persona che ha rinunciato al mondo. Sono convinti che la strada giusta sia quella che ognuno crea e che non esista una via stabilita che tutti devono seguire. In questo verso le parole avidhi-purvakam, mettono in rilievo l’indifferenza di questi uomini demoniaci verso ogni regola e ogni principio. All’origine di questa indifferenza c’è sempre l’ignoranza e l’illusione.


VERSO 18

ahankaram balam darpam
kamam krodham ca samsritah
mam atma-para-dehesu
pradvisanto ‘bhyasuyakah


Poiché si rifugiano nel falso ego, nella prepotenza, nell’orgoglio, nella lussuria e nella collera, i demoni diventano invidiosi di Dio, la Persona Suprema, che risiede nel loro stesso corpo e in quello degli altri, e bestemmiano la vera religione.


SPIEGAZIONE: Poiché l’uomo demoniaco è sempre ostile alla suprmazia di Dio, detesta credere nelle Scritture. È invidioso delle Scritture e dell’esistenza di Dio, la Persona Suprema. Questo è il risultato del suo pseudo-prestigio, della sua ricchezza e della sua potenza. Ignora che la sua vita presente è la preparazione per la vita successiva, perciò prova invidia verso se stesso e verso gli altri e fa violenza al proprio corpo e a quello altrui. Poiché è privo di conoscenza, disprezza il controllo sovrano della Persona Suprema. Invidioso delle Scritture e di Dio, inventa false tesi per negare l’esistenza di Dio e rifiuta l’autorità delle Scritture. In ogni sua azione si crede indipendente e onnipotente, e poiché è convinto che nessuno lo eguagli in forza, potere o ricchezza, pensa di poter fare sempre come vuole, senza che qualcuno possa impedirglielo. Se incontra un nemico capace di frenarlo nella sua scalata al piacere dei sensi è pronto a elaborare ogni sorta di progetti per schiacciarlo, esibendo così la propria potenza.


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