Gli architetti (europei) del progetto Eurabia

Gli architetti (europei) del progetto Eurabia

Salclem2

Redazione, 4 giugno 2015

L'islamizzazione del Vecchio continente poggiava su basi ideologiche e istituzioni create da Ue e Lega araba. Ora però tocca fare i conti con conseguenze devastanti


Per gentile concessione dell'editore, pubblichiamo uno stralcio di "Comprendere Eurabia" (Lindau, pagg. 230, euro 24; in libreria da domani) di Bat Ye'or. La studiosa, che ha dedicato molti saggi dedicati al rapporto tra islam e cristianità, tra cui il celebre Eurabia (Lindau), in questa conferenza sviscera in forma sintetica i suoi temi abituali.


Eurabia, l'islamizzazione dell'Europa, non è solo un effetto dell'immigrazione senza regole ma un progetto politico portato avanti da Ue e Lega Araba attraverso una rete di istituzioni e comitati di cui l'opinione pubblica è poco informata.


La gente ritiene erroneamente che «Eurabia» si riferisca semplicemente a un vasto movimento migratorio di matrice islamica che punta all'Europa. In realtà Eurabia si riferisce a una totale trasformazione e al rimodellamento di un intero continente. Questa trasformazione coinvolge la sua demografia, la sua percezione della propria storia e della propria cultura, della propria civiltà, delle proprie leggi e istituzioni, della propria politica e dell'insieme di quegli elementi che modellano il suo presente e determineranno il suo futuro.


Per capire questo fenomeno dobbiamo abbandonare la nostra visione a breve termine, limitata alla nostra esistenza, e prevedere le dinamiche che trasformano le civiltà nel corso del tempo. La storia è piena di tali esempi. In un certo senso posso dire di essere una privilegiata perché il materiale della mia ricerca – l'islamizzazione degli imperi cristiani nei secoli passati – è ora all'opera davanti ai miei occhi, come se questo processo si stesse ripetendo di nuovo, in un tempo i cui movimenti sono un'illusione. In uno dei miei precedenti libri, Il declino della cristianità sotto l'islam, ho studiato, attraverso i documenti, la trasformazione dei paesi cristiani in una civiltà islamica tramite il loro assorbimento nel dar al-islam. Ora possiamo dire che sono gli europei che collettivamente condividono la responsabilità di portare l'Europa nell'Eurabia, un nuovo continente che sta nascendo davanti ai nostri occhi anche se molti contemporanei non riescono a vederlo.


La presenza di Eurabia entro i confini dell'Europa fu rivelata dai milioni di persone che sfilarono per le strade invocando la morte dell'America e di Israele e gridando la propria solidarietà a Saddam Hussein e Arafat, superando persino manifestazioni analoghe in paesi islamici. A livello demografico, si notano interi quartieri arabi o islamici, con il loro cibo tipico, i loro negozi con insegne in arabo, una popolazione, sia maschile che femminile, spesso vestita all'orientale. Meno esotiche sono l'insicurezza e la violenza endemica che infesta queste enclave straniere, dove la polizia nazionale, adottando un basso profilo, non osa entrare e delega il proprio compito a persone della stessa origine etnica e religiosa, chiamate «grands frères» (grandi fratelli).


Possiamo anche notare come qualsiasi importante manifestazione della vita e delle attività ebraiche o israeliane debba essere pesantemente protetta – una situazione che rispecchia quella dei cristiani nei paesi arabi. Questa dimostrazione di insicurezza per gli ebrei rivela quanto sia basso il livello di difesa dei diritti umani in Europa, dal momento che il diritto alla sicurezza, alla libertà di religione, di parola e di opinione, è negato dal terrorismo, dalle accuse di blasfemia e da aggressioni ai danni di ebrei e altri. Attualmente gli ebrei non possono manifestare il loro appoggio a Israele senza sentirsi insicuri; andare a pregare in una sinagoga significa rischiare la morte. In altre parole, le usanze della dhimmitudine, la condizione degli infedeli nei paesi islamici, vengono importate e diffuse in Europa. Israele è demonizzato e diffamato quotidianamente in Europa esattamente come nei paesi arabi. In Eurabia si fonde una comune cultura di odio, arabo e europeo. Per giunta, le pressioni islamiche, interne ed esterne, e il terrorismo determinano le elezioni, e dunque la politica dei paesi europei, com'è già accaduto in Spagna e come sta accadendo in Danimarca dove la minaccia terroristica è in aumento con l'avvicinarsi delle elezioni, o in Inghilterra, dove il partito laburista corteggia il voto islamico. Lo stesso può dirsi della Francia.


A livello scolastico, in alcuni quartieri la maggioranza di bambini islamici impone nei libri di testo revisioni legate alla cultura e alla storia islamica, separazione tra i sessi, regole alimentari. In un recente libro, Les territoires perdus de la République, basandosi su molte testimonianze di insegnanti, l'autore, Emmanuel Brenner, esamina l'islamizzazione della cultura e l'impossibilità di insegnare a scolari e adolescenti i programmi francesi, per non parlare del loro rifiuto di sapere della Shoah. Il cambio culturale è dimostrato da alti funzionari che, con veemenza, dichiarano che le radici della civiltà europea sono islamiche ed elogiano la superiorità della cultura islamica. Il presidente Chirac affermò che le radici dell'Europa sono sia islamiche che cristiane.


Cambiano anche le istituzioni: poligamia, delitti d'onore, matrimoni forzati vengono praticati e, fino a poco tempo fa, silenziosamente consentiti. Pratiche che aumenteranno, perché la demografia non aiuta gli europei, e neppure la politica dei loro governi. Com'è possibile che un intero continente si sia trasformato con tanta uniformità in una nuova entità, con metamorfosi che chiunque può vedere immediatamente? In effetti, questi sono soltanto i risultati visibili di qualcosa di molto più concreto e profondo. L'Eurabia non è soltanto l'insieme di fatti accidentali destinati a sparire. L'Eurabia è un'ideologia, che riunisce molte tendenze provenienti da diverse fonti e motivazioni. Tendenze che sono tradotte in politica e convergono in vasti, influenti movimenti che emergono ai più alti livelli europei, dove sono concretizzate in discorsi e azioni. L'Eurabia ha dunque molti padrini che le hanno dato la sua ideologia, la sua struttura istituzionale e operativa.

(Fonte: http://www.ilgiornale.it/news/cultura/architetti-europei-progetto-eurabia-1136525.html)


Europa: La rapida espansione della dhimmitudine

di Judith Bergman, 7 aprile 2018


Sebbene l'Europa non faccia parte del mondo musulmano, molte autorità europee sembrano tuttavia sentirsi obbligate a sottomettersi all'Islam in modi più o meno sottili. Questa sottomissione volontaria sembra essere senza precedenti: storicamente parlando, dhimmi è un termine arabo che designa un non musulmano conquistato, il quale accetta di vivere come un cittadino "tollerato" di seconda classe, sotto il dominio islamico, sottomettendosi a un insieme di leggi speciali e umilianti e di richieste degradanti da parte dei suoi padroni islamici.


In Europa, la sottomissione alle richieste dell'Islam, nel nome della "diversità" e dei "diritti umani", avviene volontariamente. Ovviamente, questa sottomissione all'Islam è molto paradossale, poiché i concetti occidentali di "diversità" e di "diritti umani" non esistono nei testi fondanti dell'Islam. Al contrario, questi testi stigmatizzano nei termini più forti e suprematisti coloro che rifiutano di sottomettersi al concetto islamico della divinità, Allah, come infedeli che devono convertirsi, pagare la jiziya – la tassa sulla "protezione" – o morire.


Uno degli aspetti più preoccupanti di questa dhimmitudine che si sta espandendo rapidamente è l'applicazione de facto delle leggi islamiche sulla blasfemia. Le autorità locali europee utilizzano i "discorsi di incitamento all'odio" per impedire qualsiasi giudizio critico nei confronti dell'Islam, anche se l'Islam rappresenta una idea, non una nazionalità né un'appartenenza etnica. Lo scopo convenzionale della maggior parte delle leggi contro i discorsi di odio è quello di proteggere le persone dall'odio e non dalle idee. Sembrerebbe quindi che le autorità europee non abbiano alcun obbligo giuridico di perseguire le persone per le critiche mosse all'Islam, soprattutto perché la legge islamica della Sharia non è parte integrante della normativa europea. Ma lo fanno fin troppo volentieri.

(...)

(Fonte: https://it.gatestoneinstitute.org/12129/europa-dhimmitudine)


Pulizia etnica in Francia: L'antisemitismo islamico

di Guy Millière, 12 marzo 2018


(...)

In Francia, dire la verità sull'antisemitismo è pericoloso. Per un politico, è un suicidio.

I politici francesi, di destra o di sinistra, sanno che regna la correttezza politica e che infrangere le sue regole scritte porta ad essere esclusi dai media e di fatto emarginati. Sanno che alcune parole non possono più essere utilizzate in Francia e che le organizzazioni "antirazziste" fanno sì che nessuno possa criticare l'Islam.


Una nuova edizione di un manuale di storia per la terza media adottato in una scuola pubblica afferma che in Francia è vietato criticare l'Islam e cita una decisione giudiziaria a sostegno di questa pretesa.

Secondo la classe politica, il numero dei musulmani in Francia è talmente elevato che è praticamente impossibile vincere le elezioni senza il voto musulmano e la differenza nel tasso di natalità tra musulmani e non musulmani renderà questo accordo ancora più obbligatorio negli anni a venire.


I politici sono anche consapevoli che le 600 "no-go zones" stanno crescendo; che i musulmani radicalizzati possono uccidere e che in qualsiasi momento possono scoppiare violenti scontri. In Francia, più di 500 persone sono state uccise o mutilate da terroristi islamici in meno di quattro anni.

Inoltre, i rappresentanti politici si rendono conto che ondate di migranti provenienti dal Medio Oriente e dall'Africa hanno generato baraccopoli che sfuggono in gran parte al controllo della polizia; che le carceri francesi sono sul punto di esplodere e che gli ebrei non hanno alcun peso elettorale e sono essenzialmente impotenti.

Pertanto, la classe politica preferisce l'inerzia, la negazione e la viltà.

Nei quartieri musulmani francesi, gli imam islamisti denunciano "la cattiva influenza" degli ebrei e diffondono teorie del complotto antisemite. E i politici francesi tacciono.

(...)


Sei anni fa, lo scrittore Renaud Camus pubblicò Le Grand Remplacement (La Grande Sostituzione), un libro in cui si afferma che gli ebrei e i cristiani non solo vengono rimpiazzati dai musulmani, ma spesso vengono molestati e perseguitati. Camus ha deplorato la distruzione delle chiese e ha definito gli attacchi agli ebrei come un "lento pogrom". È stato condannato per "incitamento all'odio".

Di recente, il giornalista Éric Zemmour ha osservato che nei quartieri islamici, i musulmani vivono "secondo le loro leggi" e costringono i non musulmani ad andarsene. È stato riconosciuto colpevole di "incitamento" e multato.

Un reporter che ha realizzato un documentario sui quartieri musulmani francesi ha arguito che i Fratelli Musulmani e altre organizzazioni islamiste radicali fanno rapidamente presa sulle comunità musulmane francesi diffondendo l'odio verso gli ebrei e l'Occidente e che hanno molte scuole in cui viene insegnato il jihad.


Il governo francese, ha aggiunto il reporter, finanzia queste scuole ed è quindi complice nel gettare i semi di una devastazione che potrebbe facilmente andare oltre la distruzione degli ebrei francesi. "L'occupazione dell'Occidente", egli ha detto, "avverrà senza guerra, silenziosamente, con [una strategia di] infiltrazione e sovversione". Nessuna emittente televisiva francese l'ha trasmesso né intende farlo. Il documentario è andato in onda solo in Israele.

Le manifestazioni di protesta contro Israele appoggiano il terrorismo. La gente urla: "Morte agli ebrei", ma queste persone non vengono mai arrestate per "discorsi di incitamento all'odio".

I sondaggi mostrano che la libera diffusione dell'antisemitismo musulmano e la violenza che ne deriva hanno portato all'intensificarsi di un dilagante antisemitismo che ovviamente ricorda i periodi bui della storia.

(...)

(Fonte: https://it.gatestoneinstitute.org/12031/francia-antisemitismo-islamico)


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