Bhagavad Gita 14.26-27

Bhagavad Gita 14.26-27


La Bhagavad Gita Così Com'è

Sua Divina Grazie

A.C Bhaktivedanta Swami Prabhupada

⚜CAPITOLO 14⚜

Le tre influenze della natura materiale

VERSO 26

mam ca yo ’vyabhicarena
bhakti-yogena sevate
sa gunan samatityaitan
brahma-bhuyaya kalpate


Chi s’impegna completamente nel servizio devozionale, senza deviare in nessuna circostanza, trascende subito le tre influenze della natura materiale e raggiunge il livello del Brahman.


SPIEGAZIONE: Questo verso risponde alla terza domanda di Arjuna: “Per quali vie si raggiunge il livello trascendentale?” Questo mondo, come abbiamo visto, è mosso dalle influenze della natura materiale, ma non ci si deve lasciare turbare dai loro movimenti; invece di lasciare che la nostra coscienza sia assorbita dai movimenti di queste influenze, è meglio trasferirla sulle attività compiute per la soddisfazione di Krishna. Bhakti-yoga significa agire sempre per il piacere di Krishna. Il bhakti-yoga non si limita alle attività compiute per Krishna, ma comprende anche quelle compiute per le Sue innumerevoli emanazioni plenarie, come Rama e Narayana. Colui che serve una qualsiasi delle forme di Krishna, o delle Sue emanazioni plenarie, è situato al livello trascendentale, al di là delle influenze materiali. Tutte le forme di Krishna sono completamente spirituali, eterne, piene di conoscenza e felicità. In ognuna delle Sue forme, il Signore manifesta la Sua onnipotenza, la Sua onniscienza e tutte le altre Sue qualità trascendentali. Perciò, se ci dedichiamo al servizio di Krishna o delle Sue emanazioni plenarie con una determinazione inflessibile, trascenderemo facilmente le tre influenze materiali, anche se sono molto difficili da superare. Il settimo capitolo spiegava già come colui che si abbandona a Krishna trascenda immediatamente le influenze materiali. Diventare coscienti di Krishna, cioè impegnarsi nel servizio di devozione, significa raggiungere lo stesso livello di Krishna. Il Signore descrive la Sua natura come eterna, tutta di conoscenza e felicità. Come la pepita fa parte della miniera d’oro e possiede tutte le caratteristiche della miniera, l’essere vivente è parte integrante del Signore Supremo e la sua natura spirituale è qualitativamente uguale a quella di Krishna: Tuttavia l’essere rimane distinto dal Signore, altrimenti non ci sarebbe questione di bhakti-yoga. Infatti il bhakti-yoga implica la presenza del Signore e quella del Suo devoto, e infine del loro scambio d’amore. Dio, la Persona Suprema, e l’essere individuale sono due identità distinte; altrimenti che senso avrebbe il bhakti-yoga? D’altra parte, non si può servire il Signore Supremo se non si è situati al Suo stesso livello assoluto. Per diventare servitori del re è necessario acquisire le qualità richieste. In questo caso è qualificato chi diventa Brahman, cioè libero da ogni contaminazione materiale. Gli scritti vedici dicono: brahmaiva san brahmapy eti, raggiunge il Brahman Supremo colui che diventa Brahman, cioè qualitativamente Uno col Brahman. Ma raggiungendo il Brahman non si perde mai la propria identità eterna di anima spirituale individuale.


VERSO 27

brahmano hi pratisthaham amritasyavyayasya ca
sasvatasya ca dharmasya sukhasyaikantikasya ca


Io sono la base del Brahman impersonale, che è immortale, imperituro, eterno ed è la posizione costituzionale della felicità suprema.


SPIEGAZIONE: Immortalità, indistruttibilità, eternità e felicità costituiscono la natura del Brahman inesauribile. La realizzazione del Brahman è la prima tappa della realizzazione spirituale; quella del Paramatma, dell’Anima Suprema, la seconda; e quella di Bhagavan, Dio, la Persona Suprema, è la realizzazione finale della Verità Assoluta. Perciò il Signore Supremo contiene il Brahman e il Paramatma.

Il settimo capitolo affermava che la natura materiale è la manifestazione dell’energia inferiore del Signore Supremo. Il Signore impregna la natura inferiore con i frammenti della natura superiore, introducendo così l’elemento spirituale nella natura materiale. Quando l’essere condizionato dalla natura materiale comincia a coltivare la conoscenza spirituale, abbandona l’esistenza materiale e si eleva fino a concepire il Supremo come Brahman. Raggiunto questo stadio, che è il primo nella realizzazione spirituale, lo spiritualista ha già superato il livello materiale, ma non conosce ancora la realizzazione perfetta dell’Assoluto. Egli potrà rimanere a questo livello, se lo desidera, ed elevarsi poi alla realizzazione del Paramatma, e infine a quella di Bhagavan, Dio, la Persona Suprema. Le Scritture vediche ci offrono numerosi esempi, come quello dei quattro Kumara, che erano situati prima al livello del Brahman, cioè nella concezione impersonale della Verità, e poi si elevarono al livello del servizio di devozione. Colui che non riesce a superare il livello del Brahman, cioè della concezione impersonale della Verità Assoluta, rischia di cadere dalla sua posizione. Lo Srimad-Bhagavatam afferma che la persona che giunge al livello del Brahman non ha un’intelligenza perfettamente chiara se non si eleva ulteriormente e non adotta il servizio di devozione; perciò, anche se si è elevata al piano del Brahman, corre sempre il rischio di scivolare dalla sua posizione se non s’impegna nel servizio di devozione al Signore. Nei Testi vedici è scritto, raso vai sah / rasam hy evayam labdvanandi bhavati: “Colui che giunge a conoscere Sri Krishna, Dio, la Persona Suprema, fonte inesauribile di piacere, prova veramente una felicità trascendentale.” (Taittiria Upanisad 2.7.1) Il Signore Supremo possiede pienamente le sei perfezioni, che divide col devoto che si avvicina a Lui. Il servitore del re gode di quasi tutti i vantaggi del re. Così, la vita eterna e una gioia immortale e inesauribile accompagnano il servizio di devozione, che include quindi la realizzazione del Brahman, cioè dell’immortalità, dell’eternità. La persona assorta nel servizio di devozione possiede già queste perfezioni. L’essere vivente, sebbene Brahman per natura, può nutrire il desiderio di dominare la natura materiale, e questo desiderio provoca la sua caduta nel mondo materiale. Nella sua condizione naturale, l’essere è al di là della virtù, della passione e dell’ignoranza, ma a contatto con la natura materiale viene catturato da queste tre influenze e cerca di dominare il mondo materiale. Invece se s’impegna nel servizio di devozione, in piena coscienza di Krishna, trascende subito queste tre influenze, e il suo desiderio illecito di controllare la natura materiale svanisce. È essenziale dunque praticare, in compagnia di altri devoti, il servizio di devozione, che include nove aspetti: ascoltare le glorie del Signore, cantarle, ricordarle, e così via. La compagnia degli altri devoti e il potere del maestro spirituale cancellano a poco a poco il nostro desiderio materiale di dominare ogni cosa, e ci situano fermamente nel sublime servizio d’amore al Signore Supremo. Dal ventiduesimo al ventisettesimo verso di questo capitolo, Krishna raccomanda il servizio di devozione, che è anche molto semplice da compiere: servire costantemente il Signore, mangiare i resti del cibo offerto al Signor, sentire il profumo dei fiori offerti ai piedi di loto del Signore, visitare i luoghi santi dove si svolsero i divertimenti trascendentali del Signore, leggere le Scritture che narrano le attività del Signore e i Suoi scambi d’amore con i Suoi devoti, cantare sempre i santi nomi del Signore facendo vibrare i suoni trascendentali del maha-mantra: Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Har Hare / Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare, osservare i giorni che commemorano l’apparizione e la scomparsa, in questo mondo, del Signore e dei Suoi devoti. Compiendo queste attività, il devoto si distacca completamente da ogni attività materiale. Colui che può così stabilirsi nel brahmajyoti, l’”atmosfera” spirituale, diventa qualitativamente uguale a Dio, la Persona Suprema.

Terminano così gli insegnamenti di Bhaktivedanta sul quattordicesimo capitolo della Srimad Bhagavad-gita intitolato: “Le tre influenze della natura materiale.”


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