La fedeltà di Dio, ciononostante...

La fedeltà di Dio, ciononostante...

Paolo Castellina

Nonostante. Gli israeliti, antichi e moderni, non sono stati “sostituiti” in quanto popolo di Dio da altri. L’incredulità e i peccati della maggior parte di loro non pregiudica la loro elezione da parte di Dio, “perché i doni e la vocazione di Dio sono irrevocabili” (Romani 11:29). Dio è sempre fedele alle sue promesse; quanto dona è per grazia immeritata, ed egli porta avanti i suoi eterni propositi in modo irresistibile, nonostante tutto. Noi credenti in Cristo di origine non ebraica, per grazia siamo stati innestati nel popolo di Dio e onoriamo l’Israele antico e moderno, perché è e rimane “speciale” agli occhi di Dio. Ma allora… Lasciamo rispondere alle perplessità dall’Apostolo nel prosieguo della lettera ai Romani.

La fedeltà di Dio, ciononostante...

“Qual è dunque il vantaggio del Giudeo? Qual è l'utilità della circoncisione? Grande in ogni senso. Prima di tutto, perché a loro furono affidate le rivelazioni di Dio. Che vuol dire infatti se alcuni sono stati increduli? La loro incredulità annullerà la fedeltà di Dio? No di certo! Anzi, sia Dio riconosciuto veritiero e ogni uomo bugiardo, com'è scritto: «Affinché tu sia riconosciuto giusto nelle tue parole e trionfi quando sei giudicato». Ma se la nostra ingiustizia fa risaltare la giustizia di Dio, che diremo? Che Dio è ingiusto quando dà corso alla sua ira? (Parlo alla maniera degli uomini.) No di certo! Perché, altrimenti, come potrà Dio giudicare il mondo? Ma se per la mia menzogna la verità di Dio sovrabbonda a sua gloria, perché sono ancora giudicato come peccatore? Perché non «facciamo il male affinché ne venga il bene», come da taluni siamo calunniosamente accusati di dire? La condanna di costoro è giusta” (Romani 3:1-8).

Le accuse che l'apostolo Paolo rivolge contro il popolo ebraico, di cui egli è pure parte, non provengono da malanimo, né pregiudicano l'identità e la vocazione di questo popolo, anzi, la confermano. In primo luogo, essi sono e rimangono “il popolo eletto” nonostante l’infedeltà della maggior parte di loro. Non sono stati “sostituiti”. In secondo luogo, essi sono coloro che hanno ricevuto la rivelazione di Dio e dei Suoi progetti e sono chiamati a farla conoscere al mondo; in terzo luogo, i loro peccati ed incoerenze non vanifica i progetti di Dio per loro, nella terra che egli ha loro donato e per il mondo.

Nelle sue parole l'Apostolo fa eco a quelle degli antichi profeti di Israele quando, con termini persino più forti dei suoi, denunciano l'infedeltà, incoerenza ed ipocrisia di questo popolo in varie fasi della sua storia. Già al tempo di Mosè la realtà di questo popolo, pur beneficato in modo stupefacente, era chiara: “Il SIGNORE passò davanti a lui, e gridò: 'Il SIGNORE! il SIGNORE! il Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira, ricco in bontà e fedeltà, che conserva la sua bontà fino alla millesima generazione, che perdona l'iniquità, la trasgressione e il peccato ma non terrà il colpevole per innocente; che punisce l'iniquità dei padri sopra i figli e sopra i figli dei figli, fino alla terza e alla quarta generazione!' . Mosè subito s'inchinò fino a terra e adorò. Poi disse: 'Ti prego, Signore, se ho trovato grazia agli occhi tuoi, venga il Signore in mezzo a noi, perché questo è un popolo dal collo duro; perdona la nostra iniquità, il nostro peccato e prendici come tua eredità'. Il SIGNORE rispose: 'Ecco, io faccio un patto: farò davanti a tutto il tuo popolo meraviglie, quali non sono mai state fatte su tutta la terra né in alcuna nazione; tutto il popolo in mezzo al quale ti trovi vedrà l'opera del SIGNORE, perché tremendo è quello che io sto per fare per mezzo di te'” (Esodo 34:6-10).

La realtà dell'antico popolo di Dio, come pure è quella del moderno popolo di Dio (ebrei che credono in Gesù Cristo e tutti coloro che, di ogni nazione, vi sono stati innestati), è chiara: si tratta di peccatori, né più né meno di tutti gli altri, ma con una differenza: sono salvati immeritatamente per grazia, per il suo beneplacito. Dall'eternità, per manifestare la Sua misericordia, così come Egli manifesta la Sua giustizia, Dio si compiace di salvare un certo numero di peccatori; fa dei progetti nei loro riguardi e fedelmente, nonostante le loro incoerenze e fallimenti, questi progetti vengono a sicuro compimento. Niente e nessuno li può ostacolare, neanche la loro “testa dura”, nonostante facciano resistenza a Lui, Gli siano refrattari ed irriconoscenti. I progetti di salvezza di Dio vengono a sicuro compimento nonostante ed attraverso l'infedeltà dei Suoi eletti. Dio è verace e mantiene sempre le Sue promesse: questo risalta ancora più chiaramente quando viene messo in contrasto con l'infedeltà del Suo popolo.

Possiamo, però, forse dire: “...va be', allora se è così possiamo continuare a peccare a nostro piacimento, tanto il Signore ci salverà comunque, anzi, il nostro peccato non fa che mettere in risalto la Sua santità!”. Quest'accusa continua a risuonare anche oggi quando si predica il messaggio biblico sulla salvezza per grazia mediante la fede, cioè non sulla base di nostre opere meritorie. Dio condanna i peccatori senza remissione, perché Egli è giusto, ma si compiace di portare alla salvezza, per la Sua grazia, quanti, fra di essi, Egli infonde quel ravvedimento, quella fede e quell'ubbidienza di cui da soli non sarebbero capaci. Possiamo dunque essere certi di questo: Dio eseguirà il Suo giusto giudizio sull'umanità peccatrice, ma coloro che da essa Egli salva, manifestano, altrettanto sicuramente, ravvedimento, fede ed ubbidienza.

Il Suo popolo può dire, ieri ed oggi, “Egli ci ha salvati e ci ha rivolto una santa chiamata, non a motivo delle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la grazia che ci è stata fatta in Cristo Gesù fin dall'eternità” (2 Timoteo 1:9); “Egli ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, mediante il bagno della rigenerazione e del rinnovamento dello Spirito Santo” (Tito 3:5); “Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti; infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo” (Efesini 2:9-10).

PREGHIERA

Signore Iddio, lodo e magnifico la Tua fedeltà nel salvare, mediante la Tua grazia in Cristo Gesù, un peccatore come io sono. Riconosco apertamente ed onestamente, di fronte alla Tua santa legge, tutte le mie mancanze, me ne ravvedo e farò uso di tutti gli strumenti che Tu mi metti a disposizione, per rendere a Te gradita la mia vita, in riconoscenza per quanto Tu hai fatto e continui a fare per me. Nel nome di Cristo. Amen.

11 Febbraio 2018 - Quarta Domenica dopo l’Epifanìa

Numeri 21:4-9; Efesini 2:1-10; Giovanni 3:14-21; Salmi 107:1-22

Padre della grazia, il cui Figlio benedetto Gesù Cristo è disceso dal cielo per essere il vero pane che dà la vita al mondo: dacci sempre di questo pane affinché egli possa vivere in noi e noi in lui; che vive e regna con te e con lo Spirito Santo, un solo Dio, ora e per sempre. Amen.

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