Sbagliare da campioni

Sbagliare da campioni

Manuel Rossi - www.tr.im/1969


Invece di arrendersi di fronte a un fallimento, molti grandi atleti hanno usato i loro errori per ripartire verso nuovi successi.


Il 23 febbraio a Pyeongchang, in Corea del Sud, si svolgerà l’atto finale della gara di pattinaggio artistico femminile delle Olimpiadi invernali. E lei sarà lì, a trent’anni suonati, a giocarsi una medaglia in uno sport che di solito premia le ragazzine.

Chi l’avrebbe detto, dopo il ruzzolone di Torino 2006, dove si presentava appena diciannovenne da favorita e da portabandiera della nazionale italiana, raggranellando un deludente nono posto? Eppure otto anni dopo Carolina Kostner l’ha vinta, una medaglia olimpica, e nel 2012 è stata campionessa del mondo. La trovate in queste pagine, Carolina, insieme ad altri campioni dello sporto e alle loro cadute. E forse ci trovate anche la risposta alla domanda. A darla è un fenomeno, il più grande giocatore di basket di sempre, Michael Jordan: “Ho sbagliato più di 9000 tiri nella mia carriera. Ho perso quasi 300 partite. E 26 volte mi hanno dato la fiducia per fare il tiro vincente dell’ultimo secondo e ho sbagliato. Ho fallito più e più volte nella mia vita. È per questo che ho avuto successo”.

No, non ci siamo improvvisamente convertiti al giornalismo sportivo, parliamo di errori. E di come affrontarli. Per questo abbiamo scelto come simbolo i momenti più difficili di atleti che hanno fatto la storia. Perché non si sono arresi alla delusione del fallimento, anzi. Proprio da lì sono ripartiti per nuove avventure, per nuovi successi.

Non è così per tutti, e non parliamo solo degli atleti, alcuni dei quali non hanno saputo resistere alle pressioni del declino o anche solo di un temporaneo appannamento. Parliamo, come sempre, di noi. E di come i nostri errori influenzano le nostre scelte, condizionano il nostro futuro.

Per sbagliare, sbagliamo tutti. Sbagliamo mille volte nel quotidiano, e a volte facciamo disastrose scelte di vita. E molti finiscono per rimanere avvinti ai propri errori e farsi prendere dall’ansia di non sbagliare. c’è chi davanti a un errore generalizza, arrivando alla conclusione “sono sbagliato” e perdendo di vista la banale verità, “ho sbagliato”. C’è chi rimane indeciso a tempo indeterminato, lasciando che la vita gli scorra davanti. E chi per paura di imboccare la strada sbagliata posticipa le scelte, nell’attesa che accada qualcosa di “irreparabile” (anche nelle piccole cose, come quando un ragazzino aspetta a fare i compiti fino a quando non ha più tempo a sufficienza…).

E poi ci sono i peggiori, i perfezionisti. Che, non ammettendo ai propri occhi di poter sbagliare, si trovano a trasformare in tragedia anche il minimo dettaglio che non vada secondo le attese. Così sprofondano nell’ansi e, nel timore di sbagliare ancora, non riescono più nemmeno a darsi obiettivi ambiziosi, accontentandosi di risultati mediocri.

Chi più chi meno, e per ragioni più o meno solide, prima o poi tutti quanti finiamo per essere attanagliati dalla paura di sbagliare. E magari qualche volta ce ne facciamo travolgere, indossando i panni dell’indeciso, del procrastinatore, del perfezionista.

In realtà, però, i nostri tentativi di sfuggire agli errori sono inutili, se non addirittura dannosi. E destinati a riempirci di rimpianti. Gli incidenti di percorso, come gli ostacoli che si parano davanti nel corso della vita, sono indispensabili per crescere, e il principale insegnamento che ne possiamo trarre è imparare a conoscerci meglio. Tirarsi indietro davanti alle sfide piccole e grandi dell’esistenza, invece, non è una soluzione. Per dirla con le parole di Michael Jordan, “ho sbagliato molti tiri perché ho tirato”.

Allora il 23 febbraio guardiamola con l’ammirazione di sempre, Carolina Kostner. Perché lei, comunque vada, guarderà avanti.


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Autore: Marco Cattaneo

Fonte: rivista “Mind. Mente e Cervello”, Gennaio 2018











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