Un antenato da ripudiare

Un antenato da ripudiare

Paolo Castellina

In un mondo sempre più anonimo ed indistinto, alla ricerca della propria identità, vi è oggi chi intraprende estese ricerche per disegnare l'albero genealogico della propria famiglia. Chi sono i vostri antenati? Se andiamo indietro per progressione geometrica troveremo che discendiamo tutti da un’unica coppia, che la Bibbia chiama Adamo ed Eva. Non c’è da andarne fieri, però, vista l’eredità che ne abbiamo ricevuto per il loro sconsiderato comportamento. Grazie a Dio, però, oggi possiamo essere adottati in una nuova famiglia, dal carattere ed eredità totalmente diverse, quella del Signore e Salvatore Gesù Cristo, “secondo Adamo”. Sentiamo che cosa ci dice al riguardo il testo biblico di Romani 5:1-21.

Morte in Adamo, vita in Cristo. “Perciò, come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e per mezzo del peccato la morte, così la morte si è estesa a tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato; perché, fino a che fu promulgata la legge, il peccato era nel mondo; ora il peccato non è imputato se non vi è legge; ma la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato con una trasgressione simile a quella di Adamo, che è figura di colui che doveva venire. La grazia però non è come la trasgressione; se infatti per la trasgressione di uno solo quei molti sono morti, molto più la grazia di Dio e il dono per la grazia di un uomo, Gesù Cristo, hanno abbondato verso molti altri. Riguardo al dono, non è avvenuto come per quell'uno che ha peccato, perché il giudizio produsse la condanna da una sola trasgressione, ma la grazia produsse la giustificazione da molte trasgressioni. Infatti, se per la trasgressione di quell'uno solo la morte ha regnato a causa di quell'uno, molto di più coloro che ricevono l'abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo di quell'uno, che è Gesù Cristo. Per cui, come per una sola trasgressione la condanna si è estesa a tutti gli uomini, così pure con un solo atto di giustizia la grazia si è estesa a tutti gli uomini in giustificazione di vita. Infatti, come per la disubbidienza di un solo uomo i molti sono stati costituiti peccatori, così ancora per l'ubbidienza di uno solo i molti saranno costituiti giusti.  Or la legge intervenne affinché la trasgressione abbondasse; ma dove il peccato è abbondato, la grazia è sovrabbondata, affinché come il peccato ha regnato nella morte, così anche la grazia regni per la giustizia a vita eterna per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore” (Romani 5:12-21).

In un mondo sempre più anonimo ed indistinto, alla ricerca della propria identità, vi è oggi chi intraprende estese ricerche per disegnare l'albero genealogico della propria famiglia. Lo si fa spesso solo per curiosità, ma vi è magari la speranza di scoprire antenati di lignaggio nobile e dal carattere eroico e, magari, trovare di avere titolo ad una qualche eredità! Tali ricerche, molto più spesso, riservano sorprese negative. Se potessimo andare a fondo in queste ricerche genealogiche, troveremmo come tutti noi discendiamo da comuni progenitori, quelli che la Bibbia identifica come Adamo ed Eva. A differenza di quanto si sente oggi spesso dire, non si tratta di una leggenda o di un mito. La fede cristiana biblica considera la storicità delle figure di Adamo ed Eva come fondamentale alla propria concezione del mondo. Così fa l'Apostolo nel testo biblico di oggi. Si potrebbe dire che tutti noi discendiamo da un “nobile decaduto” che ha pregiudicato, con il suo comportamento irresponsabile, per sé stesso e per tutta la sua discendenza, sia il suo titolo che una magnifica eredità.

Per la fede cristiana biblica è importante non solo la storicità della figura di Adamo, comune nostro antenato, ma anche il concetto di peccato originale, che appare molto chiaramente in questo testo: “Per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e così la morte è passata su tutti gli uomini” (12). “Bella” eredità davvero! Prima, però, che noi malediciamo Adamo e che ci proclamiamo innocenti, consideriamo, però, come noi siamo “carne della sua carne ed ossa delle sue ossa”, come di fatto noi si sia simili a lui in tutto e per tutto. Possiamo riconoscerci perfettamente (se siamo onesti con noi stessi) nella sua mentalità e comportamento, perché ogni giorno ci comportiamo esattamente come lui. Non è forse vero che in noi c'è “il piacere della trasgressione”, uno spirito ribelle e la pretesa di voler fare a meno di Dio e delle prescrizioni che Egli impone al nostro comportamento?

Indubbiamente “facciamo parte della stessa famiglia”, condannata ed esiliata e non siamo meno colpevoli di lui perché consapevolmente simili sono le nostre scelte di peccare. Il fatto che la morte regni “anche su quelli che non avevano peccato con una trasgressione simile a quella di Adamo” non è “un'ingiustizia” (come pensano alcuni) ma dimostrazione dell'uguale colpevolezza di ogni essere umano. È vero: “Il peccato non è imputato quando non c'è legge” eppure l'umanità è considerata colpevole e giustamente condannata perché la legge di Dio è impressa in ogni creatura umana ed espressamente la trasgredisce. Tutti sono così sottoposti alla maledizione del peccato.

Da tutto questo, però, una via d'uscita esiste ed è quella che dall'eternità Dio ha disposto per noi in Cristo. A noi disponibile è “una genealogia alternativa” che può diventare nostra non per generazione naturale, ma per generazione spirituale. Dio viene in questo mondo e adotta come Suoi figlioli, riscattandoli dalla maledizione del peccato, uomini e donne che così chiama a far parte della Sua famiglia. Ecco così che diventa loro capostipite non più Adamo ma Cristo Gesù, non più il disubbidiente ma l'ubbidiente, non più l'ingiusto ma il giusto. Se “per una sola trasgressione” (moltiplicata esponenzialmente nei suoi discendenti”), la condanna si è estesa a tutti loro, coloro che sono chiamati a far parte della famiglia dei redenti si pongono sotto l'influenza determinante della Sua giustizia. Se prima per loro il peccato regnava nella morte, ora sono sottoposti ad un altro re, il Cristo, il Signore, il re della giustizia e della vita.

Ci possiamo allora ben chiedere quale sia il capostipite e rappresentante della nostra famiglia: quella naturale in Adamo oppure quella spirituale in Cristo? In noi c'è il carattere, l'immagine della famiglia di Adamo, oppure, per grazia di Dio, portiamo in noi stessi il carattere e l'immagine di Cristo? In chi ci riconosciamo? Qual è “il nome” della nostra famiglia? Qual è l'eredità alla quale abbiamo titolo?

Ripudiare la nostra famiglia naturale e, con fierezza, appartenere alla famiglia di Cristo è così una concreta possibilità. Siete voi “in Adamo” oppure “in Cristo”? Come rispondete all'appello che oggi vi fa l'Evangelo di abbandonare la vostra famiglia naturale, la vostra identificazione con essa e di far parte per sempre di quella spirituale in Cristo diventando figli adottivi di Dio? Ci sono implicazioni non indifferenti far parte o dell'una o dell'altra famiglia! “È venuto in casa sua e i suoi non l'hanno ricevuto; ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel suo nome; i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da Dio” (Giovanni 1:11-13).

PREGHIERA

Signore Iddio, la pesante eredità di Adamo, della quale sono partecipe, rendeva la mia situazione senza via d'uscita. Ti ringrazio, però, che Tu mi hai innestato in Cristo, provvedendo per me in Lui ciò che in Adamo mi era impossibile. L'avermi voluto farmi partecipare, per la Tua grazia, ad una nuova umanità in Cristo mi riempie di gioia e di riconoscenza. Fa' sì che sempre meglio io testimoni intorno a me della mia nuova identità. Amen.

22 Aprile 2018 - Quarta Domenica di Pasqua

Letture bibliche: Atti 4:5-12; 1 Giovanni 3:16-24; Giovanni 10:11-18; Salmi 23

O Dio, il cui Figlio Gesù Cristo è il buon pastore del tuo popolo: Concedici che quando udiamo la sua voce noi possiamo conoscere colui che ci chiama per nome per seguirlo dovunque egli ci conduca; che, con te e con lo Spirito Santo, vive e regna per sempre. Amen.

Le altre riflessioni sulla Lettera ai Romani

Il Portale di "Tempo di Riforma"





Report Page