Replacement Migration

Replacement Migration

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Replacement migration è un documento pubblicato dal dipartimento per gli affari economici e sociali dell'ONU nel 2001, che propone come risposta all'invecchiamento della popolazione di uno stato una continua immigrazione per mantenere una elevata concentrazione di forza lavoro.

Il documento, visitabile in questo link, studia la demografia di diversi stati con basso tasso di natalità, tra i quali l'Italia, e sancisce come sia impossibile diminuire il declino della natalità in questi stati senza un apporto migratorio.

"The future population size and age-sex structure of any country depend basically on three demographic components: fertility, mortality and net international migration. As no policies to increase the mortality of a population are socially desirable, there are, in theory, two possible ways of retarding or reversing demographic ageing. First, a reversal of declines of fertility would lead the age structure of the population back towards a younger one, thus slowing down the ageing process. However, the recent experience of low-fertility countries suggests that there is no reason to assume that their fertility will return anytime soon to the above-replacement level (United Nations, 2000c; Lutz, 2000)."

Il testo si basa sulla teoria della migrazione sostitutiva, che mira a sfruttare milioni di immigrati selezionati per età in un determinato periodo di tempo per poter far variare la piramide dell'età di uno stato.

Benché si riconosca come questa teoria sia fallace perché non arresterebbe il calo di nascite, servirebbero numeri enormi di migranti per attuarla e porterebbe ad un aumento costante della popolazione, si studia comunque come possa essere applicata in termini numerici ed il risultato a cui ciò porterebbe.

Ogni stato viene analizzato secondo 5 scenari possibili, ecco l'analisi dell'Italia:


I Scenario

  • Secondo questo scenario ci sarà un immigrazione complessiva in Italia di 660,000 individui tra il 1995 ed il 2020, prevista secondo le stime del "United Nations 1998 Revision", dopo la quale non ci sarà più alcuna immigrazione.
  • La popolazione diminuirebbe da 57.3 milioni del '95 a 41.2 milioni nel 2050, le persone con più di 65 anni costituirebbero più di un terzo della popolazione italiana.

II Scenario

  • Lo "United Nations 1998 Revision" viene sfruttato anche per questo scenario, ma non ci sarà più alcuna immigrazione in Italia dopo il 1995, lo si studia per poter mettere a confronto gli effetti dell'immigrazione negli altri scenari.
  • I risultati sono simili al I Scenario, nel 2050 l'Italia avrebbe una popolazione di 40.7 milioni, con un PSR (Potential Support Ratio, il rapporto tra gli individui in grado di lavorare ed il resto) di 1.5, in contrasto con il 4.1 del 1995.

III Scenario

  • In questo scenario si simula la situazione italiana se l'obiettivo fosse mantenere il numero di individui stabile a 57.3 milioni, sfruttando l'immigrazione.
  • Per fare questo servirebbe un totale di 12.9 milioni di immigrati tra il 1995 ed il 2050, con un apporto annuale di migranti che aumenti in maniera costante da 75,000 individui (tra il 1995 ed il 2000) a 318,000 (2045-2050).
  • Il risultato di questo scenario nel 2050 sarà una italia che comprende 16.6 milioni di individui (29% della popolazione) di immigrati compresi i propri figli.

IV Scenario

  • Qui viene prevista la quantità di immigrati necessari a mantenere i 39.2 milioni di individui di età compresa fra i 15 ed i 64 anni presenti nel 1995, per fermare l'eventuale declino di questo gruppo.
  • Servirebbe un totale di 19.6 milioni di immigrati tra il 1995 ed il 2050, con una media annuale variabile che raggiungerebbe il picco di 613,000 individui tra il 2025 ed il 2030, per poi progressivamente diminuire a 173,000 per il 2045-2050.
  • Secondo questo, la popolazione italiana arriverebbe a 66.4 milioni nel 2050, ed il 39% della popolazione sarebbe formato dai migranti e la propria discendenza. Il PSR dal 4.1 del 1995 crollerebbe comunque a 2.2 nel 2050.

V Scenario

  • In questo caso il PSR non deve avere un valore inferiore a 3.0, indicato come ottimale per uno stato.
  • Non servirebbero immigrati fino al 2010, ma poi fino al 2040 ne servirebbero 34.9 milioni, con una media di 1.2 milioni all'anno per quel periodo.
  • Nel 2050 la popolazione raggiungerebbe 87.3 milioni di individui, comprendendo 46.6 milioni (o il 53%) derivati dall'immigrazione.

VI Scenario

  • L'ultimo scenario prende in considerazione l'eventualità di voler mantenere il PSR costante al suo valore del 1995 di 4.08.
  • In totale servirebbero 120 milioni di immigrati tra il 1995 ed il 2050, in media 2.2 milioni all'anno.
  • Per questo estremo scenario la popolazione italiana nel 2050 sarà di 194 milioni di individui, dei quali 153 milioni (il 79%) deriveranno dall'immigrazione.
  • Viene ovviamente considerato irrealistico.

Questo documento si preoccupa quindi di promuovere l'immigrazione come mezzo utile allo stato e come unica vera soluzione al cambiamento demografico, ipotizzando però secondo diversi scenari un altro tipo di cambiamento demografico, ovvero quello del rimpiazzo del popolo.

Sembrerebbe quest'ultimo il vero obiettivo del Migration Replacement, visto come viene analizzato il risultato di ciascuno scenario nei termini della composizione della popolazione e come non dà interesse ad altre soluzioni per la popolazione nativa.

La verità è che questo studio si è posto solamente una minima barriera morale, definendo la possibilità di eliminare la popolazione anziana come "socialmente non desiderabile", riducendo un uomo ad un semplice numero, estraneo ad un concetto di identità.

L'immigrato, che deve essere giovane, viene visto solo nel termine di forza lavoro e di abbattimento della età della popolazione dello stato, senza dare alcun peso al danno sociale nei confronti della popolazione nativa e dei migranti stessi.

Come è già stato scritto, l'identità, l'appartenenza di un individuo ad un gruppo è la base della civilizzazione, proporre questa teoria della migrazione sostitutiva è già sbagliato in principio, dato che si propone un grave danno all'identità dell'immigrato e del nativo.

Inoltre sono ovvi i problemi ambientali derivanti da una popolazione sempre maggiore, è utopica l'idea di poter continuare a mantenere una piramide dell'età costante ai valori del 1995 in una società con standard di vita sempre migliori, il numero di immigrati necessari raggiungerebbe livelli insostenibili così come il numero della popolazione italiana stessa.

L'Italia sta seguendo uno di questi scenari?

Questa non è una domanda a cui è facile rispondere, dato che le estreme previsioni sul declino della natalità italiana si sono fortunatamente rivelate non corrette non è possibile stabilire con esattezza se l'Italia abbia scelto un binario sul quale marciare. Con una popolazione di 60 milioni di individui e circa un 8-9% di immigrati entrati dal 1995, si può dire che l'Italia si trovi ora virtualmente tra il III ed il IV scenario leggendo le tabelle del documento.

È motivo di preoccupazione vedere come l'Organizzazione delle Nazioni Unite mostri più interesse verso gli stati che la compongono che le nazioni da cui sono formati.

Ciò che avrebbe dovuto fare questo documento sarebbe stato descrivere il problema della scarsa natalità e proporre delle soluzioni in più rispetto a fermarsi alla semplice "impossibilità" di cambiare le cose senza immigrazione.

Oltre a questo sarebbe stato consono sottolineare gli importanti danni sociali che si scaturirebbero seguendo questa via.

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