Bhagavad Gita 13.24-26

Bhagavad Gita 13.24-26


La Bhagavad Gita Così Com'è

Sua Divina Grazie

A.C Bhaktivedanta Swami Prabhupada

⚜CAPITOLO 13⚜

La natura, il beneficiario e la coscienza

VERSO 24

ya evam vetti purusam
prakritim ca gunaih saha
sarvatha vartamano’pi
na sa bhuyo ‘bhijayate


Chi comprende questa filosofia che riguarda la natura materiale, l’essere vivente e l’interazione delle influenze materiali è sicuro di ottenere la liberazione. In qualunque situazione si trovi non rinascerà mai più in questo mondo.


SPIEGAZIONE: Una chiara comprensione della natura materiale, dell’Anima Suprema, dell’essere individuale e dei rapporti che esistono tra loro ci permetterà di ottenere la liberazione e di raggiungere il mondo spirituale, dal quale non si è più costretti a tornare. Questo è il frutto della conoscenza. Lo scopo della conoscenza è quello di capire chiaramente che per qualche ragione siamo caduti nell’esistenza materiale. Con i nostri sforzi personali e a contatto con le Scritture, con gli uomini santi e con un maestro spirituale, che sono tutte autorità in materia, dobbiamo capire la nostra posizione e quindi illuminati dalla Bhagavad-gita così com’è data da Dio in persona, dobbiamo tornare alla coscienza spirituale, la coscienza di Krishna. Così saremo sicuri di non tornare mai più nell’esistenza materiale, ma di essere trasportati nel mondo spirituale dove vivremo una vita eterna di conoscenza e felicità.


VERSO 25

dhyanenatmani pasyanti
kecid atmanam atmana
anye sankhyena yogena
karma-yogena-capare


Alcuni percepiscono la presenza dell’Anima Suprema all’interno di sé con la meditazione, altri coltivando la conoscenza, altri ancora rinunciando ai frutti dell’attività.


SPIEGAZIONE: Il Signore spiega ad Arjuna che le anime condizionate si possono dividere in due categorie: quelle che non hanno alcun interesse per la vita spirituale e quelle che la vivono con fede. La prima categoria comprende gli atei, gli scettici, gli agnostici e anche i monisti; la seconda è costituita soprattutto dai devoti di Dio, la Persona Suprema, che sono distaccati dai frutti delle loro azioni. In altre parole, soltanto i devoti sono dotati di visione spirituale perché capiscono che al di là della natura materiale esiste il mondo spirituale e il Signore Supremo, che Si manifesta come Paramatma, l’Anima Suprema presente in ogni essere, l’onnipresente Persona Divina. Naturalmente anche coloro che cercano di comprendere la Verità Suprema e Assoluta coltivando la conoscenza possono essere inclusi in questa seconda categoria. Quanto ai filosofi sankhya, essi scompongono l’universo i ventiquattro elementi e classificano l’anima individuale come il venticinquesimo elemento. Quando giungono a comprendere che l’anima trascende la materia, allora possono capire che al di sopra dell’anima individuale Si trova Dio, la Persona Suprema, il ventiseiesimo elemento. E gradualmente giungono anch’essi ad accettare il servizio di devozione nella coscienza di Krishna. Anche coloro che rinunciano ai frutti delle loro azioni sono sulla buona strada; anch’essi hanno la possibilità di elevarsi al servizio di devozione nella coscienza di Krishna. Secondo questo verso, ci sono poi altre persone, dalla coscienza pura, che si sforzano di trovare l’Anima Suprema attraverso la meditazione; quando La scoprono all’interno di se stessi raggiungono il livello spirituale. Altri cercano di capire l’Anima Suprema coltivando la conoscenza e altri ancora intraprendono la via dell’hata-yoga, e con queste pratiche infantili cercano di soddisfare il Signore Supremo.


VERSO 26

anye tv evam ajanantah
srutvanyebhya upasate
te ’pi catitaranty eva
mrityum sruti-parayanah


Inoltre vi sono alcuni che, pur non essendo esperti nella conoscenza spirituale, cominciano ad adorare il Signor Supremo dopo aver sentito parlare di Lui. Poiché sono inclini ad ascoltare gli insegnamenti delle autorità, anch’essi trascendono il ciclo di nascite e morti.


SPIEGAZIONE: Questo verso è applicabile in modo particolare alle nostre società moderne, in cui l’educazione spirituale è praticamente inesistente. S’incontrano oggi numerosi atei, agnostici e “pensatori”, ma nessuno ha una vera conoscenza filosofica. Tuttavia l’uomo comune, se ha qualche virtù, ha la possibilità di fare progressi spirituali semplicemente ascoltando con attenzione un insegnamento venuto da fonti autorizzate, e soprattutto, secondo Sri Caitanya Mahaprabhu, ascoltando le vibrazioni spirituali del maha-mantra: Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare / Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare. È molto importante ascoltare, e su questo fatto insiste molto Sri Caitanya Mahaprabhu, il Signore venuto a insegnare la coscienza di Krishna al mondo moderno. Sempre per questo motivo è detto che tutti gli uomini devono cercare l’occasione di ascoltare le parole di anime realizzate, in modo da diventare gradualmente capaci di capire ogni cosa. Allora cominceranno senz’altro ad adorare il Signore Supremo. Sri Caitanya insegnava che nella nostra era non è necessario cambiare la propria posizione familiare e sociale; bisogna solo abbandonare il tentativo di comprendere la Verità Assoluta con ragionamenti speculativi, e imparare a diventare i servitori di coloro che hanno la conoscenza del Signore Supremo. Infatti, se abbiamo la fortuna di prendere rifugio in un puro devoto del Signore, di ascoltare da lui ciò che riguarda la realizzazione spirituale e di seguire le sue orme, noi stessi saremo elevati al livello di puri devoti. In particolare, questo verso raccomanda il metodo dell’ascolto per raggiungere la perfezione spirituale, e questo è molto appropriato. Anche se l’uomo comune non ha le capacità dei cosiddetti filosofi, il fatto di ascoltare con fede le parole di un autorità in campo spirituale lo aiuterà a superare l’esistenza condizionata e a tornare a Dio, nella sua dimora originale.

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