Audi A2

Audi A2

CarFanatics

L'auto di oggi non è una supercar dalle prestazioni inenarrabili, e neppure una concept car avveniristica, parliamo di un'auto che fu un flop totale, bruttarella e piuttosto costosa, ma che silenziosamente ha cambiato, almeno un po', il mondo dell'automobilismo per come lo conoscevamo. L'auto di oggi è l'Audi A2

Non strappatevi i capelli, non smettete di leggere l'articolo solo perché questa vettura vi ricorda un brutto furgoncino crucco, non fatelo perché potrete vedere la A2 sotto una luce magari mai vista, che vi farà ricredere sulla bontà di un progetto rivoluzionario.

Come riconosciuto da molti, quest'auto è un concentrato di soluzioni innovative fuori dal comune: partiamo dal telaio, che, nato sulla base dell'esperienza maturata con la progettazione della A8, era uno space frame realizzato totalmente in alluminio saldato al laser, capace di abbattere del 43% il peso rispetto ad uno in acciaio. Questa cura maniacale per la ricerca della massima leggerezza, che si ripercosse anche in alcune soluzioni interne, come per esempio delle alette parasole prive di qualsiasi accessorio e forellate, permise di fermare l'ago della bilancia a soli 895kg, un peso degno di una Lotus, non fosse che questo è un monovolume spazioso e capiente. Questo risultato, ottenuto grazie al massiccio utilizzo di alluminio (il che la rese la prima vettura di serie al mondo realizzata completamente in questo pregiato materiale) non era nulla se abbinato ad un'aerodinamica poco favorevole: lo studio in galleria del vento fu maniacale, tanto da donare alla A2 la tipica linea laterale discendente col caratteristico spoiler che spezza il lunotto in due porzioni; se esteticamente non era il massimo, e probabilmente neppure dal punto di vista della visibilità posteriore, sicuramente era efficace da quello aerodinamico, con un CX di appena 0.25.

Ma perché questa ricerca maniacale della massima aerodinamicità e minor peso? Semplice: consumare il meno possibile; la A2 infatti poteva vantare, quando dotata del parsimonioso 1.2 3 cilindri TDI, un consumo di appena 3l/100km, che permetteva di raggiungere un'autonomia la quale garantiva di poter fare Stoccarda-Milano (circa 600km) con un solo pieno, nonostante un serbatoio piuttosto risicato.

Insomma un'auto interessante, interessante però dal punto di vista tecnico, non sempre tangibile dall'utente medio, che preferiva la diretta rivale, la Mercedes-Benz Classe A, più spaziosa e modaiola e più economica per via della minor ricercatezza dei materiali e tecnologie. 

Venduta in neppure 180.000 esemplari, l'auto fu dismessa dai listini nel 2005: lo scotto tanto fu forte per il marchio dei quattro anelli che decise di abbandonare tale genere di veicoli e nomenclatura.


Piccola curiosità: per semplificare al massimo la manutenzione ordinaria dell'auto, Audi decise di celare dietro alla mascherina anteriore, uno scompartimento per accedere alle bocchette dei vari liquidi dell'auto, il che consentì di bloccare il cofano anteriore, rendendolo inaccessibile.



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