Bhagavad Gita 13.16-19

Bhagavad Gita 13.16-19


La Bhagavad Gita Così Com'è

Sua Divina Grazie

A.C Bhaktivedanta Swami Prabhupada

⚜CAPITOLO 13⚜

La natura, il beneficiario e la coscienza

VERSO 16

bahir antas ca bhutanam
acaram caram eva ca
suksmatvat tad avijneyam
dura-stham cantike ca tat


La Verità Suprema è all’esterno e all’interno di tutti gli esseri viventi, mobili e immobili. Per la sua natura sottile, Essa è al di là del potere di percezione e di comprensione dei sensi materiali. Infinitamente lontana è anche molto vicina.


SPIEGAZIONE: Alla luce dei Testi vedici posiamo capire che Narayana, la Persona Suprema, vive in ogni essere e anche fuori di ogni essere. Egli è presente contemporaneamente nel mondo spirituale e nel mondo materiale. E sebbene molto lontano da noi, Egli è anche molto vicino a noi. Questi sono gli insegnamenti delle Scritture: asino duram vrajati sayano yati sarvatah (Katha Upanisad 1.2.21) Noi non possiamo vedere o capire come il Signore goda del Suo infinito splendore e sia sempre immerso nella felicità trascendentale, perché i nostri sensi materiali ce lo impediscono. Anche le Scritture vediche affermano che i nostri sensi e la nostra mente materiali sono incapaci di comprenderLo. Invece, colui che con la pratica del servizio di devozione, nella coscienza di Krishna, ha purificato i sensi e la mente può vedere il Signore costantemente. Lo conferma la Brahma-samhita dicendo che il devoto che ha sviluppato amore per Dio può vedere il Signore continuamente, e lo conferma anche la Bhagavad-gita (11.54), dichiarando che solo il servizio di devozione permette di conoscere e vedere il Signore: bhaktya ty ananyaya sakyah.


VERSO 17

avibhaktam ca bhutesu
vibhaktam iva ca sthitam
bhuta-bhartri ca taj jneyam
grasisnu prabhavisnu ca


Pur apparendo divisa tra tutti gli esseri, l’Anima Suprema rimane indivisibile. È Una. Sebbene mantenga tutti gli esseri viventi, sappi che è sempre Lei che li divora e li fa sviluppare.


SPIEGAZIONE: Che il Signore sia presente nel cuore di tutti gli esseri come Anima Suprema non significa che Egli Si sia diviso. Egli rimane sempre Uno. È paragonato al sole che pur essendo situato in un preciso punto del meridiano, brilla sempre sopra la testa di tutti gli esseri. Possiamo viaggiare in un raggio di migliaia di chilometri e chiedere: “Dov’è il sole?”, e ciascuno risponderà che brilla proprio sulla sua testa. I Testi vedici danno questo esempio per mostrare che nonostante il Signore Si trovi nel cuore di ogni essere, come se fosse diviso, Egli rimane sempre Uno. È spiegato che un solo Visnu, con la Sua onnipotenza, è presente ovunque, come il sole appare simultaneamente in luoghi diversi, a persone diverse.

Il Signore Supremo, che sostiene tutti gli esseri, li “divora” tutti quando giunge l’ora dell’annientamento. Nell’undicesimo capitolo, il Signore dichiarava di essere venuto per “divorare” tutti i guerrieri riuniti sul campo di battaglia di Kuruksetra. Affermava inoltre che nella forma del tempo Egli “divora” tutto perciò è conosciuto anche come il distruttore, lo sterminatore supremo. Al tempo della creazione Egli rende possibile lo sviluppo di tutti gli esseri e al tempo della distruzione li “divora” tutti. Anche gli inni vedici confermano che il Signore è l’origine e il riposo di tutti gli esseri: yato va imani bhutani jayante yena jatani jivanti yat prayanty abhisam- visanti tad brahma tad vijijnasasva. (Taittiriya Upanisad 3.1) Dopo la creazione tutto riposa sulla Sua onnipotenza, e dopo l’annientamento tutto ritorna a Lui, per riposare ancora in Lui.


VERSO 18

jyotisam api taj jyotis
tamasah param ucyate
jnanam jneyam jnana-gamyam
hridi sarvasya visthitam


L’Anima Suprema è la fonte di luce in tutto ciò che è luminoso. È al di là dell’oscurità della materia ed è non manifestata. È la conoscenza, l’oggetto della conoscenza e il fine della conoscenza. È situata nel cuore di tutti gli esseri.


SPIEGAZIONE: L’Anima Suprema, Dio, la Persona Suprema, è la fonte di luce in tutti gli oggetti che risplendono, come il sole, la luna, le stelle, e così via. Le Scritture vediche c’insegnano che il mondo spirituale, illuminato dalla radiosità del Signore Supremo, non ha alcun bisogno del sole o della luna. Ma nel mondo materiale questa luce spirituale, il brahmajyoti, è velata dal mahat-tattva, dagli elementi materiali, perciò diventano necessarie le fonti luminose, come il sole, la luna o l’energia elettrica.

I Testi vedici affermano chiaramente che ogni cosa è illuminata dalla brillante radiosità del Signore. È facile concludere dunque che il Signore non abita nell’universo materiale; Egli vive nel mondo spirituale, nell’”atmosfera” spirituale, molto al di là dell’universo materiale. Questi Testi confermano che il Signore è simile al sole, eternamente radioso, e che Si trova molto al di là delle tenebre materiali, aditya-varnam tamasah parastat, (Svetasvatara Upanisad 3.8)

La conoscenza del Signore è completamente spirituale. Le Scritture vediche confermano d’altronde che il Brahman è pura conoscenza spirituale, in forma condensata. Colui che desidera ardentemente andare nel mondo spirituale riceve dal Signore, presente nel cuore di ciascuno, la conoscenza necessaria per giungervi. Un mantra vedico (Svetasvatara Upanisad 6.18) aggiunge che chiunque aspiri veramente alla liberazione deve abbandonarsi a Dio, la Persona Suprema: tam ha devam atma-buddhi-prakasam mumuksur vai saranam aham prapadye. Quanto all’oggetto ultimo della conoscenza, lo si trova stabilito nelle Scritture: tam eva viditvati mrityum eti, “Solo colui che Ti conosce può superare le frontiere della nascita e della morte.” (Svetasvatara Upanisad 3.8)

Il Signore è presente come controllore supremo nel cuore di tutti gli esseri. Egli ha braccia e gambe estese ovunque, cosa che non si applica evidentemente all’anima infinitesimale. Bisogna quindi ammettere l’esistenza di due conoscitori del campo d’azione, distinti l’uno dall’Altro, che sono l’anima infinitesimale e l’Anima Suprema. L’uno estende le sue braccia e le sue gambe solo intorno a sé mentre l’Altro, Krishna, le manifesta in tutte le direzioni. La Svetasvatara Upanisad (3.17) lo conferma: sarvasya prabhum isanam sarvasya saranam brihat. Dio, la Persona Suprema, è il maestro (prabhu) di tutti gli esseri, il supremo rifugio di tutti gli esseri. Non si può negare, dunque che l’anima infinitesimale e l’Anima Suprema siano sempre distinte l’una dall’Altra.


VERSO 19

iti ksetram tatha jnanam
jneyam coktam samasatah
mad-bhakta etad vijnaya
mad-bhavayopapadyate


Così ti ho brevemente descritto il campo d’azione [il corpo], la conoscenza e l’oggetto della conoscenza. Soltanto i Miei devoti possono comprendere queste cose in profondità e raggiungere la Mia natura.


SPIEGAZIONE: Il Signore ha dato una descrizione sommaria del corpo della conoscenza e dell’oggetto della conoscenza. La conoscenza comporta tre fattori: colui che conosce, l’oggetto della conoscenza e il procedimento della conoscenza. Questi tre fattori riuniti costituiscono ciò che si chiama la scienza del sapere, o vijnana. Solo i puri devoti del Signore possono raggiungere la conoscenza perfetta, e in modo diretto; nessun altro può arrivarci. I monisti sostengono che alla fine questi tre fattori s’identificano e si confondono, ma i devoti rifiutano questa tesi. La conoscenza e il suo sviluppo implicano la comprensione della nostra vera natura, nella co scienza di Krishna. Ora siamo guidati da una coscienza materiale, ma se diventiamo coscienti delle attività di Krishna, se realizziamo che Krishna è tutto ciò che esiste, raggiungeremo subito la vera conoscenza. In altre parole, la conoscenza non è che una fase preliminare della comprensione perfetta del servizio di devozione. Nel quindicesimo capitolo questo concetto sarà chiaramente spiegato.

Ora, per sintetizzare, è possibile capire che i versi 6 e 7, a partire da maha-bhutani e continuando con cetana dhritih, analizzano gli elementi materiali e alcune manifestazioni dei sintomi della vita. Questi si combinano per formare il corpo, ossia il campo d’azione. I versi dall’8 al 12, da amanitvam a tattva-jnanartha-darsanam, spiegano il metodo di conoscenza necessario per comprendere i due conoscitori del campo di attività, cioè l’Anima e l’Anima Suprema. Inoltre i versi dal 13 al 18, a partire da anadi mat-param e continuando con hridi sarvasya visthitam, descrivono l’anima e il Signore Supremo, ossia l’Anima Suprema.

Come possiamo vedere sono stati spiegati tre punti: il campo d’azione (il corpo), il metodo della comprensione, e insieme l’anima e l’Anima Suprema. È qui affermato che soltanto i puri devoti del Signore possono comprendere chiaramente questi tre punti. Per questi devoti, quindi, la Bhagavad-gita costituisce il massimo dell’utilità: sono i puri devoti che possono raggiungere la meta suprema, la natura del Signore Supremo Krishna. In altre parole, soltanto i devoti, e non altri, possono capire la Bhagavad-gita e derivarne il frutto desiderato.


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