Le banlieue degli abusi: Parigi è capitale anche delle violenze sessuali

Le banlieue degli abusi: Parigi è capitale anche delle violenze sessuali

Salclem2
LaPresse

di Adriano Scianca, 1 maggio 2018


Gli ultimi dati diffusi da Le Figaro raccontano di un aumento medio del 15,4% in tutto il Paese rispetto all'anno scorso. Ma nella prima città l'incremento è doppio. I crimini si verificano soprattutto, dicono gli esperti della sicurezza, nei quartieri in cui lo status della donna resta un soggetto spinoso. Come i sobborghi ormai dominati dall'islam, dove le ragazze che non rispettano il Corano sono tutte «puttane».

In Francia dilagano le violenze sessuali, con un triste record detenuto da Parigi. La città nel primo trimestre di quest'anno ha fatto registrare una percentuale di incremento rispetto allo stesso periodo del 2017 due volte superiore a quella nazionale: le violenze sessuali nella capitale sono infatti aumentate del 29%. Nel dettaglio, secondo le statistiche della polizia rivelate da Le Figaro, l'incremento generale per quel che riguarda questo tipo di crimini è stato del 15,4%: gli stupri sono aumentati del 12%, le molestie del 20,9%, gli assalti sessuali dell'8,9%. 

Per capire l'evoluzione del fenomeno: se nel 1972 si registravano appena 1.400 denunce per stupro, nel 2014 erano invece 12.000. Si stima che ogni anno, in media, 84.000 donne siano vittime di stupri o tentativi di stupro in Francia, anche se solo il 10% di loro sporge denuncia. Come sempre accade in questi casi, ovviamente, non è facile capire quanto i numeri raccontino di un aumento delle violenze o quanto, invece, di un calo dell'omertà che da sempre circonda certi tipi di crimini, per non parlare del fatto che alcuni comportamenti, un tempo ritenuti innocenti, tendono oggi a essere considerati illegittimi. Ma, spiega Le Figaro, «l'ipotesi di un aumento oggettivo del fenomeno è ben lungi dall'essere fantasioso». 

Pur con tutte le cautele politicamente corrette del caso, ovviamente, l'idea che questa impennata criminale sia dovuta anche e soprattutto alle periferie ormai abitate quasi solo da immigrati si fa strada anche tra le colonne del quotidiano liberale. «Tutti i professionisti della sicurezza», si legge su Le Figaro, «sono concordi nel dire che la violenza tende a "banalizzarsi" particolarmente in certi quartieri in cui lo status della donna resta un soggetto spinoso. Già tempo fa, per esempio, gli esperti della sicurezza pubblica avevano allertato sull'aumento degli stupri, delle molestie e di altre aggressioni sessuali nel dipartimento di Senna-Saint-Denis». Si tratta della regione a Nord di Parigi che è anche il dipartimento della Francia metropolitana con la più forte proporzione di immigrati. Qui il 64,9% dei nati nel 2011 ha almeno un genitore nato all'estero. 

Nel 2016, l'Observatoire national de la délinquance et des réponses pénales, esaminando tutti gli stupri commessi a Parigi tra il 2013 e il 2014, spiegava che il 52% degli stupratori erano di nazionalità straniera (cosa che, dati i divieti transalpini di statistiche su base etnica, dovrebbe probabilmente riguardare solo le persone con passaporto straniero, senza contare i naturalizzati). Il contesto generale è quello che fu svelato nel dicembre 2016 dalla tv France 2, quando un servizio mostrò l'ostilità del sobborgo parigino di Sevran alla vista di donne che giravano libere per il quartiere. C'è un pezzo di Francia in cui questo non è più possibile. E per quelle che si ostinano a voler girare non accompagnate e non velate, a mantenere, insomma, uno stile di vita europeo in una terra ancora formalmente in questo continente, la punizione può essere feroce. 

In un'intervista, Maria S., donna portoghese che è stata sposata a un francese di origini algerine e che si è fatta conoscere con il pamphlet polemico Mariée à un musulman (sposata con un musulmano), ha spiegato: «I ragazzi delle banlieue sono sottoposti all'influenza della pornografia e del puritanismo musulmano che idolatra la verginità delle donne fino al matrimonio. Le donne che "lo fanno", invece, ovvero tutte le "galliche", sono per loro delle "puttane"». Una mentalità che si fa strada: i rapper delle banlieue, per esempio, esprimono una sottocultura in cui odio per la Francia e allusioni allo stupro sono ricorrenti: se il gruppo hip hop Sniper cantava «La Francia è una cagna», auspicava «arabi e neri al potere all'Eliseo» e minacciava «Francia ai francesi, finché sarò lì sarà impossibile», il gruppo Zep (Zone d'expression populaire) è finito in tribunale per un brano intitolato «Fotti la Francia». Un'espressione (niquer la France) che è tornata anche in casi di cronaca, come quello, agghiacciante, avvenuto il 30 marzo 2014, quando una diciottenne, all'una di notte, fu bloccata fuori dalla stazione di Évry-Courcouronnes e poi violentata, derubata e pestata a sangue da un gruppetto di giovanissimi turchi (il leader, condannato a 30 anni di reclusione, aveva appena 17 anni all'epoca dei fatti). Catturati e sbattuti in cella, gli stupratori si erano lasciati andare a frasi come «quando uscirò, fotterò la Francia», ammettendo di essersela presa con la ragazza «perché era una francese, noi non amiamo le francesi, sono tutte puttane».

(Fonte: https://www.laverita.info/le-banlieue-degli-abusi-parigi-2564656213.html)


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