Bhagavad Gita 7.20-21

Bhagavad Gita 7.20-21


La Bhagavad Gita Così Com'è

Sua Divina Grazie

A.C Bhaktivedanta Swami Prabhupada

⚜CAPITOLO 7⚜

La conoscenza dell’Assoluto

VERSO 20

kamais tais tair hrita-jnanah
prapadyante ’nya-devatah
tam tam niyamam asthaya
prakritya niyatah svaya


Coloro la cui intelligenza è stata rubata dai desideri materiali si sottomettono agli esseri celesti e seguono, ciascuno secondo la propria natura, le norme relative al loro culto.


SPIEGAZIONE: Coloro che si sono purificati da ogni contaminazione materiale si abbandonano al Signore Supremo e Lo servono con amore e devozione. Ma coloro che non sono completamente purificati conservano la natura di non devoti. Nonostante ciò, anche coloro che sono ancora pieni di desideri materiali, se si affidano al Signore perdono rapidamente ogni attrazione per il mondo materiale, perché avendo preso la giusta via si liberano presto dalla cupidigia.

Lo Srimad Bhagavatam raccomanda a tutti gli esseri di abbandonarsi a Vasudeva e di adorarLo, siano essi liberi o schiavi dei desideri materiali, aspirino ancora a liberarsi dalla materia o siano già puri devoti disinteressati ai piaceri del mondo. Lo Srimad Bhagavatam (2.3.10) c’insegna inoltre:

akamah sarva-kamo va
moksa-kama udara-dhih
tivrena bhakti-yogena
yajeta purusam param

Le persone meno intelligenti, che hanno perso il senso spirituale, invece di andare direttamente a Dio, la Persona Suprema, preferiscono affidarsi agli esseri celesti per appagare rapidamente i propri desideri materiali. Queste persone non si rivolgono al Signore Supremo perché sono sotto l’influenza della natura materiale, in particolare sotto l’influenza della passione e dell’ignoranza. Esse seguono dunque le regole del culto agli esseri celesti e ben presto vedono esauditi i loro desideri, ma schiave come sono dei loro meschini desideri materiali, non riescono a vedere lo scopo supremo. Poiché per ottenere temporaneamente alcuni benefici materiali i Veda raccomandano di adorare gli esseri celesti (il sole, ad esempio per avere la salute), coloro che non sono devoti del Signore credono che gli esseri celesti siano più potenti di Dio e più capaci di Lui di soddisfare le loro richieste. Ma il puro devoto non si lascia ingannare così; sa bene che Krishna, la Persona Suprema, è il maestro di tutti. Ciò è confermato anche nella Caitanya-caritamrita (Adi 5.142), dovè detto, ekale isvara krishna, ara saba bhritya, che soltanto Krishna, Dio, è il maestro, e tutti gli altri sono Suoi servitori. Perciò il puro devoto non si rivolge mai agli esseri celesti per soddisfare i propri bisogni materiali, ma si affida completamente al Signore Supremo ed è soddisfatto di ciò che riceve da Lui.


VERSO 21

yo yo yam yam tanum bhaktah sraddhayarcitum icchati
tasya tasyacalam sraddham
tam eva vidadhamy ahan


Sono nel cuore di ognuno nella forma di Anima Suprema. Non appena un uomo desidera adorare un essere celeste, Io rafforzo la sua fede in modo che egli possa dedicarsi a una particolare divinità.


SPIEGAZIONE: Dio ha dotato ogni essere di un certo libero arbitrio: se aspiriamo ai piaceri materiali e per ottenerli desideriamo sinceramente fare appello agli esseri celesti, il Signore, presente come Anima Suprema nel cuore di ciascuno di noi, comprende il nostro desiderio e ci permette di esaudirlo. Padre supremo di tutti gli esseri, Egli non reprime la nostra volontà d’indipendenza; anzi, facilità la soddisfazione di ogni nostro desiderio materiale. Ci si potrebbe chiedere allora perché Dio onnipotente permetta agli esseri viventi di godere della materia e di cadere nei meandri dell’energia illusoria. La risposta è che se Egli, come Anima Suprema, non concedesse questa possibilità, la loro libertà non avrebbe significato. Egli li lascia dunque completamente liberi di agire come vogliono, ma nella Bhagavad-gita dà il Suo insegnamento finale: lasciare tutto per abbandonarsi interamente a Lui e conquistare così la felicità.

Uomini ed esseri celest sono tutti subordinati alla volontà di Dio, la Persona Suprema. Il culto agli esseri celesti non dipende dunque solo dal desiderio dell’uomo, né gli esseri celesti possono, da soli, accordare le loro benedizioni. Si dice che neppure un filo d’erba si muova in modo indipendente dalla volontà del Signore Supremo. Di solito coloro che soffrono si rivolgono agli esseri celesti, seguendo le raccomandazioni dei Veda, e rendono culto a questa o a quella divinità secondo il beneficio che vogliono ottenere. Chi vuole ritrovare la salute rende culto al dio del sole, chi aspira all’erudizione rende culto a Sarasvati, la dea del sapere, e chi desidera una bella sposa a Uma, la moglie di Siva. Questi sono alcuni esempi delle indicazioni contenute negli sastra (Scritture vediche) sui culti resi ai vari esseri celesti. A chi desidera ottenere un particolare beneficio, il Signore dà l’ispirazione e la determinazione con cui potrà avvicinare l’essere celeste che può accordarglielo e ottenere così ciò che desidera. La particolare devozione che un individuo prova per una certa divinità viene anch’essa dal Signore e non dalla divinità stessa; solo Krishna, l’Anima Suprema situata nel cuore di ognuno, può ispirare l’uomo nel suo culto agli esseri celesti, che dopotutto costituiscono le diverse membra del corpo universale del Signore Supremo, e non hanno alcuna indipendenza propria. Nel primo Anuvaka della Taittiriya, si trova questo verso: “Dio, la Persona Suprema, abita anche nel cuore degli esseri celesti come Paramatma; è Lui che permette loro di soddisfare i desideri degli uomini. Né gli esseri celesti né gli uomini sono indipendenti. Tutti dipendono dalla volontà suprema.”



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