Bhagavad Gita 13.20-23

Bhagavad Gita 13.20-23


La Bhagavad Gita Così Com'è

Sua Divina Grazie

A.C Bhaktivedanta Swami Prabhupada

⚜CAPITOLO 13⚜

La natura, il beneficiario e la coscienza

VERSO 20

prakritim purusam caiva
viddhy anadi ubhav api
vikarams ca gunams caiva
viddhi prakriti-sambhavan


Sappi che la natura materiale e gli esser viventi non hanno inizio. Le loro trasformazioni e le te influenze della materia sono prodotti della natura materiale.


SPIEGAZIONE: Con questa conoscenza possiamo conoscere il corpo, o campo d’azione, e i conoscitori del corpo, cioè l’anima infinitesimale e l’Anima Suprema. Il corpo è il campo d’azione formato dalla natura materiale, e l’essere individuale, che è situato nel corpo e gode delle sue attività, è chiamato purusa. Egli è uno dei due conoscitori del corpo, e l’altro è L’Anima Suprema. Dobbiamo sapere che entrambi sono manifestazioni di Dio, la Persona Suprema; l’essere infinitesimale partecipa delle Sue energie, e l’Anima Suprema appartiene alle Sue manifestazioni personali.

La natura materiale e l’essere individuale sono entrambi eterni, il che significa che esistevano prima della creazione. Entrambi partecipano delle energie del Signore: la natura materiale della Sua energia inferiore, e l’anima individuale della Sua energia superiore. Entrambi esistevano prima che il cosmo fosse manifestato. La natura materiale era contenuta in Maha-Visnu, il Signore Supremo, e quando fu necessario divenne manifestata attraverso il mahat-tattva. Anche gli esseri sono in Lui, ma a causa del loro condizionamento si rifiutano di servirLo e si vedono così negare l’entrata nel mondo spirituale. Ma dopo il riassorbimento della natura materiale, a questi esseri è offerta ancora la possibilità di agire nell’ambito dell’universo materiale per prepararsi a tornare nel mondo spirituale. Questo è il mistero della creazione materiale. In origine, l’essere vivente è spirituale, parte integrante del Signore Supremo, ma a causa della sua tendenza ribelle è costretto a subire il condizionamento della natura materiale. Non è essenziale sapere come questi esseri di natura superiore, parti integranti del Signore Supremo, siano entrati a contatto con la natura materiale; Dio, la Persona Suprema, conosce i motivi di questa caduta e precisa nelle Scritture che coloro che si lasciano affascinare dalla natura materiale devono sostenere una dura lotta per sopravvivere. Ma dobbiamo capire con certezza, alla luce di questi versi, che le trasformazioni e le influenze della natura materiale attraverso la virtù, la passione e l’ignoranza sono tutti prodotti della natura materiale. Tutte le differenti varietà e trasformazioni degli esseri viventi derivano solo dal corpo, perché a livello spirituale tutti gli esseri sono uguali.


VERSO 21

karya-karana-kartritve
hetuh prakritir ucyate
purusah sukha-duhkhanam
bhoktritve hetur ucyate


La natura è considerata la causa di ogni causa e di ogni effetto materiale, mentre l’essere vivente è la causa dei piaceri e delle sofferenze che incontra in questo mondo.


SPIEGAZIONE: L’origine delle numerose varietà di corpi e di sensi degli esseri viventi è la natura materiale. Esistono 8.400.000 forme di vita, tutte create dalla natura materiale e nate dal desiderio che ha l’essere di godere di una certa forma di piacere e di un certo tipo di corpo. Situato in differenti corpi, l’esser proverà gioie e sofferenze, ma saranno tutte dovute al corpo e non al suo vero sé.

Nella sua condizione originale, l’essere non deve temere di perdere la felicità, che è la sua condizione naturale. Solo quando nutre il desiderio di dominare la natura materiale, si ritrova nel mondo materiale. Ma questo desiderio non esiste nel mondo spirituale, che è puro. Nel mondo materiale ognuno lotta duramente per trovare sempre nuove “prede” per il piacere del proprio corpo. Precisiamo qui che il corpo è il prodotto dei sensi, che sono gli strumenti messi a disposizione dell’essere per appagare i suoi desideri. E quest’insieme del corpo e dei “sensi-strumenti” è offerto dalla natura materiale all’essere vivente in funzione dei suoi desideri e delle sue azioni passate. L’essere sarà quindi benedetto o maledetto dalla natura materiale con diverse condizioni, o “abitacoli”, secondo i suoi desideri e le sue attività, come sarà spiegato nel verso seguente. L’essere è dunque responsabile delle gioie e dei dolori che lo toccano. E una volta posto in un particolare corpo, cade sotto il giogo della natura materiale, poiché il corpo, fatto di materia, agisce secondo le leggi materiali, che l’essere non ha il potere di cambiare. Se ottiene un corpo di cane, per esempio, dovrà agire come un cane, non potrà fare diversamente; in un corpo di maiale sarà costretto a mangiare escrementi e a comportarsi come un maiale; e in un corpo di essere celeste dovrà agire come un essere celeste.

Questa è la legge della natura. Ma in ogni situazione l’Anima Suprema accompagna l’anima individuale, come spiegano i Veda (Mundaka Upanisad 3.1.1.): dva suparna sayuja sakhayah, il Signore Supremo è così buono verso gli esseri che nella Sua forma di Paramatma, l’Anima Suprema, accompagna sempre l’anima individuale, in qualsiasi circostanza.


VERSO 22

purusah prakriti-stho hi
bhunkte prakriti-jan gunan
karanam guna-sango ’sya
sad-asad-yoni-janmasu


Così l’essere vivente segue, nell’ambito della materia, i diversi modi di vita e gode delle tre influenze della natura materiale. Ciò è dovuto al contatto con questa natura. Incontrerà così il bene e il male nelle varie specie.


SPIEGAZIONE: Questo verso è molto importante per capire come l’anima condizionata trasmigra da un corpo all’altro. Il secondo capitolo spiegava che l’essere passa da un corpo all’altro come si cambia un vestito. Questi cambiamenti di corpo, o di “vestito”, derivano dall’attaccamento all’esistenza materiale. Finché sarà attratto da questa manifestazione illusoria, l’essere continuerà a trasmigrare da un corpo all’altro. In realtà, è il suo desiderio di dominare la natura materiale che lo mette in queste condizioni indesiderabili, dandogli ora un corpo di essere celeste, ora di uomo, di animale, di uccello, di verme, di pesce, di saggio o d’insetto, sempre in rapporto ai suoi desideri materiali. E ogni volta l’essere si crede l’artefice del proprio destino, che in realtà gli viene imposto dalla natura materiale.

Questo verso spiega come all’essere sono attribuiti diversi corpi. Tutto questo è dovuto al contatto con le tre influenze della natura materiale perciò ci si deve elevare al di sopra di esse e raggiungere il livello spirituale. Questa è la coscienza di Krishna. Se non siamo coscienti di Krishna saremo costretti dalla nostra coscienza contaminata a passare da un corpo all’altro, perché abbiamo nutrito desideri materiali da tempo immemorabile. Si deve dunque cambiare “punto di vista”, e questo può avvenire solo ascoltando attentamente gli insegnamenti che vengono da fonti autorizzate. L’esempio migliore è Arjuna, che riceve la scienza di Dio direttamente da Krishna. Se l’essere condizionato si presta a questo ascolto perderà il suo desiderio di dominare la natura materiale, desiderio nutrito da lunghissimo tempo, e in proporzione al calo di questo desiderio giungerà a gustare la felicità spirituale. Un mantra vedico precisa che l’essere gode dell’esistenza di felicità eterna che gli è propria in proporzione alla conoscenza che ha acquisito a contatto col Signore Supremo.


VERSO 23

upadrastanumanta ca
bharta bhokta mahesvarah
paramatmeti capy ukto
dehe ’smin purusah parah


Ma nel corpo è presente un altro Essere, un beneficiario trascendentale; è il Signore, il proprietario supremo, il supervisore e il consenziente, conosciuto come Anima Suprema.


SPIEGAZIONE: Questo verso afferma chiaramente che l’Anima Suprema, che accompagna sempre l’anima condizionata, è una manifestazione del Signore Supremo, non è un’anima comune. I filosofi monisti, che credono nell’esistenza di un solo conoscitore del corpo, pensano che non esista differenza tra l’Anima Suprema e l’anima individuale. Ma per chiarire la questione, il Signor Afferma qui che Egli Si manifesta in ogni corpo come Paramatma, l’Anima Suprema, differente dall’anima individuale, in quanto Egli è para, sempre al di là della materia. L’anima infinitesimale gode delle attività del particolare campo d’azione in cui si trova, mentre l’Anima Suprema, che non partecipa alle azioni o ai piaceri limitati del corpo, vi gioca un ruolo ben diverso, quello di testimone, di supervisore, di consenziente e di beneficiario supremo. Non è chiamata atma, ma paramatma, ed è trascendentale. È quindi evidente che l’atma e il Paramatma sono differenti l’uno dall’Altro. L’Anima Suprema, il Paramatma, ha braccia e gambe che si estendono dappertutto, mentre l’anima infinitesimale no. E poiché il Paramatma non è altri che il Signore Supremo, Egli è presente nel corpo per approvare i desideri dell’anima individuale di godere dei piaceri materiali. Senza l’approvazione dell’Anima Suprema, l’anima individuale non può agire. L’anima individuale è bhukta, “sostenuta”, e il Paramatma è bhokta, “sostegno”. Esistono innumerevoli esseri e il Signore dimora come amico in ciascuno di loro.

L’anima individuale è eternamente parte integrante del Signore Supremo, a cui è unita da un intimo legame di amicizia, ma ha la tendenza a rifiutare la supremazia del Signore e a dominare la natura con uno sforzo indipendente. A causa di questa tendenza essa costituisce ciò che si chiama l’energia marginale del Signore Supremo (marginale perché situata talvolta nell’energia materiale, talvolta in quella spirituale). Fintanto che l’essere è condizionato dall’energia materiale, il Signore gli rimane accanto come amico, nella forma dell’Anima Suprema, per aiutarlo a tornare all’energia spirituale. Il Signore, infatti, desidera sempre ardentemente ricondurre l’essere individuale all’energia spirituale, ma l’essere si serve del suo piccolo libero arbitrio per rifiutare il contatto con la luce spirituale. Quest’abuso della sua indipendenza è la causa della lotta materiale che deve condurre nel cuore dell’esistenza condizionata. Il Signore, perciò, istruisce costantemente l’essere vivente, dall’interno e dall’esterno. Dall’esterno gli dà istruzioni come quelle contenute nella Bhagavad-gita e dall’interno cerca di fargli capire che le sue attività nel campo materiale non gli procurano la vera felicità. “Abbandona tutto, dice il Signore, e volgi la tua fede verso di Me; allora sarai felice.” Così, l’uomo intelligente che ripone la sua fede nell’Anima Suprema, nel Signore, s’incammina verso una vita eterna di conoscenza e di felicità.


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