Il reale significato dell'espressione "Non giudicate per non essere giudicati" (Mt 7, 1)

Il reale significato dell'espressione "Non giudicate per non essere giudicati" (Mt 7, 1)


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San Tommaso insegna che il nostro modo di conoscere passa attraverso tre atti.

Il primo consiste nel cogliere una cosa.

Il secondo nell’esprimere un giudizio,

Il terzo nel raziocinio o ragionamento.

Facciamo un esempio a proposito di una bestemmia.

Innanzitutto la sentiamo con le nostre orecchie. È già una conoscenza. È la prima apprensione di una determinata realtà.

In secondo luogo diciamo che si tratta di una bestemmia, emettendo così un giudizio.

In terzo luogo analizziamo i motivi: ma perché ha detto una bestemmia?...

Il nostro modo di conoscere passa necessariamente e sempre attraverso il giudizio, sicché se si sente uno che dice una bestemmia, la nostra conoscenza ci porta a dire e ad emettere questo giudizio: quel tale ha bestemmiato.

È il nostro modo di conoscere che ci porta a riconoscere se un determinato comportamento è giusto e conveniente oppure no.

Fin qui dunque è tutto chiaro e corretto.

Il problema nasce quando il giudizio lo si approfondisce attraverso il raziocinio e magari se ne manifestano le conclusioni agli altri.

Intanto va detto che a volte è doveroso formarsi un giudizio e parlarne con altri.

È doveroso ad esempio che due genitori si confrontino sul comportamento dei loro figli, che giudichino, che facciano osservazioni, che correggano…

Anche San Paolo ha giudicato il comportamento di un tale nella comunità di Corinto e l’ha messo fuori.

Del resto Nostro Signore ha giudicato e corretto il comportamento dei farisei.

Potrei dire che tutti talvolta siamo chiamati a giudicare l’operato altrui, soprattutto di coloro che abbiamo delegato a governarci.

Altre volte invece il giudizio e soprattutto l’analisi del comportamento altrui sfocia nella maldicenza perché è inutile, non è ordinato a correggere né a formarsi una legittima e doverosa opinione, e non porta ad altro che alla disaffezione e alla mormorazione verso una determinata persona.

In questo senso non dobbiamo giudicare e dobbiamo essere molto attenti alla nostra lingua.

San Tommaso dà alle parole di Gesù “Non giudicate” (Mt 71) vari significati.

Eccoli: “In primo luogo ordina che non vi sia alcun giudizio temerario o che provenga dal risentimento del cuore come dice il profeta Amos “voi esprimete il giudizio con veleno e fate giustizia con assenzio” (Am 6,12).

Oppure non giudicate nella misura in cui quel giudizio non è affidato a voi. È di Dio il giudizio: a noi ha dato il compito di giudicare le realtà esterne, ma ha riservato a sé il giudizio dell’interno di una persona.

Oppure anche non giudicare prima del tempo secondo le parole di San Paolo in 1 Cor 4,5.

O anche “Niente è più infido del cuore… Chi lo può conoscere?” (Ger 17,9) per cui nessuno deve giudicare di un altro che è un uomo malvagio: le cose dubbie vanno sempre interpretate secondo il senso migliore o più positivo.

Ugualmente il giudizio deve essere adatto alla persona che giudica: per cui se uno è nel medesimo peccato o ancora più grave non deve giudicare” (Commento al Vangelo di Matteo 7,1).

Ecco anche il commento di sant’Agostino: “Io non penso che ci sia ordinato altro in questa materia se non di giudicare in bene ciò che è dubbio.

Dio ci permette di giudicare ciò che non può partire da un'anima buona, come le bestemmie, gli oltraggi al pudore e altre cose simili.

Ci sono due cose sulle quali noi dobbiamo guardarci da ogni giudizio temerario: le azioni di cui l'intenzione è dubbia, e ciò che diverrà in avvenire una persona che ora ci sembra buona o cattiva.

Non riprendiamo dunque ciò che ignoriamo con quale animo sia stato fatto, né riprendiamo ciò che è manifesto in modo da disperare della salvezza. Può però colpirci l'espressione: con quel giudizio con cui giudicherete sarete giudicati. Forse che, se noi giudichiamo con un giudizio temerario, anche Dio ci giudicherà temerariamente? O forse che, se avremo misurato con una misura iniqua, anche presso Dio ci sarà una misura iniqua con cui saremo misurati? Infatti penso che con il nome di misura sia indicato il giudizio stesso.

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